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Autore: _Lady Cassiopeia_    02/05/2012    1 recensioni
Erano passati tre anni, tre dannatissimi anni da quando Ashton le aveva promesso che si sarebbero rivisti ogni notte di luna crescente.
Ed era sempre andato tutto da favola, almeno fino a quel momento.
Perchè nonostante i sorrisi, sentiva il sapore amaro dell'addio imminente, sentiva che Julian in quella sua vita mortale aveva prevalso su Ashton.
Quello sarebbe stato il loro ultimo incontro e lei proprio non si sentiva pronta a vederlo andarsene, probabilmente non sarebbe mai stata pronta per un simile dolore.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Finchè morte ci unisca.'
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This night should be the last one.
 
Avevano danzato in quell’unica notte al mese in cui la luna non illuminava i loro volti per ben tre anni e Sophia ormai, viveva solo per quelle poche ore che le erano state concesse dal fato.
Ogni volta che Ashton posava quelle sue gelide labbra sulle sue per dirle nuovamente addio, a Sophia pareva di sentire la linfa vitale scivolarle via e seguirlo.
Sai consapevole del male che ti stai facendo, giovane lady dei Blackmore?
Quella notte poi, si sentiva ancor peggio.
Lui se n’era appena andato promettendole di tornare nuovamente ma lei aveva percepito un qualcosa, in quelle parole, che non l’aveva rassicurata per nulla.
E se lui non tornasse, giovane Sophia?
Mancava poco al suo matrimonio e ancora non sapeva come avrebbe fatto, poi, a vederlo senza causare dolore a Julian, il suo promesso, il suo futuro marito.
Julian, così innamorato di te, non riesce a vedere oltre il suo naso. Lo metterai a conoscenza del mondo reale o lo imprigionerai in quei tuoi sorrisi che tanto lui ama?
Una nube coprì quel piccolissimo spicchio di luna facendola sospirare.
Le stelle poi, parevano essere scappate, troppo paurose di poter essere complici di quell’amore tanto errato.
Improvvisamente una mano si posò sulla sua e alzando lo sguardo non potè non sorridere a contatto con le iridi verde prato di Adrian.
“Stare qui non ti fa bene.”
Lei sorrise appena, la delicata consapevolezza che Adrian l’amasse come si ama una figlia, le scaldava il cuore ogni volta che incrociava il suo sguardo preoccupato.
“Non c’è un filo di vento, oggi..”
Lui l’ammonì appena con lo sguardo.
“Sai a cosa mi riferisco.”
Ovvio.
Ashton.
“E se fosse l’unico in grado di guarirmi da questa vita così monotona?”
Adrian rise appena.
“Non dico che non colori la tua esistenza, Soph, semplicemente non è salutare per te. Non ancora.”
Distolse lo sguardo consapevole che anche lui fosse stato messo a conoscenza del suo piano post- parto.
“Spero Cain non ne sappia nulla.”
“No, non è a conoscenza della tua stupidissima idea, mia cara, ma non è neppure uno stolto, sicuramente è in allerta.”
Tornò a guardare quelle iridi così maledettamente capaci di farla sentire una ladra.
Non riusciva più a dire nulla, lo sguardo di Adrian parlava anche troppo chiaramente.
“E’ poi così strano chiederti di godere al massimo di questa tua vita mortale, visto che saremmo io e Ashton ad aiutarti a tornare?”
Le lacrime premevano per uscire.
Ashton l’avrebbe fatta tornare.
Era poi così errato provare ad amare Julian come marito?
Sophia scosse appena il capo mordendosi il labbro inferiore.
“Io..io..”
Il bel vampiro l’abbracciò.
“Posso solo lontanamente immaginare come ci si senta, ma forse, quando avrai un figlio, sarai tu stessa a chiedergli di aspettare.”
Lei spalancò le palpebre, rendendosi conto solo in quel momento ciò che implicava la nascita di un figlio.
“Sarai veramente disposta a far crescere tuo figlio senza una madre, come sei dovuta crescere tu?”
Strapperesti via a tuo figlio quell’amore che tanto hai cercato e che nonostante tutto, ancora non hai trovato?
“Tra qualche settimana ti sposerai, Sophia. Ti prego, prova a vivere serena accanto a Julian, provaci. Non fargli del male inutilmente.”
Fece qualche passo verso il grande salotto, voltandosi in ultima verso il redivivo.
“Forse, Adrian, hai ragione. Ma per ora, la mia decisione resta sempre la medesima, nulla potrà portarmi via da Ashton.”
Lo guardò abbassare il capo sconfitto, la delusione perfettamente leggibile sui suoi lineamenti.
“E sia, come tu vuoi.”
***
Era esausta.
Le prove per il matrimonio le avevano portato via tantissimo tempo e Cain pareva studiarla giorno e notte nella speranza che si tradisse da sola.
Ma lei, forte dell’amore di Ashton, aveva saputo fingere abilmente.
Adrian non si faceva vedere molto spesso e la maggior parte delle volte, dopo averla fissata con rammarico, spariva senza neppure darle la possibilità di parlare.
Così era caduta nello sconforto più assoluto cominciando a detestare chiunque le rivolgesse la parola, Cain soprattutto, visto il suo cercare di scoprire dettagli su una sua ipotetica fuga.
Era indisposta verso chiunque e per la maggior parte delle volte, non riusciva a sopportare neppure Julian, così schifosamente elettrizzato.
