Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Morea    03/05/2012    6 recensioni
Prendete Harry e Percy e chiudeteli nel solito Ufficio.
Qualche piano più in su, mettete insieme un Ministro della Magia, un raffinato Editore ed una caliente segretaria.
Ad Hogwarts, prendete un'Hermione irrequieta e fragile ed aggiungete un Torneo di Quidditch, con una Ginny sovraeccitata ed un Malfoy più tronfio che mai.
Il tutto condito con lettere minatorie provenienti da una minaccia ancora incognita...
Niente è immutabile e fisso, e saranno in molti a capirlo.
Dal capitolo X:
- Sono troppo biondi, in quella casa. Servono due diversivi, señorita. Tu prenderai il giovane, io quello bello - esclamò perentoria e solenne.
Quella conversazione stava rasentando il ridicolo. La sua futura suocera esordiva dal nulla con delle dichiarazioni simili, senza che l'avesse mai conosciuta prima: tra l'altro, il solo pensiero che avesse potuto intuire un suo interesse nei confronti di Malfoy era bizzarro, se non addirittura fantascientifico.
- Cosa le fa credere che...?
[...]- Tu lo stai studiando, querida. E non si studia ciò che non ci interessa.
Dal capitolo XII:
- Zitta - la interruppe lui, con un dito sulle sue labbra rese asciutte dal timore. Continuò a muovere le sue, mentre appoggiava la sua fronte contro quella di lei, mentre tutto sembrava immobile - perfino l'ombra proiettata dalle lampade non sfrigolava più come la fiamma che le animava, perfino il rumore della pioggia arrivava ovattato, attutito, incorporeo: lui sussurrava qualcosa, ripeteva una parola che Hermione comprese solo quando fu emessa ad un millimetro dal suo volto. - Liberami.
Le appoggiò le labbra tra i capelli, per poi sentire quella stessa testa svanire, man mano che Hermione si lasciava cadere a terra, lo sguardo fisso di fronte a sè.
Vincitrice dei premi Best WIP, Best Comedy e Readers' Choice ai Neverending Story Awards.
Rating modificato da Giallo ad Arancione.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
14.



Amortentia



A voi, che (mi) avete aspettato (di nuovo).
E' stato buffo, ritrovarsi a rileggere questa storia a mesi e mesi di distanza e trovarci mille, diecimila, centomila cose da cambiare: odio gran parte dei corsivi di cui ho infarcito le mie frasi, odio tante espressioni, odio la pesantezza di certi passaggi, odio il fatto di non avere la voglia di modificarli. (E odio anche questo capitolo, ma sento che devo riprendere un po' la mano nello scrivere, sono un po' troppo arrugginita.)
Ma sapete che c'è?
C'è che questa è la prima long che mi ha dato soddisfazioni inimmaginabili, c'è che è stata una delle mie prime fanfiction di cui andare abbastanza orgogliosa, c'è che in fondo mi viene da sorridere nel rileggere alcuni brani, a ripensare a cosa è successo in tutto questo tempo, alle persone che ho conosciuto, che ho amato, che ho perso, a cui ho detto addio senza nemmeno dirlo per davvero.
Sono cambiata in questi mesi, è cambiato il mio modo di scrivere, di pensare, di agire, e revisionare anche una sola pagina di questa storia mi sembrerebbe un po' come falsare qualcosa.
Quindi... godetevela così com'è, se vi va.

Bentornati, o benvenuti tra le parole di questa storia, che in fondo è un po' la mia.




 




- Harry, non saltare a conclusioni affrettate - tentò Kingsley Shacklebolt, decisamente imbarazzato dalla piega che stava prendendo la questione.
- Affrettate? - scattò Harry. - AFFRETTATE?! Questa donna è palesemente interessata a Lucius Malfoy dal primo momento in cui l'ha visto e improvvisamente Narcissa scompare...
- Silencio. Bene, Ministro, adesso possiamo continuare la conversazione in maniera civile.
