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Autore: elyforgotten    02/05/2012    13 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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8 CAPITOLO

 

L’amore è un bellissimo fiore, ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull’orlo di un precipizio.

 

22 ANNI PRIMA

Correre spensierata e libera in mezzo ad un enorme prato fiorito era la sensazione più confortevole che avesse mai provato. La piccola Briony si lasciò cadere in mezzo a quell’oceano di fiori appena sbocciati, e la sua risata cristallina si espanse in tutto il terreno mentre dei piccoli petali di margherita si erano infilati tra i suoi capelli castani.

Con un risolino divertito, Briony si mise sulle ginocchia e raccolse dei piccoli fiori, annusando il loro odore e guardandoli allo sfinimento senza mai annoiarsi.

Poi guardò dritto davanti a sé, e i suoi piccoli e teneri occhi verdi scorsero il mare in lontananza.

Il suo più grande desiderio era di arrivare alla fine di quel vasto paesaggio blu e magari trovarvi un arcobaleno se fosse stata fortunata. Quanto era infinito il mondo? L’avrebbe visto tutto un giorno?

Con l’ennesima risata da bambina, Briony si immerse in mezzo ai fiori e prese una piccola margherita tra le mani cominciando a toglierne i petali. Non utilizzava la classica frase dei film “M’ama o non m’ama?” perché non sapeva cosa significasse.

Che cosa voleva dire amare?

Una volta aveva provato a chiederglielo al suo papà e lui le aveva risposto che è il sentimento più forte del mondo, l’unico che dà una ragione alla nostra esistenza. Briony non poteva comprenderlo perché era troppo piccola e Bill aveva cercato di spiegarle che un tipo di amore era, per esempio, quello che lei sentiva per i genitori.

La piccola aveva annuito stando sulle sue ginocchia, anche se poco convinta.

Ma poi Bill si era incupito, dicendo che c’era un altro tipo d’amore, oltre a quello familiare… era l’amore vero verso una persona, che per la quale ti saresti buttata nel fuoco senza neanche pensarci un attimo, e che saresti stata pronta a sacrificare tutto per la sua felicità.

“Vedi, tesoro. Per la persona che amiamo siamo pronti a donare il proprio cuore nelle sue mani affinché lo custodisca.” sussurrò Bill mestamente guardando un punto indefinito davanti a sé.

La piccola Briony lo aveva guardato con la bocca spalancata e poi scosso ripetutamente la testa. “Non mi sembra una cosa tanto bella. Io non voglio dare il mio cuore a nessuno… e poi senza quello, dopo come faccio io a vivere?” domandò Briony con la sua innocenza da bambina.

Le sembrava un ragionamento troppo tortuoso, e non le sarebbe piaciuto sperimentare l’amore a quei livelli. Non sapeva perché ma in quel momento ne ebbe timore.

Si strinse di più al petto dell’uomo, che rise dolcemente.

“Un giorno capirai, Briony. Capirai.”

La piccola si riscosse dai suoi pensieri, avvertendo un leggero tremolio in tutto il corpo quando si girò dall’altra parte. Vide sua madre a qualche metro di fronte a lei, e subito Briony sfoderò un sorriso angelico e puro.

“Mamma!” Gridò divertita, spalanco le braccia come per invitarla a prenderla in braccio. All’improvviso un piccola farfalla le svolazzò in mezzo ai capelli e Briony ne fu talmente affascinata che la inseguì, allungando il braccino per accarezzarle le ali.

Ma inciampò nei propri piedi e cadde a faccia su alcuni fiori. Sebbene avesse già 5 anni, Briony aveva spesso la tendenza a cadere per terra come se non riuscisse a tenersi in piedi; aveva sempre bisogno di qualcuno che la sosteneva, che le incutesse forza.

La piccola si rialzò sulle ginocchia, sistemandosi il fiocco che le raccoglieva elegantemente alcuni ciuffi dei capelli, quando si accorse di essersi sbucciata un ginocchio.

Le vennero i lacrimoni agli occhi per il bruciore improvviso e alzò gli occhi sulla donna di fronte a lei, tendendole una mano come per chiederle aiuto.

“Mamma...” sussurrò singhiozzando.

La madre rimase immobile a guardarla priva di emozioni: aveva i capelli e gli occhi scuri, la pelle abbronzata, ed era abbastanza alta.

Se lo sguardo rimase serio e impassibile alle richieste della figlia, un secondo dopo però abbassò il viso cominciando inconsapevolmente a singhiozzare. Strinse gli occhi per diminuire le lacrime ma fu tutto inutile. Deglutì nervosamente per scacciare il groppo in gola.

Ma in attimo tutte le incertezze svanirono: il suo sguardo quando si posò nuovamente su Briony era puro ghiaccio, terribile.

Prese velocemente un oggetto nascosto nell’interno della giacca e lo impugnò in mano, tenendolo immobile nella direzione della bambina.

Briony trasalì sorpresa. Sgranò gli occhi e spalancò lievemente la bocca, perché la sua innocenza da bambina non capiva il perché la madre la guardasse con tanta freddezza e non la aiutasse a rialzarsi.

Non riusciva a capire cosa fosse quell’oggetto nero che impugnava in una mano. L’unica cosa che sentiva era che quell’oggetto le incuteva terrore, una paura a stento sconfinata.

Il vento aveva smesso di soffiare, persino i fiori sembravano essersi quietati facendo compagnia al terrore della bambina.

Dagli occhi di Briony fuoriuscirono altre silenziose lacrime, che scendevano così lentamente, quasi avessero paura di far rumore o di farsi vedere da altre persone.

Abbassò lievemente la mano continuando a guardare la madre con occhi supplicanti e aspettando qualcosa che non arrivava…  continuava a fissare quella cosa nera con sguardo impaurito.

La donna intanto non riusciva più a tenere lo sguardo fermo e duro, perché cominciò a respirare in modo accelerato. Aveva i nervi tesissimi.

“Io causerò la morte di troppe persone, soltanto perché ti ho lasciata vivere. Sono io che ne ho la colpa... ma ora...” mormorò la donna come impazzita, con voce strozzata.  Anche se lo sguardo voleva apparire deciso e privo di tentennamenti.

L’oggetto che impugnava cominciò a tremare, ma proprio perché la sua mano tremava e non riusciva a fermarlo.

“Io devo farlo…” sussurrò cercando di convincere più se stessa e a imporre il volere del suo cervello anche ai muscoli della sua mano, che rimaneva paralizzata e non accennava a muoversi.

Briony si portò la piccola mano al petto e inclinò la schiena all’indietro, come se volesse fuggire da quel viso sconosciuto e terribile che non poteva di certo essere la sua mamma.

La donna cercò di rilassarsi per compiere il suo dovere, quando all’improvviso apparve Bill alle sue spalle con degli occhi allucinati.  Le prese con forza, mista a paura, la pistola che la moglie teneva in mano.

“Cosa diavolo stai facendo, Maggie??” gridò Bill spaventato prendendo la pistola fra le mani e dando un’occhiata alla bambina per sincerarsi che fosse ancora viva.

Ma lo sguardo impallidito e shockato di Briony dimostrava ampliamente che la vita aveva smesso di scorrere in lei dal momento esatto in cui la sua stessa madre aveva tentato di toglierla.

La donna guardò il marito senza alcuna paura, anche se i suoi occhi shockati smorzavano con l’espressione fredda del suo viso:

“Dobbiamo farlo Bill... Non può vivere! Ti rendi conto di cosa è capace di fare? Non è un normale essere umano! E’ un mostro!”gridò Maggie sconcertata in preda alla collera indicando la bambina di fronte a lei, che si era tramutata in una piccola creatura e che sentiva il peso della disperazione farla sprofondare sempre più giù, nel profondo.

Gli occhi di Briony si spalancarono, le fecero male perché vennero riversati da altri fiumi di lacrime che non cessavano di scendere. Il viso divenne cereo, privo di vita e guardò i suoi genitori litigare furiosamente con sguardo shockato, covando dentro di sé  una paura che voleva essere saziata subito altrimenti l’avrebbe sommersa.

Scosse lentamente la testa, perché non voleva credere a ciò che la madre aveva appena detto… perché le aveva gridato quelle cose brutte? Perché la sua mamma voleva farle del male?

Il petto fu percorso da degli spasmi di dolore e sofferenza, cominciò a singhiozzare fino al dolore fisico, mentre vide suo padre dare a sua madre uno schiaffo in pieno viso che la fece catapultare a terra.

Briony si mise le piccole mani nella testa continuando a piangere disperata e pregandoli col pensiero di smetterla, di porre fine a tutto quel dolore e quella paura.

Bill con uno sguardo allucinato corse a prendere la figlia e la prese in braccio cercando di confortarla, ma le lacrime della bambina non cessavano finché avrebbe visto la sua mamma stesa a terra.

Briony gridò il nome della madre come se nonostante tutto non volesse lasciarla andare, ma le sue grida furono sovrastate da quelle di Bill, molto più forti e acute:

“Non ti avvicinerai mai più a mia figlia! Mai più! Se osi avvicinarti di nuovo a lei, ti sparo in mezzo alla fronte!” urlò incollerito, mentre Maggie alzò lentamente il viso da terra ma non osò guardare la figlia che singhiozzava di continuo.

