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Autore: AnonimaKim    30/04/2012    3 recensioni
La ragazza,ha poco più di sei anni quando la sua famiglia viene brutalmente uccisa dalla Mafia. Rimasta sola,coltiva in se stessa il desiderio di vendetta verso i tre assassini e giura di trovarne uno ad uno,vuole ucciderli.
La giovane ragazza crescerà,imparando le sofferenze del mondo,e perdendo la donna che l'aveva tirata su come una figlia. A quattordici anni,Courtney è di nuovo da sola,ma non si da per vinta. La ragazza farà conoscenza con due ragazzi poco più grandi di lei,che la aiuteranno a scovare tutti gli assassini dei suoi genitori.
Ma non sono gli unici
Incontrerà qualcun'altro,qualcuno che farà capire a se stessa,di essere molto più di una assassina vendicatrice.
Una ragazza,capace di amare
Dall'ultimo capitolo:
[A quel punto mi bastò solamente lasciarmi trasportare da quella dolce tortura che forse,avevo sottovalutato troppo in quella mia vita.
Quella notte aveva scalato la vetta delle più belle dalla mia vita,anche solo quando lui aveva posato quelle sue labbra calde sulle mie.
Pazza,completamente pazza...
Completamente innamorata...]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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apitolo n° 16,niente di che. Wow,si avvicina!Si avvicina!....cosa si avvicina? (???)

 

Tu per me sei pazza -.-

 

OK,forse ha ragione....

Saluti,

AnonimaKim

 

 

 

 

Farina,impasto e Hawaii

 

 

Il sole caldo del mattino,mi scaldò il viso,facendomi lentamente aprire gli occhi. Su un primo momento,non tutto mi fu troppo chiaro,mi sembrava strano non risvegliarmi sul letto famigliare della mia stanza. Mi misi a sedere stropicciandomi gli occhi,nel tentativo di capirci qualcosa. La coperta,di colore verdognolo e rosso,era ammucchiata ai piedi del divano,sentì dei rumori provenire dalla cucina.

Poi ricordai cosa era successo la sera,o forse sarebbe più corretto dire,ieri notte. Mi guardai in giro,cercando di assimilare le informazioni che mia mia testa mi dava,un po' per volta.

-”Finalmente!”- esclamò esasperata Heather mentre si era affacciata dalla porta della cucina.

-”'giorno”- salutai rimettendomi in piedi,sentì il bisogno di farmi una doccia. Heather aveva una scodella azzurrina in mano,un mestolo e aveva il grembiule e la faccia tutta impiastricciata. Mi schernì con uno sguardo,facendomi notare l'orologio appeso sopra il caminetto. Lo guardai: le 13:20. Sgranai gli occhi,sorpresa di aver dormito così tanto. Improvvisamente,mi ritrovai a pensare se avessi visto Duncan mettermi del sonnifero nel The,ma poi constatai che era solo una mia paranoia,visto che ero stata io stessa a versarmi il The. Sospirai.

-”Che mi sono persa?”- chiesi tanto per rompere quel silenzio insensato. Sul suo viso,si levò un ghigno di soddisfazione,si sedette sul divano con fare da superiora e mi invitò,o meglio dire,mi ordinò,di sedermi.

-”Bene,...”- iniziò,e capì che la spiegazione era piuttosto lunga,ma a quanto pare,non vedeva l'ora che gli porgessi quella domanda.

-”Allora,verso le sei e mezza,io mi sono svegliata e sono scesa per fare colazione,dopo aver visto te e Duncan dormire sul divano come una coppia di giovani innamorati sono tornata su per svegliare Al e chiedergli dove tenesse la macchina fotografica,perché era un momento troppo forte per non immortalarlo...”- già era troppo insensato per me,ma la lasciai andare avanti ignorando i suoi evidenti tentativi di provocazione. Si schiarì la voce.

-”....Abbiamo cercato di farvi una foto dalle scale,ma la macchina fotografica è scivolata di mano a quel deficiente di Al,così Duncan si è svegliato. Circa tre secondi dopo il cellulare gli ha cominciato a squillare,dopo aver visto il mittente è scattato in piedi ed è uscito a parlare di chissà cosa,mollando me e Al con un palmo di naso. Dopo circa mezz'ora è rientrato,dicendo qualcosa riguardo a un certo Carl,mi sembra,e poi si è trascinato via Al. Visto che non sapevo che fare mi sono messa a preparare una torta alla vaniglia mentre aspettavo che la bella addormentata si svegliasse”- finito l' ”incredibile” racconto di Heather,lei incrociò le braccia soddisfatta. Aveva detto “Carl”?Allora,dovevano essersi novità.

-”Che facciamo adesso?”- chiesi con tono da chi non ha voglia di fare niente ma dice così tanto per scrupolo.

-”Mi dai una mano?”- mi chiese,annuì,pensando che in cucina,ero una frana.

 

 

 

 

Negativo

In cucina,ero letale più di una bomba atomica. Avevo appena messo la farina dentro la scodella,la mia missione era portarlo dall'altra parte della cucina senza inciampare.....ancora. Presi un gran respiro e mi diressi verso il mio obbiettivo. Avevo messo un piede in fallo scivolando un un po' di impasto caduto per terra,ero finita con il sedere per terra mentre la scodella di farina e impasto mi si era rovesciata in testa. Come se non bastasse,avevo urtato il tavolo,facendomi cadere quasi tutto il liquido contenuto nella bottiglia sopra a esso. Quando mi tirai via la scodella dalla testa,Heather mi guardava con fare esasperato mentre tutta la farina volava per la cucina. Poi sentì il rumore di una porta sbattere, e due paia di occhi,uno azzurro e uno verde mi guardavano interrogativi,prima di scoppiare in una fragorosa risata.

