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Autore: Marsie Sinclair    30/04/2012    3 recensioni
Una serie di storielle più o meno serie che vedono protagonista la bizzarra e malassortita famigliola che è il Regno Unito
Alla Mari e alla Mero che sono tra le poche a non odiare Scozia
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CELTIC FAMILY-CAP3 CORRETTO

Book 1  Page 3 Mamma Chioccia suo Malgrado

Davvero Shane non sapeva cosa pensare di quello stranissimo ragazzo che si era autonominato suo tutore: i suoi modi erano bruschi e acidi, non lo stava a sentire e lo trattava come una specie di bagaglio appresso ma, in sostanza, non aveva fatto altro che aiutarlo ad ambientarsi nel nuovo ambiente spiegandogli, anche se sgarbatamente, cos’erano e a cosa servivano tutti gli strani meccanismi di cui quel luogo sembrava essere pieno. Gli aveva anche dato degli abiti che, per quanto gli fossero ridicolmente enormi, erano meglio di nulla con la promessa che poi ne avrebbe avuti altri della giusta misura, un posto comodo in cui poter riposare e una bella tazza colma di latte tiepido quindi doveva essere grato ad Arthur, ma non poteva fare a meno di pensare che quel tipo aveva un bel po’ di rotelle fuori posto.

 

~~

 

Occhi grandi e luminosi di uno splendido verde foresta, un’indomabile chioma scarlatta e un bel visetto pallido dai tratti delicati, quasi femminei… osservando distrattamente il proprio ex fratello maggiore mentre si rigirava tra le manine il telecomando della TV cercando di capire come funzionasse, Arthur si ritrovò a pensare che Shane con quell’aspetto tanto inusuale aveva un’aria stranamente carina e, anche se l’idea gli faceva un certo effetto, in qualche modo gli ricordava America. Erano entrambi piccoli e arruffati come bestiole selvatiche, curiosi e un po’intimoriti dalle novità in quella maniera adorabile tipica dei cuccioli ma, si rese conto con una certa delusione, che per il resto erano totalmente differenti, infatti a quell’età America era tanto affettuoso e dolce, invece Scozia non aveva fatto altro che soffiare e graffiare peggio di un gatto selvatico.

Il piccolo Shane nel frattempo si era stancato del proprio passatempo e, sceso goffamente dal divano, aveva preso a svuotare mobili e cassetti ridendo di gusto ogni volta che un prezioso soprammobile finiva a terra in pezzi.

Al quarto gatto di ceramica irrimediabilmente distrutto Arthur scattò in piedi esasperato: fino ad allora aveva tentato in tutti i modi di ignorare lo scempio che quel piccolo terremoto stava causando alla sua bella casa ma dopo un po’ ne ebbe davvero abbastanza. Attraversò il salotto a passo di marcia ben deciso a porre fine all’opera di distruzione “Ehi, you!” abbaiò inviperito “Stop it!” sollevò di peso il piccolo combinaguai allontanandolo dai cocci, Shane ritrovandosi improvvisamente sospeso a mezz’aria, prese a strillare indignato divincolandosi come un pesce preso all’amo, con grande irritazione del più grande che, già provato dagli eventi, faceva una gran fatica a trattenere il fratello evitando contemporaneamente di inciampare nei vari oggetti sparsi sul pavimento.

“Cielo, quanto pesi!” esclamò Arthur sedendosi scompostamente sul divano dopo aver deposto il più piccolo accanto a sé: era stanco, esasperato, in crisi d’astinenza da the e pure piuttosto dolorante per via di un paio di calci che quel selvaggio gli aveva rifilato cercando di scappare, per tutta la giornata non aveva avuto un momento libero: ogni volta che tentava di fare qualcosa veniva bruscamente interrotto da rumori di roba che andava in pezzi o peggio ancora da strilli isterici e gli toccava correre a vedere cosa fosse successo.

Oltretutto ridotto in quello stato imbarazzante gli era molto difficile perfino fare le cose più semplici: se voleva prendere qualcosa da uno scaffale doveva salire su uno sgabello per arrivarci, gli oggetti erano diventati troppo grandi e gli sfuggivano continuamente di mano, per non parlare della fatica incredibile che faceva a tenere in braccio Shane… Ma come diavolo facevano i bambini umani a sopravvivere senza impazzire? Ah sì, non avevano una casa nonché un intero stato da mandare avanti!