Kingsley guardò la signorina De Torres un po' di traverso. - Preside McGranitt, avrò bisogno dei Gufi più veloci di Hogwarts - aggiunse poi, mentre Minerva lo raggiungeva con un'espressione sconvolta. - E avrò bisogno di voi due - concluse, mentre i due Malfoy già si avvicinavano in silenzio. - Se volete seguirmi...
Harry Potter, farfugliando senza però spiccicare neanche una sillaba, si unì al gruppetto, sebbene nessuno l'avesse chiamato. - Oh, Sonorus - mormorò Percy, puntandogli contro la bacchetta.
- ...E' inconcepibile che lei continui a proteggerla, Ministro, è palese che...
- Silencio.
- Candida, non... oh, lasciamo perdere. Sonorus.
- ...Perchè la mia Autorità viene messa in discussione da questa donna, e non è giusto che...
- Potter! - sbraitò stremato Shacklebolt, e riuscì quasi a zittirlo per davvero.
- Mi scusi - pigolò Harry, fermandosi un attimo. Parve soppesare a lungo qualunque idea avesse nella mente, dopo scacciò ogni indugio scuotendo la testa freneticamente. - Ma...
L'ennesimo Silencio non tardò ad arrivare.

- Bene - sentenziò il Primo Ministro mentre guardava volar via l'ultimo Gufo dalla finestra dell'Ufficio del Preside. - E' giunto il momento, Barnabus.
L'Editore, una volta tanto, pareva preoccupato per davvero. - Le lettere...
- Un test - sintetizzò Candida, spazientita. - Le lettere, i Malfoy, la minaccia, il Quidditch erano un test. Un modo per risollevare le finanze de La Gazzetta del Profeta, anche, le cui vendite erano crollate per l'apatia di questi mesi e rischiavano di minare la stabilità di troppi posti di lavoro, ma principalmente un test sull'opinione pubblica e sulla Sua opinione, Potter.
Harry pareva indignato, mentre continuava a gesticolare come un ossesso. Nessuno, ovviamente, pensò neanche un attimo a restituirgli il dono della parola.
- Abbiamo pensato di sfruttare questo momento di relativa calma per controllare la tua attitudine al comando, Harry. Non ti offendere - continuò Shacklebolt - ma la tua nomina è avvenuta sull'onda di un'euforia collettiva che poteva difficilmente essere ignorata. Hai sconfitto Lord Voldemort, e di certo questo non è un curriculum trascurabile, ma il Capo degli Auror non può e non deve agire da solo: deve dimostrare abilità di coordinamento, capacità di usare tutti i mezzi a sua disposizione e soprattutto...
- ...E soprattutto deve essere libero da pregiudizi - sottolineò Lucius Malfoy, con meno cattiveria del previsto. - E dal modo in cui hai sospettato subito di noi...
Harry lo guardò in cagnesco.
- Cosa dirò ai miei lettori, cazzo?!
- Barnabus, troveremo...
- Noi non troveremo un bel niente, Ministro! Sono io quello che ci rimette la faccia, merda!
- Non necessariamente... troveremo il modo.
- Ma lei non...
- Silencio. Il Ministro ha detto che troverà il modo, quindi troverà il modo.
- Candida, se continua a Silenciare tutti, qui...
- Prima finiamo di spiegare la faccenda, Ministro, meglio è - sentenziò a testa alta, lanciando un'occhiata colma di sussiego anche all'indirizzo del signor Malfoy. A Narcissa non avrebbe mai augurato di finire rapita da degli assassini, ma già che c'era poteva lasciarsi ammirare un pochino dal marito, no?