Bill se ne andò senza degnare di uno sguardo la moglie, mentre Briony spalancava le braccia piangendo, come se volesse raggiungere la madre e non lasciarla sola e sperduta.

Le lacrime furono così potenti che alla fine ne fu stremata e cadde in un sonno profondo senza sogni, fra le braccia protettive del padre.

Gli psicologi in seguito non seppero spiegarsi il perché la piccola Briony avesse rimosso tutto di quella giornata… o meglio aveva rimosso la parte in cui la madre aveva tentato di ucciderla e aveva gridato che fosse un mostro.

A causa dello shock forse aveva seppellito in angolo della sua mente quei ricordi mostruosi e quei momenti che mai nessuna figlia dovrebbe vivere. Il padre le stette vicino ogni singolo giorno, cullandola nel suo lettino ma la bambina era cambiata: non rideva più, era sempre triste come se non avesse alcuna voglia di vivere.

Anche se aveva scordato ciò che era successo, una parte della sua mente le sussurrava che la madre non la voleva più e per questo era destinata ad essere infelice.

Ma soprattutto l’atto spregevole della madre le arrecò una paura primitiva, immensa, che non conosceva limiti: aveva paura di tutto.. persino se qualcuno la guardava storto o se le afferrava prepotentemente il braccio. O semplicemente di essere ferita, peggio di un colpo di pistola.

Avrebbe portato quel trauma con sé per il resto della vita.

In seguito Bill sottoscrisse un’ordinanza restrittiva che vietava la moglie di avvicinarsi alla figlia e alla casa in cui vivevano. Conobbe lo sceriffo Liz Forbes e molti anni dopo si sposarono ed ebbero Caroline.

Dopo la nascita della sorellina, Briony riacquistò il sorriso e cominciò a prendersi amorevolmente cura di lei, visto che i suoi genitori erano sempre fuori, e la accudì con dedizione e affetto.

Col passare del tempo però cominciarono i bisticci fra le sorelle così tanto diverse e Briony cominciò a non sopportare il carattere superficiale di Caroline. Dovette per forza lasciarla andare per la sua strada pur di non impazzire, anche se ogni volta che aveva un problema la biondina correva dalla sorella maggiore aspettando che lei lo risolvesse.

Quando diventò un’adolescente Briony rivide la madre, la quale finalmente convinse Bill a farle vedere la figlia, anche se di rado, ma ormai era impossibile riallacciare un rapporto. Per Briony era un’estranea, una donna che l’aveva abbandonata, e la madre poi non sembrava minimamente intenzionata a conoscerla o ad acquistare il suo affetto. Non andavano d’accordo su nulla e per la maggior parte del tempo non si parlavano.

Quando Briony compì 18 anni, la madre scomparve nel nulla un’altra volta, non dicendo nemmeno una parola. La figlia deglutì il rospo che aveva in gola e decise di andare avanti facendo finta che il dolore lancinante che provava nel petto sarebbe presto scomparso.

Per la maggior del tempo però Briony si sentiva sempre inquieta, come se quello non fosse il suo posto, ed era poco incline a fare amicizia visto il suo carattere chiuso e di poca fiducia (gli unici amici con cui era riuscita a legare veramente e che riuscivano a svagarla erano Jenna e John). E sebbene sembrasse una ragazza intelligente e di bell’aspetto pure, Briony non era mai riuscita a conquistare la vera felicità e si chiedeva che sapore avesse.

E se mai sarebbe riuscita ad averla tra le mani.

 

 

 

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Briony si svegliò stiracchiandosi pigramente lungo il materasso e si girò dall’altra parte del letto dove vi era Elijah, anche lui con le gambe sdraiate lungo il materasso ma il busto era appoggiato allo schienale del letto.

La luce della luna si infiltrò attraverso la finestra e illuminò metà del volto bellissimo del vampiro, facendo risplendere la sua pelle cerea e i capelli scuri morbidissimi al tocco. Era a torso nudo.

Sebbene i muscoli fossero rilassati, il volto di Elijah appariva teso.. assorto nei suoi pensieri che Briony non riuscì a decifrare.

“Non riesci a dormire?” gli domandò lei accovacciandosi lungo il suo fianco e accarezzandogli il braccio. La ragazza invece portava una leggera sottoveste.

Il vampiro si girò sorpreso verso di lei. Non si era accorto che si fosse svegliata;  le labbra si incurvarono in un mezzo sorriso.

“Stavo pensando a quello che è successo oggi.”

Briony si puntellò sui gomiti per guardarlo negli occhi, preoccupata:

“Credevo che..”

“Non preoccuparti, non tornerò più sull’argomento.” Rispose lui frettolosamente girando il viso dall’altra parte.

Voleva a tutti i costi apparire sereno o rilassato, ma era evidente che qualcosa lo turbava o che magari occupasse con ostinazione i suoi pensieri. Che fosse ancora arrabbiato per il fatto che lei non gli avesse voluto dire quella famosa verità?

Briony cercò di guardarlo in viso per intuire i suoi pensieri, ma lui teneva immobile il viso nella direzione opposta alla sua, come se fosse diventato un blocco di marmo.

All’improvviso Elijah si girò verso di lei e la inchiodò con i suoi grandi occhi neri come la notte:

“Dimmi la verità, Briony.” Disse con uno strano tono di voce continuando ad inchiodarla col suo sguardo. Lei trasalì all’istante sentendo quella domanda, ma lui aggiunse:

“Parlavi sul serio quando hai detto di voler diventare un vampiro?” La voce che scaturì da quella domanda risuonò fredda, plasmata da una tensione che la prese in contropiede. Non si sarebbe mai aspettata quella domanda perché era sempre lui ad evitare quell’argomento come se fosse tabù.

“Sì..” rispose sincera con un fil di voce e scrutandolo negli occhi. Quando vide il viso di Elijah diventare ancor più cupo della penombra della stanza, Briony avvampò e aggiunse:

“Ci ho pensato tanto e… magari quando tutto questo sarà finito.. o magari anche prima…” Per la verità non aveva ancora pensato al momento decisivo in cui si sarebbe trasformata… non le importava quando, l’importante è che aveva fatto la sua scelta e non voleva più tornare indietro o farsi prendere da crisi di panico.

Lo sguardo di Elijah nel frattempo si era fatto indecifrabile, enigmatico più del solito, mentre i suoi occhi neri incatenavano quelli verdi di Briony come se volesse scavarci dentro.

Si aspettava una qualche pseudo ramanzina, ma invece ciò che meravigliosamente ottenne fu di venire afferrata all’improvviso dal vampiro e trascinata sotto di lui, sovrastandola così col suo corpo.

Briony fu presa letteralmente alla sprovvista che sgranò infatti gli occhi dalla sorpresa, il suo cuore cominciò a battere impazzito. Il respiro le si mozzò in gola nel vedere l’espressione ammaliante del vampiro su di sé.

“E saresti pronta adesso?” le sussurrò lui sul viso con voce bassa e roca.

La sua voce era un richiamo seducente e Briony si domandò da quale parte del mondo potesse provenire un tale suono così affascinante e magnetico.

La sua mente confusa e vuota ritornò alla domanda del vampiro, ma l’atmosfera elettrizzante che albergava tra di loro le impedì di formulare lucidamente anche solo una parola. Si sentiva paralizzata anche fisicamente, una reazione forse normale dovuta alla circostanza senza preavviso.

Elijah intanto aveva iniziato a tracciare con le dite fredde il profilo del  collo di Briony, fino alle spalle. Lei avvampò sentendo il suo corpo andare in fiamme nei punti in cui il vampiro le sfiorava la pelle.

Elijah si avvicinò di più a lei sfiorandole l’incavo del collo con la punta del naso,  e Briony lo sentì odorare il suo profumo che sicuramente lo stava mettendo alla prova. Il cuore della ragazza galoppò ancora di più dentro il petto quando sentì le mani di Elijah  scostarle i capelli che le coprivano la pelle sotto l’orecchio, per porvi sopra le labbra.

Briony riacquistò improvvisamente il respiro che si era fatto più affrettato, aveva lo stomaco completamente sotto sopra quando lui staccò le labbra dalla sua pelle, facendole un mormorio come ripetizione della domanda mentre col viso affossato sul suo collo giocherellava con un ciuffo dei suoi capelli.

Non sapendo proprio come parlare, lei finì per aggrapparsi alle sue ampie spalle, pregando che riuscisse a sentire la voce del suo cuore che rispondeva alla sua domanda a cui le sue corde vocali non erano riuscite a dare una risposta coerente.

Voleva davvero che lo facesse, che la trasformasse. Era un pensiero che la sconvolgeva ma che allo stesso tempo la elettrizzava, perchè in cuor suo desiderava che fossero le sue labbra l’ultima cosa che avrebbe sentito prima di… morire.  Era fuori da ogni logica, anzi proprio folle, scegliere così a cuor leggero e senza tentennamenti le prospettive della propria morte e decidere in che modo farlo.

Se avesse potuto scegliere, avrebbe voluto che la sua vita si affievolisse tra le braccia del vampiro che amava.

