- 5° capitolo -
Scomparsi (2° parte)
"Crilin! Chichi! Anche voi qui?"
Bulma non sapeva se essere più sorpresa per l'improvvisa compagnia dei suoi due
amici, o per il fatto che si trovava nel salone di un vecchio castello.
Anche Crilin sembrò confuso e spaesato. "Io non ne so nulla! Giuro. Ho aperto
quella porta... la porta di una capanna del mio presepe, e..."
"Il tuo presepe?" disse Bulma, incredula.
Chichi se ne stava seduta sul freddo pavimento di pietra, pallida come un
cencio. "Lo trovi così assurdo, Bulma? E se ti dicessi che io sono stata rapita
da... Babbo Natale?"
I tre si guardarono negli occhi senza più dire una parola, un po' storditi dagli
ultimi avvenimenti e dal
forte profumo d'incenso che aleggiava nella stanza.
Dopo un po' di esitazione, Armés si decise a fare il suo ingresso nel salone.
"Benvenuti, miei cari!"
I presenti si voltarono verso di lei, e la fissarono in modo truce. Lei alzò
le mani in segno di pace e si affrettò a dire "Mi dispiace aver usato dei metodi tanto bruschi per
portarvi fin qui, ma non avevo altra scelta... questa è la magia del Natale!"
"E tu... chi saresti?" domandò Crilin.
Armès scosse il capo. "Non ha importanza chi sono. Quello che importa in questo
momento è il PERCHE' voi siate qua..."
Bulma rise nervosa. "Già, è proprio quello che vorremmo sapere!"
Armès passeggiò avanti e indietro, col capo chino e le braccia incrociate dietro
la schiena. Poi si fermò proprio davanti a Bulma, fissandola con una tale
intensità che quasi sembrò leggerle dentro. "Tu sei qui, cara ragazza, perchè
stai perdendo l'uomo che ami. Vorresti convincerlo a restare, ma lui è
inavvicinabile e chiuso."
Armès riprese a camminare per la sala, e di nuovo si fermò, stavolta dinnanzi a
Crilin. Lui arrossì sotto quello sguardo indagatore e profondo. "Ti
hanno dato del pazzo, dell'illuso, dell'incosciente. Ma le tue sono buone
intenzioni, Crilin. Sei un ragazzo generoso e forte e per questo meriti l'Amore di C18"
"C18!?" esclamarono Chichi e Bulma nello stesso istante.
Crilin sorrise, imbarazzato. "Ebbene sì, siete le uniche che ancora non lo
sapevano... ho preso una cotta per lei. Non ricambiata, purtroppo..."
Armès annuì, e si avvicinò a Chichi. "E infine tu, Chichi, sei qui perchè
sono molte le cose che non sai e le cose che non vuoi vedere. Sei accecata dal
dolore per la morte di tuo marito e non ti rendi conto che hai ancora qualcosa
di molto importante da fare."
La moglie di Goku strinse gli occhi, mormorando "Non so di che
parli..."
Armès le disse che era ancora troppo presto per saperlo, poi si avvicinò ad un
enorme specchio polveroso situato ad un angolo della stanza.
"Ora vedremo come se la caveranno Vegeta, Gohan e C18!" disse allegra la
vecchietta, trascinando lo specchio al centro del salone.
"Intendi dire che con questo specchio possiamo vedere quello che stanno facendo
loro
in questo momento?" domandò Bulma, curiosa e affascinata. Ma Armès scosse il
capo. "Non solo! Potremo leggere anche i loro pensieri. Se lo desidereranno
abbastanza intensamente, riusciranno a raggiungervi."
I tre avrebbero voluto continuare a farle domande, ma le parole morirono nelle
loro bocche, spalancate all'improvviso per lo stupore: lo specchio aveva preso a splendere
e
al suo interno tutto era luce, un'aurea pulsante simile al cuore della fiamma di
una candela.
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Anche quel giorno Vegeta si era rinchiuso all'interno della Gravity Room.
Insolitamente, però, non si stava allenando: era immobile e con lo sguardo perso
nel vuoto davanti al controller della gravità.
