Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: Sere_Horan    30/04/2012    5 recensioni
La ragazza lo guardò negli occhi e sorrise, mentre lui le passò una mano trai lunghi capelli biondi. «Dopo di me, Harry?» «Dopo di te tutto finirà.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter I
Let it be.


Un vento leggero penetrava dalla finestra aperta.
Una ragazza dai lunghi capelli neri giaceva sul divano, con gli occhi serrati e il respiro interrotto. Cosa era successo solo quella stanza lo sapeva.
Un bicchiere se ne stava rotto per terra e una bottiglia, rovesciata sul tavolino vicino al divano, lasciava che delle goccioline cadessero poco distanti dalla mano della ragazza, anch’essa a terra.
Poi di colpo un rumore di passi ruppe il silenzio.
Si sentì un cane abbaiare e qualcuno aprì la porta.
«Dafne, sono a… Aaaaaaaaaaaah!»
La donna lanciò un urlo che rimbombò per tutta casa.
Le borse della spesa le caddero dalle mani e delle lacrime fredde iniziarono a scendere dai suoi occhi, bagnando le rughe che le decoravano il viso.
Tremolante, prese il telefono e chiamò polizia e medici.
 
 
Nel bar di Holmes Chapel regnava la confusione.
Emily, la barista, continuava a correre da un tavolino all’altro, cercando di soddisfare tutti i clienti.
Notò un ragazzo dai lunghi boccoli color ebano guardarla. I loro occhi talvolta si incontravano e la giovane affogava in quel verde che la abbracciava, riscaldando il sangue nelle sue vene e facendole tremare il cuore.
«Emily!» la chiamò una voce.
La ragazza saltò e si voltò, ritrovandosi dietro il suo capo, nonché proprietario del bar: Bill.
«Sì?» gli rispose lei seria, notando l’espressione triste sul volto dell’uomo.
«Torna a casa. Tua madre ha bisogno di te.»
Non aggiunse altro e se ne andò. La giovane rimase a guardarlo allontanarsi, poi si levò il grembiulino a scacchi e corse a casa sua.
 
 
«Signora. Signora?!» disse l’uomo dalla divisa blu scura, riferendosi alla donna.
«Ehm, scusi. Mi dica.»
«So che è difficile, ma dovremmo farle qualche domanda.»
La donna annuì, fredda. Le lacrime secche sul suo viso erano macigni pesanti sul suo cuore.
Aveva appena perso una figlia e quelli le facevano delle domande? Ma che modi!
Certo, certo: lei era una donna fredda, irremovibile.
Ma Dafne era sua figlia. Dafne era la prediletta. Era l’unica figlia che l’uomo dei suoi sogni le lasciò.
Era la figlia che l’uomo dagli occhi ghiaccio le regalò, ventidue anni prima.
Poi c’era Emily, la selvaggia. Emily era il frutto del secondo matrimonio della donna.
Era il frutto del marito che l’aveva lasciata tre anni prima per un’altra.
Elisabeth, questo era il nome della madre, non aveva mai adorato Emily. La considerava la figlia del padre: una ragazza sempre pronta a cacciarsi nei guai. Oh, non sbagliava a pensarla così.
A sedici anni lasciò gli studi. Si era stancata di stare a sentire delle bisbetiche donne anziane fare la predica su cosa è giusto nella vita e su cosa non lo è.
Lasciò la scuola ed iniziò a lavorare in un bar al centro del paese. Fortunatamente Bill era un amico di Elisabeth: poteva tenere d’occhio quella peste.
Eppure, quella ragazza selvaggia ora era l’unica cosa che le rimanesse davvero.
«A che ora è rientrata di preciso?» le chiese insistente l’uomo.
«Erano le diciotto. Sì, le diciotto.» rispose lei per poi raccogliersi i capelli in una coda.
«Mamma!» la chiamò una voce squillante dall’altra parte della strada.
Elisabeth alzò lo sguardo e vide una giovane correre nella sua direzione. La ragazza si avvicinò e abbracciò la donna, salutando cortesemente il poliziotto e scoppiando a piangere.
«Scusi signorina… Lei chi è?» disse l’uomo, impassibile come sempre.
«Lei è mia figlia.» rispose la donna, ma senza guardare la ragazza, che si staccò dalla madre e guardò il signore annuendo.
Poco dopo un gruppo di persone uscì dalla casa con una barella, coperta interamente da un lenzuolo.
Alla vista della scena, la donna si piegò su se stessa e scoppiò a piangere, mentre Emily rimase a guardare.
Rimase a guardare, fredda, immobile. Spostava lo sguardo dalla figura della madre alla figura della sorella, ormai senza vita, che veniva caricata su di un camioncino nero da quattro uomini mai visti prima.
Una folata di vento accarezzò il volto della giovane, riportandole alla mente profumi, voci.
Tutto le era familiare. Era come se stesse vivendo un Deja-vu.
Era come se la sua stessa vita le stesse passando davanti come un film e lei era l’interprete di due ruoli: l’attrice protagonista e la spettatrice.
 