Così magari la sua flebile anima, quella parte invisibile che rappresentava l’essenza di una persona, sarebbe fluita dentro di lui, sigillandola con cura, e non sarebbe volata via chissà dove.

In questo modo gli sarebbe appartenuta in modo più tangibile, reale.

Briony si riscosse all’improvviso dai suoi pensieri, aspettando qualcosa che però non avvenne.

Sentì una risatina strozzata di Elijah sul suo collo e lo vide alzare il viso per incrociare i suoi occhi.

“Dovresti avere paura, Briony.” Le soffiò sulle labbra.

Soltanto quando stette per replicare, la ragazza si rese conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.

“Se la avessi, credi che avrei acconsentito?” domandò alzando il sopracciglio

“Forse parli così perché hai bevuto troppo.” rispose lui allargando un angolo della bocca.

Briony avvampò mentre con la coda dell’occhio vide la bottiglia mezza vuota situata sopra il comodino. Ma nonostante questo, lei era nel pieno delle sue facoltà e poi quella sera stranamente non era stato l’unica a bere qualche goccio. L’altra bottiglia riposta nel comodino vicino al lato del letto dove era sdraiato Elijah lo dimostrava ampliamente.

La ragazza si innervosì e gli mise una mano sul petto per scostarlo:

“No! Io lo voglio. Così come lo vuoi anche tu, anche se ti rifiuti di ammetterlo!” replicò saccente, alzando il busto e incrociando il suo sguardo.

L’espressione di Elijah ritornò seria come prima ma deviò il suo sguardo da lei.  La sua mano prese la bottiglia vicino a lui.

“Te lo concedo.” rispose semplicemente, versandosi elegantemente da bere.

Briony rimase muta mentre inarcava il sopracciglio fino alla punta della fronte. Elijah continuò a sorseggiare il vino nel bicchiere, ignorandola.

Ad un tratto lui si voltò verso di lei e Briony si stupì di quanto la sua espressione fosse attraente persino in quel momento. La mano di lui agitava lentamente il bicchiere nel palmo.

“Non è un gioco, Briony.” mormorò alla fine continuando a fissarla in modo penetrante.

Lei però si imbestialì per il suo tono, come se fosse un padre che ammoniva la figlia piccola.

“Lo so,  infatti ci ho pensato tante di quelle volte che mi è scoppiato il cervello. E non voglio ritornare indietro sui miei passi, so cosa devo o non devo decidere.” replicò incrociando le braccia al petto.  

Elijah  girò il viso e depose il bicchiere nel comodino.

“Davvero?” replicò lui atono.

Briony lo guardò scettica e vedendo che lui rimaneva immobile, e non dava segno di voler parlare, gli si fece più vicina puntellandosi su un gomito.

“Non capisco… tu non hai mai vampirizzato qualcuno?”

Elijah allora girò completamente il viso su di lei, inghiottendola nelle sue iridi nere che apparivano più scure e dense del solito.

“Ho trasformato molte persone più di quanto tu possa immaginare. Ma non erano persone che amavo.” sibilò a denti stretti come se volesse chiudere lì la questione, però Briony comunque continuò con le domande.

“Ma avresti trasformato Tatia se ne avessi avuto l’occasione?” chiese a fil di voce. Non sapeva perché lo aveva detto ma in quel momento era quasi ovvio fare un confronto.

Elijah corrugò la fronte.

“E questa domanda da dove ti viene?”

“Semplice curiosità, visto che non so niente del tuo legame con lei e se Klaus non l’avesse spifferato a quella cena io ora non saprei nulla.” rispose innervosendosi e ricordando la faccia vittoriosa e soddisfatta di Klaus di quando aveva spiattellato il loro legame con la prima Petrova.

Nella sua frase si celava una sottile vena di gelosia.

Elijah invece si irrigidì come se fosse stato punto da uno spillo e tornò a guardare dritto davanti a sé.

Briony, capendo che non intendeva rispondere, si portò le ginocchia al grembo e le intrecciò con le braccia, sospirando rumorosamente. "Certo che l'avresti trasformata se ne avessi avuto il tempo. E' normale. E sarebbe stato meglio per te... così non avresti passato tutti quegli anni in solitudine, nel pieno rimorso, a fare della redenzione dei tuoi fratelli la tua ragione di vita perchè non avevi nient'altro..." Il viso girato di Elijah era livido e scavato, perso nei ricordi, mentre quello di Briony era malinconico, pensieroso e rammaricato. Se aveva qualcosa in comune con Caroline era la petulanza. "E non avresti innalzato quella barriera che tiene distante chiunque e ti impedisce di provare debolezze ritenute sciocche e vietate per un Originario... quella barriera che io ho cercato di abbattere con tutte le mie forze e credevo di esserci riuscita... ma ne vedo ancora l'ombra persistente.."

Il silenzio li affossò, volendosi tenere i segreti e le paure più nascoste per . Vedendo che Elijah rimaneva nella sua posizione e non fiatava, lei lasciò finalmente perdere perchè tanto aveva da tempo capito la situazione. Ma non si aspettava per niente che quella serata avrebbe preso quella piega e si sentì di nuovo tesa come una corda di violino ammaccata.

Dopo qualche secondo sentì il braccio di Elijah cingerle le spalle e la sua mano alzarle il mento, al fine di incrociare i loro sguardi.

Involontariamente lei si sentì di nuovo ammaliare dal suo sguardo ipnotico. Avrebbe tanto voluto affondare dentro il nero cielo dei suoi occhi per affondare allo stesso tempo le sue paure.

 “Credimi quando ti dico che non ho mai osato dare tanto di me a nessuno prima d’ora... nemmeno a Tatia.” mormorò lui profondamente con una sincerità nella voce che la fece tremare dentro.

Era il suo modo di dire che quello che provava per lei non era minimamente paragonabile a ciò che aveva provato per Tatia? Forse perché a quei tempi era umano e tutto appariva più semplice…

Ma quando Briony aveva incontrato Elijah, l’aveva visto per quello che era e non era stato affatto facile avvinarsi a lui a causa della sua corazza di ghiaccio e l'apparenza minacciosa.

Ma entrambi si sono messi in gioco, hanno rischiato mettendo in discussione tutta la loro vita e ciò in cui credevano. Hanno oltrepassato i loro stessi limiti, lottando per arrivare fin dove erano giunti. Lui cercava sempre la solitudine, convincendosi che fosse abbastanza per soddisfare la sua vita immortale e non si concedeva nessuno sfizio sentimentale; mentre lei cercava il meglio nascosto in lui.

Elijah l'aveva travolta, le aveva sconvolto l'anima ma grazie al legame profondo che si era creato, Briony era riuscita a cacciare l'eterna bambina triste e inquieta che albergava dentro di lei, diventando finalmente grande.

Elijah a sua volta le aveva permesso di far parte della sua vita, malgrado avesse instaurato un meccanismo di difesa per tenerla lontana all’inizio e per non permettere ai lividi del suo cuore di riaffiorare in superficie.

Ma alla fine si era liberato dalla sua armatura per amarla...

D'altronde più un amore è impossibile e forte, più ci sono ostacoli da superare. Ma loro li stavano superando.. E grazie a questa lotta avevano visto cose l'un nell'altro che nessun altro potrebbe mai vedere.

Briony gli sorrise dolcemente, mentre le dita di Elijah indugiarono sul profilo della sua guancia, poi sulle labbra. La sua mano ritornò al mento della ragazza, lo sollevò  lievemente e condusse  il viso verso quello di lei.

Le labbra del vampiro premettero delicatamente su quelle di Briony, schiudendole appena. Elijah si staccò poi da lei lasciando comunque le loro labbra vicinissime: i loro respiri si scontrarono e si raggiunsero in un altro bacio.

Briony gli cinse le spalle con entrambe le braccia continuando a baciarlo, poi le sue mani scesero ad accarezzare i muscoli scolpiti del suo petto. Sembrava che dal modo in cui la baciasse le stesso dicendo che esisteva solo lei per lui, che non doveva avere timore di nulla e che non rimpiangeva nulla del loro percorso perchè lo avevano portato ad aprire il suo cuore considerato di pietra.

Briony si sciolse come miele sul palato a quella certezza, e il cuore perse ritmicamente di regolarità anche quando Elijah si staccò e piegò le labbra in un sorriso sghembo:

“Convinta?” mormorò accarezzandole il viso.

Briony mugugnò e gli diede le spalle, adagiandosi su un fianco.

Dopo qualche secondo Elijah si chinò su lei, cingendola possessivamente con un braccio e avvicinò le labbra al suo orecchio:

“Allora?” La sua voce le arrivò calma e sensuale all’orecchio, facendola sussultare.

Briony avvampò imbarazzata, affondando metà del viso sul cuscino, e sentì un fremito leggero percorrerle tutto il corpo da gonfiarle il cuore.

“Non usare questi mezzucci furbi con me.”

Elijah sollevò il viso dal suo orecchio, osservandola per come poteva:

“Non lo faccio. Anche perché non servono con te.”

Briony si finse irritata nell’orgoglio e si voltò lentamente verso di lui, guardandolo seria e indispettita, anche se interiormente divertita da come riuscivano a ottenere quei momenti speciali tutti per loro.

“Sei proprio in torto sai. Te lo assicuro.” Gli disse riferendosi alla sua domanda di prima.

