Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hug me peeta    02/05/2012    4 recensioni
“Quello è Justin Bieber. Bel tipo, eh?” ovviamente Janissa si era accorta dell’interesse di Luce verso quel ragazzo che ora la fissava attraverso i grandi occhiali. Le guance di Luce si riscaldarono e, per quanto volesse, non riusciva a non guardare quel magnifico ragazzo.
Justin si tolse gli occhiali e osservò Luce attentamente con aria burbera, poi, ad un tratto, le sue labbra scattarono in un sorriso. Automaticamente anche quelle di Luce sorrisero finchè Justin alzò una mano e le mostrò il medio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Chiedo molto a dire che voglio solo quattro recensioni per questo capitolo?





 Capitolo 2

-
Ci conosciamo già per caso?






 

 
Luce abbassò lo sguardo all’istante. Non poteva credere di essere stata mandata a farsi fottere, e per di più da uno sconosciuto che non la conosceva nemmeno.
Si voltò verso Janissa per assicurarsi che non avesse visto il suo tete a tete con quel ragazzo che la stava ancora osservando. Non pareva averci fatto caso, anzi, pareva che la sua testa stesse da tutt’altra parte, infatti Janissa stava fissando qualcosa o meglio, qualcuno. Luce voleva capire chi fosse e così si mise sulla stessa traiettoria visiva di Janissa e notò un ragazzino moro e abbastanza basso che correva di qua e di là mentre giocava a basket.
“Quello è Charles, ma qui tutti lo chiamano Chaz. Non ti sembra meraviglioso?” Luce osservò Janissa con la coda dell’occhio e sorrise. Aveva proprio l’aria di una ragazza innamorata: gli occhi le brillavano e le guance erano rosee come dei boccioli di rosa.
“Invitalo per un appuntamento” fu tutto quello che Luce riuscì a dire. Fosse stata lei (forse) l’avrebbe fatto, almeno avrebbe pensato ad un’eventualità di questo genere per poi liquidare in fretta l’idea, ma dato che d’amore non se ne intendeva granché forse avrebbe fatto meglio a tacere.
“È una buona idea. Vacci tu novellina” Janissa la inchiodò con lo sguardo e con la testa le fece segno di andare. Luce si sentì messa con le spalle al muro. Era ovvio che non sarebbe mai andata da uno sconosciuto a dire ‘vuoi uscire con la mia amica che ho conosciuto tipo un’ora fa?’, ma non voleva neanche perdere la sua prima ‘amica’ che si era fatta qui a Stratford.
La scelta era dura: o la dignità o l’amicizia. Luce scelse la dignità non solo perché avrebbe fatto la figura dell’idiota (poco ma sicuro), ma anche perché tra quei ragazzi si trovava anche il ragazzo che poco prima l’aveva mandata al diavolo.
“Senti, non ci andrò. Mi dispiace, ma non ho intenzione di avere un altro incontro-scontro con quello lì” Luce non fece il nome di Justin, ma era ovvio che si riferisse a lui.
Janissa pareva divertita. “Sì, ho visto. Mi sa che non gli piaci, ma non preoccuparti, a quel ragazzo non piace nessuna, per quanto ne sappia” Luce annuì con la testa, come per dare atto di ciò che aveva detto Janissa.
“Beh, credo che dire che io non gli piaccia è un eufemismo. Sembra che mi odi, ma io non credo né di averlo mai conosciuto né di averlo mai visto” Luce si girò a vederlo. Ora stava giocando anche lui a basket e aveva tolto la giacca e aveva rialzato le maniche della camicia. Da quella distanza, a Luce non pareva un ragazzo molto muscoloso.
