Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Amber_ G_ Keldridge    02/05/2012    5 recensioni
Cosa succederebbe se al dio degli inganni venisse data la possibilità di redimersi? E se lui accettasse, seppur con reticenze? Se incontrasse , per uno scherzo del destino, una persona capace di cambiargli la vita? E se quella persona, in qualche modo, avesse a che fare con lui più di quanto egli immagini?
E se tutto diventasse ancora più complicato a causa della minaccia di un nemico?
Il primo ad esser scettico è lo stesso Loki, che dovrà far fronte alle conseguenze dei propri piani di dominio su Midgard, facendo così ammenda dei danni verso la Terra.
Ovviamente, quando viene bandito da Asgard in attesa della decisiva sentenza di Odino, non si aspetta di incrociare una giovane vedova e madre dall'oscuro e triste passato, né di accorgersi che forse non è stato tutto soltanto frutto del semplice caso.
Questa storia è ambientata subito dopo gli eventi in "The Avengers" e non segue la trama di "Thor: The Dark World" etc.
Eventuale OOC: Loki
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thanos, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                         






Un pallone di cuoio leggero colpì l'esile schiena di Loki.
Se ne stava sotto l'ombra di un albero a leggere uno dei suoi libri preferiti sulla magia donatigli dalla madre, ed era così immerso nella lettura da non sentire cosa gli altri ragazzini gli stessero dicendo, anche se urlavano.
Un'ombra di sagoma umana calò sul gracile bambino dai lunghi capelli neri e la pelle diafana.
Loki si decise ad alzare lo sguardo e quando lo fece
vide un ragazzo un po' più grande di lui torreggiargli addosso. Gli stava dicendo sgarbatamente e in tono canzonatorio: “Scusa, strambo, potresti ridarmi il pallone, magari senza toccarlo più di tanto?”
Il timido ragazzino, dopo aver guardato per qualche secondo il coetaneo
i propri grandi occhi (fra il verde e l'azzurro in maniera interrogativa), si guardò attorno e quando vide il pallone lo restituì con mani tremanti al proprietario. Questi, il quale aveva un seguito di tre o quattro elementi, glielo strappò dalle mani e disse: “Ti ci è voluto per capire, eh? Non capisci la lingua forse? O hai bisogno del tuo fratellone per parlare, perché sennò non hai la bocca per farlo?”
Seguirono risate prepotenti, meschine e canzonatorie al tempo stesso.
Quelle parole ferirono Loki, come sempre del resto.
Sentì
gli occhi bruciare per l'impulso di piangere e la vista si stava sfocando. Dovette sbattere le palpebre per riuscire a vederci di nuovo con chiarezza, e calde lacrime scesero lungo le sue morbide guance d'infante.
I ragazzini, incoraggiati dalla sua reazione, continuarono a infierire: “Oh, poverino! Piangi! Perch
é non vai dalla mammina, a rifugiarti dietro le sue gonnelle? Oh, si! Dimenticavamo che tu non hai una vera madre! Sei un orfano allevato in casa reale! Strambo, orfano e anche straniero! Dovresti tornartene da dove sei venuto, non c'è posto per quelli come te qui! Asgard è fatta solo per chi ne fa davvero parte!” ringhiò con odio e disprezzo il ragazzo. Lo spintonò, facendolo sbattere con la testa contro il tronco dell'albero. Risero tutti di nuovo.

A un tratto,
però, la voce di una bambina, aggressiva e tenace, risuonò da poco più in là.
“Ma non vi vergognate
di prendervela con quelli più piccoli? E in più di casa reale?”
Uno dei bulletti le sbraitò contro:“Ah, sta' zitta! Lo sai che non è veramente figlio di Odino, sei anche amica di Thor!”
La bambina, che Loki ricordò chiamarsi Sif, disse, con il bel faccino contratto dalla rabbia: “Che cosa stai insinuando!? Come ti permetti di parlare a quel modo del tuo principe!?
Lui è figlio di Odino quanto lo è Thor! Non osare più mettere in dubbio la sua discendenza!
Il ragazzo ribatté, schernendo con lo sguardo Loki che restava a piangere lì silenziosamente e a testa bassa, ormai aveva imparato a non ribellarsi: “Ma quale principe? Io vedo solo una mezza calzetta che piange come una mocciosa, e di certo nemmeno un futuro guerriero, non sa neanche usare una spada!”
Sif, ora davvero arrabbiata, sbottò: “Lui non è una mezza calzetta, chiaro?! Vale molto più di te! E poi, non saprà usare un'arma, ma conosce molti incantesimi potenti, potrebbe anche farvi sparire tutti se volesse!”
Il ragazzo che per primo aveva preso in giro Loki,
rimbeccò canzonatorio: “E allora perché se ne sta lì a piangere come una femminuccia?” e detto questo, lo strattonò per i morbidi capelli neri, costringendolo ad alzarsi. Il bambino emise un grido sommesso di dolore ed esclamò quasi a mo' di supplica : “Lasciami in pace!” e Sif gli fece eco per poi lanciarsi contro quel piccolo lestofante, ma quello le diede uno spintone facendola cadere a terra e sporcare di terriccio e foglie.
Proprio i
n quel momento arrivò Thor, il fratello maggiore di Loki.
Cosa sta succedendo qui?” tuonò il ragazzo. Tutti si fermarono e lo guardarono. Appena il principino biondo (il quale aveva qualche anno di differenza con il fratellino) vide Loki in mano a uno dei ragazzi, si incupì e sibilò minacciosamente:”Lascialo subito. Altrimenti te ne farò pentire.”.