Spesso le capitava di ricordare con un sorriso sulle labbra il matrimonio tra Eloise, sua carissima amica, e il principe Axel, e al solo pensiero di come il loro amore fosse tangibile, l’invidia prendeva possesso delle sue facoltà mentali.
Aveva pianto per tanto tempo, distrutto almeno la metà delle piante presenti in giardino fino a quando non si era ritrovava a bruciare le rose rosse che Julian le spediva quasi ogni settimana.
Perché lei non l’amava, non avrebbe mai potuto.
E in quella notte di luna crescente, stare seduta nel grande terrazzo della sala da ballo a guardare le stelle la faceva sentire come una vecchietta piena di rimpianti e prossima alla morte.
Lei, che nel fiore dei vent’anni aveva tutto quello che chiunque avrebbe desiderato, non era felice.
Sentiva il peso delle responsabilità crescere, il matrimonio del giorno dopo sarebbe stato solo l’inizio.
Si sarebbe ritrovata moglie, signora di Altieres e madre nel giro di poco tempo e ancora non sapeva se era pronta a tutto quello.
“Quell’aria triste mortifica il mio cuore.”
Alzò il capo di scatto perdendosi in quel sorriso bellissimo quanto falso.
“Credevo non saresti venuto, non è da te far aspettare una giovane dama.”
Perché tutto attorno a loro si respirava profumo d’addio?
“Chiedo venia, milady.”
Non riuscì neppure lei a sorridere vedendo le iridi viola del redivivo tanto spente.
Non riuscirono più a dire nulla e Sophia trovò un’unica cosa da fare: stringerlo a sé.
Il silenzio che c’era attorno a loro feriva i timpani più di qualsiasi rumore.
Si accorse di piangere solo quando lui raccolse una lacrima dalla sua guancia e, incapace di sostenere tutto quel dolore, scoppiò a singhiozzare sul suo petto stringendolo con una forza da fargli quasi male.
Non fosse stato un vampiro, probabilmente non sarebbe più stato in grado di respirare.
“Sophia, non piangere, ti prego.”
Ma lei non lo sentì neppure.
Quell’addio così silenzioso e mortale, la stava spezzando.
“Dimmi che tornerai, che non è veramente un addio questo. Dimmelo,ti prego!”
Quando il bel redivivo la guardò negli occhi, Sophia aveva già compreso.
“Questa notte è l’ultima,  mia amata.”
Lei sospirò asciugandosi sgraziatamente le lacrime, un sorriso amaro si disegnò sulle sue labbra elegantemente tinte di rosso.
Si allontanò appena dandogli le spalle, le iridi fisse sullo spicchio di luna crescente.
“Ho riflettuto a lungo, Ashton e sono giunta alla conclusione che sia giusto che io viva la mia mortalità. Voglio poter.. voglio godermi il sole, voglio poter giocare in giardino con i miei figli, stringerli a me senza il terrore di non saper governare la mia forza. Voglio dare a loro quell’amore che io non ho mai ricevuto ed è per questo che... – prese un grande respiro-.. devo chiederti di farmi tornare solo quando sarò morta.-
Il bel redivivo sorrise con orgoglio.
“Non ho mai conosciuto una donna più bella di te, mia amata.”
Sophia voltò il capo stupita verso l’unico uomo che avesse mai amato.
“Vorrei però chiederti di non sparire dalla mia vita, io voglio che tu sia parte integrante della mia vita.”
Il redivivo abbassò il capo.
“A che scopo? Non riuscirei a sopportare la vista di tu e Lord, perdonami.”
“Io non sopporterei l’idea di perderti.”
“Non sarà questo a dividere ciò che l’amore ha unito.”
Lei sbuffò pesantemente.
“Possibile tu non mi capisca? Maledizione, domani mi sposo con Julian e tu hai intenzione di abbandonarmi?”
Ashton spalancò appena le palpebre, un sopracciglio alzato.
“Sei in piena crisi prematrimoniale.”
“Se tu fossi lo sposo non avrei questo problema.”
“E COSA DOVREI FARE? AMMAZZARLO?”
Lei rise.
“Non ho detto questo.”
Tutto però sarebbe stato estremamente più semplice, una volta eliminato Julian.
Sophia scosse il capo stupendosi di aver pensato una simile cattiveria verso il suo più caro amico.
“Solo non sparire, Ashton.”
Il vampiro le si avvicinò, le iridi ametista puntante su di lei.
Uno strano sentimento le animava, un sentimento che la stava facendo morire.
Amore e malinconia erano un mix letale in quella situazione.
“Verrò sicuramente a conoscere la tua discendenza ma non sarò più presente nella tua vita.”
Le si avvicinò dandogli uno spintone, si ritrovò a massaggiarsi i polsi visto l’immobilità granitica del bel redivivo.
“OH NO, BLACKMORE, QUESTO PROPRIO NON PUOI FARMELO!”
Lui sorrise, le baciò appena le labbra e con un balzo atterrò sul giardino.
“Perdonami mia amata ma è la cosa migliore per tutti, per te soprattutto.”
Sophia urlò il suo nome come una pazza, tra le lacrime e le suppliche ma non ottenne nulla.
Ashton se n’era andato.
This night should be the last one.
 
 
 
Come sempre i personaggi utilizzati in questa storia non sono di mia proprietà, ma appartengono solo ed esclusivamente a Virginia De Winter.
Grazie a tutti quelli che hanno letto i miei lavori precedenti!
Baci.
_Lady Cassiopeia_ 
 

  
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