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Autore: Lena Mason    30/04/2012    2 recensioni
Un mondo diverso da quello che conosciamo. Un mondo dove a regnare sono creature sovrannaturali: una di queste, di natura diversa e unica, cercherà di conquistare il mondo, ma un gruppo di esseri umani con poteri particolari, supportati da amici speciali, la combatteranno per salvare il mondo. Riusciranno a portare a termine la missione? Il mondo che verrà creato sarà migliore o peggiore del precedente?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo

Strange Students

 

Dopo aver recuperato Asano, i ragazzi videro i nuovi studenti avvicinarsi: Yunalesca prese a fissarli con insistenza, ricevendo una gomitata da Misaka: il suo sguardo era troppo intenso e se avesse continuato ad usarlo, quelli sarebbero scappati.

 

«Bene! Ora che siamo tutti qui, posso passare alle presentazioni: il ragazzo dai capelli azzurri è Grimmjow Jeargerjaques, l’altro è Ulquiorra Schiffer e la ragazza si chiama Tia Harribel».

I ragazzi si presentarono tutti,stupiti dalla particolarità dei nomi, anche Yunalesca nonostante continuasse a fissarli con insistenza.

 

«Ehi! Perché continui a fissarmi?» le chiese Grimmjow.

«Mi pare ovvio, gigante: hai i capelli azzurri! E sono naturali! Cosa sei un alieno o qualcos’altro?» gli chiese avvicinandosi, senza abbassare lo sguardo di fronte ai lapislazzuli che il ragazzo aveva come occhi.


«Sono nato così. Non mi pare che i tuoi occhi rossi siano molto comuni, in Giappone o nel resto del mondo».

Yunalesca sbuffò prima di voltare le spalle ai nuovi arrivati e ritornare al tavolo, tallonata da Misaka.

 

«Cosa diavolo ti prende?» .

 

«Misaka, possibile che non ti sia accorta che sono strani? Sono umani, ma hanno qualcosa di diverso».

 

«Sì, ce ne siamo accorti tutti, ma nessuno riesce a capire cosa sia questa diversità».

 

«Chiederò a Urahara-sama se li conosce o se può darci qualche informazione per capire cosa sono quei tre».


I tre in questione, nel frattempo, si erano allontanati dal cortile, rifugiandosi nel retro dell’edificio, così da poter discutere in santa pace.

 

«La piccoletta è sicuramente una di loro. Non ho dubbi» disse Grimmjow.

 

«Non puoi essere sicuro, Grimmjow. Vuoi che sia una di loro, non è così?» lo corresse Tia, ricevendo un ghigno in risposta.

 

«Non dare problemi, Grimmjow» disse semplicemente il terzo componente del gruppo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

 

«Non scassare, Ulquiorra. Nessuno ci ha vietato di divertirci un po’ con le nostre prede, no? E io conosco un solo metodo per divertirmi con lei» concluse,ghignando ancora, il ragazzo.

 

«Dobbiamo seguire principalmente i leader del gruppo. Li ho individuati in tre di loro: la rossa, la piccoletta dai capelli neri e il ragazzo dai capelli arancioni» elencò Ulquiorra «ognuno di noi controllerà i movimenti di uno di loro».

 

«Io mi prendo la piccoletta».

 

«Non avevo dubbi,Grimmjow» sospirò Tia «tu chi vuoi, Ulquiorra?».

 

«Ma che domande: lui si prende l’altra ragazza, no?Tu hai più possibilità di far cedere il pel di carota» disse Grimmjow, facendo un eloquente gesto che mimava il seno prosperoso della compagna, ricevendo uno sguardo raggelante.

 

«Non importa chi debba seguire, è tutta spazzatura, per me».

 

«Ulquiorra, so che tu hai occhi solo per il nostro grande capo, cosa molto strana dato che è uomo, ma la rossa mi sembra tutt’altro che spazzatura. Anzi non è messa per niente male» disse Grimmjow, ricevendo uno sguardo, come sempre spento, dal compare: al gigante non restò altro che sospirare ed accettare la natura, assurda a suo dire, di Ulquiorra.

 

I tre ragazzi accompagnati niente di meno che dalla rossa obbligata dalla professoressa di storia e da Uryuu, stavano facendo il giro dell’istituto: ovviamente nonostante non fossero minimamente interessati, dovevano fingersi tali, cosa che ad Ulquiorra non riusciva proprio.

Mentre Uryuu parlava, Misaka, annoiata a morte, si voltò verso il cortile, notando che al centro di esso stava una figura che la fissava: uno dei professori, Sosuke Aizen, le sorrideva mentre le faceva un cenno con la mano, in segno di saluto.

La rossa dovette ricambiare per educazione, appuntandosi mentalmente di parlare anche di lui ad Urahara-sama: quel giorno erano successe cose troppo strane.

 

Il giro dell’istituto durò fino al suono dell’ultima campanella: Misaka al primo squillo era già sfrecciata in classe, recuperato la cartella e raggiunti Yunalesca e Ichigo in cortile; Urahara li attendeva e non potevano ritardare o l’uomo, ne erano certi, li avrebbe puniti.

Il resto del gruppo li avrebbe raggiunti, come da accordi, più tardi: i tre non vedevano l’ora di chiedere informazioni a Urahara sui nuovi studenti e sul loro professore.

Nessuno si accorse di essere seguito.

 

«Quindi non sa nulla di questi tre?» chiese, per l’ennesima volta, Yunalesca.

 

«Mi dispiace, ma penso che siano normali esseri umani» le rispose Kisuke, volgendo la sua attenzione a Misaka.

