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Autore: Ornyl    30/04/2012    1 recensioni
Piccolo oneshot ambientato,zanzan!,nella mia Palermo.
Ho ambientato la storia a Villa Caboto(i palermitani di efp ne avranno sicuramente sentito parlare);ovviamente non sono mai entrata nella casa nè posso confermare le diverse ipotesi,ma il mio è un semplice racconto di fantasia e ho usato l'immaginazione per descrivere gli interni ;) enjoy.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta ho detto a papà di raccontarmi qualcosa di spaventoso accaduto nella sua adolescenza. Era una serena serata estiva rinfrescata dalla brezza che veniva dalla spiaggia e papà era messo che fumava in veranda. Avevo circa dodici anni e mi annoiavo. Papà quando mi vide spense la sigaretta nel suo portacenere personale a forma di stella,comprato a Panarea durante il viaggio di nozze.
- Qualcosa di spaventoso,dici? Beh,accomodati sulla sdraio ..-
Mi accomodai e papà schiarì la voce. - Avevo circa la tua età,forse qualche annetto in più,ed ero in villeggiatura qua a Mondello nella nostra vecchia casa estiva. Insieme ad alcuni miei amici presi la bicicletta e,dopo un giretto,ci fermammo davanti al Charleston;uno di loro propose una scommessa:"A chi riesce ad entrare a Villa Caboto,giuro sulla mia bici,offro pizza,patatine,coppa gelato e un goccio di birra,di quella buona eh..! La proposta era allettante,così ci armammo di coraggio e di torce elettriche e verso le otto di sera scendemmo di nuovo da casa per andare alla nostra meta;c'era ancora luce a quell'ora,anche se il sole era tramontato da un pezzo ..Hai presente la villa di cui parlo,giusto Nico? quella davanti al Palace,c'è ancora,quella con il recinto giallo circondata dagli alberi..-
Annuii e riprese a parlare.- Bene,il mio amico ci indicò un piccolo passaggio per entrare nella villa e lasciammo le bici davanti all'ingresso. Per entrare facemmo a turno. Io avevo un po' di paura,devo dirti,ma avevo la testa alle patatine e alla pizza. Accesi la torcia ed entrai. La scommessa prevedeva una permanenza alla villa di circa cinque minuti e quindi mi buttai ..C'era un freddo terribile lì,da morire,e sudavo freddo. Gettai lo sguardo nell'atrio e oltrepassai una porta davanti a me. A poco a poco la fame e la paura crescevano. Stringevo la torcia come se non volessi farmela scappare e buttai la sua luce in ogni angolo delle stanze attraversate. Finalmente,quando i minuti erano finiti,mi avviai all'uscita,finchè vidi un'ombra attraversarmi e sentii una fitta al braccio. Poco dopo,me lo ritrovai rosso di sangue-
Deglutii. Papà aveva un certo talento nel raccontare storie del genere. Mamma lo vide mentre mi mostrava la cicatrice di quella sera e lo rimproverò.- Ma che racconti ste cose al bambino? Che poi fa brutti sogni..!- Dopodichè entrammo assonnati,ed io con le orecchie e la mente pieni di quella storia.
 
A distanza di qualche anno ci penso e ripenso,cazzeggiando e annoiandomi. Ricordo quella cicatrice terribile,che papà ha ancora sul braccio vicino la spalla,una cicatrice che qualcuno potrebbe procurarsi solo con del vetro rotto. A volte penso se papà mi abbia raccontato la verità su quella casa e su quella sera,ma la mia curiosità di sapere con i miei stessi occhi cosa ci sia lì vince sui miei dubbi. Di anni ne ho quindici e,come dicono parenti e amici,una fervida immaginazione da dodicenne. Per mamma e papà è un pregio,dicono loro. Ma ogni tanto Manfrè e Dario mi prendono per il culo.
- Nico,davvero credi che là dentro ci siano i fantasmi? Si un picciriddu ..-
Lilli ogni tanto ci scherza,ma apprezza la mia dote. - Eddai,Dario,una cosa ha detto ..devo dire che quella casa mi affascina ..-
- Ma almeno sapete le sue leggende?- Ecco Manfrè,intelligentone del cazzo,eppure mio fratello acquisito. No,non le sapevamo. - Dicono sia stata un bordello in cui i soldati americani uccisero prostitute ed i loro clienti,soldati tedeschi,oppure che sia stato un covo di mafiosi ..-
- Ve l'accollate se ci entriamo,qualche volta?-. La mia curiosità si era trasformata in parole e quelle parole avevano formulato una proposta. E la proposta fu accolta dal silenzio. Mi guardarono straniti.
- Ma babbii,compà? Se poi ci incocciano,che ne so,qualcuno passa e vede che siamo là dentro ..-
- Ma ci andiamo di notte ..- 
Lilli sbiancò. Conoscevo la vecchia Lilli,la piccola romantica Lilli,mia cugina,detta scantulina da Dario. - Di notte? Tu sei pazzo-
- E ci andiamo noi,amunì. Stasera ci troviamo davanti al Charleston e ci andiamo con la bici ..-
Lilli alla fine accettò,così ci organizzammo. Di pomeriggio ci radunammo a casa mia e cercammo su Google qualche notizia riguardo alla villa,notizie che già sapevamo grazie a Manfrè.
Il sole stava tramontando quando ci mettemmo in marcia.
 
