Agostinus frugava freneticamente tra i manoscritti della biblioteca del convento. Libri di ogni genere venivano copiati dai monaci e ordinatamente riposti. Nessuno scritto destava la sua attenzione, non trovava ciò che stava cercando. Stranamente gli altri monaci non lo avevano ancora rimproverato per aver tralasciato le sue mansioni, l’abate sembrava svanito nel freddo vento del mattino, nessuno l’aveva più visto.
Improvvisamente Agostinus notò un volume rilegato in cuoio. Si avvicinò, incuriosito. Lo prese e lo portò via dalla biblioteca. Se ne andò nel chiostro, dove a quell’ora non c’era nessuno. Aprì il misterioso tomo e scoprì che si trattava di un diario, il resoconto di un viaggio. Cominciò a leggere:
“Oltre i confini di questo nostro impero, vivono popolazioni ignote. Usi, costumi, conoscenze e imperi di queste genti sono a noi ignoti. È per questo che ho deciso di intraprendere un viaggio al seguito di un drappello di ambasciatori di un lontanissimo regno. In queste mie pagine descriverò i popoli che abitano le vaste steppe oltre la Germania Magna.”