 

«Per quanto riguarda Aizen: non ti preoccupare, lui è dalla nostra parte» le disse, sorridendole: solo Yuna se ne accorse, maledicendo mentalmente l’amica, ma Misaka faticava a tenere lo sguardo fisso sull’uomo dinnanzi a lei, segno che, con tutta probabilità, si era presa una sbandata.

‘Non può scegliere una persona normale e della sua età. No, lei deve sempre complicarsi la vita. Che idiota!’ pensò Yuna, irritandosi per il rossore appena accennato che le guance di Misaka assumevano ogni volta che Kisuke la guardava: sembrava una mocciosa e per Misaka questo era molto strano,poiché non lo era mai stata, nemmeno quando mocciosa doveva esserlo.

 

Mentre tornavano a casa, accompagnate da Ichigo e Kisuke stesso, Yuna continuava a lanciare occhiate all’amica, notando che lei faceva lo stesso verso l’uomo dai capelli biondi. Ormai era appurato: Misaka, anche nota come l’idiota, si era presa una cotta per il suo futuro sensei.  Yunalesca capì un’altra cosa: doveva fermarla prima che ne fosse ferita.

 

Così decise, per una volta, di accettare l’invito dell’amica a cena e, mentre la madre di Misaka preparava, loro due si rifugiarono nella camera di quest’ultima, la quale non aveva segni che ci vivesse un’adolescente: nessun poster di idol o di attori, ma solo un letto con trapunta viola, una scrivania in legno chiaro girata verso la finestra, in linea d’aria con la porta, un armadio e un’enorme libreria. Misaka amava leggere, almeno quanto Yunalesca adorava tutto ciò che fosse elettronico.

Le due si sedettero sul letto e, dopo un profondo respiro, Yunalesca disse all’amica: «So che ti sei presa una cotta per Urahara-sensei e non c’è bisogno che ti dica che sia completamente sbagliato».

 

«Lo so Yunalesca, ma lo hai visto?».

 

«Certo, è vecchio!».

 

«Idiota! Ha ventisei anni, mica cinquanta!» rispose la rossa «e in qualunque caso è figo. Questo non lo puoi negare».

 

«Vero! Anche perché se non lo fosse davvero, sembrerebbe un totale imbecille con quei vestiti» rispose la corvina, ridendo.

 

« E a chi importa dei vestiti? Tanto poi si tolgono» .

 

«Misaka! Sempre la solita maniaca! Altro che cotta:tu vuoi solo quello, vero?» le chiese, scandalizzata, Yunalesca.

 

«Oh, mi pare ovvio, Yuna! Lui è troppo grande per una storia seria, ma per una botta è perfetto».

 

«Misaka, mi viene da vomitare, giuro» le disse la piccoletta, con una faccia schifata.

 

«Solo perché, cara la mia nanetta, non hai mai provato l’ebbrezza del..».

 

La corvina si tappò le orecchie; quando Misaka entrava in modalità ‘maniaca sessuale’ a lei non rimanevano che due opzioni: o scappare a gambe levate, cosa non fattibile dato che avrebbe cenato lì, o tapparsi le orecchie proprio come stava facendo.

Si alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra e, alzando lo sguardo, era sicura di aver visto un lampo azzurro tre le foglie degli alberi.

 

«Ehi Misaka. Chiudi la bocca un attimo» disse all’altra, che l’ascoltò, poiché aveva capito dal tono usato che qualcosa non andava. Infatti, guardandola in viso, Misaka si accorse che Yuna era preoccupata.

 

«Posso sapere perché hai interrotto i miei filmini porno con Kisuke?».

 

«Ora lo chiami per nome? Bah, lasciamo stare. Sono sicura di aver visto qualcosa di azzurro tra le foglie. Non dire che era un uccellino, perché a quest’ora, a parte qualche rapace notturno, il resto si è ritirato nei nidi».

 

«A cosa stai pensando?» chiese la rossa, alzandosi e avvicinandosi all’amica che continuava a perlustrare i dintorni con gli occhi bene aperti, in cerca di qualche altro ‘lampo’ azzurro.

 

«Non conosci nessuno che associ, automaticamente, al colore azzurro?».

 

«Oh. Capisco. Sei convinta che il figo dai capelli azzurri, data la sua natura ancora da comprendere, ci abbia seguite per qualche astruso motivo?».

 

« Sorvolando che trovi figo anche lui, sì credo sia così» confessò Yunalesca «e non dirmi che sono pazza».

 

«Non l’ho mai creduto: sai che anche io ho dei sospetti su di loro e su Aizen-sensei. Checché ne dica Kisuke, mi trasmettono una strana inquietudine».

 

Il mattino seguente, le ragazze parlarono dei loro dubbi ad Ichigo e gli altri: anche loro erano sospettasi verso i tre studenti, ma sembrava loro strano che le seguissero.

Fu Ichigo a spezzare la tensione creata dalla confessione di Yunalesca: «Non è che vuoi che quel gigante ti segua, eh Yuna-chan?».

 

«Non è che vuoi morire, eh Ichigo-kun?» rispose la corvina, agitando il piccolo e per niente minaccioso pugno davanti al viso divertito del ragazzo che, distratto dal seguire il movimento della mano, non si accorse del calcio della ragazza che cozzò direttamente con il suo stinco, causandogli un dolore allucinante, seguito dall’ilarità generale.

Ancora una volta, nessuno di loro si accorse di essere costantemente sotto controllo.

   
 
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