"La situazione é a dir poco tremenda" si disse abbattuto, lui ora aveva circa dodici anni umani e Scozia meno di quattro e nessuno dei due aveva la minima idea di come uscire da quel gigantesco casino! Certo non si poteva pretendere molto dal piccoletto ma, che diavolo, almeno poteva evitare di distruggergli la casa!

Troppo preso ad auto commiserarsi, Arthur non si accorse che erano passati addirittura dieci minuti di assoluta tranquillità, quando se ne rese finalmente conto, invece di tirare un sospiro di sollievo si preoccupò non poco: nei pochi attimi in cui si era distratto poteva essere capitato di tutto! Invece grazie al cielo non era accaduto praticamente nulla a parte il fatto che Shane si era addormentato usando le sue gambe come materasso, ma c’era da aspettarselo: tra il caldo a cui probabilmente non era abituato, l’incantesimo e le forti emozioni, il piccolo doveva essere esausto, talmente stanco da crollare tra le braccia della persona che fino a poco prima aveva proclamato di detestare.

Non l’avrebbe mai ammesso neppure sotto tortura, ma Arthur aveva un debole per le cose carine.

Si era sempre considerato una persona razionale, che non si lasciava distrarre facilmente dai propri obiettivi, insensibile lo consideravano alcuni, ma gli bastava avere davanti un bambino dagli occhioni luccicanti, una fatina o un coniglietto arruffato perché secoli di spine e gelo si sciogliessero come un pupazzo di neve sotto il sole d’agosto. E in quel momento, si trovava in una posizione molto, ma molto scomoda: da una parte non voleva assolutamente che la sua appena scoperta autorità di fratello maggiore venisse messa in dubbio, ma dall’altra  si stava rendendo conto che prendersi una rivincita su qualcuno che neppure ricordava quali fossero le sue colpe era stupido e anche un tantino crudele, se poi quel qualcuno aveva l’aspetto di un'adorabile angioletto, la scelta si faceva ancor più difficile.

In quel momento Shane aveva un’aria così innocente e indifesa che al solo pensiero di fargli anche solo un piccolo innocuo dispetto, Arthur si sentiva l’essere più orribile mai esistito. Ma cosa andava a pensare! Non c’era alcuna ragione per sentirsi in colpa, alla fine era solo una questione di forza come lo era sempre stato fra loro due: chi aveva il coltello dalla parte del manico opprimeva e tiranneggiava sull'altro senza farsi troppi scrupoli… almeno in apparenza. Dopo ogni battaglia, per quanto cruenta, uno si introduceva segretamente nell’accampamento dell’altro per accertarsi che “quell’idiota di mio fratello non si sia fatto ammazzare” e, con una scusa inventata sul momento, passare la notte uno a vegliare sull’altro in silenzio e un po’ a disagio perché non sapevano proprio cosa dire.

Era sempre stato uno strano rapporto quello tra i fratelli Kirkland fatto di parole taglienti, piccole cattiverie e, nei momenti di bisogno, gesti impacciati d’affetto subito nascosti, così avevano funzionato le cose e così avrebbero continuato a essere.

Non c’era nulla per cui sentirsi in colpa, punto e basta!

 

Finalmente un attimo di pace” sospirò Arthur alzandosi con cautela dal divano in modo da non svegliare il piccolo, ora che non doveva tenere a bada il mostriciattolo poteva pensare ad un modo per rendere la situazione un pochino più vivibile: prima di tutto doveva procurare degli abiti decenti per entrambi visto che non potevano restare per sempre con addosso i vecchi vestiti che tra l’altro erano a dir poco indecorosi, rimettere a posto la sala prima che si presentasse qualcun altro e -visto che era già pomeriggio- pensare a preparare qualcosa per cena.

Per prima cosa andò in soffitta dove teneva tutti i vecchi oggetti: la stanza era piuttosto grande, ricavata dal sottotetto e ingombra di ogni genere di cianfrusaglia -tutto quello che non sapeva dove mettere finiva lì dentro. Facendosi largo a fatica tra scatoloni, bauli e sacchi raggiunse finalmente quello che stava cercando, la cassa in cui aveva gelosamente conservato i vecchi vestiti di America: i vestitini lunghi di quand’era ancora una minuscola colonia, i completini eleganti che Alfred non voleva mai indossare e... No! Non era quello il momento di fare i nostalgici sentimentali. Adesso era molto più urgente trovare qualcosa di decente da mettersi per uscire e procurarsi dei vestiti della giusta epoca.

