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Autore: MadHatter96    02/05/2012    2 recensioni
"… sì, quello è un ragazzo! Avrà circa la mia età: è abbastanza alto, dei capelli biondi tagliati a caschetto irregolare gli ricadono sugli occhi color ghiaccio e un crocifisso gli ricade sul petto. Questa visione mi fa provare una sensazione di sollievo, supportata anche dalla tavoletta di cioccolato che sgranocchia: per me il cioccolato è sempre stato un simbolo di allegria..." (MelloxSayu)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello, Sayu Yagami, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destino
 
Capitolo 7
 
“Sì… mi dispiace”
Il suo tono freddo mi impedisce di capire se sta parlando sul serio o ironicamente, il che mi mette in difficoltà non poco.
“Hai bisogno di un dottore…”
“Non è certo questa ferita a spaventarmi!”
Riguardo la cicatrice scura sul suo viso piena di nervature, chissà quanto male gli avrà fatto.
“Però così rischierà di infettarsi…”
Lui si stringe più forte la ferita
“Posso farti una fasciatura io, ho fatto un corso di primo soccorso.”
“Sì, così andrai a spifferare alla polizia dove si trova il mio covo. Pensi che io sia stupido?” Chiede irritato
“No! Appunto per questo penso tu accetterai, sarebbe da stupidi rischiare per una ferita simile, non ti pare?”
Lui sbuffa scocciato: lo prendo come un ok.
Chissà se mio padre sarebbe d’accordo con quello che sto facendo…
“La ferita… quella sul volto, te la sei fatta nell’esplosione che ha ucciso mio padre?”
Lui mi guarda e si lascia sfuggire uno sguardo affranto: “Sì…”
Poi subito si riprende e guarda la strada.
“N-non gli hai sparato tu vero?”
Lui si volta di scatto: “No! No, non ho mai voluto ucciderlo! Te lo assicuro Sayu! Non..”
Si blocca rendendosi conto che le reazioni che sta avendo sono troppo umane per lui, ma comunque continua a fissarmi.
Io rimango inizialmente impressionata, poi provo pena: i suoi occhi diventano una finestra lucente da dove vedo tutto il rimorso che porta dentro di sé per la morte di mio padre, sebbene non sia stato lui.
“Ti credo Mello” Rispondo con un accenno di sorriso e questo basta a tranquillizzarlo.
L’auto inizia a sfrecciare per strade secondarie fino a giungere davanti ad un edificio abbandonato in periferia. Mello scende a fatica dall’auto, io lo seguo: Ma che sto facendo?! Sto andando dietro al mio rapitore come un agnellino! Questo sarebbe il momento buono per fuggire però…
Senza accorgermi mi sono bloccata e gli occhi di Mello mi guardano: hanno lo stesso colore di un cielo d’inverno. Lo stesso cielo sotto il quale io e Light giocavamo a palle di neve quando eravamo piccoli. È davvero un colore meraviglioso.
Lui continua a fissarmi cercando di mostrarsi scocciato, io ricomincio ad avanzare.
Se scappassi me ne pentirei.
Entriamo nell’edificio e sebbene non è così caldo provo sollievo nel ripararmi dalla fredda aria serale. Davanti a me appare una scala non così mal ridotta dove Mello inizia a salire: appoggia tutto il suo peso al corrimano… se non fossi convinta che a lui dà fastidio lo aiuterei volentieri…
Finalmente giungiamo davanti ad una porta rossastra che un tempo doveva essere marrone.
Mello la apre ed entra; io esito un attimo sulla soglia ma poi mi decido a varcarla: al suo interno l’appartamento è squallido; con pochi mobili e accessori, inoltre mal ridotti.
Mello è seduto su un divano pieno di rattoppi: ha la mano completamente insanguinata, e anche il braccio che stringe intorno al ventre inizia a prendere un colore scarlatto.
Il pensiero di essere da sola con lui mi agita ma non posso perdere tempo.
“Hai il disinfettante?”
“Guarda nell’armadio in fondo.” Dice gelido cercando di raddrizzarsi.
Io volto lo sguardo verso il luogo indicato e noto un armadietto grigio arrugginito che potrebbe benissimo essere scambiato per una cassaforte; al suo interno non solo trovo il disinfettante ma anche le garze.
Non pensavo fosse così fornito, ma in fondo con la vita che fa…
Mi giro per tornare dal ragazzo ma rimango bloccata.
Lo vedo lì, seduto sul divano, a torso nudo…
Le mie guance si coprono di uno strano calore… non dirmi che sto arrossendo!
È ovvio che deve mettersi a petto nudo, altrimenti come la faccio la fasciatura???
Cercando di ignorare l’interesse che inizio a provare per il mio rapitore mi avvicino e mi chino accanto a lui.
Inizio a disinfettare la ferita cercando di non incontrare il suo sguardo
“Brucia?” Chiedo titubante
Lui non risponde.
Finisco di avvolgergli il ventre nella garza e quando la sto chiudendo il mio occhio cade sulla cicatrice che gli percorre la parte sinistra del viso fino al petto… vista per intero  fa ancora più impressione…
“Che hai da fissare?!” Grida irritato
Io sussulto per lo spavento… ma perché deve urlarmi contro per ogni cosa ?!
“Ma se non ho fatto nulla!” Esclamo mostrandomi più irritata che turbata… sebbene è più l’incontrario.
Lui abbassa lo sguardo: “Non è bello guardarsi allo specchio e trovarsi con il volto a metà. È come se non fossi più io…”
Quasi sussurra. Il mio cuore per un momento si dimentica di battere e la mia mano scivola involontariamente sulla ferita.
Lui mi guarda sorpreso, io gli accarezzo le nervature sporgenti… e poi mi rendo conto del gesto forse avventato e fuori luogo.
Abbasso lo sguardo e rimango immobile per una attimo sentendo lo sguardo di lui su di me, poi mi alzo per riporre al loro posto gli oggetti utilizzati per la medicazione.
“Stupida.”  Mi dice lui da dietro.
Mi volto leggermente aspettando una sua spiegazione, ma lui non continua.
“Perché?” Chiedo titubante
“Tsk! Sei stupida a prenderti cura così di me. Faresti meglio a scappare. Ogni persona con un po’ di buon senso lo avrebbe fatto.” Dice con tono di scherno.
“Ho pensato di farlo…” Rispondo piano.
Lui Distoglie lo sguardo da me e fissa un punto davanti a se
“… però so che me ne sarei pentita.” Completo. Poi riposiziono le garze nell’armadietto e lo chiudo.
Sopra il mobiletto noto una pila di barrette di cioccolato: ne prendo una.
“Perché te ne saresti pentita? Mica mi uccidevi.” Ghigna lui cercando di mostrarsi divertito dalla mia stupidaggine.
“No. Ma sono convinta che non ti meriti un trattamento del genere… in fondo.”
Mi avvicino a lui e gli porgo la tavoletta
“Perché tu in fondo sei buono vero?”
Lui mi sfila il cioccolato dalle mani e dopo averlo liberato dalla carta stagnola ne stacca un pezzo pronunciando un “Illusa” Seccato.
Ma a quella provocazione a me viene solo da sorridere, perché ormai sono sicura che in realtà il suo cuore è dolce… proprio come il cioccolato.
 
Continua...


Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto parecchi problemi ultimamente.
Grazie a tutti.


  
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