- Non ha tutti i torti. Insomma, abbiamo creato tutta questa situazione per valutare la prontezza dei nostri Auror e quella della gente comune, perchè è proprio in questi momenti di calma piatta che si annidano le insidie più dannose. Non c'è più voglia di combattere, c'è semplicemente il bisogno di vivere delle vite tranquille e serene, e può essere controproducente lasciar perdurare questo atteggiamento. Non vogliamo un altro Voldemort, Harry, e vogliamo essere sempre all'erta per scongiurare il pericolo. Il signor Cuffe, qui, ha commesso un grave errore nell'assecondare Cornelius Caramell, quando le avvisaglie del ritorno dei Mangiamorte si facevano sempre più evidenti. Ha lasciato credere alla gente quello che faceva più comodo a tutti, messo a tacere le voci discordanti, come non faticherai a ricordare, e se non fosse stato per noi dell'Ordine il bilancio della Seconda Guerra Magica sarebbe stato quasi certamente più inclemente.
- C'è da dire che ci siamo anche divertiti...
- Candida, ti prego...
- ...che ci siamo decisamente divertiti nel vederti perdere la testa, Eroe. Aléjandro si è guadagnato una discreta quantità di cibo, eseguendo i miei ordini, ed in generale era molto appagante vederti correre qua e là con il tuo collega in cerca di indizi messi sempre più ad arte. E' decisamente un peccato che alla nostra falsa minaccia se ne sia aggiunta una nuova...
- Ma gli indizi? - intervenne Percy. - Le soffiate su ciò che avveniva a Hogwarts, gli incidenti... come avete fatto?
- Non erano incidenti - rispose semplicemente Barnabus.
- El niño - gli fece eco Candida.
Kingsley sospirò. - E' difficile notare i più silenziosi, ancor meno dei silenziosi in uniforme... nessuno si è accorto che qualcuno era sempre presente, in Infermeria, agli allenamenti, nei corridoi, in Sala Grande...
- Uno studente? - azzardò Percy.
- Juàn Abercrombie.
- Euan - la corresse Barnabus. - Un tipo tranquillo, piuttosto anonimo, conosciuto dai suoi Compagni di Casa e pochi altri. Sua madre è impiegata al Ministero, e spesso si lamenta perchè è convinta che il suo piccolo bambino non arriverà mai da nessuna parte, con quell'atteggiamento dimesso e riservato. Le abbiamo proposto questa cosa e si deve essere convinta che almeno come spia sarebbe stato un fenomeno... ha deciso di provare a 'farlo sfondare' così.
Candida storse il naso. - Quel niño è furbo come una volpe, è sua madre che è stupida come...
- Candida!
- Dico solo le cose come stanno. Fatto sta che stiamo solo perdendo tempo, Ministro. La mujer Malfoy è in pericolo e gli Auror veri sono appena arrivati.
- Vada a chiamarli, Candida - suggerì il Ministro, ignorando volutamente le ultime parole della segretaria. - E' giusto che ormai finisca di raccontare. Draco e la sua famiglia si sono semplicemente prestati a quest'operazione, Harry. Ricordi la tua ossessione per la colpevolezza di Piton, al primo anno e non solo? Vogliamo evitare che si ripeta, eppure ti sei scagliato subito contro i Malfoy sin dal primo momento, e adesso ti sei anche convinto che Candida sia colpevole di qualcosa, solo perchè ti ha risposto male un paio di volte...
Harry era paonazzo, mentre Candida sghignazzava. - Sonorus! - disse lei, a sorpresa, giusto per godersi un attimino gli improperi dell'Auror.
- Risposto male? RISPOSTO MALE?! Lei parla in Serpentese e...
- E tu, Harry? Lo facevi fino a non molti mesi fa...
- Ma lei si chiama Gaunt!
- E tu, ancora una volta, hai pensato di averlo scoperto per primo. Pensi che non lo sapessi, Harry? Pensi che il Primo Ministro non li scelga con un po' di cura, i suoi collaboratori?
Harry ammutolì all'istante, prima di mormorare qualcosa di imprecisato.
- Sì? - lo esortò Candida, maligna.
- Io pensavo che...
- E' qui il problema, Potter - sbottò Lucius. - Tu pensi.
