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Autore: mamie    01/05/2012    8 recensioni
Mei cuce camicie in uno scantinato, come tante altre. Mei sogna una vita migliore, come tante altre...
Poche righe scritte di getto, non proprio originali, ma sinceramente dedicate a chi oggi lavora e a tutti i lavoratori "invisibili".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Scherza coi fanti e lascia stare i Santi'
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 1° MAGGIO
 
Mei Xiang alza gli occhi stanchi verso la fessura che fa da unica finestra allo scantinato puzzolente dove è dall’alba che sta a cucire con le sue compagne. Ora è quasi notte. Fra poco torneranno a casa, per fortuna della cena se ne sarà occupata Biyu… sperando che non abbia bruciato nulla. Ha dieci anni Biyu, sua figlia. Va a scuola. Ha il permesso di restare a casa purché cucini e faccia il bucato e tutti i lavori domestici, ma non durerà molto. Le hanno già chiesto se non è abbastanza grande per cominciare a lavorare con lei. Sarebbe un’altra fonte di guadagno, ma Mei non vuole. Biyu deve studiare, deve andare all’università, deve laurearsi. Per questo esamina minuziosamente ogni voto che porta a casa e la sgrida se non è quello che si aspetta. Intanto Mei cerca di essere veloce. Più veloce vuol dire più camicie e quindi più paga. Però a quell’ora le bruciano gli occhi e se si sbaglia dovrà rifare tutto da capo. Rischia di rovinare qualcosa e allora sì sarebbe un guaio, glielo toglierebbero dalla paga. Uno scalpicciare di passi tutto il giorno sul selciato l’aveva incuriosita. Le avevano detto che era un corteo di operai che faceva una manifestazione per il Primo Maggio. Le era venuta in mente sua nonna, che aveva fatto la lunga marcia e aveva finito i suoi giorni nelle prigioni della rivoluzione culturale, sua madre che aveva dovuto abortire tre figlie femmine prima che suo padre si rassegnasse a non avere il sospirato erede maschio. Pensava a Biyu, che non sarebbe cresciuta rompendosi la schiena a mondare il riso nel loro sperduto villaggio. Sentì le lacrime premere dietro le palpebre ma le ricacciò subito indietro, una sola lacrima avrebbe rischiato di rovinare il leggero tessuto della camicia colorata che stava cucendo. Mei sapeva che non sarebbe durata a lungo in quel lavoro, che un giorno non ce l’avrebbe più fatta e allora l’avrebbero sostituita con qualcuna più giovane, con la vista buona e le mani veloci e non le sarebbe rimasta altra scelta che morire dignitosamente. Prima, però, voleva dare le ali a Biyu, perché volasse via di lì, un giorno, lontano dagli scantinati e dalle camicie da cucire, verso qualcosa che fosse migliore. Migliore di quel mondo lì. Ci voleva credere con tutte le sue forze, anche se non era vero. Ci voleva credere.
  
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