Elijah allora inarcò perfettamente il sopracciglio:

“Stai mentendo. Te lo leggo negli occhi, e riuscirei a leggerteli anche nel cuore della notte.” Le mormorò profondamente, sfiorandole i capelli.

Briony riuscì soltanto a sorridergli e arrivare a sfiorare i loro nasi in un gesto felino. Si inebriò del contatto tra i loro corpi, di come veniva cullata tra le sue braccia, e soprattutto di come veniva trattata dalla persona più importante per lei.

<< Ricordati. >> pensò mentre rimanevano così << Ricordati di tutte queste sensazioni >> e quei momenti li stava catturando dentro di sé con ogni battito del cuore. Qualunque cosa sarebbe accaduta.

“Forse ti ho scelto proprio per queste tue doti tipicamente soprannaturali, non perché sei tu, non credi?” lo provocò spostandosi un po’.

Elijah la guardò serio ma enigmatico, un suo braccio era rimasto incastrato contro il suo petto mentre l’altra mano cominciò a sfiorarla:

“Beh.. allora dovrò usare tattiche più persuasive per tenerti con me.” Lo disse come se lo pensasse sul serio.

Se mai Elijah avesse avuto un fato avverso in amore, non era di certo dipeso da lui. Perché Briony si sentiva attraversare dalla più appagante delle sensazioni. Era talmente confortante che non avrebbe avuto paura neanche sul ciglio di un precipizio.

Era così che ci si sentiva quando eri totalmente certo sulla fedeltà della persona che avevi accanto?

“Ti do un’informazione: non dovrai faticare tanto.” Gli disse sincera, ritornando poi a mettersi su un fianco. Elijah rimase a scrutarla, come se fosse un piacevole passatempo. Ma in breve lei domandò: “Dimmi. Ti rendo sempre partecipe del mio stato d’animo, e sono sincera quando dico che sto bene con te, come non mai e che vorrei esserlo per sempre. Ma tu… tu, cosa prendi per stare meglio?”

Non sapeva da dove le era venuto quel discorso, forse così d’impulso per andare a canalizzare un altro punto importante del loro rapporto che andava sempre a amplificarsi in profondità. Forse voleva possedere quell’anima come fosse sua, proprio come lui possedeva lei.

Venne il silenzio, il volto del vampiro si era fatto cauto, severo.

La risposta le arrivò chiara ma terribilmente ambigua:

“Le distanze.”

Briony sbattè le palpebre, rimuginando senza soluzione, quando poi venne un’altra risposta: “E direi anche tante altre cose. Che si sono verificate all’improvviso senza previsioni in un periodo non tanto passato che sfocia nel presente. Vuoi che te le spieghi?” le bisbigliò magnetico sfiorandole l’orecchio scoperto.

Briony si sentì tentata dal rispondere di sì ma quella sensazione di prima la attraversò fino in fondo all’anima, splendente. Capì che non servivano altre parole ma solo sentire. Elijah aveva quasi dimenticato che cosa si provava a amare e a essere amati. Lei lo aveva aiutato a ricordare. Lo aveva risvegliato dal suo limbo.

Sorrise, col cuore rimbombante d’amore.

“Allora?” la provocò lui di nuovo, seducente all’orecchio.

E di nuovo lei si sentì sussultare. Affondo di più il viso in fiamme sul cuscino per far finta di niente.

“Ti saprò dire domani quanto valgono le tue tecniche di convinzione.”

Aveva il cuore a mille nonostante volesse tacere ma lasciò che questo parlasse per lei, visto che Elijah intuiva qualunque cosa semplicemente ascoltando un battito cardiaco; infatti alla fine Briony sentì il suo sorriso sfiorarle i capelli, per poi adagiare il petto contro la sua schiena.

Il braccio rimase incastrato sopra la sua vita e il respiro fresco di Elijah sui suoi capelli era come essere cullata da un sonno ristoratore, e in quell’istante stesso lei capì cosa fosse la vera felicità. L’aveva sperimentata più volte, sempre con lui.

Briony sorrise felice chiudendo gli occhi.

Non importa quanto tempo ci voglia... la gente continuerà sempre ad inseguire la propria felicità.

Tutti la vogliono, tutti la cercano, ma la felicità è come una rosa appena sbocciata. Il tempo di odorarne il profumo ed è già appassita.

 

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Ylenia continuava ad escogitare nuovi incantesimi per riuscire a localizzare Finn, ma ogni volta faceva un buco nell’acqua come se ci fosse una barriera ad ostacolarla. Infastidita diede un pugno al tavolo facendo sobbalzare alcuni oggetti ma comunque non si diede per vinta.

Doveva ritrovarlo prima che lo facessero i suoi fratelli assetati di vendetta per ciò che il fratello maggiore aveva fatto alle loro spalle.

Mentre evocava un’altra magia, ad Ylenia venne in mente ciò che Briony le aveva detto il giorno prima... la sua decisione di voler diventare vampira.

La strega mandò giù il groppo in gola e un brivido freddo le attraversò la schiena; all’improvviso però le venne in mente un’idea e si chiese come mai non ci aveva pensato prima.

Prese velocemente il telefono e digitò alcuni numeri. La persona al di là della cornetta rispose subito al primo squillo e Ylenia sentì la voce familiare di una donna. Dopo aver preso un profondo respiro, la strega disse:

Maggie? Abbiamo un problema”

 

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Briony entrò in casa trasportando alcune borse per la spesa e attaccò il giubbotto nell’attaccapanni. I suoi pensieri volarono inesorabilmente alla sera prima e un sorriso spontaneo le comparve nel viso. Certo, Elijah era ancora tentennante sul fatto di volerla trasformare ma non poteva dargli torto perché era una questione troppo importante da prendere alla leggera, e se fosse stata al suo posto avrebbe avuto la stessa identica reazione.

Ma lei aveva preso la sua decisione e non voleva tornare indietro. E lui forse lo aveva davvero capito, tuttavia le sue convinzioni per ora rimanevano tali.

Nel frattempo Briony si immaginò come poteva essere la sua vita da vampiro e come sarebbe cambiata.

In quel momento pensò che un circolo vizioso legava vampiri e umani, nuocendoli da entrambi i lati: ogni cosa per gli umani è destinata a logorarsi e scomparire. Sono caratterizzati da innumerevoli debolezze eppure aspirano incessantemente alla perfezione, poiché vivono un’esistenza limitata nel tempo e vogliono godersi ogni emozione come se fosse l'ultima. I vampiri invidiavano questo agli umani... la possibilità di godere appieno la vita, sperimentando nuove emozioni.

Alcune volte l’immortalità diventava piatta.. priva di senso e svuotava l’anima perché col passare del tempo tutti i ricordi affievoliscono, fino a morire.

Eppure di una cosa Briony era certa: che fosse vampira o umana il suo amore per lui sarebbe perdurato.

Il suo cuore gliene aveva dato ampliamente prova.

Andò nel salone, cominciando a togliere la spesa dalla borsa quando all'improvviso si accorse di essere osservata. Quella sensazione che la penetrava nella schiena era ben reale da farle rizzare i peli del braccio.

Deglutì nervosamente e girò il viso dall'altra parte della stanza.

Quel che vide la sconvolse: Esther era proprio lì, seduta elegantemente sopra un divano e la stava squadrando.

Briony si irrigidì all'istante e imprecò fra sé e sé per non avere una pistola, perché avrebbe volentieri ficcato una pallottola in mezzo alla fronte di quella madre megera.

Esther si alzò continuando a fissarla negli occhi: “Ciao Briony

La ragazza indietreggiò disgustata con uno sguardo che non faceva trapelare niente, se non l’odio: “Che cosa vuole? Se ne vada.” Ruggì imbestialita, pensando mentalmente dove aveva deposto il cellulare.

Esther alzò il sopracciglio, avvicinandosi a lei: “Stai calma. Non voglio farti del male” disse  educatamente.

Briony la mandò educatamente al diavolo, indietreggiando ancora.

“Perché è venuta qui? Se sperava di trovare Elijah e di ucciderlo allora...”

Esther però la bloccò fulminandola con lo sguardo: “I miei figli moriranno Briony, che a te piaccia o no. E’ giusto che sia così.”

L’espressione della ragazza si fece ancora più dura, ebbe davvero voglia di staccarle il collo e lo avrebbe davvero fatto, se solo Esther non si fosse avvicinata a lei così velocemente che neanche se ne accorse. Non si accorse nemmeno dello strano oggetto che la strega teneva nascosto dietro la schiena.

Briony sussultò sorpresa, ma non ebbe tempo di fare niente poichè Esther con violenza le infilò dentro la bocca un liquido, che scorgeva da un boccale, e le immobilizzò la testa con forza per impedirle di muoversi.

Briony cercò di divincolarsi spalancando gli occhi dal terrore, e cercando di serrare le labbra per non permettere a quello strano liquido che sapeva di erbe o di qualche altra strana pianta di infiltrarsi nella sua bocca. Ma la forza di Esther era molto più potente di quanto immaginava e fu costretta a mandare giù quel liquido orripilante.

