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Autore: Pachiderma Anarchico    02/05/2012    1 recensioni
Stefan e Tayler se ne sono andati con il vampiro Originale Klaus, facendo perdere le loro tracce.
Ma un'altro nemico minaccia il mondo di Elena.
E mentre il soprannaturale si prepara a una guerra senza esclusioni di colpi,
anche il cuore di Elena dovrà decidere da che parte stare.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Potevi uccidermi, non ti avrei fermato.





-Damon.-
Stefan aveva la pelle più bianca del solito, gli occhi verde scuro sembravano neri e dei profondi cerchi scuri gli contornavano gli occhi.
-Te la stai spassando.-
Damon piegó leggermente il viso per distinguere meglio la sagoma di suo fratello, tranquillo.
-A me sembra che te la stia spassando di più tu.-
Non c'era espressività nella voce del vampiro, solo diffidenza.
Damon alzó il mento, mentre il sorriso si trasformava in qualcosa di più minaccioso,
-Aah..- Alzó un sopracciglio, guardando il fratello dall'alto verso il basso -Non ho detto io di andartene.-
-Sai che ho dovuto farlo.-
Il tono di Stefan si faceva ad ogni parola più duro, mentre l'oscurità li avvolgeva.
-Io so solo che tu c'entri qualcosa con tutto questo casino, e con questo.-
Damon gli indicó il simbolo sul fianco destro, ma Stefan lo ignoró.
-Ci sarà una guerra.-
Stefan continuava a rimanere immobile, mentre Damon lo guardava sospettoso.
-Ma davvero? Non l'avevo capito.-
-Il "nostro" mondo si sta schierando.-
Damon si leccó le labbra, sorridendo.
-E Klaus che dice?-
Stefan sospiró guardando il bosco.
-Che ci sarà una guerra.-
Ripetè.
Damon alzó gli occhi al cielo.
Esasperato si ravvivó i capelli neri.
-C'è qualcuno che mi dice cose che già non so?-
-Vuoi sapere cose che non sai Damon?-
Stefan alzó un sopracciglio e si avvicinó.
-Ci sarà una guerra tra due forze distruttive. Ma questo lo sai vero? Sai anche che lo fanno per il controllo del mondo, degli umani, di quelli come noi- il vampiro si avvicinó ancora di più, tagliente. -Sai anche che c'è qualcos'altro di mezzo, vero? Qualcosa di molto più importante. E sapevi anche che se arrivano a scannarsi a vicenda, allora nessuno è al sicuro, e tutti saranno in pericolo?!-
Stefan spezzó un grosso ramo con facilità, prima di gettarlo a terra con foga.
-Se sai tutto questo fratello, allora sei a cavallo.-
Una breve risata senza gioia scaturì dalle parole di Stefan, che rideva sommessamente.
Damon lo osservó a lungo, prima di rispondere, con tutta la calma del mondo.
-Dì a Klaus di non fare sciocchezze. Rosalia è molto potente, e ci giurerei anche più pazza di lui, quindi prima di mettere tutti in pericolo per un capriccio, ci penserei due volte.-
-Fratello..-
-Perchè se arrivano ad Elena, Dio se arrivano ad Elena..- Damon scosse appena la testa aggressivo -La guerra la faccio io.-
Così dicendo si voltó e con uno scatto rapido scomparve alla vista del fratello.
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-Damon-
Elena sentì lo schianto violento della porta d'ingresso dal piano superiore, e scese i gradini tre alla volta, precipitandosi accanto a Bonnie, che si era messa sulla difensiva.
Appena vide che effettivamente era Damon, tiró un sospiro di sollievo.
Il vampiro, feroce, si diresse in soggiorno.
Appena Alexia lo vide saltó dal divano.
-Tu sapevi che c'era Rosalia ad aspettarci! Sapevi tutto quello che stava succedendo e scommetto che sai cose che non ci hai detto, bastarda..-
Alexia barcolló pericolosamente all'indietro.
-Damon no!-
Elena cercó di intervenire, ma Bonnie la afferró per un braccio.
