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Autore: adelfasora    03/05/2012    5 recensioni
Perché ad ognuno spetta la sua vita. Ma farla propria è tutta un'altra cosa.
Significa cambiarla.
Click.
[scritta per il contest A thing and a Song.]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: Adelfasora.

Pacchetto scelto: Ed Sheeran.

Genere: Malinconico, generale.

 

 

 

 

 

 

Ci sgretoliamo?

 

 

 

 

Se c’era una cosa che desiderava ardentemente era una macchina fotografica. Per le strade di Nantes spiava da negozi e turisti in posa quelle Polaroid che ai suoi occhi avevano un che di magico, e immortalavano qualsiasi cosa all’istante.

Click.

 

Click.

Click. Click.

Le foto istantanee erano ricordi, per Giò. O Giovanna.

Era questo il suono che faceva la sua vita mentre scorreva. Mentre andava avanti senza voltarsi indietro. E sarebbe bastato che qualcuno le facesse vedere immagini del suo passato per ricordarlo, ma stranamente nessuno si avvicinava troppo.  

 

Aveva otto anni, la piccola Giò, quando un incidente d’auto le portò via la nonna. Quella che profumava di gelsomino e biscotti, che odorava di casa e affetto.

Click.

 

Giovanna era poco più grande di quei tristi otto anni, ma lo stesso Dio volle portarsi via i suoi genitori. Prima la mamma, per dei farmaci, forse troppi. Poi il papà, quell’uomo barbuto e sopra le righe, perché faceva il poliziotto nella strada sbagliata.

Click.

 

Quando rimase sola non sapeva davvero cosa fare, e non immaginava di certo una vecchia megera a trattarla male, o una mela avvelenata. No, perché Giovanna aveva poco più di otto anni, ed era già cresciuta. Forse troppo e male.

 

Mentre si drogava in una strada poco conosciuta  click - , mentre fumava spinelli o sniffava “roba” – click - la piccola Giò di soli otto anni si chiedeva perché non era volata via con loro. Avrebbe abbracciato la nonna sulle nuvole, avrebbe detto al papà che gli voleva bene mentre la stringeva stretta, come mai aveva fatto.

I sogni Giovanna li poteva vivere grazie alla sua vita squallida e poco raccomandata, piena di alcol e rapine per procurarsi i soldi. Giovanna capiva che gli altri non avrebbero potuto comprenderla perché semplicemente avevano sogni diversi. E si arrabbiava, perché non si rendevano conto di vivere già quello che per lei sarebbe rimasto un sogno.

 

Le ore e gli anni erano importanti, perché segnavano lo scorrere del tempo con diligenza, fregandosene di tutto quello che poteva succedere nel frattempo.  

Giovanna aveva vent’anni, quando venne violentata in uno schifo di bar, e pensava «Che schifo di vita».

Click.

 

Pioveva forte quando Giovanna incontrò una ragazzina di – forse più, forse meno – dieci anni. Giovanna la vide, e le sorrise. Era difficile, ma lo fece. Perché lei sapeva come ci si sentiva soli, a poco più di  otto anni. E sapeva di cosa si aveva bisogno.

«Ehi, che ci fa qui una bimba senza peluche, a piangere senza nessuno?»

«Non sto piangendo.»

«No?»

«E’ la pioggia. Mi ha bagnata tutta.»

«Anche sotto agli occhi?»

«Ho detto dappertutto!»

«E come ti chiami?»

«Michela.»

«E dove stavi andando?»

«Non lo so. Stavo fuggendo dalla Signora Cattiva.»

«Allora andiamo via.»

«Va bene. Come ti chiami?»

«Io sono Giò.»

Click.

 

 

Giovanna non riusciva a trovare foto dei suoi ricordi, “degli anni quelli vecchi”, ma avrebbe lottato per costruirsene di nuovi, ora che aveva un motivo per farlo.

«Secondo te perché le persone muoiono, anche quelle a cui più vuoi bene?»

«Perché la natura vuole così.»

«E perché non moriamo anche noi, che la natura ci ha lasciato senza una mamma e un papà?»

«Perché noi non siamo i nostri genitori, e dato che siamo tanto speciali da essere Giò e Michela, dobbiamo aspettare il nostro momento.»

 

« It' s too cold outside for angels to fly.»

«Che cosa hai detto, piccola Michela?»

«Che noi non siamo ancora morte perché siamo angeli mortali, e fa troppo freddo perché possiamo spiccare il volo e raggiungere chi vogliamo bene.»

«Che angeli sfigati, eh?»

 

 

«Secondo te perché siamo così sole, Giò?»

«Perché così possiamo farci compagnia.»

 

Michela la prese con sé. Click.

 

Giovanna a trentaquattro anni andò a lavorare, e diventò Giò la Poliziotta. Come il papà, come avrebbe voluto la mamma.

Click.

 

Quando poi fu il suo momento di andare via, quando Michela fu finalmente adottata, quando un gruppo di violenti armati di pistola le fracassarono il cranio, allora Giò sorrise.

Perché Giò non aveva più otto anni, ma tante foto della propria vita ricordate, ed era il 5 di Agosto. Faceva finalmente caldo.

E pensò che era il momento migliore per volare via, come l’angelo di cui parlava Michela. Non faceva più freddo da congelarla lì, non c’era più nulla a trattenerla. Non era più legata a delle foto ingiallite.

E spiegò le sue ali.

  
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