Dopo un bel po’ di tempo passato a rovistare tra varie robe inutili -perché diavolo aveva tenuto quel dannato costume da infermiera, poi?- ricordi preziosi e a sfrattare qualche grosso ragno, finalmente Arthur riuscì a recuperare quello che gli serviva: una bella camiciola di pizzo con calzoncini e scarpine coordinate per Shane e per sé stesso, un completino vittoriano di velluto blu forse un po’ troppo vistoso, ma che per il momento andava benissimo.

Adesso però la vera impresa sarebbe stata convincere il piccolo highlander a mettersi quella roba.     

 

~~

 

Nei suoi sogni Shane era ancora a casa propria, libero di correre per le foreste selvagge e le distese d’erica che tanto amava, non sperduto in un mondo che non capiva. Ma una cosa gli era chiara: voleva tornare a casa il prima possibile.

Il bambino dai capelli rossi emise un piccolo lamento simile ad un miagolio e si mosse un pochino nel sonno, sistemandosi più comodamente sul divano: c’era una sola cosa di buono nel nuovo mondo, i cuscini erano così morbidi che quasi quasi ci si poteva sprofondare come in una soffice nuvola. Un bel cambiamento per qualcuno abituato a dormire sugli alberi per non farsi sbranare dalle bestie feroci.

Ad un certo punto Shane avvertì qualcosa sfiorargli leggermente un braccio, e infastidito si girò su un fianco  scacciando la presenza fastidiosa

“Shane” il piccolo highlander si sentì chiamare ma fece finta di non aver sentito: aveva deciso che, finché Britannia non si fosse degnato di chiamarlo nel modo giusto e non con quello stupido nome umano, non avrebbe risposto.

“Shane Kirkland Sinclair! Smettila con questa commedia e preparati che non ho tempo da perdere”

"Prepararsi? Per andare dove?" La curiosità ebbe la meglio sulla testardaggine e Shane scattò immediatamente a sedere, impaziente di scoprire il perché di tanta fretta

“Britannia” chiamò entusiasta “Dove andiamo? Mi porti a caccia?” domandò ancora il piccolo sorridendo tutto contento alla prospettiva di poter dimostrare la propria abilità con arco e frecce: forse così Britannia avrebbe smesso di trattarlo come un bagaglio appresso… No! Un momento, ma che gliene importava di avere l’approvazione di quel tizio dalle sopracciglia abnormi?! "Assolutamente niente!" si disse, però …

“Usciamo” tagliò corto il più grande “e adesso muoviti altrimenti non faremo in tempo” continuò appoggiando sul divano la roba che aveva in mano, Shane prese immediatamente ad esaminare gli strani vestiti che Britannia gli aveva portato, sperando di trovare qualcosa di interessante tipo un bel mantello di pelliccia o meglio ancora delle armi.

Invece non c’era nulla di tutto questo, solo ridicoli vestiti da femmina “Se quello stupido pensa che io mi metta questa roba, si sbaglia di grosso!” pensò indispettito “Sono un guerriero io, mica una ragazzina!”

 

~~

 

Ecco! Al mostriciattolo il vecchio vestito di America non piaceva proprio, ma del resto c’era da aspettarselo: Shane sia da adulto che in questa nuova bizzarra forma era un gran polemico e arrogante, però vedere come aveva gettato rabbiosamente il prezioso completino a terra come uno straccio qualsiasi faceva lo stesso male.

Arthur raccolse pazientemente i vestiti dal pavimento trattenendosi a stento dall’imprecare contro quel piccolo demone pestifero, se si fosse fatto prendere dall’ira non avrebbe fatto altro che stare al gioco dell’ex fratello maggiore, invece doveva assolutamente restare calmo e non farsi distrarre -da quanto fosse adorabile il piccolo Shane così imbronciato.

All’improvviso gli venne in mente un particolare che fino a quel momento gli era sfuggito: Shane per obbedire a qualcuno aveva bisogno che questi gli desse un’innegabile dimostrazione di forza e solitamente per raggiungere lo scopo ci volevano un paio di guerre, ma in quella forma sarebbe bastato fare leva sulle insulse paure presenti nei bambini di quell’età.

