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Autore: Lallons    03/05/2012    3 recensioni
Quegli occhi che significavano tutto, quegli occhi che rispecchiavano l'anima. E' così che tutto è iniziato.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quell'estate si preannunciava un'ottima estate. Alex aveva superato gli esami con il massimo dei voti e, nonostante Holmes Chapel fosse una città quasi minuscola, era riuscita ad ottenere i contatti giusti per iscriversi ad una prestigiosa università privata di Londra. Aveva già parlato con i suoi genitori di come fare quando sarebbe andata a vivere nella capitale: lei avrebbe scelto un appartamento in pieno centro, il più possibile vicino all'università, e loro gliel'avrebbero comprato. Poi, per quanto riguardava il mantenersi, avrebbe dovuto arrangiarsi. Ad Alex sembrava un accordo più che ragionevole visto che sapeva che, se avesse avuto bisogno di un aiuto economico, i suoi non gliel'avrebbero negato in ogni caso. Alexandra Pierce era l'unica figlia del famoso medico neurochirurgo John Pierce e di su moglie Joy e proprio per questo era sempre stata trattata come un gioiello, il gioiello dei genitori.
Nonostante John lavorasse a Manchester, la famiglia abitava stabilmente a Holmes Chapel in quanto la madre di Alex era originaria di quella cittadina e voleva che la figlia crescesse nella stessa pace e tranquillità. Il marito non glielo negò, in quanto capiva il desiderio di una vita senza i problemi delle grandi città per la loro figlia. Lui, da vero londinese qual'era, li conosceva bene, quei problemi ma aveva sempre segretamente desiderato che la loro unica figlia fosse attratta dalla frenesia della capitale inglese: voleva che Alex riuscisse a conoscere ogni lato di Londra e voleva che riuscisse ad apprezzarla come faceva lui; dopo tutto era la sua città e l'amava moltissimo.
Ogni persona che vedeva per la prima volta Alexandra e i suoi genitori non poteva non notare la somiglianza con la madre. Quei capelli color del mogano, lunghi fino al seno tra il riccio e il mosso che spesso teneva raccolti in uno chignon; gli occhi grandi e verdi che incantavano chiunque si soffermava a guardarli per più di un secondo; quelle labbra carnose e rosee che Alex non sapeva mai come far risaltare; la fronte alta e il naso fine ed elegante alla francese. Lei era proprio la copia esatta della madre. L'unica cosa che la rendeva diversa erano proprio quei grandi occhi espressivi: Joy li aveva del color del legno dopo una pioggia battente. Gli occhi intensi della figlia erano di suo padre e Alex non se ne lamentava mai. Le piaceva metterli in risalto con un filo di eyeliner e del mascara. E proprio così quegli occhi riuscirono a incantare anche Harry Styles. Lei era l'unica ragazza che non riusciva a guardare dritta negli occhi per più di qualche secondo. Quello sguardo, diceva, lo metteva a disagio. Ed era proprio di quella sensazione che gli conferiva lo sguardo di Alex di cui si era innamorato qualche anno prima.

Harry e Alex si conoscevano dalla prima media ma era come se si conoscessero da sempre. Sembravano combaciare come due puzzle: il modo in cui scherzavano, il modo in cui si prendevano in giro, il modo in cui si sapevano consolare, il modo in cui sapevano comunicare senza pronunciare una parola. E ad Harry risultò semplice innamorarsi di lei. Alex però non era mai riuscita a contraccambiare il sentimento e bastò l'arrivo di qualsiasi altra ragazza con uno sguardo intenso quanto quello di Alex per far cessare l'emozioni che Harry provava per l'amica. Ognuno aveva un punto debole e quello di Harry erano gli occhi.
Così, passato il problema dell'amore non corrisposto, i due non trovarono ulteriori ostacoli per riprendere la loro amicizia rendendola più forte che mai. Fu così che si ritrovarono a pensarsi come due fratelli con la sola eccezione che loro non litigavano. Non litigavano mai.

 

“Mamma, papà arriva, vero?”
“Si tesoro, non ti preoccupare. Ha detto che sarà qui prima della tua partenza per salutarti”
Alex aveva fatto la valigia ed era pronta per la partenza: avrebbe trascorso l'intera estate a Londra in una specie di campeggio, o almeno così l'aveva descritto Adele. Adele era una vecchia amica, un'amica di infanzia che risaleva perfino ai tempi “pre-Hazza”. Non si vedevano quasi mai, solo poche settimane d'estate. Si ritrovavano nei viaggi con le rispettive famiglie in Francia, Spagna, Italia, America e Sud America ma mai nel proprio paese. E questo viaggio era una sorta di inaugurazione dell'amata patria, finalmente senza genitori.
Adele veniva da Wolverhampton e il modo in cui parlava era tipicamente British: non che Alex non avesse l'accento inglese ma come parlava Adele non parlava praticamente nessuno. Pareva di sentir parlare la regina in persona, con quel suo accento caratteristico e regale e il modo in cui la sua amica pronunciava alcune parole faceva letteralmente scoppiare a ridere Alex, anche nel bel mezzo di discorsi seri. Adele era una ragazza divertente, quasi buffa certe volte, ma sempre con quell'ilarità contagiosa che tanto era amata dalla ragazza dello Cheshire. I capelli mossi che le arrivavano quasi alle spalle, gli occhi di un verde intenso color muschio e quel sorriso sempre spontaneo le davano un'aria sbarazzina. La pelle perfetta era motivo di invidia per Alex che, nonostante non potesse lamentarsi, aveva qualche imperfezione. Adele aveva un anno in meno dell'amica ma, benchè minimo, il divario non si era mai fatto sentire nella forte amicizia che le legava. Alex era grata a chiunque ci fosse lassù di averle fatto trovare due amici come Harry e Adele.

