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Autore: Medea Astra    30/04/2012    3 recensioni
“Lasciami, mi fai male, smettila subito” disse lei rossa in viso.
“ No, non ti lascerò andare finchè tu non mi avrai detto il vero motivo per cui hai insistito perché quello rimanesse a vivere sotto il tuo stesso tetto.”
Bulma stava per dare una delle sue solite risposte pungenti quando un boato infranse il silenzio dei suoi pensieri.
I due giovani si guardarono in giro spaesati per capire da dove provenisse quel rumore poi, un pensiero fulmineo e terribile attraversò la mente di Bulma che subito corse fuori in giardino in direzione della gravity room.
“ Sono sicuro che è successo qualcosa a quel congegno infernale, forse Vegeta l’ha spinto troppo in là, forse le pareti non hanno retto alla veemenza dei suoi colpi, forse…” i pensieri di Bulma furono interrotti ancora una volta, adesso però a porre un freno alla sua mente non fu il suo udito ma i suoi occhi che raccapricciati e terrorizzati osservavano la scena che le si parava davanti.
La gravity room era esplosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nigthmare


Vegeta stava camminando lungo i corridoi della Capsule Corporation, era stanco e le ferite riportate nell’esplosione della gravity room dolevano ancora ma lui era pur sempre il principe dei Sayan e non avrebbe mai mostrato alcun segno di cedimento. Di questo era convinto o almeno, lo era fino al giorno prima ,quando tra i detriti la scienziata era corsa a sostenerlo e lui aveva sussurrato il suo nome come se fosse la sua unica possibilità di salvezza.
“Dannazione!” urlò sferrando un pugno contro il muro.
“Dannazione, dannazione, dannazione” continuò a ripetere facendo susseguire alle parole altrettante raffiche di violenza contro la parete.
Vegeta continuò fin quando il muro davanti a lui non si ridusse a piccoli frammenti sotto i suoi piedi poi, ad un tratto, così all’improvviso, senza un motivo apparente, si fermò e si sedette a osservare ciò che le sue mani avevano appena fatto.
“Io sono Vegeta, sono il principe dei Sayan, non sono una femminuccia come quello Yamcha e nemmeno un vile traditore come Kakaroth, io sono un guerriero, sono il miglior guerriero della galassia, sono un assassino spietato sono… sono solo un idiota cazzo” le ultime parole vennero urlate rompendo quella coltre quasi mistica che si era creata intorno alla sua persona.
Il principe si teneva la testa tra le mani, vagava ramingo nel suo passato, rammentava la sua infanzia al fianco di un padre sempre sulle sue, di poche parole, ricordava la distruzione del suo pianeta, ricordava i lunghi viaggi verso pianeti sconosciuti, ricordava il suo polso che affondava nelle viscere calde delle vittime, ricordava i loro occhi ancora pieni di terrore, bloccati in un istante per l’eternità dalle sue mani,ricordava cose che un bambino non avrebbe mai dovuto ricordare, ricordava cose che non appartenevano alla vita di un bambino perchè lui non era mai stato un bambino, sì, era questa la verità, era diventato adulto troppo in fretta.
D’ improvviso apparve davanti ai suoi occhi una figura ben conosciuta, qualcuno di familiare per dirla alla maniera terrestre, un altro animale per dirla a suo modo. Lo vedeva avvicinarsi con passo sicuro e poi scoppiare a ridere, già, ridere, come se una misera terza classe potesse ridere di lui, s’infiammò di rabbia, come poteva mai un’antilope irridere il leone che tra poco l’avrebbe mangiata? Si mise subito in piedi sferrando colpi al presunto avversario, più aumentava la sua rabbia più la figura davanti a lui sembrava prender forza e coraggio.
“ Bastardo, vieni qui e lasciati uccidere come meriti” ringhiò il principe tra i denti.
La lotta si faceva sempre più serrata quando in un battito di ciglia comparve da dietro un angolo l’unica immagine che incuteva ancora terrore a Vegeta.
“ Tu, lurido sayan, inchinati al tuo signore” disse il nuovo venuto.
Vegeta lo guardò con occhi allibiti, no, non era possibile, no, non lui, non ancora, non anche lì…
“Freezer tu…”
“ Toh, guarda un po’ chi si vede, il principe sul pisello, cos’è, hai paura del tuo paparino?” gli fece eco il tiranno avvicinandosi sempre più.
Vegeta scattò in avanti per colpire l’altro alieno, voleva ucciderlo, lo voleva con tutto se stesso, era tutta colpa sua, lui aveva distrutto tutto ciò che aveva di più caro.
Fu semplice sferrare il primo colpo, la sua velocità e la sua notevole agilità gli avevano dato un leggero vantaggio, il pugno era andato a segno, dritto nello stomaco ma Freezer non aveva fatto una piega, il principe gli aveva sferrato un calcio dietro la nuca ma anche questo non aveva sortito l’effetto desiderato.
“ E’ tutto qui quello che sai fare verme?” disse Freezer afferrandolo per il collo e sollevandolo dal terreno.
“Guarda, guarda qui Nappa, guarda qui il tuo principe, lo vedi bene? Spero per te di sì scimmione perché stai per assistere alla sua fine” detto questo preparò nella mano sinistra una sfera d’energia che ancor prima che Vegeta potesse avere il tempo di reagire, gli venne scagliata contro il petto.
Il sayan volò contro la parete opposta radendola al suolo. Si sentiva sempre più debole, vide sul pavimento una grossa macchia rossa, era il suo sangue, dal petto gliene colava a fiotti.
Freezer si avvicinò e gli sferrò il colpo di grazia.
Vegeta sentì un forte dolore e poi, poi la luce.
Aveva aperto gli occhi, si era svegliato in una stanza che non era la sua, aveva guardato il suo corpo, era pieno di bende bianche e odorava di disinfettante, doveva esser nell’infermeria della Capsule Corporation a giudicare dall’arredamento e dal profumo di gardenie, la madre di Bulma aveva una vera e propria passione per quelle piantine.
“Bulma…” Lo sussurrò di nuovo quel nome, lo ridisse tutto d’un fiato per liberare l’anima dal peso che l’opprimeva ma piano, per paura che qualcuno potesse sentirlo.
Il suo sguardo si posò sulla scienziata addormentata sulla scrivania a fianco del suo letto, era stata tutto il tempo lì a vegliarlo, lei gli voleva bene, lei…
Le parole gli morirono in gola, si soffermò a guardar la donna che dormiva, il suo sguardo si posò sui capelli soffici, sul profilo gentile e sull’incavo dei seni, no, doveva darsi un contegno, non era da lui soffermarsi su certi dettagli insignificanti.
Si alzo, strinse i muscoli per provare la solidità delle fasciature e si avvicinò alla donna.
Una carezza, nulla di più semplice, nulla di più complicato per delle mani che nella loro vita non avevano fatto altro che uccidere.
Una carezza ed un “grazie Bulma” appena percepibile.
Il principe si girò ed uscì dalla stanza.
In quell’istante Bulma aveva aperto gli occhi e basita guardava il principe dei sayan uscire sulle proprie gambe dall’infermeria.
L’aveva ringraziata e l’aveva toccata, aveva posato una sua mano sul suo corpo in modo dolce; la scienziata capì il motivo di quel gesto e sorrise lievemente.
“ Per te questo ed altro Vegeta”.
   
 
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