Immediatamente il ragazzino lasciò i capelli del povero Loki, che cadde rovinosamente a terra, mentre si massaggiava con una mano la testa. Thor si rivolse
a lui e Sif: “State bene?”
Annuirono. Il biondo fece scorrere ancora lo sguardo sul branco di bulletti.
Mosse due passi verso di loro, che indietreggiarono impauriti.
Il forte e massiccio piccolo principe prese per il colletto della veste quello che aveva osato mettere le mani addosso al fratellino e, con un gesto fulmineo e deciso, gli diede un pugno in pieno viso, terrorizzando ancora di più gli altri del gruppetto.“Che vi serva da lezione! Guai a voi se oserete toccare di nuovo mio fratello o uno dei miei amici, chiaro?!” e quelli, dopo aver annuito, se la diedero a gambe, per ultimo quello che si era beccato il pugno.
Thor si voltò verso Loki e, dopo averlo aiutato ad alzarsi, lo abbracciò con affetto. Loki ricambiò l'abbraccio e il biondo disse in un sussurro, il fiato caldo che soffiava appena fra i capelli corvini del fratello minore: “Quante volte ti ho detto di non lasciarti sopraffare da nessuno? Ti ho anche insegnato i modi per respingerli! Lo sai che io non posso esserci sempre, e stavolta sei stato fortunato, dato che sia io che Sif eravamo nei paraggi. Ma non puoi continuare così, Loki! Devi reagire! Sei un principe, mio fratello, figlio di Odino! Devi farlo!”
A quel punto Loki si scostò dall'abbraccio bruscamente, quasi spintonando via il fratello, e preso il suo libro, se ne andò
di corsa senza una parola.
Sif e Thor si guardarono, poi lui le chiese con tono e viso confusi : “Ma che ho detto di male?”
Sif gli raccontò tutto quello che era successo da quando era intervenuta. Alla fine, Thor era furente: “Ma come osano insultare così mio fratello? Io li-” ma venne ripescato dai suoi
cupi e furenti pensieri di vendetta dalla ragazzina che lo riprese con una certa severità: “Non servirà a nulla fargliela pagare a quelli là! Devi parlare con lui e dirgli che ciò che gli hanno detto sono bugie! E lo sono!”
Thor, dopo essersi passato una mano ancora delicata tra i capelli color del sole, disse: “Va bene ci parlo ora! Se riesco a trovarlo!” e andò a cercare il fratello, cacciatosi chissà dove.