Il pugno di Damon l'aveva colpita poco sopra il labbro superiore, e una piccolo rivolo di sangue le bagnava le labbra.
La vampira indietreggió fino al caminetto.
Damon guardó per un attimo Elena, prima di avvicinarsi alla vampira.
-Fai che non stai cercando di fottermi, perchè giuro sul mio nome ti ammazzo con le mie mani.-
Sibilando Tagliente, con un ultimo sguardo sprezzante, seguì la ragazza che lo guardava implorante, su per le scale
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Elena fece entrare il vampiro nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Dalla grande finestra trasparivano i raggi argentei della luna, nella notte nera.
Damon emise un debole lamento, muovendo i muscoli delle spalle.
-Sei ferito?-
Elena si avvicinó circospetta.
-Rosalia non mi ha toccato.-
Si alzó la maglietta scoprendosi il bacino posteriore, guardandosi allo specchio.
Si intravedeva un segno rosso.
-Toglila-
Elena aggrottó le sopricciglia, scossa.
Damon si sfiló la maglietta nera.
Elena strabuzzó gli occhi, portandosi una mano sulla bocca.
Sulla parte bassa della schiena del vampiro era comparsa una profonda lesione rossa che spiccava brillante sulla pelle chiara.
La ferita formava evidente una parola.
-Cosa c'è scritto?-
Elena era stralunata, non riusciva a distogliere lo sguardo, sconvolta.
-Predatore-
Era come se, appena pronunciata quella semplice parola, tutto il mondo si fosse fermato.
Emozioni, ricordi, parole del passato sembravano riaffiorare dai meandri della mente, diffondendosi nell'aria come ossigeno.
Elena si poggió al muro con un sospiro tremante proprio quando qualcuno bussó alla porta.
Damon guardó Elena che non accennava a muoversi.
-Apri.-
Elena sbattè le palpebre, è aprì impacciata la porta.
-Bonnie.-
-Ele...Stai bene?-
Bonni era ferma sulla soglia, e cercava di spiare dentro.
Quando vide la schiena di Damon segnata dalla ferita rossa, aggrottó le sopracciglia e guardó spaesata Elena, che chiuse e si allontanó dalla porta.
-Sai come si puó..migliorare?-
-Elena ti devo dire una cosa-
Bonnie parlava velocemente.
Era tesa e sembrava sul punto di rinunciare.
-Bonnie va tutto bene?-
Elena iniziava a preoccuparsi.
In poche occasioni Bonnie sembrava tentennante, come se si spaventasse a parlare.
-Oggi, in montagna..- Sospiró, agitata -Ho avvertito una presenza.-
Elena era sempre più confusa.
-Quale presenza? Di cosa stai parlando?-
Bonnie abbassó la voce.
-Di Stefan. Ho avvertito la presenza di Stefan non lontano da noi.-
-Stefan? Ne sei sicura? Cioè..
-So cosa ho sentito Elena, e sono sicura che Stefan fosse vicino.-
Elena, inizialmente sorpresa, sbuffó nervosa.
-E vuoi vedere che per Damon non sarà una novità?- disse
Bonnie entró nella stanza e con passo deciso si diresse verso il vampiro.
-Brutto graffio. Sembra proprio la firma di Rosalia.-
Damon alzó gli occhi al cielo, irascibile. I muscoli erano contratti e il corpo rifiutava di tornare nella forma rilassata.
-È stata solo tortura mentale.-
-Solo?-
Bonnie rimase a fissarlo, incredula.
-La tortura mentale è la forma di tortura più potente. Associa al dolore fisico quello morale. Fatto nella maniera giusta puó essere terribile, mortale. Dalla strega più potente poi..-
Posó lo sguardo sulla scritta rossa.
-Ascolta, ha usato la mente per procurarti segni visibili e tangibili. Per vedere cosa posso fare devi avere pazienza, devi stringere i denti..-
Damon piegó appena la testa, cercando qualcosa da dire.