“Beh, io non ti obbligo certo ad obbedirmi se non vuoi” buttò lì con studiata noncuranza “però poi non venire a piangere da me quando i ragni mannari verranno a darti la caccia” Arthur fece una gran fatica a non scoppiare a ridere per le sue stesse parole: non sapeva neppure lui da dove gli fosse venuta una trovata tanto balorda ma, ci avrebbe scommesso, avrebbe potuto funzionare.

Scozia odiava i ragni e, già da adulto, non poteva fare a meno di rabbrividire ogni volta che vedeva una ragnatela -anche se vuota- figurarsi ora: sarebbe bastato un ragnetto di gomma per tenere in scacco il piccolo selvaggio… anche se in fondo era un tantino umiliante per un ex-impero con gloriosi trascorsi di pirateria doversi inventare storielle balorde per farsi rispettare da un mocciosetto alto manco un metro, ma se poteva risparmiarsi una crisi isterica, anche la dignità di gentleman passava in secondo piano.

“Ra-ragni mannari?” domandò il piccoletto visibilmente preoccupato “E cosa sarebbero?” aggiunse poi riprendendo il solito tono arrogante anche se un minimo più acuto della norma.

“Non so se faccio bene a dirtelo” temporeggiò il più grande in modo da potersi inventare una spiegazione decente “ma se proprio vuoi saperlo, sono delle bestie che si nascondono sotto i mobili, negli armadi e nei posti bui in genere.” Era divertente in fondo vedere come il mini-combinaguai, a mano a mano che la storia proseguiva, si faceva sempre più calmo e silenzioso “Escono di notte, dondolandosi sulle loro zampe lunghe che sembrano rami secchi e vanno a caccia di piccole Nazioni ribelli da portarsi nelle tane… nessuno sa cosa succeda poi là sotto, ma una cosa è certa: chi è finito in un nido di ragni mannari non ne è mai più uscito…”

Perfetto! Ora che aveva finalmente il completo controllo della situazione poteva dedicarsi a come uscire da quella brutta situazione, o meglio come trovare il modo più semplice per entrambi di condurre un’esistenza dignitosa nonostante le circostanze avverse.

Nel frattempo il piccoletto si era sfilato l’ enorme maglietta e anche se in maniera un po goffa, si era messo i pantaloncini e ora stava cercando di capire come funzionassero i bottoni della camiciola, ma con pochi risultati visto che era rimasto incastrato con la testa nel colletto che non riusciva ad aprire e Arthur dovette ammettere che Shane con quell’aspetto e quella goffaggine era a dir poco adorabile e, sinceramente, la cosa era discretamente inquietante. Se solo pensava che poche ore prima avrebbe potuto dire di tutto su suo fratello, tranne che fosse carino, dolce o simili e la cosa gli faceva venire i brividi.

Ma perché dovevano sempre capitare a lui certe cose? Sembrava che i guai lo seguissero come cagnolini fedeli e, si rese conto con non poco disappunto, di solito la colpa era di quegli idioti dei suoi fratelli… un motivo in più per vendicarsi  ora che ne aveva l’occasione.

“Come here!” ordinò al più piccolo col tono più secco e perentorio di cui fosse capace “fatti sistemare quella camicia che sei imbarazzante”

Beh, in effetti più che imbarazzante era corretto dire carinissimo, ma se avesse affermato una cosa simile avrebbe dato a Shane l’ennesima occasione per rivoltargli contro le proprie debolezze: poteva anche avere l’aspetto innocente di un bambino, ma dentro restava il solito contorto manipolatore di sempre… o no?

 

~~

 

Per il piccolo Shane, Britannia era un autentico mistero: a parole non faceva altro che rimproverarlo e ripetergli quanto fosse fastidioso averlo tra i piedi, ma al contrario nei fatti l’aveva aiutato in ogni modo possibile, dall’ambientarsi e capire il nuovo mondo in cui era capitato, al districargli i capelli che gli erano rimasti impigliati nell’allacciatura della camicia, stando ben attento a non fargli male inavvertitamente. Borbottava come un pentolone lasciato troppo sul fuoco eppure non lo lasciava mai solo, gli aveva raccontato quella storia orribile sui ragni mannari, ma gli aveva anche detto di non avere paura degli strani meccanismi di cui era piena la casa… perché non poteva semplicemente mostrare il proprio affetto in maniera normale, invece di confondere il povero ragazzino con tutti quei segnali contraddittori? Cercare di capire Britannia e i suoi strani comportamenti gli dava il mal di testa.

