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Autore: mathius92    02/05/2012    1 recensioni
Ho provato a fare qualcosa che non avevo ancora tentato, infatti non ho la minima idea di come possa apparire il risultato finale ad un altro lettore più imparziale di me stesso (a me piace molto XD). L’idea è quella di scrivere una breve prosa poetica, spero che vi piaccia.
Questa One-shot partecipa all' [Original Concorso 14] La Luce e... l'Incosciente indetto da Mitsutsuki su Original Concorsi di Eylis.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stelle di città.
 
Sotto i lampioni non posso vedere le stelle. Un magnifico cielo oceano come quello di questa notte illuminato artificialmente, che spreco. E che rabbia. Ophelia ed io camminiamo da un’ora, ormai. Le ho promesso che le stelle italiane sono le più belle, e per mostrargliele avevo progettato di portarla nelle colline, al riparo da insegne e neon e fari e da quei maledetti lampioni. Un buffo scherzo del fato ha voluto che dimenticassi le luci della macchina accese. Appiedati non ci è permesso raggiungere i paesini, bui e favoriti dalle stelle. Per rimediare la conduco verso un caffè ai giardini, in una delle zone meno inquinate dall’elettricità di tutta la città. Per arrivarci si passa dal centro. Strade illuminate, biciclette con led e vetrine e insegne e neon... tutto pervaso dalla corrente. Alcuni bambini portano ai piedi scarpe che si illuminano ad ogni passo. Dai, è uno scherzo! Perfino una vecchia ha in testa una coroncina che a sprazzi sbarluccica e scintilla, perché mai la indossa! E  intanto Ophelia non può ammirare le stelle. Affretto il passo, ma lei mi trattiene. Ha i tacchi, non può mica correre. Le stelle sono rimaste lì miliardi di anni, aspetteranno altri cinque minuti, mi dice. Ma le stelle si spengono e muoiono, Ophelia. E tu te ne accorgi? No, ma so che non sono più loro. Allora fingiamo che lo siano, non si offenderanno non credi? Stupida vecchia. Al diavolo lei e i lampioni, e anche Ohm ed Edison. Siamo giunti ai giardini e indovinate? Il cielo si annuvola, un lampo e poi un tuono. Ophelia, che porti scalogna mi pare chiaro. Il temporale ci investe e ci inzuppa prima che riusciamo a riparare nel caffè. Vai in bagno ad aggiustarti il trucco, io bevo un whiskey. Osservo il bicchiere, questo è il secondo per la verità, e penso che ti ho delusa. Piccole rotazioni del polso e il liquido ambrato ondeggia, vedo oltre il vetro la pioggia che cade e batte sull’erba e sui rami e sulle foglie. Lo sguardo si leva ancora e vedo i tralicci inzuppati. Li seguo e arrivo ad una casa, dietro le tende di una finestra una giovane coppia ammira il diluvio. Un piano più in alto un’ombra si muove a ritmo, probabilmente cullata dalla radio. Tutto è pervaso dalla corrente. Un fulmine si scarica poco lontano, e la mia Ophelia non può vedere le stelle! Intanto ti sei seduta al mio fianco, ordini un martini e mi chiedi cosa penso di fare con questo tempaccio. Voglio mostrarti la bellezza di un cielo stellato italiano. Ma è nuvolo e piove e ci sono i lampioni e non si vede un granché, obietti. Aspettiamo che spiova allora, intanto asciughiamoci un poco. Parliamo di noi, dei nostri lavori, dei nostri studi passati -è strano come una conversazione vada sempre a finire su quei temi che prima di un appuntamento ci promettiamo di evitare- fortuna che non è questo il nostro primo incontro, chissà quanto ti ho tediata. Ma non posso fare a meno di pensare, e adirarmi facendolo, allo spreco di illuminare le strade quando le stelle e la luna ne sono ben capaci… sta smettendo di piovere o sbaglio? E lì non si è già schiarito? Vieni Ophelia, manterrò la promessa. Lascio sul bancone dei soldi, ti prendo per mano e mi avvio all’uscita. Ma non ha ancora smesso. Sono due gocce e sei già tutta bagnata, che importa se non ha smesso del tutto. Là intravedo le stelle! Vieni di qua, stammi vicino. Qui è tutto fango e pozzanghere, ma dove andiamo? Non ti rispondo né ti lascio la mano. Superiamo le altalene, una fontanella e oltre quell’albero sono sicuro che il cielo sia limpido, il panorama sicuro. E lo sarebbe se non ci fosse ancora una volta uno stramaledetto lampione. Non è possibile, basta. E allora, le stelle? Mi chiedi, adesso sì, un po’ scontrosa. Aspetta un attimo, ho da fare una cosa… ma che vuoi fare, fermati! È tardi, ormai sono stufo; ho deciso di arrampicarmi e spegnere il lampione con la forza e illuminare il cielo. E che nessuno provi a fermarmi. Né tu Ophelia, né Ohm o Edison. Sono in cima al palo, e lancio contro il vetro e la luce artificiale un sasso. Ma ha piovuto e scivolo e cado, però penso che tu avrai finalmente visto le stelle di un cielo italiano e sorrido.
Quanto tempo ho dormito? Due giorni, mio caro; che spavento che ho preso. Ma le stelle le hai viste? Io no, sono corsa a cercare soccorso, ma tu ne devi aver viste parecchie con quel botto. Sorridi Ophelia, e io mi sento già meglio.
 
Mathius92
  
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