-Verbena Damon.-
Il vampiro fece di riflesso un passo indietro.
-Cosa? Perché?-
-Rosalia non provoca mai niente di inguaribile o irrecuperabile, non le conviene con quelli che le interessano. Ma la soluzione si paga a caro prezzo.-
Elena era certa che Damon non avrebbe mai acconsentito a farsi mettere verbena su una ferita aperta.
Bonnie chiuse gli occhi, e mosse un braccio fino a mettere la mano a un centimetro dalla lesione, esattamente al centro.
Lo sguardo, quando aprì gli occhi, era di sgomento e preoccupazione.
-Cosa hai visto?-
Elena scosse delicatamente Bonnie, che si giró lentamente verso di lei.
-Niente-
Fece per andarsene ma arrivata sulla soglia Elena la fermó.
-Bonnie ti conosco. Cosa ti ha turbata?-
Bonnie abbassó lo sguardo, incerta.
-La verbena non basterá- Alzó lo sguardo su Damon, che era poggiato alla porta finestra.
Elena aggrottó le sopracciglia sottili.
-Servirà anche sangue. Il tuo sangue.- 
Bonnie non distoglieva gli occhi da Damon, come se ad un tratto fosse diventato il nemico numero uno, come se ombre scure gli si fossero formati intorno, venature viola a macchiare la chiara superficie della pelle, come se avesse scoperto i denti o gli fossero diventati neri gli occhi.
Ma era solo Damon.
-Il tuo sangue ha proprietà curative, e Rosalia lo ha fatto apposta, ha reso visibile la soluzione, ma Elena..-
La ragazza sapeva che l'amica nascondeva sempre una certa ostilità verso i vampiri.
La maggior parte delle streghe erano intolleranti a queste creature, e Bonnie non faceva eccezione.
E sapeva anche che se le avesse rivelato cosa aveva intenzione di fare non l'avrebbe mai approvato.
-Usa questa.-
Bonnie tiró fuori un grosso stelo di verbena verde brillante.
Elena la prese, silenziosa e inespressiva.
-Elena..-
-Grazie Bonnie-
Bonnie schiuse le labbra, incerta sul da farsi.
-Elena cosa vuoi fare?-
-Vai-
Elena le fece cenno di uscire.
-Elena!-
-Devi fidarti di me.-
Le sussurró di rimando Elena.
Bonnie rimase a fissarla perplessa mentre apriva la porta e esitante usciva.
-Cosa..-
-Sostieniti al muro senza poggiare la parte sfregiata.-
-Scusami?-
Damon aveva un sorriso divertito ad adornargli lebbra ma sembrava veramente confuso.
-Damon devi far passare quell'orribile ferita, ti fa male e non sappiamo cosa potrebbe fare quella pazza di Rosalia se la lasci completamente aperta.-
-Elena non credo che..-
Damon non staccava gli occhi dalla verbena, nella mano di Elena.
-Potrei farti del male.-
Elena, per per tutta risposta, si avvicinó con fare innocente,decisa e irremovibile, 
accarezzandogli la guancia e scendendo sul collo.
Damon la seguì con lo sguardo, incantano.
La ragazza avrebbe voluto sussurrare "fidati di me", e invece le uscì -C'è stato Stefan nel bosco- e in un attimo posó la verbena sulla ferita.
Damon urló, irrigidendo i muscoli di riflesso e inarcando la schiena, cercando in tutti i modi di resistere.

Pov. Damon
Appena la verbena sfioró la ferita mi misi a urlare, senza riuscire a trattenermi. Bevevo la verbena regolarmente e non era la prima volta che la usavo per curare e curarmi, ma non era mai stato così doloroso, così intenso da far perdere il controllo a un vampiro come me.
Sentii la schiena irrigidirsi a tal punto da inarcarla e le gambe sembravano cedere. Gli spasmi nel mio corpo erano lancianti, tutta la mia natura mi stava martellando dentro e fuori, come a punirmi di aver permesso che un'umana mi mettesse a contatto con tanta facilità, a uno dei nemici naturali della mia specie.