 

“Mi mancherete tanto! Quando torno, sebbene per una settimana sola, vi voglio iperallegri e niente lacrime di gioia per rivedere la vostra unica e amatissima figlia! - scherzò Alex, facendo ridere tutti e due i genitori – Vi ricordo che non potrò usare il cellulare quasi mai, visto che dove mi porta Adele non prende, sebbene abbia detto che siamo quasi in centro. Ho paura non è che mi porta in un sotterraneo e mi fa uccidere squartata?”. John scoppiò in una sonora risata, mentre Joy rise falsamente: era triste che la loro figlia partisse per così tanto tempo e Alex, che l'aveva capito, tentò di sdrammatizzare. Salutò un'ultima volta i genitori e salì sul treno che l'avrebbe portata a Londra. Si sedette nel primo posto che vide, senza badarci troppo. Attorno a sé aveva decine di posti liberi, quindi sperava che sarebbe stato un viaggio tranquillo. Guardava fuori dal finestrino preoccupata: “Ma quando arriva? - pensava – il treno parte tra soli 10 minuti”. Quando vide un ammasso di ricci avvicinarsi alla sua carrozza di corsa con un numero indecifrabile di bagagli tirò un sospiro di sollievo. Harry era finalmente arrivato. Per lei, il viaggio poteva ufficialmente iniziare, il capostazione fischiare e il treno partire: con Hazza, era ancora più sicura, quell'estate sarebbe stata meravigliosa.

 

______

 

 

Wolverhampton era già lontano. Adele aveva due cose in testa: la sua amica Alexandra e Londra che li aspettava. Alex era una delle cose belle della sua vita, insieme cantavano al karaoke e si prendevano in giro, si rimpinzavano di fragole e rotolavano sull'erba come due bambine. Quella ragazza era un vulcano. E le era mancata.
Le grandi cuffie le premevano le orecchie al finestrino ghiacciato, mentre osservava il paesaggio scorrere. Qualche ciuffo scuro di capelli le ricadeva sulla fronte, ribelle, e gliela solleticava. In certi momenti chiudeva gli occhi e assaporava tutto quello che stava succedendo, dando ogni tanto una sbirciatina al suo vicino per assicurarsi che fosse tutto vero. I capelli gonfi erano schiacciati tra i suo collo e lo schienale del pullman. Si mordeva le unghie, nervosa. Attendeva l'arrivo con ansia. Quando arrivava il ritornello della canzone si girava alla sua sinistra e mimava le parole cantando silenziosamente, ma con molta passione ed espressione da far sorridere il suo compagno e poi lei, con un sorriso che la illuminava, che esprimeva tutta la sua felicitá in quel momento. Mentre gli occhi verdi parlavano e anche essi sorridevano, formando delle piccole rughe attorno e gonfiando le guance. Adele stava raggomitolata al lato di Liam, con la testa sulla sua spalla. Ma la maggior parte del tempo "ballava" enfatizzando i movimenti e ridendo per come lui cercava di trattenere le risate mordendosi il labbro, pur di non darle quella soddisfazione. Mi voltai improvvisamente, notando per prima cosa il bicipite molto sviluppato del suo compagno di viaggio, cosa che la fece arrossire un po'. Tra lei e Liam c'era e c'é sempre stato un saldo legame d'amicizia e nulla di piú. Credo sarebbe stato troppo imbarazzante anche solo provare ad essere intimi. E ad entrambi andava bene così.
Quando finalmente scesero dalla corriera piena di esaltati, Adele si fermò un attimo, creando un certo disappunto fra quelli che le stavano dietro. Non le importava: finalmente era a Londra! Prese un bel respiro, per assaporare l'aria londinese. Lei a Londra non ci era mai stata ma si sentiva a casa. Oh, si. Casa era la parola giusta.

“Liam, dai su! Capisco il traffico ma Alex ci starà aspettando alla stazione e tu sei peggio di un bradipo!” Liam sbuffò ma non disse nulla. Accellerò improvvisamente e non appena Adele vide la stazione di Londra in lontananza le mancò il fiato. Stava facendo il conto alla rovescia. “5... su dai auto di m.. spostati! 4... oddio Liam quanto ti ci vuole per parcheggiare?! 3... avanti, chi se ne frega dei bagagli, lasciali lì! 2... chi è quel riccio? Oddio che occ.. 1 ALEXXXXX!”

 

 



Writers' corner
Ehilaaa!
Questa è la nostra prima fanfiction e vi chiediamo di essere clementi!
Noi siamo Anna (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=177492) e Laura :)
Speriamo che questa storia vi piaccia e se almeno un po' vi ha incuriosito non abbandonatela subito e mettetela tra le seguite, altrimenti pazienza. A noi piace molto! :)
Su twitter, se volete aggiornamenti sulla fanfiction o chiederci qualunque cosa, noi siamo @Lallons16 e @Anna_Vicentini 

Violonciaooo :)

  
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