 
«Emily, muoviti! Oggi c’è il funerale di tua sorella!»
La ragazza si tirò su dal letto e guardò dall’altra parte della stanza, come tutte le mattine.
Vide un letto con delle coperte a fiori vuoto e ben rifatto.
Sopra di esso giacevano tre peluche: un orsacchiotto che avrà avuto sui dieci anni, un topolino che teneva un cuoricino e una bambolina di pezza dai lunghi capelli dorati raccolti in due treccine.
Era tutto quello che le rimaneva di sua sorella. Quella crudele della madre aveva buttato tutto, persino gli abiti. Non c’era più nulla in quella casa che riguardasse quell’angelo.
Rimaneva solo una foto chiusa a chiave nell’armadietto del ber dove lavorava Emily.
Ogni giorno guardava quella foto e piangeva, senza essere vista da nessuno.
Si sentiva osservata, sì. Aveva paura che qualcuno la vedesse, sì. Ma non le importava. Non le importava affatto.
Si infilò i jeans e il maglione e scese le scale.
Sua madre era già pronta sulla soglia della porta, con la borsa in spalla e le chiavi dell’auto nelle mani.
La donna le fece un cenno di approvazione con la testa e la incoraggiò a salire in macchina.
Erano passate tre settimane. Da autopsia e cose varie risultò che Dafne morì per overdose.
Fu un duro colpo per Elisabeth: la sua figlia prediletta aveva fatto una cosa del genere.
A dire la verità nessuno riusciva a crederci. Ma una ragazza non può essere perfetta. Una ragazza non può essere una barbie. Arriva un momento in cui tutto lo stress accumulato diventa insopportabile e bisogna sfogarlo su qualcosa. Dafne era una bellissima ragazza. Era diventata una modella, aveva un bel ragazzo, aveva una madre che la adorava in tutti i sensi, una sorella che la vedeva come un idolo. Eppure a quella ragazza mancava il sorriso.
A quella ragazza era sempre mancato il sorriso.
Quella ragazza non sapeva cosa fosse sorridere, nonostante lo facesse tutti i giorni davanti ai fotografi.
Quella ragazza non sapeva cosa fosse avere un padre. Quella ragazza… Quella ragazza non era la ragazza che la gente immaginava.
Il tragitto da casa Wood alla chiesa fu corto ma silenzioso ed imbarazzante per Emily.
Ma finalmente arrivarono. Elisabeth scese dall’auto senza dire una parola ed Emily la seguì.
Entrarono in chiesa una dopo l’altra e presero posto, anche se distanti.
Emily a dire la verità rimase in piedi sul fondo della struttura. Iniziò a guardare la bara posta davanti all’altare. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e subito portò due dita all’angolo dell’occhio destro, per evitare che delle inutili lacrime scendessero.
Cercò di rilassarsi e si appoggiò alla colonna, fino a quando qualcuno non le posò una mano sulla spalla.
«Mi dispiace molto.» una voce maschile le raggelò il sangue, nonostante fosse una voce calda e rassicurante.
La giovane si girò, fino a far inciampare il suo sguardo in due occhi verdi.
Le sue ginocchia tremarono e l’unica cosa che riuscì a fare fu annuire.
Riconobbe quel ragazzo, sì.
Riconobbe quei riccioli che ricadevano sul suo viso. Riconobbe quelle fossette, anche se quel sorriso era spento. Riconobbe quegli occhi, quell’abbraccio di verde che, al solo pensiero, rendeva le giornate della ragazza più luminose da ormai tre settimane.


Here I am!
Eccomi qui! 
Questo è il primo capitolo e spero infinitamente che vi piaccia!
Per ora appare solamente Harry, ma presto arriveranno anche gli altri.
Bene, spero in qualche recensione.
Siate buoni: è la mia prima FF è.é
Che altro dire? Mah, nulla!
Un bacione!
Serena.
 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sere_Horan