Villa Caboto era una villa bassina circondata da alberi e da un cancello giallo,davanti davanti all'hotel Palace,come aveva detto papà. Gli autobus andavano e venivano alle nostre spalle e la brezza faceva ondeggiare gli alberi intorno alla villa. Immobili davanti ad essa,ricevevamo la sua ombra grigiastra per i lampioni appena accesi. Erano circa le otto e un quarto di sera. Ci appoggiammo al cancello e aspettammo che calasse ancora il buio per entrare. Poi,quando le auto cominciarono ad essere più rade,la gente in strada e i suoi schiamazzi meno presenti,iniziammo a girare intorno alla casa.
- Ragazzi! Ho trovato un passaggio!-esclamò ad un certo punto Lilli- Che fa,ci passiamo?- In effetti il buco era abbastanza largo e noi tre abbastanza magri,così pian piano ci passammo. Sbucammo in giardino.
 
Non sentivo più il rumore delle auto,ma soltanto la brezza che faceva danzare le foglie. L'ombra della casa e del giardino,adesso,sembrava più nera e quasi più minacciosa. Grandi alberi circondavano la casa e attorno a noi c'erano erbacce e cespugli incolti vicino al vialetto d'ingresso;la villetta era gialla,con le finestre aperte e nere come occhi vigili e cattivi. Sentimmo il cinguettio allegro di alcuni uccelli,poi tutto tacque. Ero,anzi eravamo,in un mondo a parte. 
Lilli si avvicinò alle mie spalle e Dario,Manfrè ed io prendemmo delle torce. -Io e Nico entriamo-esordì Dario -tu bada a Lilli,la scantulina.- Lilli poveretta non parlava,ma in faccia era più morta che viva. 
- Come entriamo in casa,Nico?-
- Mio padre da ragazzo è entrato qui,è arrivato persino in un'altra stanza ..-
- Ok,ma ti ha informato su qualche entrata o no?-
- No,mi ha raccontato la sua avventura anni fa ...-
Dario annuì di disappunto e cercammo con lo sguardo qualche passaggio. Poi,bum,ecco la porta d'ingresso aperta. Poco prima era chiusa. Un brivido mi corse lungo la schiena e qualcosa mi invitò a chiamare Dario e ad entrare.
- Compà! La porta è aperta!-
- Aperta? Ma se poco fa...-
- Sì,era chiusa. Entriamo.- Dario ed io oltrepassammo l'uscio.
 