Briony alla fine spalancò la bocca e scansò via la strega con violenza, incespicando sui suoi stessi piedi. Tossì rumorosamente cercando di scacciare quella cosa che Esther le aveva costretto a bere, ma fuoriuscì soltanto il respiro affrettato e irregolare.

“Che cosa... che cosa mi ha fatto?” la voce di Briony era un sussurro strozzato  e fu sul punto di vomitare mentre cercava di drizzarsi in piedi.

Ma sembrava che gli occhi vedessero doppio e sbatté le palpebre per cancellare quello strano formicolio agli occhi.

Esther sorrise gelida: “Soltanto un esperimento.”

Briony fissò la donna con terrore, le braccia dondolavano incapaci di stare immobili e sentì le ginocchia cedere. Esther si avvicinò lentamente a lei, alzandole il mento con la mano e la scrutò attentamente negli occhi come se si aspettasse di vedervi qualcosa dentro.

Briony la fissò con uno sguardo pieno d’odio e la tentazione di sputarle in faccia era tanta ma ogni suo muscolo era bloccato, come se il suo corpo fosse manovrato dalla mente diabolica della strega.

Esther mugugnò e lasciò andare il volto di Briony neanche troppo delicatamente: “Quegli sciagurati dei miei figli hanno trovato il modo di spezzare il mio incantesimo. Ma non tutto il male viene per nuocere… perché ho trovato qualcos’altro che possa aiutarmi nel mio intento di epurare il mondo dai vampiri” mormorò parlando da sola come se Briony non fosse in quella stanza.

“Mi duole informarti però che il primo figlio che ucciderò, sarà Elijah” concluse poi fissando Briony negli occhi.

La ragazza si sentì mancare, il cuore sprofondò negli abissi del suo animo e sgranò gli occhi terrorizzata:

“No.. non puoi farlo” mormorò con un fil di voce, mandando a quel paese le buone maniere e dando alla suocera del "tu".

 Cercò di alzarsi con l'intenzione di mettere le mani addosso a quella serpe, ma lo sguardo di Esther la inchiodava inspiegabilmente a terra.

“Ho sempre considerato Elijah il migliore dei miei figli, ma sono rimasta sconcertata nel sapere che si fosse concesso la debolezza di amare.... di amare te poi.” Affermò Esther lanciando un’occhiata di traverso a Briony, la quale ormai aveva perso il fiato.

“E per colpa di questa sua debolezza, cadrà nella mia trappola.” Mormorò maligna prendendo tra le mani il boccale che poco prima aveva usato.

Ancora una volta Briony si sentì mancare il respiro… la paura le soffocava il sangue.

Sapeva cosa quella madre megera aveva in mente o meglio pensava di averlo intuito: l’avrebbe usata come espediente, come esca, magari imprigionandola in un luogo che pullulava di anime di streghe che ce l’avevano con gli Originari così appena sarebbe giunta l’occasione, Esther avrebbe dato al figlio il colpo finale.

Briony aprì la bocca, ma il cuore le balzò improvvisamente in gola per colpa del terrore appena provato, e per questo fu costretta a deglutire più volte.

“Elijah non ci cascherà. E’ troppo furbo” disse Briony cercando di sorriderle malignamente, per farle provare che non sarebbe mai riuscita nel suo folle intento.

Esther scosse però la testa: “E’ vero. Elijah è sempre stato il più scaltro perché non si lascia manovrare dalle emozioni ed è capace di intuire le reali intenzioni di chi lo circonda anche con un semplice sguardo... ma c’è una cosa che lo rende vulnerabile e umanamente debole.”

Esther fissò Briony con sguardo eloquente: “Quando si tratta di te, la sua guardia si abbassa e le emozioni prendono il sopravvento. Sarà facile.”

“Facile un corno. Preferisco ficcarmi un coltello nello stomaco piuttosto che aiutarti” sibilò Briony fra i denti, puntellandosi sui gomiti nel tentativo di alzarsi e di fargliela pagare, ma ancora una volta una fitta alla colonna vertebrale la costrinse a stare immobile.

Alzò imperterrita lo sguardo su Esther. Sapeva cosa manovrava il suo corpo, impedendole di fare qualunque cosa: la sua magia.

La bloccava, la rendeva inerme e Briony si maledisse di essere così debole dal non riuscire nemmeno ad apporsi a una strega per tentare di difendere colui che amava.

Era inutile, anzi peggio perché il suo essere debole avrebbe portato Elijah alla rovina. Perché lei era la sua debolezza.

Elijah era in grado di sconfiggere qualunque cosa, ma non quella. E la causa di tutto era perché l’amava.

Briony sentì i propri occhi invasi da un grumo di lacrime che spezzavano ogni sua difesa. “Io non mi muovo di qui, sarai costretta a portarmi in spalla oppure a uccidermi perché non sarò una pedina nel tuo folle piano. Non te lo permetterò, non puoi uccidere Elijah.” ringhiò cercando di apparire inquietante agli occhi di Esther che però non si fece intimidire, infatti per la prima volta sul suo viso di marmo spuntò un vero sorriso.

“Infatti sarai tu a farlo” il tono della voce di Esther risuonò perfido prima che Briony cadesse nel buio.

 

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Briony si svegliò di soprassalto in quella che sembrava una cripta risalente a qualche secolo prima e che le incuteva un senso pertinente di claustrofobia .

Le fuoriuscì dalla bocca un fiato gelido, le gambe erano intorpidite mentre le mani raggelate. Alzò il viso e naturalmente c’era Esther, la sua carnefice.

Persino in quel momento, il corpo di Briony era manovrato dalla magia fortissima della strega e questo non le permise di scappare via o di tentare di assalirla.

Si morse il labbro inferiore, cercando una forza interiore che le desse la spinta necessaria per abbattere il potere di Mamma Originals. Ma non lo trovò. Si sentiva vuota, privata da tutta la sua forza.

Briony scorse la luce della luna al di fuori dell’entrata della cripta, che Esther chiuse fulmineamente spargendo sale ovunque. Capì di trovarsi nel cimitero di Mystic Falls.

“Sai, non riesco a capire perché Elena e i suoi amici difendano così tanto i loro amati vampiri… come se loro fossero delle creature pure e innocenti. Ma quando avrò finito, creerò un mondo dove le persone non patiranno più per mano dei vampiri. Ti ricordi della tua amica Jenna? Lei è morta a causa loro” sussurrò Esher gelida, senza il minimo tentennamento.

Briony trasalì sentendo il nome della sua cara amica d’infanzia: non c’era giorno che lei rimpiangesse di non aver saputo proteggere lei e John durante la notte del sacrificio. E a causa del dolore provato, aveva iniziato ad odiare Klaus. Di un odio che non poteva essere assopito e che non lo sarebbe stato mai.

“Cosa stai cercando di dire? Io odio Klaus per quello che ha fatto ma colpevolizzare altri vampiri che non hanno fatto nulla di male, e che hanno imparato a mantenere intatta la loro umanità, è sbagliato. Facendo così condanni anche le persone buone!” gridò esterrefatta.

“Persone? I vampiri non sono persone, Briony. Mi chiedo perché non te ne sia ancora accorta... e ancor di più, il perché tu stia dalla loro parte” commentò Ester scrutandola attentamente, come se la stesse studiando.

“Tu vedi Elijah sotto un’aura che non gli appartiene. Hai idea di quante persone lui abbia torturato e massacrato in questi mille anni? La gente che aveva la sfortuna di incontrarlo lo definiva il loro peggiore incubo, che non lasciava scampo neppure da svegli. Io non posso credere che dei mostri simili siano i miei figli.” Affermò ancora con voce che faceva trapelare il suo sgomento.

Briony la fissò scuotendo la testa:

“Sei patetica. Rammenti cose successe anni e anni fa per supportare i tuoi fini di oggi. E io non mi farò manipolare da te e dalle tue farneticanti idee."

Si guardarono negli occhi in segno di sfida, nessuna delle due voleva cedere sebbene Briony sentì vibrare il cervello.

L’altra notte era rimasta delusa pensando che Elijah non volesse affatto trasformarla ma ora capì il vero motivo: una parte di lui sentiva che le parole di Esther erano vere.

Dalla notte in cui i figli si erano scontrati con la madre, Elijah era cambiato. Gli spiragli di umanità si erano spalancati in lui, facendo riemergere dall’abisso della sua anima il rimorso e i sensi di colpa. Riaffiorava così una realtà dispotica che lui non voleva accettare perché avrebbe finito per calpestare se stesso, il suo onore, il suo orgoglio, e l’essere forte e freddo che aveva imparato a diventare in quei lunghi secoli. Tagliato in due, ecco come si sentiva. Senza contare che forse considerava la sua trasformazione in vampiro come una blasfemia, l’ennesima prova che lui era un mostro e non poteva far nulla per impedirlo.

Briony si sentì assalire da dentro, cercando una cura per alleviare il dolore muto di Elijah e arrivando alla consapevolezza che quella cura poteva essere lei stessa.

Malgrado lei rappresentasse la sua debolezza, simboleggiava al tempo stesso quella luce che le permetteva di distruggere l’oscurità che circondava l’anima di Elijah, e di scorgervi alla fine la sua parte umana. Perché avere un’umanità significava anche provare dei sentimenti. E i sentimenti sono l’origine di ciò che più buono possiamo avere.