Se avessi seguito il mio istinto, l'umana da cui mi stavo facendo torturare, avrebbe avuto, in meno di un secondo, il collo spezzato, i miei denti penetrati violentemente nella sua pelle e l'ultima cosa che avrebbe sentito sarebbero state le mie mani che la bloccavano prima di farle il colpo di grazia.
Ma quella era Elena, e questa volta la mia natura non la potevo proprio seguire.
Non sapevo cosa stavo facendo. Emozioni si mescolavano tra loro e ogni nervo teso mi ricordava che il dolore non tentennava neanche per un momento, e che neanche Elena tentennava a tenermela incollata sulla pelle.

Pov. Elena
L'urlo di Damon mi trapassó come un coltello.
Il sangue mi si geló nelle vene. Non riuscivo a muovere un muscolo, e persino la mente mi si era paralizzata. 
Non sopportavo di vederlo così, mi sentivo come se mi si fosse lacerata l'anima, ma soprattutto il cuore, urlava, strepitava e se avesse potuto avrebbe lasciato questo corpo ingrato che stava facendo del male alla persona che lo faceva battere più delle sue possibilità.
Continuavo a tenere la mano ferma sulla ferita trattenendo il respiro. 
Damon gemeva, mordendosi le labbra e incollandosi al muro per evitare di scattare verso di me e farmi del male.
Ma io stavo facendo del male a lui, si, proprio a lui.
A ogni battito del cuore, accelerato per quello che stavo facendo, pompava un ricordo, una preoccupazione, un dubbio, una tensione, una lontananza, una pressione.
I suoi muscoli si contraevano e la pelle si distendeva, in tensione.
Ero terribilmente confusa e scossa, ma negli occhi a tratti socchiusi di Damon, potevo intravedere un barlume di sofferenza.
Dovevo fare qualcosa, stavo torturando il mio vampiro e dovevo fare qualcosa.
Il mio cuore fece quel qualcosa.
In quel momento la testa non fece niente per fermarlo. La logica si arrese a quello che comandava il cuore.
Scattai avanti, proprio sulle sue labbra.
Damon si fermó all'istante di fare tutto quello che stava facendo.
Tremava internamente, scosso da brividi. Chiuse gli occhi e infiló lentamente una mano nei miei capelli. 
Sentivo mille cose tutte insieme.
Le sue labbra piene e seducenti che si muovevano leggere sulle mie.
Lasciai cadere la verbena.
Appena lo feci si avvicinó ancora di più a me, prendendomi il viso con una mano.
Aprii gli occhi, muovendomi in modo che le sue labbra sempre più bramose scivolassero sul mio collo. 
Sentivo i movimenti impetuosi e il cuore battere all'impazzata, e cercando di rimanere lucida, mi poggiai al muro, abbassando lo sguardo. Damon non sembrava completamente conscio di quello che stava facendo, e tirai fuori un coltello dalla tasca dei jeans.
Lentamente me lo portai vicino alle sue labbra, sul mio collo, attenta a non toccarlo, all'altezza approssimata della carotide.
Avvicinai la lama sulla pelle e appena la percepì, fredda, Damon si staccó di colpo da me, portandosi alla parete opposta, sulla difensiva.
-Non farlo-
Lo guardai fisso negli occhi e mostrai la lama che incideva un piccolo taglio orizzontale. 
Damon serró le labbra, assottigliando lo sguardo.
Sentii due gocce di sangue uscire dal taglio e colare rosso vivo in contrasto con la mia pelle chiara.
Vedevo il desiderio negli occhi di Damon, lo stesso con cui guardava me.
Si mosse leggermente dal muro, combattendo contro la lusinga della più grande tentazione, della più allettante, della più dannata.
Ombre violacee si allungarono dai suoi occhi sulle sue guance, mentre questi ultimi si cerchiavano di nero.
Il ghiaccio del suo sguardo era diventato ancora più affilato.