"Meglio lasciar stare allora" si disse la piccola Nazione scuotendo vigorosamente la testa come per schiarirsi le idee e concentrarsi solo sull’imminente missione di esplorazione nel nuovo mondo: in un ambiente sconosciuto, gli avevano insegnato gli elfi dei boschi, bisognava tenere la mente sgombra e stare all’erta come i conigli selvatici in modo da poter percepire chiaramente i possibili pericoli. L’ultima cosa che gli serviva al momento era farsi un sacco di paranoie per colpa di quel tizio lunatico.     

 

~~

 

  Un altro grosso svantaggio di essere un impero pluricentenario bloccato nel corpo di un dodicenne era che perfino alcune semplici attività quotidiane come fare la spesa diventavano un’impresa: normalmente gli bastava salire in macchina e guidare fino al più vicino supermercato, ma ora... con quell’aspetto, non poteva neppure avvicinarsi ad un auto! Era a dir poco seccante avere la patente di guida praticamente per ogni mezzo esistente, sia civile che militare e non poterle usare perché, beh, era troppo basso per arrivare ai comandi!

Impossibile o meno, fatto stava che bisognava per forza uscire a fare compere, Shane aveva bisogno di abiti della giusta misura, un passeggino, qualche giocattolo e... tutte quelle stupide cose di cui i bambini hanno bisogno, si disse scoraggiato da quella nuova prospettiva di vita.

 

L’unica soluzione possibile per raggiungere il dannato centro commerciale era armarsi di pazienza e prendere l’autobus, ovviamente trascinandosi dietro il mostriciattolo che, c’era da scommetterci, avrebbe fatto di tutto per rendere il breve tragitto un vero inferno. Però ormai si erano già preparati entrambi e sarebbe stato uno spreco e una seccatura rinunciare al giro di -necessarie-  compere, quindi tanto valeva mettersi in marcia e affidarsi alla buona sorte.

Con tutto quel susseguirsi di strani eventi Arthur non s’era neppure chiesto come avesse fatto quel pazzo di suo fratello ad introdursi in casa sua senza permesso e soprattutto senza che lui s’accorgesse di nulla, ma non tardò ad ottenere la risposta quando, tenendo sempre saldamente per mano il piccolo Shane, si avviò verso il corridoio d’ingresso.

“What the hell?!” squittì la Nazione britannica sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi della giornata “Che diavolo è successo qua?!”

Il povero Arthur continuava a spostare lo sguardo dal bambino dai capelli rossi al suo fianco allo sfacelo inimmaginabile che si era impossessato del corridoio d’ingresso solitamente ordinato: non poteva credere che la versione più grande e violenta di quel soldo di cacio avesse seminato una tale distruzione.

 

La porta d’ingresso era inutilizzabile, miseramente schiantata a terra come una bestia agonizzante e da un certo distorto punto di vista era quasi una fortuna: in quella forma Arthur era molto più basso del normale e non sarebbe riuscito a recuperare il mazzo con le chiavi di casa imboscato per sicurezza dentro un vaso di biscotti vuoto posto sul più altro degli scaffali della cucina, nemmeno salendo in piedi su una sedia! Imbarazzante. Certo il fatto che il suo normalmente impeccabile corridoio d’ingresso fosse ridotto in una stato che si poteva vedere solo dopo un pesante bombardamento era piuttosto seccante, ma al momento era piuttosto irrilevante rispetto alla lunga lista di contrarietà fin ora capitategli e che dovevano ancora accadere. Probabilmente trascinare la personificazione di un’antichissima tribù barbara in un moderno centro commerciale era una delle idee più folli che gli fossero mai passate per la testa da sobrio e probabilmente presto, molto presto se ne sarebbe amaramente pentito.


-COMUNICAZIONI DI SERVIZIO-

Ed eccoci qua^^ se devo essere sincera questo cap è stato davvero un parto epocale ma alla fine ha visto la luce...
I più sentiti rinfraziamenti vanno come al solito alla mia totalmente favolosa compagna di malefatte che molto pazientemente ha corretto e reso presentabile questa cosa*w*

Ah un'ultima cosa: ho intenzione di far diventare questa storia una raccolta quindi aspetto impazientemente idee, suggerimenti o anche solo sapere se e cosa vi piace o piacerebbe vedere in questa storia^^

Grazie mille in anticipo a chi commenterà o anche solo leggerà in silenzioX3

Marsie
  
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