Briony si sentì più forte, lasciò scomparire la nuvola di depressione che albergava sopra di lei e questa volta riuscì ad alzarsi e andare dritta da Esther con i pugni chiusi.

Ma non bastavano le buone intenzioni e il coraggio per contrastare la strega Originaria. Infatti con una semplice occhiata Esther la immobilizzò, ma non si limitò solo a quello perché Briony sentì il cuore pomparle nel petto a velocità smisurata facendole mozzare il fiato. Sentì i muscoli delle gambe cedere nuovamente come se le ossa scricchiolassero, un fuoco infernale aveva invaso il suo petto.

“Questo è soltanto una goccia di quello che potrei fare quindi ti conviene stare immobile e zitta.” minacciò Esther con tono tagliente.

Briony si accasciò lungo la parete di pietra, respirando a fatica.

La strega intanto trafugava in mezzo ad alcuni strani aggeggi riposti in un altare.

“Ci siamo quasi. Escogiterò qualcosa di innocuo per far venire Elijah qui, magari imitando la tua voce al telefono. Oppure gli dirò come stanno chiaramente le cose. Sicuramente si infurierà a morte.” mormorò fra sé e sé alzando la testa.

“E questo è un male perché l’irrazionalità nuoce sempre in uno scontro. E allora vedrai la morte, negli occhi di Elijah.”

Briony rabbrividì in preda al terrore. Parlare di morte le metteva ansia, e se si trattava di quella di Elijah era ancora peggio.

Sentì il panico inaridirle il cuore, fino a spremerlo come un limone.

La nuvola di depressione tornò ad albergare sulla sua testa, facendo prendere il posto però alla disperazione.

No… non puoi farlo…” gemette, implorandola con lo sguardo.

Ester si mostrò indifferente mentre la guardava, e Briony lesse negli occhi della strega la sua sofferenza imminente.

“Non Elijah. Perché lui? Perché fra tutti i tuoi figli deve essere lui a morire?? Ti supplico, non fargli del male.”  Briony seppellì la dignità sotto i piedi mentre i singhiozzi e le lacrime le tormentavano il petto fino al dolore fisico.

Sentì il cuore cedere fino a non battere più, mentre a tentoni cercava di avvicinarsi a Ester per fermarla ma ad ogni passo sentiva come se le ossa si stessero rompendo.

Cercò di muovere Esther a compassione, la stessa compassione che Elijah le aveva attribuito tempo prima ma che ora aveva gettato al vento quando aveva implorato Esther di uccidere gli altri suoi figli, risparmiando Elijah.

Una persona compassionevole non gettava nel fuoco delle persone innocenti per il proprio interesse personale.

Ma a volte la disperazione ci fa compiete gesti egoistici che mai avremmo pensato di fare. 

Si è disposti a sacrificare qualunque cosa pur di non perdere la persona che amiamo. Non importa quanto costerà.

Era un’etica sbagliata, ma vera.

Esther le sorrise freddamente, ma all’improvviso Briony si accorse che la sua mano sfoderava un pugnale dalla lama tagliante e il modo in cui la fissava, Briony ebbe un cattivo presentimento.

La strega le prese prepotentemente il braccio mentre l’altra mano stava alzando il pugnale come se volesse conficcarglielo nella pelle.

“Che vuoi fare? Lasciami!” gridò Briony allarmata, tentando di divincolarsi ma la stretta di Esther era comunque forte e la ragazza impallidì quando vide la lama farsi sempre più vicina al suo braccio.

All’improvviso un rumore rimbombante fece fermare di botto Esther che divenne più bianca di Briony. Qualcuno aveva letteralmente distrutto l’entrata della cripta come se fosse scoppiata una bomba, e quando Briony riconobbe l’ombra della figura che si stava avvicinando lentamente alla cripta, fu come se quel qualcuno l’avesse tirata via dalle grinfie della morte, lanciandole un salvagente prima di affogare nel diluvio.

Quella tecnica piuttosto inusuale di aprire le porte l’aveva già sentita, ma non l’aveva mai vista realmente con i suoi occhi e dovette ammettere che faceva un bell’effetto.

Il rumore dei passi di quella figura era come tuono che proveniva dal basso. Elijah si fermò a qualche centimetro dall’entrata, il braccio sinistro ricadeva lungo il fianco mentre l'altra mano era infilata elegantemente dentro la tasca dei pantaloni. I suoi occhi erano di un nero letale.

“Se vuoi la benché minima speranza di uscire viva da questo posto… devi lasciarla andare.” La voce decisa spezzò il silenzio come l’infuriare imminente di una tempesta.

Esther impallidì, anche se gli occhi rimanevano gelidi. Questo non l’aveva calcolato: Elijah era arrivato prima del previsto a rovinare il suo bel piano. Come lo aveva saputo?

Vedendo che la strega non sembrava voler acconsentire al suo volere, anzi stava immobilizzando ancora Briony con la magia, Elijah saettò in avanti andando però a sbattere contro una barriera invisibile.

All’inizio i suoi occhi non capirono il perché di tutto ciò, e il suo corpo continuava a spingere sempre con più forza per poter entrare. Quando capì che era tutto inutile, Elijah alzò il viso in direzione di Esther e la incenerì con uno sguardo che più diabolico non poteva esistere.

“Fammi entrare.” ringhiò con calma estremamente gelida, ma che presto si sarebbe tramutata in violenza.

Esther dal canto suo lo guardava spregevole in segno di sfida, e prese Briony per un braccio.

“Non fare niente di cui tu possa pentirti Elijah, perché ci metto un attimo a fermarle il cuore per sempre.” replicò duramente.

Briony si lasciò scappare un respiro strozzato, mentre guardava Elijah con sguardo dispiaciuto, rammaricato per averlo condotto dritto nelle grinfie di Esther.

La strega poi per dimostrare che faceva sul serio, torturò Briony semplicemente con lo sguardo.

La ragazza sentì il sangue fluirle in gola a velocità ritmica e avvertì il sapore denso del sangue sulla  bocca, finendo quasi per strozzarsi. La magia la buttò con violenza contro la parete di roccia, provocandole lividi nella schiena.

In quegli attimi, il fuoco e la furia dell’ inferno entrarono in Elijah seppellendo la calma gelida di poco prima, e sostituendola da una furia che lo consumava.

“Lasciala!”  Il ringhio nella sua voce risuonò ancor più duro e feroce del primo.

Briony non aveva mai sentito la sua voce a quel volume: era assordante, temeraria.

Non riusciva neanche a capire come mai Esther non rabbrividisse a causa di quella minaccia che avrebbe messo in panico chiunque.. ma non lei.

La sua presa divenne sempre più forte e Briony cadde inerme sulle ginocchia, respirando a malapena mentre il sangue continuava a sgorgare dalle labbra.

Elijah sgranò gli occhi più del normale, la pelle divenne cerea come quella di un fantasma, lo shock di vederla in quello stato aveva preso il sopravvento su di lui irrigidendo tutti i suoi muscoli.

Briony non sarebbe riuscita a tollerare il dolore ancora per molto, infatti cadde a terra stremata, come se la morte stesse per sopraggiungere.

Negli occhi neri di Elijah allora spuntò un lampo di puro odio più indomito e distruttivo.. cenere che alimentava il fuoco gelido della sua anima.

Sibilò fra i denti:

“Ti ucciderò Esther. Fosse l’ultima cosa che faccio, ti do la mia parola che ti ucciderò con le mie mani.”  Gli occhi puntati su Esther erano privi di umanità e la tensione che vibrava nei suoi muscoli urlava tutta la sua collera.

La strega dal canto suo non sbatté minimamente le palpebre e questa volta non gli sorrise in segno di sfida;agì solamente. Lasciò libera Briony ma diffuse tutta la sua magia a discapito di Elijah, che venne travolto come un ramoscello in un fiume in tormenta.

Le mani del vampiro si aggrapparono alle rocce della parete, conficcandogli le unghie per diminuire il dolore lancinante che Esther gli procurava; ma non riuscì a non urlare perché sentiva la testa in fiamme. Le cellule esplodere come dei fuochi d’artificio.

Si portò una mano alla testa per bloccare il potere di Esther ma fu tutto inutile perché cadde sulle ginocchia.

“No!”  L’urlo che crebbe dentro il petto di Briony era selvaggio, devastante. Talmente forte che fece alzare un vento prima d’ora inesistente.

Cercò di gattonare puntellandosi sui gomiti dei bracci visto che le gambe sembravano non voler obbedire al suo cervello, ma ancora una volta un ordine a cui non poteva disubbidire la bloccò a metà strada e la costrinse a stare immobile.

Aprì la bocca ma fuoruscì soltanto un respiro strozzato e da quella posizione poteva scorgere chiaramente il tormento che Esther infliggeva sul figlio senza pietà, impedendogli perfino di scappare come se fosse bloccato all’entrata della cripta.

Elijah comunque era molto forte e riuscì a rialzarsi, guardando con occhi glaciali la madre, ma ad un tratto qualcosa gli squarciò la spalla come se fosse stato graffiato da una tigre infuriata.

Il suo grido dovuto al male fece rabbrividire Briony fino alle lacrime. La sofferenza di Elijah era intollerabile per il suo cuore, non avrebbe resistito.