Non poteva smettere di pensare al suo destino, a quello che era accaduto negli
ultimi anni della sua vita, e a quello che avrebbe dovuto fare.
Non riusciva a ricordare
un periodo della sua vita in cui non si fosse sentito in guerra con il mondo: quel
nero e intenso sentimento, sempre presente, faceva parte di lui come il colore
degli occhi e dei capelli, ed era l'unica cosa che lo tenesse in vita. Era
rimasto sulla Terra allo solo scopo di sconfiggere Kakaroth, di dimostrargli la
sua superiorità, e la sua ira era cresciuta col tempo.
"Ma alla fine ho perso. Ora che senso ha continuare a vivere?" domandò a sè
stesso, stringendo i pugni.
Decise che l'unica cosa da fare ora era andare via da quel pianeta, ricominciare
a viaggiare nello spazio alla ricerca di un nuovo nemico da combattere, qualcun
altro con cui confrontarsi... adesso che il suo più grande rivale era morto.
Uscì dalla camera gravitazionale intenzionato a parlare con Bulma. L'avrebbe
costretta con la forza a costruirgli quella dannata navicella, dato che le buone
maniere non erano servite con lei. Già, nulla sembrava funzionare con quella
testarda, pensò Vegeta con un leggero sorriso. Lei era l'unica che era riuscita
a tenergli testa in tutti quegli anni, e molte volte aveva dimostrato di essere
persino più forte di lui.
Si concentrò per avvertire la sua presenza all'interno della casa, ma non ci
riuscì. Questo era molto strano... Raggiunse il salotto di fretta, e vide la
signora Briefs con in braccio il piccolo Trunks che piangeva incessantemente.
"Dov'è Bulma?" chiese seccato. La donna si voltò verso di lui "Oooh, ciao
Vegeta! Bulma non c'è, ha lasciato Trunks qui e non mi ha detto nulla. Chissà
dov'è andata..."
Vegeta si sentì sempre più nervoso, oltre che preoccupato. Quella stupida si
portava il suo moccioso dappertutto, anche nelle occasioni meno opportune.
Riprovò a concentrarsi, ma non sentiva il suo Ki da nessuna parte e presto la
disperazione lo assalì. Desiderò rivederla con tutte le sue forze. Così chiuse
gli occhi e quando li riaprì non era più all'interno della Capsule Coorporation,
ma in un'immensa distesa innevata.
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"Mi è venuta proprio
voglia di una bella bibita fresca!" esclamò Yamcha rientrando nella KameHouse,
dopo essersi allenato per qualche minuto in spiaggia.
Lanciò un'occhiataccia a C18, mentre afferrava una lattina di the freddo dal
frigorifero. "Che hai da guardare?" disse la ragazza con disprezzo.
"Nulla. Mi stavo solo chiedendo dov'è andato Crilin..."
"Ed io che ne so? Era qui un attimo fa. Poi non l'ho più visto." C18 incrociò le
braccia, e distolse lo sguardo da Yamcha. Lui fece un rapido giro della casa,
cercando Crilin, e quando non lo trovò si innervosì.
"Ho guardato ovunque! Si può sapere cosa gli hai fatto, eh? Non lo avrai mica
ucciso?" esclamò timoroso.
C18 scattò in piedi, sulla difensiva. "Non essere ridicolo! Non ucciderei mai
Crilin!"
"Non ti credo. Sei pur sempre il cyborg del perfido dottor Gelo, gli altri lo
avranno dimenticato ma io no! Se hai fatto del male al mio amico, giuro che..."
In quel momento entrarono anche Muten e Oolong, richiamati dalle loro grida.
"Che diamine sta succedendo?" domandò il maestro delle tartarughe guardando
prima l'uno poi l'altra.
"Crilin è scomparso!" annunciò Yamcha. "E scommetto che è tutta colpa di questo
mostro!" disse indicando C18. Lei indietreggiò, sentendosi ferita per quella
totale mancanza di rispetto e di fiducia, e provando una fortissima nostalgia
per Crilin, l'unico essere, in tutta la Terra, ad averle dato una seconda
chance.