- Chiudiamo un attimo il discorso, prima di decidere il da farsi con tutta la tua squadra, Harry. Non c'è stato nessun vero incidente sportivo. Il Cercatore francese è titolare nella formazione di Beauxbatons solo perchè suo padre ne è l'allenatore. E' un totale incapace, e ogni singolo studente di Beauxbatons lo vorrebbe fuori dalla squadra, ma non osa parlare per non incorrere nelle ire del Professore.
- E voi come fate a...? ...Fleur.
- Gabrielle, per la precisione. Abbiamo dovuto coinvolgere un bel po' di persone, in effetti. Lei, comunque, ci ha assicurato che nessuno si sarebbe disperato per l'assenza di quel bellimbusto, anzi.
- Chi avete coinvolto a Durmstrang? - chiese Harry, colto da un fulminante sospetto.
- Non ti viene in mente niente, Harry? Il Boccino, come firma in una delle lettere di Barnabus... Boccino che hai ovviamente interpretato prima come una minaccia nei tuoi confronti, e poi come una minaccia da parte di Malfoy.
La consapevolezza funestò la già indignata espressione sul volto dell'Eroe. - Quindi Viktor Krum mi sta ridendo dietro da mesi?
- Se vuoi vederla così... c'era un altro indizio, anche se devo complimentarmi con l'editore del Cavillo. I Cappelletti Bollosi sono creature provenienti da una leggenda bulgara. Erano loro le teste coperte, non i Mangiamorte. Luna Lovegood potrebbe spiegarti un'infinità di cose sul loro legame con il Quidditch... eppure anche questa volta hai ragionato da solo, senza chiedere aiuto a nessuno. Okay, questo indizio era piuttosto geniale e difficile da comprendere, ma ciò non toglie che tu non sia fatto per lavorare in una squadra. E con squadra non intendo tu ed Hermione Granger e al massimo Ron Weasley, intendo una squadra di veri Auror.
- Sono licenziato?
Kingsley sospirò. - No, Harry. Sei solo un po' più addestrato, forse.
- Eccoci - esclamò Candida, non appena entrò seguita da un'orda di Auror capeggiati da... Hermione.
- Signorina Granger, lei non potrebbe...
- Ministro, lei sa meglio di me che Harry verrebbe a raccontarmi tutto tra mezz'ora.
Kingsley allargò le braccia, sconfitto.
- Abbiamo una traccia di qualche tipo, Shacklebolt? - chiese un uomo allampanato coi capelli brizzolati.
- Solo un nome, Krolik.
A quell'informazione seguì un borbottio indistinto: sembrava che nessuno avesse mai sentito quel nome, prima. Draco alzò gli occhi al cielo, forse per nascondere una punta di tristezza. Fu Lucius a prendere la parola, dopo quella che sembrò un'eternità. - Quell'uomo, quella gente... hanno mia moglie - sentenziò, senza riuscire a dissimulare il suo timore. - Spero che sia chiaro a tutti. Chiunque, qui dentro, sa che noi Malfoy non siamo più nella posizione di esercitare pressione su qualcuno, e io per primo vi offro la mia completa disposizione per ogni cosa riguardante il rapimento, ma... La signora Malfoy è in pericolo. Voi - indugiò su Harry, prima di continuare con tono solenne - avete il dovere di riportarmela, sana e salva. Abbiamo cercato di fare ammenda di tutte le nostre colpe, risalenti a prima e durante la guerra, ed esigo che non ci siano rancori o scarso impegno a causa dei nostri trascorsi. Io e Draco siamo una famiglia mutilata, non siamo più i Mangiamorte che vi hanno costretto a combattere, o a subire delle perdite. Se non siete disposti ad accettare questa realtà... la troveremo da soli. Mia moglie non rischierà la vita per degli stupidi preconcetti. Tutto chiaro?
Harry James Potter, con una fatica immensa, annuì. - Siete tutti dei nostri? - chiese poi, rivolto ai suoi subalterni.
Nessuno fiatò. - Perfetto. Adesso diteci tutto quello che sapete. Partendo dall'inizio.