Un dolore molto più intenso che non c’entrava nulla con le ossa rotte, minacciava di distruggerla.

Non poteva sopportare di vederlo in quello stato e di non poter riuscire a salvarlo.

Si sentì pervadere da una forza inaudita, sconosciuta e si aggrappò con violenza al braccio di Esther, restando comunque a terra.

“Lascialo stare!” continuava a gridare impazzita, le unghie scavarono nel palmo della mano di Esther ma non ci fu alcun cambiamento.

Elijah stava per essere sconfitto, aveva il viso dolorante quasi straziato dalle pene che la madre gli faceva subire, e la bocca era smorzata da un ringhio brutale segno che non voleva arrendersi, anche se era tutto inutile.

Come faceva Esther ad avere tutto quel potere? Sembrava avesse riacquistato i suoi antichi potere, o forse era quel luogo che le faceva da tramite… già, i punti focali come quella cripta sono un enorme dosaggio di una potentissima magia e se riesci ad accumularla tutta insieme ne viene fuori una potenza devastante. I rami degli alberi avevano cominciato ad agitarsi impazziti.

“Basta! Fermati, lo stai uccidendo!” urlò Briony implorando Eshter col suono delle lacrime che avevano iniziato a scendere da tempo, ma questa volta con più prepotenza… come se non fossero soltanto gli occhi a lacrimare ma ogni fibra del suo corpo.

Non poteva muoversi, non riusciva nemmeno ad alzarsi per andare a soccorrere Elijah. Era inutile come lo era sempre stata. Gli aveva soltanto procurato dei problemi, dei guai ed erano arrivati a questo punto a causa sua, per colpa della sua fragile debolezza da umana.

Elijah, continuando a gridare dallo strazio, si portò una mano al viso come se qualcosa gli stesse rigando la pelle con dell’acido, ma anche in quelle condizioni riuscì a trovare una forza interiore nel suo animo che gli permise di parlare:

“Scappa” La sua voce era un sussurro flebile, quasi inesistente, ma il cuore di Briony riuscì a percepirlo come se glielo stesse urlando.

Il petto venne pervaso da degli spasmi a causa dei singhiozzi.

No. Non poteva scappare, non poteva lasciarlo lì da solo. Doveva tentare il tutto per tutto per fermare Esther anche se doveva costarle la vita.

Sebbene i muscoli avessero il preciso ordine di stare immobili, Briony trovò il coraggio di contrastare quell’ordine mentale, e di far vincere il volere del suo cuore.

Saltò letteralmente addosso ad Esther, dibattendosi sulla sua schiena con violenza e le unghie scavarono nella pelle per infliggerle almeno un po’ di male.

La strega però si liberò facilmente dalla sua presa infatti afferrò per il collo Briony che si dibatteva con violenza, inutilmente.

La buttò a terra come un sacco di patate, tornando a infliggere la morte nelle vene di Elijah, per il colpo finale.

Era spacciato: non poteva entrare per staccare il collo a Esther, non poteva nemmeno fuggire via perché sembrare fosse imprigionato in quel punto di terra dove la magia veniva sprigionata con tutta la sua violenza.

Un ultimo urlo acuto.

Briony le si mozzò il respiro quando intuì che per Elijah stava per sopraggiungere la fine. La sua fine… Sentiva che il suo cuore stava per morire insieme a lui in quel momento.

Accadde tutto in un istante.

L’urlo agonizzante che era fuoriuscito dalla gola di Briony era ancor più potente del primo; fece quasi tremare la terra e scappare i poveri animali del bosco, e le scoppiò persino nel cervello.

Concentrò tutto l’odio possibile su Ester, maledicendola col pensiero, e qualcosa all’improvviso esplose dentro di lei. Si sentì come liberare da dei forti ganci di catene che le punzecchiavano la pelle.

Un ultimo grido agonizzante in cui le intimava di lasciar andare Elijah, e all’improvviso Esther sembrò acquietarsi.

Il braccio, prima steso in direzione del figlio, ora era molle come si stesse seccando... la schiena si piegò in due quasi avesse ricevuto un pugno nello stomaco, ed ebbe degli strani spasmi nel petto come se stesse soffocando.

Gli occhi parevano essere diventati bianchi, come se una luce accecante fosse esplosa al loro interno e il petto si alzava a velocità disumana.

Briony sgranò gli occhi imperterrita mentre gocce di sudore le cadevano lungo la fronte, quando vide una figura addentrarsi dentro la cripta e sferrare a Esther un colpo decisivo che la fece rimbalzare contro la parete di roccia.

Briony riconobbe Ylenia mentre questa correva verso di lei e la prendeva per le spalle, cercando di issarla e di farla camminare fuori dalla cripta.

La ragazza però non riusciva a reggersi in piedi e il suo sguardo si rivolse istintivamente verso Esther che aveva sfoderato un ghigno… Divertito. Come se fosse soddisfatta.

Ma era impazzita? Era lei quella in svantaggio adesso e stava perdendo lo scontro... Ma allora perché?

Briony all'improvviso vide tutto sfuocato, come se le forze le fossero venute meno, e non riuscì nemmeno a emettere fiato.

Ylenia la condusse di peso fuori dalla cripta, al sicuro.

Ad un tratto le sue braccia mollarono Briony, che si sentì cadere in avanti nel vuoto. Ma qualcun altro la sorresse.

Il viso di Briony andò a sbattere contro un petto di marmo, che la avvolse dopo un secondo di smarrimento. La ragazza odorò un profumo familiare, che le inebriava i sensi e la faceva rivivere di nuovo.

Alzò finalmente il viso e incrociò quello di Elijah, che sembrava piuttosto martoriato. Aveva graffi dappertutto che parevano delle strisce di fuoco; il sangue sgorgava dalla spalla e da altri parti del corpo.

Gli occhi erano un pozzo nero, addensati prima dal dolore e dal tormento, ma ora Briony vi lesse soltanto un profondo senso di sollievo.

Lei si accucciò sul suo petto come una bambina indifesa, un braccio di Elijah le cingeva le spalle facendo avvinare di più di loro corpi.

Poi Briony sollevò lo sguardo, alzando lentamente la mano e con le dita sfiorò i graffi sul viso di Elijah come se volesse rimarginarli con delicatezza.

Lo sguardo del vampiro però non aveva perso il magnetismo e la profondità che lo contraddistingueva da chiunque altro; anche se assunse un’espressione affranta e tormentata mentre a sua volta accarezzava il viso di Briony con una dolcezza che la commosse.

Sentirono dei passi avvicinarsi, e Briony vide Ylenia inginocchiarsi di fronte a loro. Aveva il fiato corto e anche lei era impallidita a causa dello sforzo:

Esther è riuscita a scappare” disse con un fil di voce.

Elijah assunse un’espressione dura e ferma, segno che gliela avrebbe fatta pagare prima o poi a quella sottospecie di madre che si ritrovava.

“Come.. che è successo ad Esther?” domandò Briony confusa, ricordando gli ultimi avvenimenti che erano successi a Mamma Originals. Sembrava come se qualcuno l’avesse fermata contro la sua volontà e stava addirittura per soccombere...

“Merito della sottoscritta. Non sarò al pari di Esther ma qualcosina so fare.” disse Ylenia con un’espressione trionfante.

Briony la fissò corrugando la fronte. “Sei stata tu a..”

“Sì. Anche se purtroppo è riuscita a svignarsela” replicò frettolosamente. Forse troppo in fretta.

C’era qualcosa nel tono della sua voce e di come sviava gli occhi che non convinceva Briony, ma decise di lasciar perdere perché doveva ringraziare la buona sorte se erano ancora vivi.. E non solo.

Ylenia mi ha chiamato dicendo che aveva visto Esther portarti via con la forza e condurti qui. Ho agito d’istinto perché non c’era tempo di preparare piani con i miei fratelli e sono corso subito qui.” disse Elijah guardando Briony negli occhi, la quale però finì per osservare la strega davanti a lei.

Era stata lei ad avvisarlo? Ad impedire che Esther portasse a termine i suoi piani folli?

Briony deglutì nervosamente, non sapendo cosa pensare… fino all’altro giorno aveva la piena certezza che Ylenia fosse una sua nemica, qualcuno di cui non poteva più fidarsi… ovviamente era ancora riluttante nei suoi confronti dopo ciò che aveva scoperto, covava rancore nei suoi confronti, ma non poté fare a meno di provare gratitudine per lei in quel momento.

“Grazie.” Sussurrò a fil di voce guardandola negli occhi con sincerità.

Ylenia le sorrise, facendo un segno con la mano per dimostrare che non doveva ringraziarla.

Anche Elijah la ringraziò prima che lei scomparisse del tutto nell’oscurità, portandosi dietro una folta nebbia.

Dopo qualche secondo, il vampiro aiutò Briony ad alzarsi e lei gli si aggrappò al petto per facilitargli i movimenti.

Gli restò attaccata per lungo tempo come se non osasse lasciarlo e volesse sentire l’odore buono della sua pelle per provare che lui fosse vivo, lì con lei.

Non aveva mai sentito una paura così forte e distruttiva prima d’allora. Ormai era chiaro che per lei il pensiero di perdere Elijah era diventato inconcepibile.