“Davvero non lo conosci? Eppure credevo che quella bi…” Janissa si bloccò di colpo. “Ecco guarda chi è arrivata”
Luce vide una ragazza bruna e molto bella avvicinarsi a Justin. Il suo cuore sprofondò. Che quella fosse la sua ragazza? È ovvio che lei sia la sua ragazza, ma guadatela. Luce osservò con attenzione la ragazza che in quel momento stava parlando con i ragazzi. Non sembrava molto alta, era più bassa di diversi centimetri di Justin ma, pensò Luce, che forse era Justin ad essere alto. La ragazza teneva i lunghi capelli legati in una coda alta e portava indosso un uniforme delle cheerleader. Logico. Cheerleader+ giocatore di basket= amore. Non doveva sorprendersi più di tanto, ma lo fece. Le pareva che Justin non dovesse stare con una come quella ragazza, ma con una ragazza forse con più cervello, forse una come…come lei? Luce si guardò attentamente. Secondo i suoi standard non c’era niente in lei che potesse attirare l’attenzione di un ragazzo. Alzò lo sguardo e continuò a fissare i due ragazzi che ora erano vicinissimi e parlavano animatamente. Lui pareva sorridere, lei era raggiante. Luce provò un’infinita gelosia e voleva andare lì e spingere via quella ragazza e affondare il viso nel petto di Justin. Abbassò lo sguardo all’istante e arrossì. Come poteva pensare ciò? Scosse la testa, quei pensieri dovevano sparire.
“Quella ragazza è Selene, ma non preoccuparti: non è fidanzata con Bieber, tranquilla!” Janissa le diede una pacca sulla spalla come per rinfrancare Luce, ma non ci riuscì più di tanto.
 A Luce venne in mente il discorso di poco prima di Janissa. Cosa voleva dire?
“Senti Janissa, di cosa stavi parlando prima dell’arrivo di Selene?” Luce voleva sapere, doveva sapere.
“Prima dell’arrivo di Selene?” Janissa fece la finta tonta e si mise a pensare. La campanella suonò.
“Senti ne riparliamo più tardi, ok? Ora devo andare, ho lezione di chimica con Quattrocchi” Luce corrugò la fronte nell’udire questo nome mentre vedeva Janissa allontanarsi sempre di più e diventare sempre più piccola. Si girò per guardare Justin e se si pentì: lui la stava fissando. Voltò immediatamente lo sguardo dall’altra parte, arrossendo.
Appena lo vide andarsene, raccolse la cartella da terra e se la mise in spalla. Controllò l’orario. La sua prossima lezione sarebbe stata quella di ginnastica.
Trenta minuti dopo Luce si era ritrovata in un’ampia palestra e un pallone da pallavolo in mano. Tutti aspettavano che tirasse la palla. Luce non era mai stata un genio negli sport, malgrado alcuni sport come la pallavolo le piacessero davvero. Il nervosismo ebbe la meglio su di lei e lanciò la palla dritta sulla testa del povero ragazzo che si trovava davanti a lei.
“Scusa, scusa, scusa! Mi dispiace moltissimo, io non volevo…” Luce si precipitò subito sul ragazzo per controllare di non avergli fatto troppo male. Il ragazzo si massaggiò il capo e si voltò verso di lei. Le sorrise, aveva un sorriso meraviglioso.
“Non ti preoccupare, ho la testa dura io” continuava a massaggiarsi il capo ed ad un certo punto una smorfia attraversò il suo viso. Doveva aver toccato il punto dolente.
“Comunque il mio nome è Jason, piacere” Jason le tese la mano e lei la prese subito. Era così calda e morbida…
“Ti ricordi di me, non è vero?” le chiese, titubante. Luce aggrottò la fronte. Non si ricordava di Jason, però quei suoi grandi occhi blu mare le ricordavano qualcosa, per non parlare dei tratti così perfetti del suo viso. Era mai possibile che doveva, ogni volta, rimanere imbambolata a fissare un ragazzo carino? Jason le strinse la mano e Luce notò che le loro mani non si erano mai staccate. Ritrasse la mano colma di imbarazzo.
“No, non mi ricordo di te” Luce si tirò una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio.