In meno di un secondo, neanche un battito di ciglia e vidi il viso del vampiro piegato sul mio collo, guardandolo rapito, una mano che mi teneva in una presa ferma dai capelli, esponendomi la gola, e l'altra sulla mia clavicola.
Rabbrividii, ma non come preda.
Cautamente misi una mano tra i suoi capelli scuri, lasciati indomati sulla fronte, brillanti sul marmo della sua pelle, e lo spinsi prudentemente verso la zona tagliata.
Non resistette. Era troppo, anche per lui.
Mi voleva, e non avrebbe fatto l'eroe a lungo.
Non era Stefan, non avrebbe rifiutato il mio sangue.
In un attimo mi trovai avvinghiata a lui, con i suoi denti conficcati nella ferita.
Brució e mi si mozzó il respiro, ma non duró molto, anzi non duró affatto.
Un istante e mi aggrappai a lui, incapace di far altro.
Era una sensazione potente, che si insinuava violenta dentro di me.
Come se il mio sangue, in tutto il corpo, andasse a fuoco.
Mi legava, domava, sottometteva, ma era la sensazione più bella che avessi mai provato.
Percepivo Damon, sentivo esattamente la parte di me che apparteneva a lui, a dispetto di tutti.
Ansimavo in risposta ai suoi denti, che non ritraeva per carpire il mio sangue, ma continuava a tenere aggressivamente conficcati nella mia pelle, aumentandone il piacere.
Le gambe non mi reggevano più. 
Le sentivo cedere.
Mi sorressi ancora più saldamente alla sua schiena, sentendo la pelle liscia e perfetta al tatto.
Sbattevo le palpebre ma vedevo sfocato, mentre il vampiro, appena ansante, respirava irregolarmente.
Tossì di riflesso e Damon si scostó all'istante.
Lo lasciai e mi abbandonai contro il muro.
Damon mi guardava, le labbra rosse.
Le pulì leccandosele, forse inconsapevole che quel gesto mi faceva andare completamente fuori di testa.
Alzai lo sguardo al cielo, esausta.
Si avvicinó sentendo le sue mani sul mio viso che mi invitavano a guardarlo.
Tremava. Non era abituato a fermarsi. Non aveva mai permesso a se stesso di mordere una preda e di lasciarla andare, viva.
Mi accorsi che anche lui era affannato, e respirava contro la mia pelle.
Il suo respiro si insinuó nella mia canottiera, provocandomi un collasso mentale. Mi misi una mano sulla testa e, prima che potessi fare qualsiasi altra cosa, Damon mi aveva presa in braccio e adagiata sul letto.
Si poggió sorreggendosi con le mani accanto alle mie spalle, osservandomi per cogliere segni di cedimento.
Con gli occhi socchiusi lo guardai, rilassandomi sul materasso.
Non avevo mai lasciato che un vampiro si potesse prendere una tale quantità di sangue, ma non mi interessava.
Sbattei le palpebre mettendo a fuoco la stanza.
Le sue labbra dalla linea provocante, le ciglia lunghe, i capelli dai riflessi bluastri, i tratti definiti, come fosse stato modellato da mano umana.
Mi sentivo debole e nello stesso tempo appagata, come se avessi dato la mia forza a qualcuno a cui tenevo più che a me stessa.
La stanza roteava debolmente.
Non mi ero resa conto di quanto sangue avesse preso, ma non mi importava.
Stanca, non capivo se la luce era debole o la vedevo io così scura.
Stentavo a tenere gli occhi aperti.
Ad un tratto sgranai gli occhi, irrigidendo ogni muscolo del mio corpo, respirando quasi impercettibilmente, con le labbra socchiuse.
Una lievissima pressione, vellutata e così piacevole da sembrare irreale, tracciava una linea lenta al centro della mia gola.
Serrai le dita sulle lenzuola, mentre la lingua di Damon mi stuzzicava la pelle.
Adesso vedevo perfettamente la stanza.
Il lampadario di un qualche materiale che rifletteva la luce in tante iridescenze e il soffitto chiaro senza una scalfitura.