-”Non ci trovo proprio nulla da ridere!”- sbottai alzandomi in piedi. In quel momento,sarei voluta sparire,da capo a piedi,tutta infarinata.

-”Heather,non sapevo che avessi invitato a casa il fantasma di Canterville!”- rise Duncan,come un bambino. Mi fece imbestialire.

-”Stai zitto!Rifiuto organico pensi di saper fare di meglio!?”- gli urlai mentre gli puntavo il dito contro. Mi ero avvicinata a lui,cercando di essere più minacciosa possibile.

-”Sicuro,almeno io non mi scotto con un tegamino,né sono impacciato quanto te”- mi sfidò con un ghigno soddisfatto e compiaciuto sulle labbra. Tirai un respiro seccato,poteva quasi assomigliare a un ringhio furioso.

-”Sai,alcune volte vorrei tanto torcerti il collo!”- esclamai,mentre sentivo i miei occhi quasi ardere di rabbia. Cercai di controllare i miei istinti omicidi,che accennavano a farsi sentire mentre quei suoi occhi insistevano così pesantemente sui i miei.

-”Trattieniti allora,perché ho una notizia che ti farà piacere sentire”-

In un'istante,tutta la rabbia si spense -quasi tutta- e assunsi un'espressione interessata.

-”Che genere di notizia?”-

Sul suo volto si disegnò un sorriso sghembo,non mi ero ami accorta di quanto potesse essere,diciamo,gradevole da vedere.

-”Ti piacciono le Hawaii principessa?”- Mi chiese poi,con fare naturale. Corrugai la fronte,perplessa. Perché una domanda del genere?

-”Scusa?”- Sorrise,probabilmente divertito.

-”Oh bé,visto che io sono un genio sono riuscito a organizzare un incontro con George...bò qualcosa,del genere e il caso vuole che sia proprio il braccio destro di Varon Shilden,strano vero?”-

Sul mio volto si formò un sorriso soddisfatto,anche se ero perfettamente a conoscenza che senza di lui,ora,non sarei qui.

Sai che c'è?Forse non era tanto male.

-”Ora non esagerare!”- lo schernì divertita.

-”Quando devi stare lì?”- chiesi ma lui mi mise a tacere con un cenno della mano.

-”No,quando dobbiamo stare lì. Carl ha detto che George avrebbe gradito la presenza di “Jessika””-

Lo sapevo che quella storia mi avrebbe portato solo a guai.

-”Ma non sarebbe troppo pericoloso per me visto che sono io la pluriomicida?”- chiesi,con fare un po' troppo saccente,ma anche preoccupato. Non per me,per la missione.

Io ero sopravvissuta solo per quello,vendicare i miei genitori. E io lo sapevo bene.

Scosse la testa,con fare sicuro.

-”No”- rispose,forse la risposta era troppo semplice. Ma infondo aveva ragione,non potevano trovarmi,né rintracciarmi. Per lo stato,per la polizia,io ero morta 9 anni fa,assassinata insieme alla mia famiglia. Era lui quello che rischiava grosso,e mi erano ancora ignote le ragioni che giustificavano il suo istinto spericolato di cacciarsi nei guai.

Mi guardai attorno,Heather e Al erano scomparsi,si erano praticamente volatilizzati,forse per concederci un momento di “riflessione” o qualcosa del genere.

-”Però forse adesso faresti meglio a darti una lavata sai?”- mi schernì lui,indicandomi con un cenno del volto. Prima che potessi dire qualcosa,il suo indice si posò sulle mie labbra.

-”Però principessa,chiudi a chiave. Potrei non resistere alla tentazione di entrare”- Dopo avermi rivolto uno dei suoi soliti sguardi ammaliante,uscì dalla stanza.

Ritirai tutto quello che avevo detto a proposito del “forse non era tanto male”....

 

 

 

 

 

-”Posso portarvi qualcosa?”- ci chiese l'hostess,o meglio,chiese a lui. Era una ragazza di circa 19 anni,alta,capelli biondi,occhi color fango e soprattutto,era una ragazza avvenente,con un sorriso tentatore che avevo visto su non poche ragazze. Alzai gli occhi al cielo,limitandomi a rispondere “No,grazie” forzato. Le avance andarono avanti per un po' tra loro due. Duncan era seduto vicino a me,e non ne potevo davvero più di sentirlo flertare con la biondina. Era snervante,e poi,non sopportavo l'idea che da quando quella era qui non mi aveva più neanche parlato. Non per altro,ma non mi piaceva essere messa in secondo piano,avrei gradito anche solo informazioni un po' più specifiche su quello che dovevo fare. No,ovviamente,era troppo impegnato con quella!

Finalmente se ne andò,mi lasciai scappare un sospiro esasperato. Si girò verso di me,fulminandomi con uno di quei suoi soliti sguardi provocanti.

-”Sei gelosa principessa?”- mi provocò,con mezzo sorriso sulle labbra.

-”Sei seccante lo sai?”- risposi io,con una domanda retorica. Alzai gli occhi al cielo guardando fuori dall'oblò.

Insopportabile!

 


 

  
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