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Autore: Slits    03/05/2012    2 recensioni
Era stato cresciuto con la convinzione che qualunque cosa non si potesse tradurre in una spirale inebriante di odori intensi, scocchi di taglieri e pugni di farina da passare fra le dita, allora non valesse la pena di esser davvero vissuta.
Un artista ritrae soltanto ciò che compiace il proprio ego.
[Sanji-centric] [Mugiwara]
[AU]
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mugiwara, Sanji
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il sole tramontava dietro la chiesa di piazza St. Roger quando Sanji Regu imboccò il viale de la Castiglia diretto al parco. Si era premunito di un vecchio borsone ed un paio di quaderni. Si addentrò fra le viuzze solitarie che si inerpicavano lungo l’intero sentiero e girò intorno ad un fabbricato.
Il frastuono di una città che lentamente si stava risvegliando lo raggiungeva attraverso una fitta volta di foglie che costeggiava lo stradone. Incrociò ben presto i primi passanti che sedevano nelle panchine godendosi l’aria della sera, godendosi le loro vite. Visto da fuori sembrava tutto così facile.
Al calar della sera quell’apparente tranquillità gli fece pensare ad una mousse soffice, densa, dall’aroma forte. Sorrise fra sé al paragone. Era stato cresciuto con la convinzione che qualunque cosa non si potesse tradurre in una spirale inebriante di odori intensi, scocchi di taglieri e pugni di farina da passare fra le dita, allora non valesse la pena di esser davvero vissuta.
E lui ci credeva, in fondo. La sentiva ogni giorno nelle mani quella strana realtà, allettante e peccaminosa come un cibo afrodisiaco. Era fatta di sfaccettature inebrianti.
Mille per ogni espressione, cento per ogni volto che sembrava sorridere. Variavano, si storcevano e cambiavano per ogni persona.
Vi erano i vecchi con i piedi grandi, quelli un po’ burberi, che sapevano sempre di cannella e speravano ancora di poter addolcire il mondo. I falsi poco di buono che odoravano di peperoncino ed i cattivi che, invece, sapevano del decotto delle radici.
Zeff lo aveva educato a vedere il mondo con i sensi, percependolo con lo sguardo ed intuendolo con l’olfatto. Gli diceva spesso che il modo migliore per capirlo era paragonarlo ad un mercato immenso dove, se non si è in grado di distinguere i buoni affari con una semplice occhiata, allora si corre il rischio di tornare a casa con una truffa in più in saccoccia.
Era sempre stato un tipo di poche e buone parole, il capocuoco. Anche se per metà le perdeva in bestemmie smozzicate.
Crescendo Sanji aveva imparato a guardare con altri occhi a quello che era stato il suo mondo e il suo campo di prova. Osservarlo con sapori destinati ad andare e venire non gli sembrava più abbastanza.
Allora un giorno prese un foglio ed una matita e provò a tracciare una linea. Trovò la cosa alquanto stimolante e volle provarci ancora una volta. Così, tanto per vedere.
Aveva dieci anni di meno. Ed aveva appena imparato a vedere il mondo.
La pietra umida che rivestiva il sentiero scricchiolò sotto i suoi piedi.
Sanji inspirò l’aria calda della sera e si mise a sedere.
Aveva diciannove anni adesso ed era appena entrato in un parco.
Ed in mano stringeva un blocco da disegno.




Timo: Dall'aroma molto forte e penetrante dal sapore piccante, impiegato nel mazzetto degli odori, nelle salse.

Anice: Il sapore dolce e il delicato gusto di liquirizia dei semi di anice è particolarmente indicato per la preparazione di dolciumi ( le caramelle all'anice per esempio) e per bevande alcoliche. Lo si può trovare in semi interi o in polvere. E' preferibile conservare i semi interi in vasi con chiusura ermetica, lontano dalla luce. Quando sono vecchi i semi dal colore grigio-verde diventano marrognoli.

Curcuma: La curcuma è una delle grandi spezie indiane, usata fin dall'antichità in tutto il subcontinente indiano come tintura per gli abiti sacerdotali, per le sue proprietà medicinali e come spezia culinaria per dare colore e sapore. E' una radice che assomiglia molto allo zenzero e viene usata per preparare il curry. Ha un gusto particolare, leggermente amaro . E' quasi impossibile macinarla in casa, per questo si trova quasi sempre in polvere.