***


- Narcissa Malfoy è stata rapita?! - squillò la voce di Ginny, attirando l'attenzione di tutta la Sala Comune.
Hermione annuì, tentando di far rientrare l'allarme. Mai un tentativo fu più vano di quello.
- La madre di Draco?
- La Mangiamorte?
- Narcissa, quella Narcissa?
- La mantenuta?
- La gnocca bionda? ...Beh, è vero...
- Hermione, io non...
- Lo so, Euan, lo so. Mi hanno raccontato tutto ed è l'ultimo dei nostri problemi, davvero.
- Caposcuola Granger, puoi dirci cosa...?
- Oh, va bene, ma fate silenzio. In realtà ciò che sappiamo è ben poco: la signora Malfoy è stata rapita da un gruppo di fanatici nostalgici di Voldemort. - Qualcuno tremò al suono di quel nome. - Si pensa che facciano parte di un nucleo stanziato in Europa orientale...
- Io l'ho sempre detto che quelli di Durmstrang sono cattivi - bisbigliò un ragazzino del primo anno, mentre un'altra bambina annuiva.
Hermione alzò la voce, scocciata. - Vi prego di non traslare ciò che è avvenuto sul piano sportivo. E comunque sono solo supposizioni, non è detto che la nostra pista sia...
- La vostra? - sbraitò Ginny. - Come al solito vi ci tuffate voi a capofitto, eh? La piccola Ginevra deve restarne fuori!
- Ginny, ti prego...
- Ginny un cavolo! Voglio proprio sentire come si discolperà quel cret...
- Ginny!
- Se pensate di andare a rischiare l'osso del collo da qualche parte, io, io...
- Gi-ne-vra.
- E così si parte per la Russia, eh? E GINEVRA LASCIAMOLA PURE A STUDIARE A HOGWARTS!
- Ginny, nessuno andrà da nessuna parte - riuscì a dire alla fine, anche se con un filo di voce.
Chissà come, le urla di Ginny riecheggiavano ancora nella stanza, anche se lei nel frattempo era ammutolita. - Oh.
- Forse ci sarà inviata una squadra di Auror...
Ginny tornò più rossa dei suoi capelli. - Lo sapevo che Harry, oh ma mi sentirà, quel delinquente...!
- Ginny, Harry non andrà da nessuna parte.
- ...Oh.
- Molto probabilmente sono tutti nascosti in Inghilterra, da qualche parte. Non avrebbe senso imbastire una rivoluzione dove troverebbero solo l'appoggio di pochi... qui hanno tutto quello che serve loro: persone su cui sfogare la propria vendetta, nostalgici a cui instillare nella mente qualche scintilla di rivalsa...
- Ma nessuno li seguirà - pigolò un dodicenne. - ...No?
Hermione sospirò. - Non lo sappiamo, ma... no, crediamo di no. Purtroppo non sappiamo quanti sono... oggi abbiamo visto solo due componenti di quel gruppo, quelli che hanno partecipato attivamente al rapimento di Narcissa, quindi...
- E quella signora Gaunt? - sbottò una ragazza del terzo anno.
- E' la segretaria personale di Kingsley Shacklebolt, e se non possiamo fidarci del Primo Ministro...
- Beh, non è che ci siamo fidati di tanti Ministri, finora... - puntualizzò Ginny, prima che Hermione le pestasse un piede.
- Non possiamo basarci su un cognome per processare qualcuno, ragazzi - predicò la Caposcuola col suo tono più adeguato. - E in questa Casa non voglio sentire discorsi generalizzanti nè su discendenti di Salazar Serpeverde, nè su studenti dell'Est Europa, nè su Case diverse dalla nostra. Ci siamo intesi?
- Lo dice solo perchè è stata fidanzata con Viktor Krum - bisbigliò un po' troppo forte Romilda Vane, un secondo prima che Ginny la affatturasse.
