Il sangue schizzò macchiando il camice bianco.
-Tampone.
Una goccia di sudore imperlò la fronte dell’altrimenti perfetto “chirurgo”, che senza esitare praticò l’incisione.
Altro sangue schizzò, questa volta macchiando anche la parete dietro di loro, ma nessuno vi badò: era in bilico tra la vita e la morte.
James, fuori dalla stanza, camminava avanti e indietro nervosamente.
Sentiva che avrebbe dovuto fare di più. Salvarlo.
Le mani gli tremavano, quando Remus uscì dalla cucina.
-Mi dispiace, James. L’abbiamo perso.
Il giovano si buttò al collo dell’amico:
-Lily ci ucciderà!- gridò, mentre i resti di un tacchino venivano gettati nella pattumiera.
 

La donna dai capelli rosso sangue camminava a passo svelto verso la casa.
Quella dove avrebbe fatto il suo dovere.
Avevano fallito, ne era sicura. Poteva quasi sentire i singhiozzi disperati delle tre vittime che, ormai rassegnate, aspettavano il loro destino.
La punizione peggiore della loro vita.
Sentiva quasi il battito accelerato dei loro cuori. Era stata maligna: li aveva avvisati. Sapevano cosa li aspettava se avessero fallito. E lo temevano.
La donna tirò fuori la bacchetta e si preparò. Lo avevano voluto loro.
La casa apparve all’orizzonte, accanto a quella della loro pacifica vicina, Bathilda Bath.
-Eccomi.
Poi entrò.
 

-Pensi che qui ci vedrà?
-Sì.
-Su, Remus, un po’ d’ottimismo!
-Perché non usciamo da qui e affrontiamo la cosa da persone responsabili e mature quali siamo?
-Quale sei.
Sirius e James erano accovacciati dietro il soffice divano celeste del soggiorno.
-perché celeste, Ramoso? Non era meglio rosso e oro?
-Taci, Felpato! Non ora!
I passi della donna si avvicinavano.
-Su, James Potter, si uomo!- lo incoraggiò Remus Lupin, in piedi dietro un appendiabiti.
-Senti chi parla! Chi è quello che ha usato la trasfigurazione umana per dimagrire e infilarsi dietro l’attaccapanni?
-E’ la fine!- declamò Sirius.
Poi lei entrò.
 

La casa era calda, ma vuota.
O almeno, si disse Lily, vuota apparentemente.
Aveva abbastanza esperienza (come Auror, membro dell’Ordine, ma soprattutto in quanto moglie di James Potter) da riconoscere dei tizi camuffati rispetto ai piedi del divano.
-Tana per Sirius e James!- gridò, poi si lasciò andare a una risata diabolica.
-No! Ti prego, sii clemente!- gemette il giovane con gli occhiali.
Lily Evans scosse la testa:
-Lo avete voluto voi, mi dispiace.
Dal suo angolino, Remus Lupin assisteva, terrorizzato, alla scena.
La donna non sapeva della sua presenza.
-Remus Lupin, esci fuori, tanto è inutile!
O forse sì.
 

-Bene, bene, bene…
Lily Evans camminava avanti e indietro, la bacchetta in mano.
-Sapete cosa vi aspetta, vero? Vi avevo detto di non occuparvi del sacro-tacchino-per-la-cena-con-gli-altri-membri, ma voi niente. E lo avete… bruciato? Cosa gli avete fatto?
-Si è…
-Si? Da solo?
James si arrese:
-Remus lo ha squartato…
Remus sussultò: a quello serviva la sua amicizia con James Potter? A fare da para… fulmini in tutte le situazioni?
Ma Lily non credé all’uomo.
-Su, cari… ho vinto la scommessa!- li esortò.
Uno ad uno, i tre si alzarono dal divano e uscirono dalla stanza.
Il destino crudele li attendeva.
 

-James, passami le fruste!
-Cosa sono le fruste?
-Quelle cose che… attento!
Le fruste partirono da sole, mescolando tutto quello che si trovava nei dintorni: uova, gusci, incarti di farina, un dito di…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!
-Sirius!
-Quelle cose mi hanno mangiato un dito!
-Felpato, le fruste sono oggetti, non mangiano!
-Sta’ zitto, Lunastorta! Che oggi la Luna di traverso ce l’ho io!
Lily Evans li osservava dalla soglia della cucina: Remus tentava inutilmente di dirigere l’azione distruttiva delle fruste verso la terrina, mentre Sirius si succhiava il dito infortunato. James piagnucolava, vicino alla parete.
Che bella idea farli cucinare alla babbana!

N.d.A.: ecco i giudizi! 
Prima classificata 

La tragedia della cucina 
di M4RT1 



• Grammatica e sintassi: 9,9/10; 
Piccola svista formale (-perché celeste, Ramoso? Non era meglio rosso e oro? all'inizio del dialogo scordi una maiuscola), ma per il resto tutto liscio. 


• Stile: 8,75/10; 
Il tuo modo di narrare è piuttosto categorico, l'uso di periodi molto brevi e perentori aiuta in questo caso a rendere l'atmosfera “marziale” che aleggia attorno alla vicenda. A volte ometti i soggetti nei dialoghi, ma hai un modo di gestire le battute efficace e riesci a far in modo che il parlante si capisca anche se non citato. Non amo molto la massiccia narrazione per dialoghi, ma qui sei riuscita a scandire bene i momenti e a rendere bene e con ritmo l'evolvere degli eventi. Da ultimo: non ti ho tolto punti per questo perché è grammaticalmente corretto ed è esclusivamente una questione di gusti, ma devo proprio dirtelo: Ma Lily non credé all’uomo lo trovo proprio orrendo! Meglio “credette”... 


• Personaggio (caratterizzazione e coerenza): 7,75/10; 
Mi è piaciuto molto come hai caratterizzato Lily. Spunta bene fuori un carattere volitivo e intransigente, ma cocciuto al punto di accettare una sfida (che sa di vincere) anche se questo comporterà il disfacimento di una cucina o la compromissione definitiva del tacchino. Meno buona ho trovato la caratterizzazione dei tre Malandrini: sì, si percepisce il carattere goliardico che sempre li distingue, ma gli atteggiamenti sono così simili tra di loro che si confondono. Ultimo appunto, avrei decisamente gradito di più se avessi fatto comparire anche Peter: figura scomoda, ma a maggior ragione interessante! 

• Originalità: 9/10; 
Piuttosto originale, sia nella trama (simpatico aneddoto culinario) che nel modo in cui l'hai reso. Divertente vedere i Malandrini alle prese con le noie gastronomiche, altrettanto scoprire nei modi di Lily la soddisfazione del “ve l'avevo detto” che comporta la successiva punizione. 


Totale: 35,4/40