Jason pareva meravigliato dalla risposta di Luce e alzò lo sguardo verso il soffitto. Dopo un’istante Jason tornò a guardarla.
“Ma sì che mi conosci. Io e te giocavamo insieme nel fango, da piccoli. Lo ricordo come fosse ieri Luce” Lucinda fremette sentendo il suo nome sulle labbra di Jason. Avrebbe voluto che Jason ripetesse il suo nome mille e mille volte.
Justin, Jason… due incredibili e diversi ragazzi. Uno che l’odiava l’altro che la trovava simpatica. Luce si morse il labbro. Incredibile che pensasse a due ragazzi contemporaneamente quando in passato non ci aveva neanche minimamente pensato.
“Davvero? Io non riesco a ricordare” Luce aggrottò la fronte com’era solita fare quando pensava.
Jason si grattò la testa. “Vabbè, so che prima o poi mi ricorderai. Ah, a mensa siediti vicino a me. Ci vediamo!” si allontanò da Luce nell’esatto momento in cui suonò la campanella. Luce rimase lì a fissarlo. Sentì dei passi dietro di lei e il rumore di palle che rimbalzavano. Un brivido le percorse la schiena quando notò che era l’unica rimasta in palestra. Qui la gente doveva davvero odiare quella scuola per dileguarsi così in fretta.
“Lo sai che qui non puoi rimanere, vero?” una voce dura e roca la fece trasalire. Luce si girò piano e il cuore le si gonfiò: in mezzo a tutti quei ragazzi, c’era Justin, che ovviamente la guardava con odio profondo.
“Allora, mi hai sentito? Non puoi stare qui” Luce tornò con i piedi per terra e si trovò faccia a faccia con un ragazzino alto quasi come Janissa e a Luce scappò un risolino. Osservandolo meglio si accorse di averlo giù visto. Ma, sì, era Charles, il ragazzo di cui Janissa era innamorata!
“Sì, ora me ne vado, non ti preoccupare” Lucinda se ne andò e per tutto il percorso fissò intensamente negli occhi Justin. Quegli occhi color del caramello non le erano nuovi.
Il pranzo passò veloce e fu molto divertente, soprattutto grazie alle imitazioni di Mr. Conan da parte di Jason. Grazie a lui non solo si era divertita un mucchio, ma aveva fatto amicizia anche con altri ragazzi e ragazze che si offrirono volentieri di darle una mano. Tutti erano così gentili, tutti tranne uno. Luce fece correre il suo sguardo per tutta la mensa, voleva incontrare i suoi occhi, doveva vedere i suoi occhi. I suoi occhi però non lo trovarono e ora che ci pensava neanche Janissa si trovava più. Pensò di chiedere ai suoi nuovi amici informazioni su Janissa e, magari anche su Justin.
“Ehi, ragazzi, conoscete Janissa?” dodici paia di occhi la fissarono, meravigliati.
“Janissa?” una ragazza disse il suo nome con uno strano tono, che pareva di disprezzo all’orecchio di Luce. “Sì, Janissa. Occhi azzurri e capelli castano chiaro” rispose Luce. Perché questi ragazzi disprezzavano in talo modo Janissa?
“Senti, Luce, Janissa è un po’…” Jason fece una pausa “…strana” alla parola strana Luce fece una smorfia. Era vero, Janissa non si era comportata educatamente con quella donna robusta di nome Desiree, ma addirittura pensare che fosse strana.. Ora che ci pensava cosa ci faceva Janissa in giro per la scuola nell’orario di lezione? Luce scosse la testa. Anche se Janissa fosse stata davvero strana, le sarebbe stata accanto lo stesso, in fondo lei era stata la prima con cui aveva stretto amicizia.
Jason le posò una mano sulla spalla e la guardò negli occhi. “Stalle lontana, ok? Potrebbe farti del male, potrebbe colpirti alle spalle, non sappiamo cosa è in grado di fare” un brivido percorse la schiena di Luce.