Il respiro freddo del vampiro mi provocava brividi che mi scuotevano, impedendomi di sciogliere i muscoli.
Alzai di riflesso una mano, seguendo la linea della colonna vertebrale di Damon.
L'avevo visto così tante volte senza maglietta che andavo quasi in automatico.
Seguii ogni tratto, premendo delicatamente contro la schiena, fino alla collottola.
Damon si fermó, inspirando, come se per la prima volta qualcuno potesse tenere in pugno lui.
Passai dalla schiena alla spalla fino ad alzargli il mento con due dita e portarlo a guardarmi negli occhi.
Ci volle tutta la mia forza di volontà per farlo interrompere.
Mi specchiai nei suoi occhi azzurri, che occupavano tutto il mio mondo.
Era incredibile quante emozioni potevo provare tutte insieme.
Gli accarezzai una guancia.
-Non ti farai mai domare da nessuno, vero?-
Sussurrai, ma sapevo già la risposta, che lui mi confermó quando mi diede un bacio sulla fronte, di pochi attimi ma che mi riverberava ancora intorno quando si allontanó, alzandosi.
Prese la maglia nera e gettó un'occhiata allo specchio.
Della ferita rimanere un'alone di poco più chiaro della sua pelle.
Si poggió alla porta.
-Tu te la cavi da sola ora?- Un sorriso complice si allargó sulle sue labbra -Ti ho svegliato a sufficienza per stasera, eh bambola?-
Aprì la porta e mi fece l'occhiolino, ma prima di richiuderla giurai di intravedere il vampiro rabbrividire.
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Pov. Damon
Chiusi silenziosamente intorno e andai di filato nella mia stanza, senza guardarmi intorno, con passo spedito.
Appena entrai mi chiusi la porta alle spalle e mi poggiai a essa, con lo sguardo perso nel vuoto.
Era un errore.
Era sbagliato, terribilmente sbagliato.
E allora perchè mi sembrava così giusto?
Sospirai. Poggiai il cellulare sul comodino e buttai svogliatamente la maglietta sul letto e portai le mani sulla cinta dei jeans scuri.
La slacciai e abbassai la lampo quando suonó il cellulare.
Guardai stancamente il dispaly.
Numero Nascosto.
Aggrottai le sopracciglia e premetti un pulsante prima di portarmelo all'orecchio.
-Chi è?-
Nessuna risposta, nessun suono.
-Pronto?-
Ero seccato. Stavo già per chiudere e mandare chiunque avesse avuto la sfacciataggine barbara di disturbarlo, quando un bisbiglio concitato riportó l'attenzione sulla realtà.
-Damon-
-Stefan!-
Damon sbattè le palpebre e si portó al centro della stanza.
-Devi fermare Rosalia-
Stefan parlava velocemente e con tono teso.
-Cosa?-
Feci una smorfia sarcastica, ma ero abbastanza preoccupato per la voce di mio fratello.
-Klaus vuole una guerra, e la vuole adesso! Gli Originali sono andati Damon, andati! Non ci sono più con la testa.-
Sbuffai, iniziando a sussurrare anch'io.
-Dì ai tuoi amichetti di stare calmi. Saranno anche i primi vampiri della storia ma questa è più pazza di loro, e mi ci gioco la testa anche più forte..-
-Non gli interessa- Sentii dei rumori di porte che si aprivano e Stefan che parló a voce ancora più bassa.
-Convinci Rosalia-
Alzai un sopracciglio.
-Perchè dovrei farlo?-
Stefan rimase in silenzio per qualche secondo.
-Damon, stiamo parlando di uno scontro tra le creature più potenti del mondo. Saremmo costretti tutti a schierarci e..-
-E so già tu da che parte starai.-
La mio voce diventó cupa, e scese di tono. Non sopportavo che Stefan stesse con quei vampiri fanatici della loro età e dopo tutto quello che avevano fatto.
-Io saró sempre dalla tua parte-
Stefan alzó di poco la voce, come per farsi sentire.
Accennai una risata che avrebbe voluto essere tutt'altro.
