C’è calma, molta, forse anche troppa.
Nell’aria c’è l’odore umido della tempesta imminente.
La paura e la tensione sono palpabili.
Segui una folla si tuoi coetanei attraverso quei corridoi di pietra prima tanto familiari e che adesso ti sembrano estranei.
Ti siedi in Sala Grande, confuso.
Le idee si susseguono troppo velocemente in testa per poterle seguire.
Cerchi con gli occhi i tuoi amici, ma non li trovi.
Poi, improvvisamente, il più caro tra loro ti si siede accanto.
Vi stringete e torturate le mani a vicenda cosicché le parole non siano necessarie per esprimere il vostro stato d’animo.
Basta uno sguardo.
La Professoressa McGranitt da istruzioni su come evacuare la scuola.
Tu non ascolti se non con un decimo del cervello.
Sei maggiorenne: una dura scelta ti si impone davanti.
Sei preso dal panico, te ne vorresti andare, ma qualcosa ti stringe lo stomaco.
Ansia, preoccupazione, curiosità?
O magari è piuttosto la consapevolezza che ti riterrai colpevole di ognuno di coloro che cadranno durante lo scontro.
Hai paura, ti senti debole, non c’è niente di nobile in questo.
È certo che se resti dovrai combattere e non sei proprio sicuro di essere così versato nelle arti magiche.
Sei in bilico e non riesci a prendere una decisione, ma quel momento di esitazione ha già scelto per te.
Ormai hai perso l’occasione e resti, in parte sei sollevato perché non è toccato a te scegliere, in parte ti viene la nausea dal terrore di lasciare per sempre questa vita.
La voce dell’Oscuro Signore ti ha messo ancor più agitazione in corpo e senti il bisogno di sederti, ma chi combatte procede nei preparativi a testa alta e non sarai certo tu il primo a cadere.
Quando l’ultimo, epico capitolo della guerra ha inizio non sei più in te, reagisci come un automa, le urla ti giungono lontane, fiamme ed esplosioni sono sfocate, l’adrenalina ti circola nelle vene infondendoti calore.
Tutto è dolore.
Ma quando la prima fase dalla battaglia finisce ti accorgi che molti di quelli che fino ad una attimo prima combattevano accanto a te ora fissano inerti la volta della Sala Grande.
Il tuo amico ti è ancora vicino, ma adesso quasi ti disturba la sua presenza.
Ti senti vuoto e freddo, svuotato di ogni speranza.
Perderete la guerra, ne sei certo.
Queste convinzioni si rafforzano quando vedi il cadavere del tuo idolo ciondolare dalle braccia di Hagrid.
Tutto è finito, non serve lottare, ti puoi lasciare andare alla stanchezza e consegnarti alla Morte.
Ma poi parole miracolose ti restituiscono la forza necessaria a reagire, riaccendono il Fuoco Sacro che ti arde dentro.
Di nuovo il tuo corpo sembra muoversi da solo.
Lo lasci fare, sembra sapere il fatto suo.
Ma guarda!
Harry sta combattendo con il suo acerrimo nemico!
Ma che cose strane che dice!
Alla fine Lord Voldemort, il più grande mago oscuro mai esistito, cade e la gioia trionfa.
Ma è una gioia amara, stanca ed affaticata.
Niente più di un sorriso illumina i volti circostanti.
Adesso si che ci vorrebbe il tuo amico con cui condividere la felicità effimera.
Ma dove si sarà mai cacciato?
Poi lo vedi, a pochi metri di distanza, anche lui perso nella contemplazione della volta celeste.
Di nuovo tutto è dolore.

Ho scritto questa One-Shot in occasione del 14esimo anniversario della battaglia di Hogwarts, godetevelo.

Vostra Ginny di Sectumsempra