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Autore: GreedFan    01/05/2012    2 recensioni
Si poteva forse ignorare la Kurtofsky Week? Sette one-shot per la coppia pirata del fandom di Glee!
1. Shipping Up to Boston {Pirates}
2. Red Hood {Fairy Tales}
3. It's a very, very mad world {Kurtofsky as Kids}
4. Suck my balls, Mr.Shue! {Cartoon/anime crossovers}
5. The Fury {College}
6. The Crow's Cunning {Harry Potter/Hogwarts}
7. Clamour for Glamour {10 Years in the Future}
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Dave/Kurt
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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It's a very, very mad world


And I find it kind of funny

I find it kind of sad

That dreams in which I'm dying

Are the best I've ever had

Dave adora le prove di coraggio.

Dal basso dei suoi sei anni ha capito che dimostrarsi forte davanti agli altri bambini gli garantisce un'autorità superiore anche a quella degli adulti; si sente ammirato, sicuro, non come quando i bambini più grandi lo prendono in giro perché è troppo grasso o perché non riesce a parlare bene.

È per questo che, in un pomeriggio estivo di cielo coperto, entra da solo nel cimitero di Lima.

Non è molto lontano da casa, e i suoi genitori sono troppo impegnati a litigare per accorgersi di quello che fa lui; David non è un bambino particolarmente agile o sveglio, ma sgattaiolare fuori dal giardinetto sul retro e camminare fino al grande cancello del cimitero - sempre aperto - è sorprendentemente facile.

C'è questa sfida, lanciatagli da un suo amico Azimio, di prendere uno dei crisantemi azzurri che stanno sulla tomba di Portia Winfield, la madre del sindaco di Lima. Azimio, naturalmente, ha detto che David non ci riuscirà mai, che è troppo fifone per spingersi fin nel punto più isolato del cimitero - dove, secondo i racconti delle maestre, vivono dei fantasmi terrificanti.

Karofsky, però, è sicuro di potercela fare.

Nel momento in cui varca il cancello si rende conto che le tombe non sono poi così brutte come tutti le descrivono; certo, non gli trasmettono una sensazione di allegria, ma nel loro biancore c'è qualcosa di calmo, di accogliente, e le foto sulle lapidi raffigurano tante persone sorridenti.

I vialetti sono puliti, senza erbacce, e c'è un silenzio interrotto soltanto, di quando in quando, dal frinire delle cicale.

David sa che la tomba della Winfield si trova in fondo al viale principale, in un bel mausoleo che ha visto tante volte anche con i suoi genitori; si stringe addosso la giacchetta, mentre cammina, benché soffi un vento caldo e umido che promette abbondante pioggia, e già vede profilarsi la sagoma del tempietto con la cupola tonda.

È a metà strada, quando una voce lo ferma.

Per un attimo, David si immobilizza e tende le orecchie, la pelle percorsa da un brivido istantaneo; ha sentito qualcosa, una specie di sussurro ripetuto e stridulo, che l'ha fatto pensare ad un fantasma. Si immagina quasi di vederlo comparire da dietro una tomba, bianco e traslucido e pronto a fargli tante cose brutte, prima che il suo sussurro prenda corpo in qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

Un pianto.

Abbandona il suo proposito di scappare a gambe levate e si volta completamente verso la sorgente del rumore, avanzando di qualche passo tra le file di lapidi bordate di fiori e prato all'inglese. Qualcuno sta singhiozzando, con una voce sottile e femminea che sobbalza e stride e si affanna in respiri apparentemente faticosi, non molto lontano da dov'è lui.

Allora perché non vede nessuno?

Gli ci vuole qualche minuto di vagabondaggio per trovare finalmente chi cerca.

E, quando lo vede, Karofsky per un attimo pensa davvero di essere davanti ad un fantasma.

C'è un bambino, forse della sua stessa età, raggomitolato davanti ad una lapide bianchissima, sicuramente nuova; è molto magro, sottile come un filo d'erba, e i capelli castani, tutti scompigliati, coprono il viso arrossato dal pianto e contratto in una smorfia sofferente. Ha la pelle pallida, quasi luccicante.

Non ha l'aria cattiva di un fantasma, ma non sembra nemmeno un bambino normale.

«Ehi,» la voce di David trema di paura, e il bambino è combattuto tra la fuga e la curiosità morbosa che lo spinge a fare ancora qualche passo verso la figura rannicchiata «ehi, sei una... una fata?»