“Stai bene?” chiese lui accarezzandole i capelli e cercando di scrutarla in viso.

Briony ci pensò  e si rese conto che il male era quasi passato, ovviamente la testa le doleva ancora e le gambe sembravano essere semi-paralizzate, ma per il resto se l’era cavata.

“Sì. E tu?”

Elijah sospirò abbassando la mano: “Non devi preoccuparti per me.”

Lei allora si morse il labbro, abbassando la testa: “Mi dispiace… non sono riuscita a..”

Il vampiro però la interruppe subito, scuotendo la testa: “Non osare prenderti colpe che non hai. Era ovvio che Esther avrebbe escogitato qualcosa per ucciderci.. e ci sei andata di mezzo tu.” Replicò facendosi duro in volto. Le mascelle erano serrate, gli occhi di nuovo in collera.

“La sfido a mettersi di nuovo contro di me dopo quello che ha fatto.” sibilò a denti stretti, sviando lo sguardo da quello di Briony.

Lei intuì il motivo del suo stato d’animo: Esther aveva osato prendersela con lei, usandola come esca per i suoi loschi piani. Elijah non ci sarebbe mai passato sopra a questo. In quel momento era affamato di vendetta.  La sua gelida furia non lasciava scampo.

“Io direi di dire basta agli incontri di wrestling per oggi. Siamo tutti un po’ sotto tono.” Mormorò Briony sorridendo lievemente.

Anche Elijah dall’alto sorrise ma ritornò subito serio.

“Andiamo a casa.” La sua voce era un sussurro esile, quasi una carezza.

La cinse per la schiena, cominciando a camminare quando Briony si fermò mugugnando per il dolore. Le gambe le dolevano ancora parecchio.

Elijah la osservò per qualche attimo e le si fece più vicino, prendendola alla fine in braccio. Le sue mani erano leggere come ali di farfalla ma allo stesso tempo forti, infatti Briony si rilassò subito.

Gli cinse il collo con un braccio, il viso si adagiò contro la sua spalla e inspirò il suo profumo delizioso che le diede improvvisamente le vertigini, come se fosse stata catapultata in paradiso.

Il vampiro avanzò lentamente, addentrandosi nell’oscurità.

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Entrambi stavano camminando lungo la foresta nei paraggi di Mystic FallsBriony aveva chiesto ad Elijah di lasciarla andare giù, visto che ormai aveva ripreso le forze, e voleva sentire la terra sotto i piedi per scacciare il formicolio nei polpacci.

Gli squarci e le ferite dell’Originario si erano quasi rimarginate.

Il vento freddo soffiò attraverso i folti alberi, agitando i capelli dei due e Briony inconsapevolmente rabbrividì.

Non solo per il freddo, ma per via di Elijah.

Era strano, più strano del solito. Si era accorta che lui la fissava con la coda dell’occhio a momenti alterni, come se la stesse scrutando attraverso le sue iridi nere; ma quando lei alzava il viso verso il vampiro, lui subito distoglieva lo sguardo, diventando gelido.

Era vicino a lei eppure la sua mente sembrava irraggiungibile.

Briony si strinse nelle spalle credendo di essere diventata paranoica.

Ma ad un tratto Elijah le afferrò un braccio con delicatezza, anche se quel gesto la bloccò come se le stesse ordinando di fermarsi.

Briony infatti si fermò, con un'espressione sorpresa nel volto. Elijah teneva invece lo sguardo basso: rigido, scolpito, freddo.

Lei deglutì: "Elijah?"

Il vampiro improvvisamente alzò lo sguardo al cielo come se non l'avesse sentita:

"Quando eri dentro la cripta con Esther… Ho davvero temuto che non ce la facessi. Che ti avrei persa." la sua voce era flebile, quasi accennata.

Briony lo guardò sconsolata.

Avrebbe tanto voluto rincuorarlo ma con rammarico scoprì di non poterlo fare.. Se le cose rimanevano immutabili, lui l'avrebbe persa tra 20 e 30 anni, o forse anche di meno perché uno come Elijah non poteva stare di certo con una nonnetta.

Il vampiro continuò, senza però guardarla:

"Sono stato egoista quando l'altra notte non ho voluto acconsentire al tuo volere, perché andava contro ai miei principi."

Briony lo vide deglutire mentre abbassava lo sguardo.

Si riferiva al fatto che non voleva trasformarla?

Stava per aprire bocca ma Elijah non glielo permise perché ad un tratto le prese il viso tra le mani con delicatezza, scrutandola e penetrandola negli occhi.

"Ma il mio egoismo supera ancor di più il limite quando alberga in me il desiderio di trasformarti pur di non perderti. Hai dato alla mia vita un significato che non avevo diritto di pretendere. Ma nonostante questo non voglio che nessuno me lo porti mai via. Non posso tollerare che qualcuno ti porti via da me."

Briony spalancò lievemente la bocca, incantata dalle sue parole.

Lo sguardo di Elijah era più limpido come se finalmente fosse possibile vederne il fondo senza la freddezza che l'ha sempre velato.

In quel momento lei capì che lui l'amava più di quanto avesse mai creduto possibile, arrivando persino a trasformarla pur di non permettere alla sua mortalità di separarli.

Le ombre della notte cominciarono a chiudersi intorno a lei, lo sguardo penetrante di Elijah la avvolse nell’oscurità come se volesse impadronirsi di lei.

Gli occhi ardenti fissi nei suoi:

“Lo vuoi ancora?”

Per un istante quella parola restò a mezz’aria, nella brezza notturna. Briony sentì il respiro gelido del vampiro solleticarle il viso.

Una strana inquietudine l’assalì all’improvviso, perché intuiva cosa stava per succedere…  aprì le labbra ma non riuscì a sentire la risposta. Sentiva soltanto le orecchie fischiare e il cervello martellarle nella testa.

Nella sua mente quella risposta rimase muta, ma per Elijah sembrava essere abbastanza; infatti l’espressione del suo viso cambiò diventando sempre più profonda, come se volesse scavarle dentro l’anima e dentro le ossa.

Le sue dita gelide le sfiorarono lievemente la spalla, poi il suo corpo elegante si spostò girandole in tondo come se la stesse rimirando da ogni angolatura.

Briony sentì una scossa elettrica attraversarle la schiena, ma non osò fare nulla. Rimase immobile come una statua, respirando appena.

Lui all’improvviso le fu dietro e la cinse in vita con un braccio, facendole scontrare la schiena contro il suo petto.

Briony percepì il respiro di Elijah nell’incavo del suo collo mentre annusava il suo odore delizioso, facendolo inebriare.

Il vampiro fece scendere il colletto della maglia di Briony giù dalla spalla, forse un po’ troppo bruscamente, infatti quel gesto la fece sussultare e il respiro divenne più accelerato.

Elijah premette le labbra gelide nel punto più delicato del suo collo, provocandole una lunga serie di brividi. Briony sentì poi qualcosa di appuntito scorrere lungo la sua pelle fremente… i suoi denti. Ma non le erano penetrati dentro la carne, non ancora.

Chiuse gli occhi, bloccata dal braccio di Elijah, e sentendosi pervadere da un vortice di emozioni troppo forti ogni volta che sentiva il respiro del vampiro sempre più vicino fino ad entrarle quasi dentro la pelle, lasciando una scia infuocata che i suoi denti presto avrebbero raffreddato.

In quell’istante a Elijah venne naturale dire cinque, tre parole… proprio mentre stava per darle la morte.

“Ti amo Briony, devi saperlo.”

Il cuore di lei batteva fortissimo, fino a scoppiare.

Finché non si spense…

 

FINE CAPITOLO.

Lo so che mi odierete per aver concluso il capitolo in questo modo e che mi lancerete le ciabatte urlandomi un sacco di parolacce! Ma mi sentivo di farlo così… lascio la suspense.. ihhi sono cattiva, ma mi farò perdonare not problem!

Spero comunque che vi sia piaciuto il capitolo e che non vi abbia annoiati…  Alcune cose forse non vi saranno chiare, e magari in alcune scene non sono riuscita a spiegarmi bene.. ma andando avanti capirete meglio cosa la mia mente malata ha escogitato.. o almeno spero! E se nell’attesa volete chiedermi qualcosa, io sono qui!!

Mi sento in dovere di dedicare questo capitolo a Eric Kripke, il creatore di Supernatural visto che in alcuni frangenti mi sono ispirata ad alcuni suoi memorabili episodi!!

Ah la frase “Hai dato alla mia vita un significato che non avevo diritto di pretendere” non è mia ma proviene dal film “Vi presento Joe Black”!

Scusatemi se mi sono dilungata troppo con i commenti J Come sempre ringrazio chi legge la mia storia, chi recensisce, e chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate! E spero sempre di sentire la vostra voce per capire se sto facendo un macello con questa fanfic ahah

Ah un’ultima cosa (che barba :P) Probabilmente pubblicherò il prossimo capitolo con un po’ di ritardo perché voglio modificare e correggere la prima parte della fanfic, visto che mi sembra di averla scritta da cani *_*

Ok ora basta XD

Buona serata a tutti J Un bacione ^^

 

   
 
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