“Janissa è pazza! Si dice che abbia ucciso la sua famiglia!” disse una ragazza. “Sì è vero! E pare che abbia cucinato i suoi genitori!” acconsentì un’altra.
 Luce osservò attentamente le due ragazze che avevano parlato. Erano gemelle. Avevano capelli biondi lunghi fino al petto, dritti e lisci, gli occhi erano di un verde brillante. Non solo erano identiche nell’aspetto fisico, ma era uguali anche nel vestiario: indossavano una maglietta a maniche corte di colore blu con una cintura grossa di colore bruno che stava pochi centimetri sotto al seno, jeans e ballerine.
Pettegole le catalogò subito Luce. Per lei erano il genere di persona da cui stare alla larga.
L’ora successiva era con Miss Jenna, soprannominata Quattrocchi, la professoressa di chimica. Luce si era sempre divertita da bambina a giocare al piccolo chimico, ma questo accadeva dieci anni fa, quando aveva quasi fatto impazzire sua madre mentre mischiava liquidi sconosciuti in una provetta rischiando di far esplodere l’abitazione. Luce sorrise al quel ricordo. Si accomodò nel posto vicino a quello di Riley, la ragazza dai capelli neri e lunghi che si era seduta vicina a lei anche a pranzo. Riley le sorrise. “Allora, come sta andando il tuo primo giorno di scuola?”
“Bene, anche se sono rimasta un po’ sconvolta da cosa hanno detto a pranzo” Luce ricordò la conversazione avvenuta qualche minuto primo e una sgradevole sensazione la prese in contropiede.
“Non badare a ciò che dicono Melany e Melody, sono solo due pettegole che non sanno cosa fare se non sparlare della povera gente” era ovvio che a Ryan non piacessero, lo si notava dalla voce e dall’espressione sul suo volto. Luce scorse una caricatura fatta piuttosto bene delle due ragazze. Subito Riley le era sembrata simpatica, ma ora l’adorava. Era dolce e gentile, per non dire che era anche leggermente timida e riservata. Forse a lei avrebbe potuto chiedere informazioni su Justin.
Luce si meravigliava sempre di quanto poteva diventare ossessiva nei confronti di un ragazzo, ma la sua ‘ossessione’ era niente in confronto a quella di una certa sua amica.
“Riley, oggi io e Janissa siamo andate un po’ in giro e abbiamo visto dei ragazzi carini che giocavano le campo da basket e mi chiedevo se…” Riley la guardò e alzò gli occhi al cielo. “Vieni al punto, coraggio. Chi è?” Luce fece un profondo respiro. La sua tattica ‘sii normale e gira attorno all’argomento’ non funzionava. Sarebbe stato meglio averle detto subito la verità.
“Ok, c’è questo ragazzo, Justin, che mi ha mandata al diavolo questa mattina e vorrei sapere delle cose in più su di lui” Luce aveva parlato così velocemente che non sapeva se Riley avesse afferrato il concetto.
“Mmh. È strano che Justin mandi al diavolo una ragazza, di solito ci prova e poi, in alcuni casi, la manda al diavolo. Cosa gli hai fatto?” Riley ora sembrava divertita.
“Il punto è proprio questo. Non gli ho fatto nulla. Comunque, sai dirmi qualcosa su di lui?”
“Non t’arrendi mai, eh? Ora no. Forse domani, ma non ti preoccupare, avrai le tue informazioni piccola stalker” stalker? Riley l’aveva forse chiamata stalker? Era così evidente che lei stesse così dietro a Justin? Luce arrossì di colpo.
Per tutto il resto dell’ora Luce non le rivolse la parola, voleva evitare altre figuracce. La campanella suonò, ma nessuno si mosse dal proprio posto. Luce trafficò nella cartella alla ricerca dell’orario odierno e notò, con sua grande sorpresa, che anche la prossima ora si sarebbe svolta in quella classe.