"Non dire sciocchezze, Yamcha..." lo ammonì il maestro Muten, mostrando tutta la
sua calma e saggezza. Ma C18 sorprese tutti, dicendo "No! Forse l'idiota non ha
tutti i torti. Forse Crilin... se n'è davvero andato per colpa mia, per qualcosa
che ho fatto o detto... Non lo so. Io non sono molto brava in... queste cose."
"Cosa intendi con... queste cose?" domandò Oolong facendosi avanti. C18 non
rispose e solo Muten capì le parole della ragazza: stava dicendo che non sapeva
come comportarsi nelle faccende d'Amore.
"Cielo! Guardate!" strillò Yamcha, quando si rese conto che C18 stava diventando
trasparante. I tre le si avvicinarono, chiedendole cosa le stesse succedendo, ma
lei non badava a loro, persa com'era nel dubbio di aver detto qualcosa di
sbagliato a Crilin. Ben presto, di C18, non ci fu più alcuna traccia.
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Gohan se ne stava chiuso
nella sua cameretta e guardava fuori dalla finestra con malinconia. Per lui e
sua madre non ci sarebbe stato Natale quell'anno: niente
clima di festa familiare, niente aroma di biscotti fatti
in casa, niente cori natalizi e nemmeno l'albero decorato.
Dalla morte di Goku, Chichi sembrava aver perso interesse per qualsiasi cosa e
Gohan poteva ben capire che non avesse voglia di festeggiare nulla, anche se questo
lo rendeva infelice. La sua mente vagò all'ultimo Natale trascorso, quando suo
padre era ancora in vita... Ridendo, ricordò la faccia di Chichi quando Goku le
aveva dato, come regalo, un vestito di almeno tre taglie più grandi. Lei si era
offesa tantissimo per il fatto che suo marito la considerasse così grassa, e gli
aveva tenuto il broncio per tutta la sera. Ma ora quei momenti felici erano
passati, e non restava che il silenzio in una casa vuota e incolore.
D'improvviso Gohan avvertì un intenso odore di bruciato. Si alzò di scatto dalla
sedia, spalancò la porta della sua camera e si precipitò in cucina, dove tutto
era oscurato da un nero fumo.
"Oh, cielo! Cos'ha combinato la mamma?" esclamò Gohan correndo a spegnere i
fornelli ed aprendo porte e finestre per scacciare via il fumo. Com'era
possibile che sua madre avesse dimenticato la colazione nel fuoco? Non era da
lei. Non avvertendo la sua presenza in casa, Gohan suppose che probabilmente era
uscita a far compere o a trovare qualche sua amica.
Tornò in camera sua e lasciò scorrere il tempo, mentre un brutto presentimento
si faceva strada nel suo cuore. Dopo un po' non resistette più e prese in mano
il telefono. Chiamò prima alla Capsule Coorporation, e la voce squillante della
signora Briefs rispose dall'altra parte della cornetta. Gli disse che Chichi non
era venuta a trovare Bulma, e che sia lei che Vegeta erano scomparsi nel nulla.
L'ansia di Gohan crebbe, e con le dita tramanti digitò il numero di telefono
della KameHouse.
"Maestro Muten! Mia madre è sparita, non riesco a trovarla da nessuna parte.
Dimmi che è lì con te..."
"Sta' calmo, ragazzo!" rispose Muten, cercando di nascondere la sua stessa
preoccupazione. "Certo che è proprio strano..."
Gohan impallidì, stringendo la cornetta del telefono fin quasi a romperla. "C-cosa?
Cosa è strano?"
"Anche Crilin è introvabile. E... C18 è svanita poco fa davanti ai nostri
occhi." confessò Muten con tono grave. Gohan si disperò "Oh, no! E' tutta colpa
mia! Mamma stava passando un brutto momento ed io... invece di starle vicino..."
"Non può essere colpa tua, ci deve essere senza dubbio un valido motivo per
giustificare tutte queste sparizioni... Gohan? Ehi, Gohan, sei ancora lì?"
Ma nessuno rispose. Anche Gohan era riuscito, senza saperlo, a teletrasportarsi
in una valle ricoperta di neve.
- Continua -