#1. Hands - Covered of blood
[Roronoa Zoro - Murderer]

Arrivò ai giardini e attraversò il viale in silenzio. Girò intorno ad una vecchia fontana e cercò un punto riparato. Una luce calda filtrava fra le volte degli alberi. L’uomo parve sentirsi sollevato. Si mise a sedere su di una panchina all’ombra di una grande quercia e fece scivolare un borsone al suo fianco. Attendeva. Nonostante l’ora tarda, Sanji riuscì a distinguere quasi nitidamente i suoi contorni nella penombra del parco, alla luce dei primi lampioni, con il quaderno in grembo.
Non appena l’uomo si accorse di esser osservato, arricciò le labbra in una smorfia tirata e fece scivolare un braccio dietro la spalliera della panchina, sull’attenti.
Il biondo sostenne il suo sguardo per alcuni istanti, poi tornò al foglio. Doveva avere una percezione dell’ambiente molto più acuta di quanto gli occhi perennemente annacquati dal sonno lasciassero intuire. Nel complesso, Sanji si ritrovò a pensare che la sua pelle avrebbe probabilmente saputo di timo.
Per una discreta manciata di secondi l’uomo rimase immobile, in attesa di qualcosa. Poi sfiorò con la mano il borsone, spense il cellulare e poggiò la testa sul sedile chiudendo gli occhi. Quando si passò una mano sulle palpebre – con così tanta forza da arrivare quasi ad arrossare l’occhio di uno spiacevole rossastro – si fermò per alcuni istanti, come se avesse ricordato qualcosa di particolarmente importante. Infine si guardò la mano.
Sanji la osservò per un lungo istante e fu allora che capì che quelle dita avrebbero potuto dirgli molto più di quanto il loro proprietario potesse anche soltanto lasciare intuire. Erano grandi, ognuna larga uno stecco, callose ed ispessite dagli sforzi e dall’operato certosino del tempo. Le unghie erano increspate come un’onda, tranciate in qualcosa di irrimediabilmente corto. Fra la pelle ed i cerchi nodosi delle nocche, il biondo credette per un attimo di intravedere del sangue.
L’uomo, di un’insolita capigliatura oltremare, seguì con la coda dell’occhio lo sguardo del cuoco e si fissò le mani. Per alcuni istanti si osservò le dita ed a Sanji parve di leggere nei suoi occhi la stessa preoccupazione che gli attanagliava le viscere. Poi, però, la sua espressione cambiò improvvisamente, tramutandosi in disgusto ed infine in qualcosa di indecifrabile. A volerle dare un sapore, probabilmente avrebbe saputo di anice, un aroma dolce, avvolgente. Stordente quasi come la rassegnazione.
Passarono altri minuti prima che il biondo riuscisse a finire la propria bozza. E fu soltanto allora che l’altro uomo prese la decisione di alzarsi ed andarsene; chi lo sa, forse per un muto favore. O ancora, si ritrovò a pensare il cuoco, per diluire ancora un po’ il peso soffocante dell’attesa.
Guardò un’ultima volta fra le volte degli alberi, in cerca di qualcosa. E se ne andò, in silenzio come era arrivato.
Nella mano destra sorreggeva un borsone da cui si poteva intravedere l’elsa insanguinata di una katana. Aveva il passo di chi procede con l’inerzia di un ordine fermo.
Sanji guardò le linee sul foglio che teneva in grembo ed inclinò la testa, perplesso.
Nell’aria aleggiava un odore pungente, dal retrogusto amaro. Curcuma.
Era quello il sapore che probabilmente contraddistingueva le mani di un assassino.

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N
asce con il presupposto di una raccolta ma, a seconda di come andrà questo primo capitolo, potrei anche decidere di lasciarla come semplice flash. Spetta a voi decidere.
Colgo anche l'occasione per scusarmi per la lunga assenza, il periodo non è di certo stato dei migliori.

La raccolta di per sé non credo abbia molto senso.
Non ero in me nel momento in cui mi è passata per la testa. Non ero in me quando ho cominciato a scriverla e non sono in me neanche adesso, che la sto postando. In definitiva, se guardate dietro la mia testa avrete ottime probabilità di vedere un meraviglioso cartellino verde acido con su scritto "Torno subito" ed un altro - giallognolo - con una pernacchia disegnata sopra ed un "Ma va' va'" di lato. La mia situazione è bene o male questa.

L'idea è più complessa di quanto avessi previsto. Proverò a spiegarla in breve.
Son partita dal presupposto di marcare una particolare sfaccettatura della formazione di Sanji. Sarà colpa di Ito Ogawa o dell'assurda attenzione che sto prestando negli ultimi tempi ai particolari o Dio solo sa cosa, ma ho deciso di concentrarmi sulla funzione - vitale oserei aggiungere - che la cucina ha avuto nella vita del cuoco e son decisa di andare avanti fino all'ultimo. E fin qui non c'è niente di complicato.
Poi, però, ho deciso di aggiungervi le spezie. E per una che a stento sa distinguere una scrivania da un mazzetto di basilisco, la cosa non è stata affatto semplice. Ringraziamo internet, perciò.

Saranno gli occhi e le orecchie di Sanji nel suo modo di vedere il mondo. Ad ognuna ricollegherà un mugiwara e ogni particolare del mugi sarà un tassello che lo aiuterà a ricostruirne la vita. Nel caso di Zoro le mani per l'appunto.

L'idea di base è questa.
* i corpi fioccano come neve *
EnCHOY!
   
 
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