Cercò dappertutto, nelle sue stanze, in quella del trono.
Niente.
Poi gli venne in mente un posto nel quale aveva notato
Loki rifugiarsi sempre quando voleva stare da solo a rimuginare sui suoi pensieri: la capanna vicino alle scuderie.
Non perse altro tempo, anche perch
é il sole stava tramontando e i loro genitori, non vedendoli in giro, si sarebbero allarmati non poco.
Corse lungo i corridoi della reggia, senza mai stancarsi,
passando accanto a colonne colossali e splendenti.
Giunse alla porta della capanna, in legno scuro e un po' consumato, e l'aprì delicatamente.
Lo trovò lì, immerso nei suoi pensieri.
Non lo sentì arrivare, e Thor ne approfittò per osservarlo: i capelli erano scomposti, la schiena incurvata in avanti e le braccia e la testa posati sulla superficie di un tavolo di legno, dove si era seduto. Thor cercò con lo sguardo il libro che il fratello aveva con sé prima, e lo trovò.
Sembrava fosse stato
scagliato lontano con forza, e infatti aveva rotto alcuni oggetti, stando ai pezzi di vetro e cocci sparsi per il pavimento.
Si decise a parlare.
“Loki.” sussurrò.
Il bambino, preso alla sprovvista, rizzò le spalle e girò la testa nella sua direzione. Sul viso era impressa un'espressione di
sofferenza indescrivibile. Gli occhi -di solito imperscrutabili- erano arrossati e gonfi. Doveva aver pianto fino a poco fa. 
Povero fratellino, è così fragile. Pensò Thor.
Si avvicinò
e gli posò una mano sulla spalla. L'altro non sembrò reagire a quel contatto, pareva tormentato da mille e più pensieri, ed era ancora tanto giovane. Tuttavia fu proprio Loki, dopo alcuni secondi di incessante e profondo silenzio, a rompere il ghiaccio: “E' vero che non sono tuo fratello?” chiese con voce tremante.
A Thor la domanda fece male come una pugnalata. 

Se metto le mani addosso a quelli, giuro che rimpiangeranno di essere nati!

Rispose nella maniera più affettuosa che la sua natura indelicata e materialmente pratica era in grado di concedergli: “Certo che no! Sei mio fratello, chiaro?”
Il minore non parve convinto affatto e continuò: “Allora perchè non sono forte, bello e coraggioso come te o…” non riuscì a terminare la frase. Se lui non era figlio di Odino, allora chi era davvero?
Thor rispose: “Loki, non siamo tutti uguali! Io ho avuto il dono della forza, è vero, ma tu sei intelligentissimo e scaltro, sai fare incantesimi ch
'io mi sognerei la notte! Questo ti sembra poco? E' tantissimo! Sei perfetto esattamente come sei, non vorrei mai un fratello diverso da quello che ho di fronte!”
Loki, che sembrava essere di nuovo sul punto di piangere per la frustrazione, si asciugò con velata rabbia una lacrima ritardataria lungo la pallida guancia.
Decise di vuotare il sacco definitivamente: “Allora rispondi a questo: perché la mia pelle è perennemente fredda , oppure, ancora, non avverto il gelo dell'inverno? Che cosa ho di diverso da te, o chiunque altro qui? Che cosa sono veramente? Chi sono davvero?
Perché quello lì mi ha definito straniero?
“Sei mio fratello…” tentò
di nuovo il maggiore non riuscendo proprio a capire il motivo di quell'improvvisa crisi esistenziale del minore. Cosa mai sarebbe potuto essere se non Loki, principe di Asgard?
“E cosa più di questo?” incalzò ancora il moro, senza guardarlo. I pugni erano serrati, le labbra ora contratte in una posa irritata, gli occhi in tempesta.
A tale domanda Thor non seppe proprio cosa rispondere, ma l'espressione dipinta sul volto disperato del fratello reclamava una risposta capace d'estinguere ogni dubbio nella sua giovane mente tormentata. Perciò tentò di far capire al fratello che ciò che quei prepotenti gli avevano detto era frutto di lingue velenose. Così, rispose: “Loki, io e te sappiamo che sei mio fratello. Io ti voglio bene e i nostri genitori ti amano. Non so rispondere a tutte queste domande che mi fai. So solo che quello che oggi ti hanno detto è una menzogna: non sei uno straniero, non sei un orfano e sei un cittadino di Asgard, anzi il principe e non devi più permettere a nessuno di dirti che non è vero! Hai capito?” lo prese delicatamente per le spalle, le quali tremavano, come se il corpo fosse in preda a una febbre che ne scuoteva ogni fibra vitale.
Loki annuì, abbracciando il fratello come
temendo potesse scomparire da un momento all'altro.
Voleva dimenticarsi di tutto quello che quel giorno era successo, voleva dimenticarsi di ogni domanda che gli affollava la mente. Dimenticarsene e tornare a quello che era fino al giorno prima: un principino con una famiglia e ogni cosa che
avrebbe mai potuto desiderare.
Sapeva che un giorno quelle domande sarebbero riaffiorate prepotentemente, proprio come un fiume in piena, o che da troppo tempo è stato segregato in una diga, e, appena libero da essa, travolge ogni cosa…
ma nulla importava quando era fra le braccia del suo amato fratello, l'unico che forse riusciva a capirlo meglio di tutti, per quanto a volte si comportasse come un animale e fosse dotato della stessa delicatezza di un Pentapalmo. Ma era proprio questo a tener vivo nel suo cuore l'amore incondizionato che provava nei suoi confronti. Era il suo Thor, il suo fratellone protettivo ed impulsivo, e gli piaceva così com'era.