Per qualche secondo sembra quasi che l'altro non l'abbia sentito; poi solleva la testa, si stropiccia gli occhi e lo guarda dritto in viso, e David riesce soltanto a pensare che non ha mai visto un azzurro tanto puro e bello in tutta la sua vita.

Ha un viso che dev'essere proprio quello di una fata, o di un elfo.

«N-no... ma tu chi sei?» La sua voce è sottile e delicata, molto dolce, e a Karofsky fa un effetto strano sentirla così fragile, spezzata dai singhiozzi. In qualche modo lo rende triste, perciò si avvicina ancora di più all'altro bambino.

«Io mi chiamo David e sono qui per fare una prova di coraggio». Esclama, fiero di sé, e nel frattempo lo sguardo gli cade sulla fotografia attaccata alla tomba. Nella cornice c'è una donna con lunghi capelli biondi e occhi uguali a quelli del bambino che piange.

«Tu come ti chiami?» Aggiunge, dopo qualche attimo di silenzio.

«Kurt».

«E perché stai qui a piangere da solo?»

«Perché...» e singhiozza, asciugandosi di nuovo gli occhi, prima di indicare la lapide «... perché lì c'è la mia mamma».

David rimane per un attimo basito. Non ha mai avuto nessun tipo di contatto con la morte, non si è mai nemmeno domandato cosa significhi quando le persone ci sono e un attimo dopo spariscono come per magia, e tutto quello che resta è una tomba con la loro foto e una manciata di oggetti tenuti per ricordo.

Prova a pensare come sarebbe se la sua mamma sparisse all'improvviso e finisse sottoterra, e l'unica sensazione che gliene deriva è una tristezza strana, inevitabile.

«E la tua mamma non tornerà più?»

Kurt scuote la testa, gli occhi sempre più arrossati:«Papà dice che un giorno la rivedrò».

«E allora,» David si accosta al bambino sedendosi accanto a lui sull'erba «non devi essere triste. Non è sparita per sempre».

Karofsky legge qualcosa di strano negli occhi dell'altro bambino, qualcosa di torbido che non riesce a capire bene. Si rende conto che vorrebbe disperatamente aiutarlo, e non ci riesce parlando soltanto.

Così, afferra la sua mano piccola e fredda e la tiene stretta nella sua, accennando un sorriso.

«Possiamo aspettarla insieme. E poi, quando viene, andiamo tutti e tre a prendere i fiori dalla tomba di Portia Winfield, che mi servono per vincere la prova di coraggio. Ti va?»

Kurt annuisce, stirando le labbra in un sorriso timido.

«M-mio padre mi sta cercando, non lo sa che sto qui».

«Allora se non facciamo in tempo oggi possiamo venire tutte le volte che ti va. Ti va di essere amici?»

«Sì».


***


Quando David spinge Kurt contro l'armadietto, forse per la terza volta della giornata, sente una morsa di spiacevole senso di colpa attanagliargli lo stomaco. Sa che non è corretto, sa che non è questo che vorrebbe realmente fare, ma è l'unico modo che ha per toccarlo e manifestare l'interesse morboso che nutre nei suoi confronti.

E gli occhi di Kurt lo guardano con odio, arrossati dalle lacrime.

Ha pensato a lui per anni e anni, dopo quel singolo incontro al cimitero; non si sono mai più visti, lui e la sua fatina, finché una bizzarra serie di coincidenze non li hanno fatti rivedere proprio nell'unico posto dove non possono essere amici. Hummel è sempre stato nel cuore di Dave, nascosto da qualche parte sotto strati e strati di false convinzioni.

Eppure, Kurt, tu non ti sei ricordato di me”.

I find it hard to tell you

I find it hard to take

When people run in circles

It's a very very

Mad world

Mad world
















_Angolo del Fancazzismo_

Salve a tutti e ben venuti al delirio 3/7. Baby!Kurtofsky, perché David in veste di bambino paffuto è quanto di più puccioso una mente umana riesca a concepire, e tristezza a palate, perché il cielo nuvolo tende a far precipitare il mio carattere già di per sé malinconico.

Spero vi sia piaciuta, e vi ringrazio per le recensioni assolutamente fantastiche (e anche troppo buone, se posso esprimere un parere sincero) e il meraviglioso feedback che mi state dando con questa raccolta senza pretese.

La canzone citata all'inizio e alla fine del capitolo è questa, e come al solito ho sfruttato un prompt della Big Damn Table, cioè "Genitori" (lo #027, per intenderci).

Ci vediamo alla prossima shot, e buon primo maggio a tutti/e voi!

See you soon,

Roby



   
 
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