“Ora formate delle coppie, coraggio, vivisezioneremo una rana!” una rana? Una rana! Luce ebbe il voltastomaco, non aveva MAI in vita sua vivisezionato una rana, il solo pensiero la faceva sudare.
“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui! Benvenuto signor Bieber!” al suono di quel nome Luce alzò lo sguardo e vide un tizio, probabilmente un bidello, tenere per la collottola Justin. Luce non poté far altro che ridere in silenzio di quella situazione così divertente per lei.
“Oh, abbiamo anche il signor Butler qui con noi! Ma che immenso piacere!” Luce si chiedeva cos’era tutta quella contentezza.
“Come mai Quattrocchi è così, ehm, felice?” sussurrò Luce a Riley.
“Beh, vedi, quei due simpaticoni saltano quasi sempre le lezioni di Quattrocchi. La sua felicità deve essere dovuta al fatto che li hanno beccati.” Riley posò i suoi occhi azzurri su Luce. “Mi sa che ti dovrai spostare, quello è il posto di Ryan” Luce voltò lo sguardo in direzione di Quattrocchi e poi lo fece scorrere attraverso le file. Solo due banchi erano vuoti e questo significava che avrebbe dovuto sedersi vicino a Justin. Questa situazione la metteva a disagio.
“Bene, ora che è tutto sistemato, il signorino Bieber può andare a sistemarsi al suo posto. Signorina Dove può andare a sistemarsi vicino al signorino Bieber, grazie? Bene, attenzione a me! Karlie distribuisci le schede, una per banco”
Luce si alzò e prese a camminare verso il banco. Sfiorò la spalla di Ryan che le toccò il sedere. Luce la guardò inorridita e lui le fece l’occhiolino e prese a chiacchierare divertito con Riley. Luce scosse la testa e si accomodò al suo posto con finta nonchalance. Appena si sedette Justin le allungò il foglio e si appoggiò sul banco.
***
La lezione in compagnia di Justin era stata grossomodo bella e silenziosa, soprattutto silenziosa: Justin non aveva fiatato e non si era mosso dalla sua posizione.
Luce si guardò intorno in cerca di Janissa, ormai scomparsa. Dopo un po’ decise di arrendersi e si diresse verso la sua macchina e lì vi trovò appoggiata Janissa che la guardava con aria triste.
“Janissa! Ma dov…” Luce non finì di parlare, Janissa la zittì con un dito. “Ho sentito che ti hanno raccontato la storia della mia vita. Non devi fingere né compassione né pena per me, ok? Ok.” Luce era scioccata. Doveva dire qualcosa a Janissa e poi lei doveva ancora dirle cosa stava per dire prima.
“Non mi interessa cosa dicono di te, rimarrò sempre al tuo fianco, altrimenti non sarei un’amica degna di questo nome, no?” Luce le rivolse un sorriso caloroso e corse ad abbracciarla. Janissa rimase interdetta per qualche secondo e poi tentò di liberarsi dalla morsa di Luce.
“Mi soffochi! Non respiro! Ok, ok siamo amiche, ho capito, basta!” Luce sorrise e strinse ancora di più. Le piaceva abbracciare le persone in quel modo così soffocante e spensierato. Poco dopo lasciò andare Janissa per accertarsi che fosse ancora viva.
Janissa prese aria a pieni polmoni e disse: “Sei davvero un’amica. Altre persone non avrebbero fatto quello che hai fatto tu, grazie. Ti va di venire a casa mia?” Janissa le sorrise, un sorriso pieno di felicità e gioia.
“Ma certo!” rispose Luce e insieme salirono in macchina. Luce rise, ora sembravano Thelma e Louise.


 

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Buongiorno bella gente(?)
Oh, due recensioni e 63 visite?Fantastico!
Ok, questa storia non sarà certo da Nobel per la letteratura, ma
un piccolo sforzo per recensire potreste anche farlo e.e
Grazie a TheGoldenGirl e a UnderMistletoe9394 per
aver recensito. Alla prossima!

  
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