- Dieci punti in meno, Weasley! - la fulminò Hermione, mentre Romilda lottava contro una coda suina.
- Oh, ne è valsa la pena, eccome. Devo proprio dire a Hagrid che questo Incantesimo è una bomba, sì.
- Falla sparire o te ne tolgo cinquanta!
Romilda Vane divenne improvvisamente dello stesso colore degli arredi posti dietro di lei.
- Oh, dicevi la coda, non lei, Hermione! Peccato, non so come annullare la Disillusione, buonanotteeeee!
Hermione annullò entrambi gli Incantesimi in meno di un minuto, mentre toglieva altri venti punti a Grifondoro. - VIENI SUBITO QUI! E voi, andate tutti a letto! - sbraitò, mentre la inseguiva.
- Mi dà sui nervi, Hermione, è inutile che provi a farmi pentire. E ci ha anche provato con Harry, e ha rischiato di ammazzare Ron, nel caso non te lo ricordassi.
- E ci avresti ripensato stasera perchè...? - Hermione alzò un sopracciglio. - Non puoi sfogarti sulla prima che passa, Ginny, lo sai, vero?
- Mi dai sui nervi anche tu, quando capisci tutto con mezzo sguardo, sai? E va bene, sono preoccupata. Preoccupata da morire. Harry è...
- Harry sa badare a se stesso. Ne è sempre stato capace... e questo ora è davvero il suo lavoro, Ginny. Deve farlo, capisci?
Ginevra sbuffò. - Hermione - disse poi, guardandola fissa negli occhi. - Lo so che a me non dirà mai niente. E' fatto così...
- Ma lui si fida di te, non credere che...
Ginny scosse la testa. - Non sto dicendo questo, Hermione. Mi dà fastidio non sapere cosa architetta da mattina a sera, soprattutto adesso che... che viene pagato per questo, ecco, e che lo farà ogni santo giorno della sua vita. E' che... a te certe cose le dice, perchè ci è... abituato, ecco. Non vuole me tra i piedi perchè... perchè non sopporterebbe di vedermi coinvolta, in pericolo, vulnerabile. Non dico che preferisca sacrificare te... dico solo che non è abituato a vedermi come una compagna di battaglie, ma mi vede ancora come qualcosa di piccolo, da custodire. E lo so che dovrei essere felice per questo... ma la verità è che preferirei rischiare la mia vita anche cento volte, piuttosto che non sapere cosa accade là fuori, perciò ti chiedo solo una cosa. Se le cose diventeranno pericolose... me lo dirai. Se vuole tenermi fuori dai suoi piani lo accetterò, se mi chiederà di non impicciarmi cercherò di non farlo, ma... promettimi che saprò se qualcosa andrà storto o che gli farai sapere che potrà contare in ogni momento sul mio aiuto.
- Ginny, tutto questo è...
- Promettimelo, Hermione.
Lei annuì, quasi commossa. - Ginevra, lo sai che si fida ciecamente di te, vero?
- Questo è ovvio. In caso contrario, non sarebbe certo il mio fidanzato.
La Caposcuola la stritolò in un abbraccio. - Dieci punti a Grifondoro.
Ginny la allontanò, strabuzzando gli occhi. - Che ho fatto?
- Esisti.

***


- Mangia, ci servi viva.
Franziska non era mai stata una donna dai modi gentili. L'unico che aveva tentato in qualche modo di vedere in lei una ninfa aggraziata e delicata era Aleksandr Krolik, che al momento le trotterellava intorno rischiando di versare tutto il contenuto di una ciotola sul pavimento. La zuppa che sarebbe stata la cena di Narcissa Malfoy aveva un colore inquietante, e per lei non fu particolarmente difficile rifiutarla voltandosi dalla parte opposta. Per quella prima sera di prigionia poteva digiunare, si ripetè. Le sofferenze dovute all'inedia sarebbero cominciate solo nei giorni seguenti, e se non le avessero fatto mancare un po' d'acqua potabile molto probabilmente avrebbe resistito quasi una settimana senza masticare un bel niente. Se la volevano viva, dopotutto, sarebbe stato anche nel loro interesse farla mangiare, in un modo o nell'altro. Lei, di certo, non si sarebbe abbassata a supplicarli per un tozzo di pane.