-Io ne dubito-
Mi passó davanti tutto il momento che avevo condiviso con Elena appena un attimo fa.
Si, ne dubitavo e parecchio.
-Cosa vogliono?-
Era questa la domanda che balenava nella mente di chiunque avesse capito il pericolo su cui eravamo in bilico.
Stefan sospiró.
-Non lo so. Ma Klaus è sicuro di sè- Stavo per rispondergli che questa non era una novità ma lui si affrettó ad aggiungere -Troppo sicuro.-
Perfetto, Stefan faceva da portavoce ma non si stava dando molto da fare.
-E tu non hai intenzione di fare niente vero?-
Iniziavo veramente a stancarmi.
Mio fratello aveva il potere di farmi incazzare, seriamente.
-Cosa vuoi che faccia?!-
Stefan avrebbe voluto alzare la voce, ed era partito con questo proposito ma abbassó immediatamente tono.
-Ah non lo so- La mia voce trasudava sarcasmo represso -Forse potresti iniziare tornando.-
Marcai l'ultima parola.
Non mi interessava dov'era e cosa stava facendo.
Se ci teneva davvero a Elena avrebbe dovuto essere lì, accanto a lei.
-Io non posso tornare. Sono più utile quì. Tu peró potresti convincere Rosalia.-
Imitó il mio tono di voce.
Sorrisi e sbuffai.
-Non funzionerà- Dissi secco.
-È proprio per questo che solo se sei tu a provarci ci potrebbe essere una possibilità che funzioni.-
Rispose prontamente lui. Mio fratello stava cercando di abbindolarmi?
-Mi ucciderà appena mi presenteró davanti a lei Stefan!-
Mi misi le mani sulle cosce poggiandomi al muro.
-Secondo Klaus lei non vuole ucciderti, a nessuno di voi.-
Mi morsi un labbro.
Aprì di scatto la porta finestra e andai sul balcone.
L'aria fresca mi sbatteva lieve sulla pelle. 
Le stelle brillavano deboli nel cielo scuro.
Inspirai. 
Non so perchè lo feci.
Forse credevo troppo nelle mie capacità.
Forse confidavo in qualche lato accondiscende nascosto in Rosalia, o forse mi stavo facendo trascinare in una trappola da Stefan.
Con tutti questi pensieri che mi tormentavano, feci sgusciare dalle mie labbra queste parole.
-Faró quello che mi hai chiesto.
Ma ti assicuro Stefan te lo giuro- L'incertezza si trasformó in una determinata promessa- Se succede qualcosa ti cerco, ti trovo, e poi non c'è Originale o Mutaforme che tenga.-
Scandii ogni lettera quasi sadicamente e riattaccai, perdendomi con lo sguardo nel paesaggio scuro della foresta di Mystic Fall's.
C'erano troppe domande senza risposta, ed era molto probabile che stavo andando in contro alla morte sicura.
Ma non conoscevo a fondo i piani di Rosalia, e per quanto mi sembrasse assurdo, non potevo saperlo.
Una vibrazione.
Guardai il dispaly per la seconda volta, con molta meno voglia della prima.
Un messaggio.
Contatto Privato.

Rosalia e Klaus sono rivali da sempre.
Entrambi vogliono Elena.
Proteggila, qualunque cosa accada.
Ma non fare mai più quello che hai fatto stasera.
Lei è mia.


Sorrisi alla città dormiente.
Poggiai una mano sulla ringhiera e mi passai l'altra tra i capelli.
Mio fratello doveva immaginarlo che non mi sarei arreso.
Stefan doveva saperlo che ottengo sempre quello che voglio, sempre.
Dei passi leggeri dietro di me e subito dopo una voce carica di tensione.
-Era lui?-
Non mi girai. 
Non volevo incontrare lo sguardo triste di Elena.
-Si- Inspirai. Sapevo già cosa avrebbe detto, ma dovevo farlo -Domani andró da Rosalia.-
Elena mi raggiunse di corsa e si buttó quasi sulla ringhiera per la  preoccupazione di farmi ragionare.