Erano abbracciati da qualche minuto, quando Thor, per alleviare la tensione, decise di giocare d'umorismo: “Ehi,”disse con un sorriso sghembo e beffardo, “una delle cose più strane e forti che io abbia mai visto fino ad oggi è stata vedere Sif prender le tue difese! Specie quando a malapena vi sopportate l'un l'altra!” rise di gusto. Lo stesso fece Loki, deciso più che mai a dimenticarsi di quella storia.
In verità lui non aveva mai capito perch
é Sif ce l'avesse con lui, e il fatto che oggi lo avesse difeso a spada tratta lo confondeva ancora di più.
Un giorno o l'altro lo avrebbe scoperto.

Rispose, mettendo su il sorriso più raggiante e divertito di cui disponeava: “Sì, ora che ci penso è davvero strano! Chissà cosa hanno in testa le femmine! Comunque, credo che dovremmo tornare alla reggia, si sta facendo buio e… be' lo sai, Madre si arrabbierà.”
“Sì, hai ragione! Andiamo allora! E comunque, basta con queste domande, chiaro fratellino?” aggiunse Thor.
Il moro annuì ed entrambi tornarono a casa, tenendosi per mano e giocandosi a vicenda ogni tanto scherzi, ridacchiando come scemi.


Loki ricordava bene quel giorno, come se fosse accaduto ieri, e non poté fare a meno di pensare a quanto era stato stupido a credere a ciò che Thor gli aveva detto…
'Tu sei mio fratello' aveva sproloquiato il dio del tuono, o forse l'epiteto giusto era Il dio dei Babbei.
“Sì, come no! Fratello un beneamato corno!” sussurrò fra i denti, un sibilo ferino a dir poco.
In quel momento, niente gli sembrò più falso di quelle poche parole. A parte tutti i salamelecchi sul fatto che la famiglia non fosse un fatto di sangue soltanto, ma anche di cuore, e bla bla, lui era stato preso in giro per tutti quegli anni, da tutti quelli che credeva di amare di più.
Avevano ragione quei ragazzini: Odino non era suo padre, Frigga non era sua madre, Thor non era suo fratello, e lui, Loki, non era il principe di Asgard. Anzi, non era nient'altro che un misero fallito, date le attuali pessime circostanze a dir poco vergognose.
Perché? Si trovava in una angusta cella, la peggiore fra tutte, in attesa del giudizio che sarebbe dovuto arrivare nel giro di un mese, quando Odino avrebbe deciso cosa farne di un traditore come lui, ovvio che quella fosse una situazione vergognosa, perdinci!
Ma, in fondo, quello era ciò che lui doveva essere, no? Il traditore. Il padre degli inganni, dei tradimenti, e del male, nulla avrebbe potuto cambiare le cose. Si augurava di essere condannato a morte, non gli interessava riflettere su quello che aveva fatto. Lo sapeva già perché aveva scelto quella strada e non intendeva di certo tornare sul discorso. Non gli andava proprio di invecchiare lì dentro! E poi di cosa doveva pentirsi? Di aver voluto tentare di dare un senso alla sua triste e noiosa vita? Era una colpa inseguire il proprio destino? 
Già, ma il destino può cambiare, come tutto. Disse una scocciante vocina nella sua mente.
“Ah! Fandonie, quisquilie e roba da saltimbanchi!” sussurrò adirato per aver pensato qualcosa di così assurdo.
La cosa più brutta della prigionia era il fatto che però potesse ricevere visite.
Così avrebbe dovuto sopportare Thor, o chi altri per lui, che gli sciorinava una smielata quanto fastidiosa paternale al sapore di 'Perché lo hai fatto?' oppure peggio ancora 'Sei ancora in tempo per cambiare te stesso' e altre assurdità che ci si sarebbero potute aspettare da un energumeno che, nonostante tutto, provava ancora affetto per lui. Che razza d'altisonante imbecille…
Non gli è sicuramente bastata la pugnalata che gli ho sferrato nell'ultima battagliapoco ma sicuro. Se solo potessi uscire da qui gliela farei vedere io la volontà di cambiare. Cambiare tipologia di pugnale, però. Accidenti a me.
Decise di dormirci su, tanto non aveva nulla di meglio da fare, oltre a sciocche elucubrazioni che non portavano a niente d'utile.

 



 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Amber_ G_ Keldridge