- Dove siamo? - chiese per quella che doveva essere la dodicesima volta.
- Fatti gli affari tuoi, principessa. E ringraziami, se ancora non ti ho torturato come meriterebbe una traditrice dell'Oscuro Signore.
Per tutta risposta, Narcissa si allontanò con aria indifferente verso il punto più lontano dalle sbarre di quella cella umida e buia. Franziska tirò un calcio alla ciotola, rovesciandola. - Prima o poi dovrai mangiare... e sarò lì quando leccherai il pavimento.
Primo giorno, si appuntò mentalmente Narcissa. Il letto è un po' scomodo, il clima spiacevole, l'ambiente sporco. Aspettate che lo venga a sapere mio marito.
Oh, le sarebbe servita un bel po' d'ironia per sopravvivere lì dentro, le sarebbe servita...
- Crucio - sentì urlare da qualche parte, troppo tardi per prepararsi psicologicamente.
Mentre una Strillettera registrava le sue urla, capì cosa sarebbe stato fondamentale avere lì dentro.
Voce.
Finchè avesse conservato quella, i suoi avrebbero saputo che era viva. Prima di perdere ogni briciola di ragione e accasciarsi svenuta al suolo, Narcissa pensò che magari Lucius avrebbe addirittura capito cosa stava cercando di dirgli, tra quelle vocali sconnesse che erano l'unico suono che riusciva ad emettere.
Ti amo, salva nostro figlio. Poi, vieni a salvarmi.

***


La notte aveva calato Hogwarts in un bozzolo di silenzio.
Gli studenti di Durmstrang, già poco festosi di suo, avevano approfittato del clima di tensione e preoccupazione per rintanarsi nei loro locali isolati, senza lasciarsi andare a una felicità inappropriata, dopo una sola partita del Torneo; gli studenti di Beauxbatons, che di motivi per festeggiare ne avevano ancora meno, erano spariti dalla circolazione dopo aver ingurgitato un boccone in fretta e furia, per paura di battutine sulle loro scarse prestazioni.
La verità era che nessuno, di nessuna nazionalità, aveva troppa voglia di scherzare: neanche gli inglesi, o forse soprattutto loro. Tutta quella storia, i Mangiamorte, persone scomparse... tutto questo dava i brividi, a chi aveva smesso di vivere nel terrore solo qualche mese prima.
I passi di Hermione Granger echeggiavano nei corridoi, incerti. Sperando che non fosse in Dormitorio, l'avrebbe trovato sicuramente... lì.
- Granger... - chinò la testa all'indietro, scivolando lungo il muro e finendo seduto per terra. Sembrava aver perso dieci chili in mezza giornata: guance più incavate del solito, occhiaie scure, capelli spettinati. E Draco Malfoy non dimenticava mai di pettinarsi, lo sapevano tutti.
- Hai pianto? - chiese lei, quasi fosse la cosa meno stupida da dire.
Draco la ignorò. - Come sapevi che mi avresti trovato qui?
- Ci sono posti significativi più strani di altri - rispose semplicemente lei.
- Solo il mio è di fronte a una Stanza che non esiste neanche più, immagino.
- Forse. Ma di certo anche il tuo è di fronte a un amico.
Lui si sforzò quasi di sorridere. - Avrò un sacco di posti, immagino, se continuerò a perdere tutte le persone a cui tengo.
Hermione gli prese una mano. - Non abbiamo ancora perso tua madre. E non la perderemo.
- Parli a nome di Potter per abitudine o perchè stai facendo pratica come segretaria leccapiedi?
- Che tu lo pensi o no, c'eri tu in quel noi, Malfoy. Abbiamo iniziato questa farsa insieme, è così che dovremo finirla, anche se la situazione si è complicata appena.
