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Autore: GWatcher    01/05/2012    2 recensioni
La mia prima fic nella sezione di Bones.
Ambientata dopo la 1x21, questa storia ha l'intento di raccontare una personale continuazione della prima stagione.
Dopo aver visto quest'episodio, ho assimilato senza più dubbi che Bones non è un telefilm qualsiasi, e che rientra senz'altro tra i miei preferiti.
Da qui l'ispirazione mi ha folgorato.
Questa fic parla di Booth, il mio preferito, e del suo burrascoso passato da soldato, che si ritrova nuovamente ad affrontare. Se Tempe fosse stata vicina a lui in questo particolare momento della sua vita? E se questo avvicinamento avesse confermato l'attrazione che entrambi provano l'uno per l'altra?
In tutto ciò, si avverte una certa attrazione anche tra Angela e Hodgins... Buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angela Montenegro, Jack Hodgins, Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passata circa una settimana da quando la dottoressa Brennan aveva dormito nel comodissimo letto di Booth… o meglio, non propriamente nello stesso letto.

Nel frattempo, un nuovo collega del FBI era giunto per affiancare Tempe nelle indagini. Inutile dire che a lei non piaceva per niente. Era abbastanza basso, i capelli riccioluti e biondi, gli occhi strani – a detta di Angela: come un pesce palla – e la dentatura giallissima. Sembrava una brutta copia di Hodgins.

In poche parole, era davvero imparagonabile a ciò che Temperance aveva – temporaneamente – perso. Desiderava ogni giorno che Booth si presentasse allo Jeffersonian, e riprendesse il suo posto, magari sfoderando il suo solito raggiante sorriso.

 

I cadaveri arrivavano e le indagini andavano avanti, come sempre. Proprio in quel momento, gli Squints stavano indagando sul corpo di una donna straziato dalle fiamme. Era strano lavorare senza Seeley, ormai condivideva quasi tutto con lui. Sì, perché l’agente speciale del FBI aveva deciso di prendersi qualche settimana sabatica.

Dopo tutto quello che era successo con il suo passato… doveva essere in forma prima di ritornare sul campo. Non sembrava una scelta da lui, ma a detta dei suoi amici e familiari era la cosa migliore: separarsi dal lavoro e vedere uno psicologo.

Perché per quanto le persone care possano esserti vicine, non possono certo cancellare il passato.

Proprio quel giorno, l’uomo si rivolgeva per una nuova seduta. Anche se non l’avrebbe mai ammesso così presto, doveva riconoscere che dopo soli quattro incontri si sentiva già molto meglio.

 

“Crede di poter andare avanti, adesso?”.

“Non è lei lo psicologo? Non dovrebbe essere lei a dirmi se sono pronto o no?”. Quella giornata Booth era particolarmente nervoso. E la psicologia lo rendeva ancora più nervoso, sempre.

“Dopo tutte le volte che ci siamo visti… lei è ancora scettico verso la psicologia?”. Lo sguardo scrupoloso del Dottore lo studiava con precisione.

“Sì…no… credo di sì, non è qualcosa che posso cambiare, anche se mi sta aiutando, ok?”.

“Abilmente è riuscito a cambiare discorso ed io ho retto il suo gioco, ma la domanda è sempre la stessa, signor Booth: è pronto a guardare negli occhi il cadavere di un suo compagno di guerra? E’ pronto ad affrontare e dimenticare questa storia?”.

 

Qualche minuto di silenzio rese l’attesa ancora più trepidante. L’uomo interpellato si sentiva molto confuso. Non sapeva assolutamente cosa rispondere. Se avesse dichiarato di aver superato la faccenda, avrebbe rischiato di affrettare la questione, e non dimenticare realmente l’accaduto. Ma se avesse negato, cosa sarebbe successo? Brennan sarebbe stata ancora sola, e lui avrebbe dovuto subire quelle stupide sedute ancora per molto, sdraiato su quello scomodissimo lettino in pelle marrone.

Non riusciva ancora a capire quale fosse la scelta giusta, ma una cosa era certa: se fosse stato completamente convinto, avrebbe dato una certezza senza ripensamenti. Ed invece non era questo che faceva.

 

“Forse è meglio se ci vediamo la prossima volta” concluse amareggiato, alzandosi ed uscendo dall’ufficio, affranto nel cuore.

 

C’era anche qualcosa che non aveva calcolato, però: ammettere di aver ancora bisogno di aiuto, nonostante il tempo trascorso, voleva dire che non si stava prendendo in giro con quegli incontri, e che poteva sopportare anche la psicologia, che le cose potevano davvero aggiustarsi.

Uscì dallo studio, e si diresse verso il parcheggio. Inaspettatamente, riuscì a sorridere ancora una volta: una bellissima donna lo aspettava poggiata alla sua macchina.

 

“Ciao Booth, penso ancora che la psicologia sia inutile, perché per sorridere hai solo bisogno di vedermi, a quanto pare”.

Tempe lo raggiunse dove si era fermato, per lo stupore. Lo abbracciò così forte da riuscire a sentire il profumo del giaccone che indossava. Lo strinse con tanto affetto… come non aveva mai fatto prima, con nessuno.

Se questa era la vera lei o meno… quasi non le importava più: aveva deciso di provare a seguire solo l’istinto per le sue relazioni sociali… e sentimentali.


  
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