Era da tutta la giornata che la mia migliore amica, Daisy, era in fibrillazione. Oggi era il grande giorno, il giorno della signing session! Una cosa emozionante vedere cinque ragazzi seduti a un tavolino che dicono “sciao bela” o “i love italia”…ma chi se ne frega!! Solo che per lei, la mia “best”, avrei fatto veramente di tutto. Era mattina presto, mi ero dovuta anche svegliare alle cinque per questo stramaledetto incontro e sentivo di là Daisy che correva da una parte all’ altra della stanza perché aveva cambiato idea su che cosa doveva indossare.
Daisy: Scusa mi vuoi dare una mano!?? Sto delirando! …no questo non va bene…si figurati…aaaah Sara! Vieni qua!
Io: arrivo... che succede???
Daisy: come che succede!?? Sto per incontrare i “ One Direction” ! hai presente chi sono!?
Io: si, non parli d’altro…
E feci un enorme sbadiglio…
Daisy: ok ok va bene…questo come mi sta?
Disse mentre si metteva per l’ ennesima volta un paio di jeans e una maglietta bianca aderente al petto e un po larga alla fine ricoperta di brillantini…
Io: bene ! sei stupenda come sempre! Ora vogliamo andare!??
Daisy: e le scarpe!? E soprattutto tu vieni cosi?
Disse guardandomi dall’ alto al basso con gli occhi spalancati. Per me andava benissimo; avevo un paio di jeans, nike bianche, una maglietta blu con scritto in bianco new york city e il cappello sempre blu della NY.
Io: le scarpe ci stanno bene quelle li…bianche e nere! E poi.. che non va bene?
Daisy: si si …
Disse con aria distratta…
Daisy: ora muoviamoci che sennò perdiamo la metro e…non ci voglio nemmeno pensare!
Io: pensaci invece! Dai andiamo, muovi quelle chiappe!!!
Gli diedi una pacca sul sedere e scoppiamo a ridere. Fermammo un taxi che ci portò fino alla metro e poi da li dritte dritte all’ inferno. Anche se avevo 18 anni ancora i miei non mi avevano regalato una macchina e quindi che senso ha fare la patente? Allora la mia cara nonnina, una donna buona e ricca, per consolarmi, decise di regalarmi una bella vacanza a Londra con Daisy…che ama come sua nipote. Come non accettare?
Daisy: ehi siamo arrivati! Aaaaaah! Guarda quante ragazze! Mio dio!
Io: e che cos’è!? Un esercito!? Oh mio dio…siete tutte fuori di testa!
Daisy: ma stai zitta! Ahah…
E gli feci una linguaccia. Prima di tutto ci diedero un braccialetto e ci dissero di aspettare finchè non ci avessero chiamate. Aspettammo tre ore…una tortura. Con ragazze ovunque che cantavano What Maes You Beautuful, tra l’altro stonate, che mi davano altamente sui nervi.
Daisy: oddio Sara ci hanno chiamate!? Siamo le gialle vero!? Oh mio dio! Ricordati che sarai sempre la mia migliore amica!!
Io: guarda che non stiamo andando al patibolo! Ahah!
Daisy: no ! stiamo andando in paradiso!
Con questo fece un urlo squarciagola e io mi tappai le orecchie.
Io: ma che cazzo succede!?
E come di illuminazione li vidi; cinque ragazzi, con dei sorrisi mozzafiato, che uscivano da una limousine che era circondata da degli omoni in giacca e cravatta con un auricolare all’ orecchio per fermare tutte quelle ragazzine impazzite. Per primo scese Liam, quell ragazzo dolce e generoso di cui tanto mi parlava sempre Daisy ( il suo preferito), poi Niall, quel piccolo ragazzo Irlandese tutt’altro che montato, la cui passione è il cibo; poi uscì Harry e li le urla aumentarono tanto da farmi attappare le orecchie! Lui si che è un vero playboy…uno stronzo ma con un cuore grande come quello di mille persone, poi uscì Louis, quel ragazzo buffo che ti fa sempre venire la voglia di sorridere ma che però diventa serio come nessun altro nei momenti di difficoltà…e poi, infine, scese Zayn. Non so cosa fu, non lo so spiegare, ma il mio cuore scoppiò! Forse è successa la cosa che comunemente tutti chiamano colpo di fulmine. Non cominciai a urlare o a saltare come una pazza, ma rimasi li a contemplare quell angelo di cui tanto mi avevano parlato. Effettivamente mi aveva fatto sempre molto piu effetto degl’ altri, ma non ci avevo fatto caso. Daisy mi aveva raccontato tante cose di lui; a partire dal fatto che era un ragazzo semplice ma vanitoso, simpatico ma che a volte amava chiudersi in se stesso, bello ma che non credeva tanto nelle sue potenzialità. A un certo punto mi distolsi dai miei pensieri perché Daisy, in lacrime, mi aveva strattonato in avanti.