-È una missione suicida!-
Io non feci niente, non mi mossi, non tentai di risponderle.
Sapevo che quello che diceva era vero.
Ma allora io perché volevo farlo comunque? 
Elena posó una mano sul mio braccio, e strinse.
-Ti prego-
Sussurró in un sussurro smorzato.
Sbirciai i suoi occhi, e colsi il luccichio disperato dentro di essi, che mi imploravano.
L'aria stava diventando fredda.
Potevo avvertirlo, ma per me non faceva alcuna differenza.
Ero ancora senza maglia, mentre Elena era avvolta anche da uno scialle.
Entrai dentro casa e presi una maglietta dall'armadio, senza guardare.
Elena rimase fuori, abbassando lo sguardo.
Uscii di nuovo sulla terrazza e mi poggiai alla porta finestra, rimanendole lontano.
Non potevo fare altrimenti, e lei doveva capirlo.
Ma come poteva capire quello che stavo facendo, se neanche io lo comprendevo?
Aveva paura di perdermi, e non voleva permetterlo.
In fondo, io l'avrei permesso?
Sospirai.
Lei alzó lo sguardo su di me per qualche secondo, prima di avvicinarsi.
Distolsi lo sguardo appena fece un passo verso di me.
Non mi ero del tutto ripreso dal sapore del suo sangue.
Dall'estasi che avevo provato, e non solo per l'oro rosso.
Ma adesso non potevo lasciarmi convincere.
Sentii la mano di Elena sulla mia faccia e mi lasciai condurre verso i suoi occhi.
-Damon non..-
Non finì la frase perchè io stavo già scuotendo mesto la testa.
-Allora vengo con te.-
Le presi le mani e le spostai, entrando dentro casa.
-Non se ne parla proprio. Senti Elena, se Stefan non fa niente, io non posso starmene qui a guardare il mondo che si distrugge perchè tutti vogliono comandarlo.-
Elena chiuse la porta finestra e si fermó sulla soglia della stanza.
-Se Stefan ha voglia di giocare sporco non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo, ed ho paura di come potrebbe essere cambiato.-
Guardai Elena, una maschera inespressiva.
-Se c'è una cosa che so di mio fratello, è che lui torna sempre indietro.-
Elena annuì appena e silenziosa uscì dalla camera.




OOOOOOOIIIIIIIIIIIIIIIIIIII 
C'è ancora qualcuno che mi ha aspettato o sono rimasta miseramente sola???
Spero di no, anche perchè non aggiorno da un po', ma la guerra la sto combattendo io, non solo i nostri protagonisti :D
Bè..Sono tornata con un capitolo che piacerà a molti.. ;)
E sarete contenti di sapere (ora si tagliano le vene xD) che ho scritto così tanto, che quando sono andata all'inizio delle pagine per copiare e incollarlo sull'editor di EFP sono rimasta così:  :O
Le cose iniziano a farsi serie, e non solo per i due Originari..Com'è che si dice? ah si! Si diventa bollenti!
MA COSA STO DICENDO STASERA??!
Boh, non mi lanciate i carciofi però se vi dico che non ho ricontrollato per eliminare eventuali errori, e domani sarò a Isola Capo Rizzuto e non potrò controllarvi, ma le visite spero vivamente non manchino... Vi induco e visitare la mia "lontana" FF con il pensiero tanto... Muahahahahahahaah!
Okay vi ho stressato abbastanza, grazie a tutti e come sempre tanti tanti baci :**
Bah, facciamo tanti morsi per questa volta.. ;D






SPOILER
-Io voglio proteggervi, e ovviamente voglio qualcosa in cambio, soprattutto quando ci sono creature dotate come te. Ma non esiteró a liberarmi di chiunque mi intralci la strada.-
La donna sorrise amabilmente, ravvivandosi i capelli castano chiaro.
-Inizia col liberarti di me-
Damon piombó in un attimo sulla Mutaforme con uno scatto felino.
  
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