Ero
seduta su quella sedia di ospedale che diventava sempre più
scomoda. Piangevo, piangevo ed era da due ore che continuavo a versare
lacrime,
d’altra parte cosa si può fare mentre la persona
che ami più di qualsiasi cosa
al mondo si trova in un’orrenda sala operatoria e affronta
una pericolosissima
operazione. Continuavo a torturare l’anello regalatomi da
Harry prima di
entrare in ospedale, come se fosse l’unica cosa che ancora mi
legava a lui. Sapevo
che poteva succedere qualsiasi cosa, che Lui era su un filo tra la vita
e la
morte e che in quel momento stava combattendo con tutte le sue forze
per
tornare da me, lo aveva promesso prima di entrare in sala operatoria
…
due ore prima …
Eravamo in silenzio Harry era sdraiato sul letto e io su una sedia
vicino a
lui, lui mi stringeva la mano come se non volesse lasciarmi. Non sapevo
cosa
dire, sapevo che quelle potevano essere le ultime parole che ci
scambiavamo. Continuavo
a stare in silenzio dalla mia bocca non uscivano parole, uscivano solo
delle
lacrime che mi rigavano il viso, che Harry continuava ad asciugare con
il suo
pollice mentre l’altra mano era incatenata alla mia, le
nostre dita erano
intrecciate. “Amore non piangere
ti
prego non ce la faccio a vederti così, lo sai che ti amo e
che qualsiasi cosa succederà
ti amerò per sempre” non fece in tempo a finire la
frase che presi entrambe le
sue mani e finalmente parlai “non dire così, sono
sicura che tornerai da me e
starai molto meglio di prima, ne sono certa. Io anche ti amo e ti
amerò per
sempre lo giuro”, “ Ti amo Amy, ti amo, ti amo
più di quanto tu possa immaginare”
poi prese il mio viso tra le mani e poggiò le sue labbra
calde sulle mie, come
fosse un bacio di addio. Poi arrivò l’infermiera
che lo prese e lo portò in sala
operatoria…
…non
ce la facevo più, stavo impazzendo. Avrei dato la mia vita
per lui se ce ne fosse stato il bisogno. Avrei fatto qualsiasi cosa. Ma
la cosa
orribile era sapere che ero lì seduta fuori dalla sala
operatoria con le mani
in mano, senza poter fare nulla, l’unica cosa che potevo fare
era pregare,
pregare che tutto andasse per il meglio. Finalmente usci
un’infermiera con in
mano la cartella di Harry, stava scrivendo qualcosa, mi avvicinai di
corsa per
chiedere informazioni o solo per vedere cosa stava scrivendo anche se
non
volevo sapere, non volevo, avevo paura, paura, tanta paura. Raggiunsi
l’infermiera, ma prima che le potessi chiedere qualsiasi cosa
l’infermiera
lanciò la cartella su un tavolo e corse via, evidentemente
perché era stata
chiamata per qualche emergenza. Anche se avevo paura io dovevo sapere,
dovevo
sapere come stava il mio Harry. Così decisi di aprire la
cartella, le mie mani
tremavano, contai fino a tre e poi aprii. Una fitta al cuore poi
un’altra e
un’altra ancora non poteva essere. In un mare di parole ero
riuscita a
riconoscere quelle cinque parole e poi quei quattro numeri :
… <Harry
Styles, ora del decesso 12:34>.
Non ci
potevo credere, mi accasciai contro il muro e misi la testa tra le
gambe. Non
riuscivo nemmeno a piangere. Ad un certo punto uscì dalla
sala in cui avevano
appena operato Harry un medico con una mano sulla fronte e gli rossi e
lucidi.
Mi vide e mi chiese se mi sentivo bene. Alzai il viso verso di lui. Mi
guardò e
mi riconobbe. Si sedette vicino a me e mi strinse forte al suo petto.
Da lì
cominciai un pianto che durò 2 anni fino a quando non decisi
di mettere fine
alle mie sofferenze saltando giù da un ponte.
<< Ora che le ho raccontato la mia storia gentilmente mi
farebbe
passare?>> l’angelo, si scostò
facendomi entrare in una stanza tutta
bianca senza fine. E poi lo vidi. Era lì in piedi, un camice
bianco, i boccoli
castani e gli occhi verdi. Ora finalmente staremo insieme per sempre.