L'atrio era una stanza quadrata abbastanza grande,immersa nel buio. Accendemmo le nostre torce e notammo i colori della stanza,bianco alle pareti con qualche disegno floreale e un pavimento di marmo con al centro il disegno di un fiore. A terra vi erano siringhe,bottiglie di birra,preservativi usati e materassi sporchi di merda e piscio,mentre le pareti erano imbrattate da scritte blu,rosse e nere. Più in là,notammo un murales verdastro con strani disegni. Il silenzio e il buio,sciolto da un lievissimo raggio di luna che filtrava da fuori,erano spettrali.
La mia vista si appannò,forse era la fame,ma il mio stomaco non brontolava. Sentivo uno strano ronzio,lieve all'inizio,ma sempre più forte e una strana sensazione mi spinse ad oltrepassare la porta che faceva accedere alla stanza del murales verdastro.
Il ronzio si trasformò in un vociare allegro,umano,straniero. Sentii una musichetta allegra suonata al pianoforte. La mia vista tornò normale e vidi sotto i miei piedi un tappeto persiano rosso,mi ritrovai circondato da ghirlande di fiori e sentii sulla mia testa il luccicare di un lampadario di cristallo. Il murales non c'era più,ma al suo posto una bella carta da parati rossa. Intorno a me,su tre divani rossi e vistosi,vi erano stese cinque giovani donne profumate e agghindate in maniera strana,due delle quali mezze nude. Due erano bionde,una rossa e due brune e scure,e sopra ognuna di esse erano spaparanzati giovani uomini di carnagione chiara e capelli biondicci,con un'uniforme. Erano soldati. Soldati tedeschi. Soldati tedeschi che accarezzavano e si inebriavano della pelle delle cinque strane fanciulle,sorridendo e canticchiando,con i volti rossi per l'alcol.
La musica si faceva sempre più forte,suonata da un altro soldato che nel frattempo guardava due gemelle rosse che alzavano la gonnella di piume blu mostrando gambe bianche e perfette. Altre donne,mentre fumavano poco più in là,si facevano baciare le gambe da altri. Un soldato,il più anziano e ubriaco,che si trovava tra le braccia della bruna,alzò un bicchiere e,imitando con il suo accento a stento l'italiano e in particolare il siciliano,cominciò a sbraitare: Beddeh femmineh,amore faciamu! Benvenuto,cciovinen!- 
I suoi bianchi occhi si erano poggiati su di me,bianchi occhi da ubriacone e bianchi occhi da morto.
La vista si annebbiò di nuovo,mentre la musica cresceva e cresceva. Le risate,gli schiocchi di baci,i gridi delle giovani donne,insieme al ronzio,occupavano la mia mente e le mie orecchie,confondendomi. Il tedesco urlò una seconda volta.
Il mio sguardo ruotava attorno a quella frenesia,a quelle donne che mi salutavano con la mano,a quanti soldati che mi invitavano al piacere,al fumo che andava e veniva sopra i miei capelli;labbra rosse e occhi bianchi per l'ubriachezza mi circondavano,mi ubriacavano senza piacere e mi confondevano.
Poi un botto e delle urla. 
Spari,tantissimi spari. Urla di donna e gemiti dei soldati,ubriachi e senza possibilità di difendersi. Le pareti si fecero ancor più rosse di sangue;all'alcool si sostituirono il sangue e il sudore;il pavimento venne coperto dai corpi che si accasciavano e dai capelli che formavano un macabro tappeto. La musica cessò e la luce si spense.
 
Corsi di nuovo verso l'atrio,spaventato e madido di sudore. Ecco cosa c'era stato lì,anzi,cosa continuava ad esserci. Nella mia mente invocavo il nome di Dario e iniziai a chiamarlo,ma ritrovatomi nella stanza mi bloccai. La stanza,che avevo lasciato vuota,adesso era ammobiliata semplicemente. Davanti ai miei occhi c'era una fanciulla dall'aspetto dolce e calmo,vestita umilmente,che stringeva tra le sue mani una rosa appassita. I suoi occhioni scuri e tristi si posarono su di me e riuscii a vedere il suo pallido e scavato viso.
- Oh,straniero ..-mi sussurrò,mostrando quegli occhi da povero animale ferito - Mi ha promesso di venire,ma ho tanto sonno,quindi dormirò ..-
La mia vista si appannò di nuovo,poi iniziai a sentire puzza di bruciato.
Sentivo qualcosa bruciare e l'odore si faceva più forte. 
La casa era circondata dalle fiamme.
La ragazza si inginocchiò davanti ad una piccola immagine della Madonna e,giungendo le mani bianche e facendosi il segno della croce,sussurrò una lieve frase che conteneva le parole il suo amore ed il mio. I suoi occhi erano gonfi di lacrime e i miei mi tradivano di nuovo.
Ero sul punto di svenire,circondato com'ero dalle fiamme. La casa crollava a poco a poco ed io chiamavo i miei amici. Sentii una fitta alla testa che mi fece svenire,di quanto fosse dolorosa. E così,mi accasciai a terra.
Di nuovo quel ronzio,di nuovo quella musica,quelle risate gioiose e gli spari. Poi la voce dolcissima della fanciulla,le sue lacrime,la sua sommessa preghiera.
Dario,Manfrè,Lilli ...
 
Note:
Mondello: rinomata zona balneare di Palermo
Charleston: noto ristorante che si trova proprio a Mondello
Si un picciriddu: sei un bambino
Ve l'accollate ...: vi andrebbe di ..
Compà: nomignolo confidenziale tipico del sud,amico
Babbii?: scherzi?
Incocciare: sorprendere
Scantulina: fifona
Amunì: andiamo,suvvia,dai
Beddeh femmineh,amore faciamu! Benvenuto,cciovinen!: belle donne,facciamo l'amore! Benvenuto,ragazzo!
   
 
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