- Perfetto, ma puoi anche togliermi le mani di dosso.
Hermione ritrasse il braccio, furiosa. - Dimenticavo di poterti contaminare solo respirando.
- Oh, non è quello. E' che tendono a non interessarmi certe... dimostrazioni d'affetto, se erano queste le tue intenzioni.
La Caposcuola sbuffò, scettica. - Pensi che ti farà stare meglio, crogiolarti nell'autocommiserazione? Credi di essere così invincibile dietro a quell'apparenza di pietra, rigida e invalicabile? Sei solo uno stupido, se pensi di potertela cavare da solo. - Si alzò, infuriata. - Sempre a pensare di poter fare da solo...!
- Granger, frena...
- ...La guerra non ti ha insegnato niente? Oh no, perchè tu sei Malfoy, figuriamoci, tu puoi affrontare tutto e grazie tante, tu...
- Granger... io ti ho detto...
- ...Granger qui, Granger lì, e invece...
- ...di fidarmi di te.
- ...Oh. - Hermione si sedette, un po' abbattuta. - E' che sono tesa, preoccupata, e anche Ginny è...
- Non vedo cosa c'entri la Piattola, adesso, ma posso vedere facilmente che parte del tuo cervello è andata irrimediabilmente persa, durante questa Guerra, quindi non farò domande.
Lei corrugò la fronte. - Vuoi ancora lavorare con me?
- Nonostante tu sia irrimediabilmente suonata?
- No... - indugiò appena. - Nonostante ci sia la salvezza di tua madre in ballo.
Draco riflettè poco più di un attimo. - Potter ti tirerebbe in mezzo comunque, e a me non piace avere troppi intermediari.
Lei scoppiò a ridere, mentre incrociava le gambe e le ginocchia le sbucavano da sotto l'uniforme. - Va bene, Malfoy, dopotutto hai usato una scusa quasi ingegnosa.
Lui la guardò di traverso. - Dovrei avere qualche altro motivo, per avere tra i piedi proprio te?
- Forse solo un po' di cervello - gli rispose in un sospiro.
- Sembri dispiaciuta, Granger. Hai talmente paura di perdere il tuo piedistallo di So-Tutto-Io a Hogwarts da non apprezzare l'intelletto altrui? - Gli arrivò un pizzicotto in un braccio. - Comunque, stiamo già perdendo tempo, Granger - sentenziò, alzandosi.
- Che possiamo fare, secondo te? Volare a caso, ispezionare ogni angolo, e seguendo cosa, il tuo fiuto?
- E' mia madre!
- E tu sei avventato, il che ci riporta a considerare che sotto sotto un cervello ce l'hai, se hai chiesto il mio aiuto.
- Hai un'idea migliore?
Hermione si alzò in piedi, risoluta. - Domani, alle quattro.
- E dove andiamo?
- Nel posto più ovvio.
- Little Hangleton? Godric's Hollow?
Lei storse il naso, deridendolo. - Oh, andiamo.
Si alzò anche Draco, prendendola per un braccio e spingendola contro la parete. - Abbiamo scherzato finora, Granger. In un certo senso mi ha fatto quasi bene, distrarmi per un attimo. Da adesso, non ammetterò giochetti o prese in giro. E non usare la parola ovvio, con me.
- Mi stai facendo male.
Lui le lasciò il polso, in malo modo. Quando lei fece per andarsene, offesa, le si parò di nuovo davanti. Era pur sempre uno strano modo di sentirsi in trappola.
- Non ti azzardare a trattarmi mai più in questo modo, Malfoy, o qualsiasi sia il nostro attuale patto, lo straccerò in un secondo, e tanti saluti a Krolik.
- E' tanto difficile dirmi cos'hai intenzione di fare? - sbraitò, fuori di sè. - Sono stanco di essere trattato come l'imbecille di turno, voglio sapere cosa faremo, e voglio sentirmelo dire in un modo che mi piaccia!
- In biblioteca, cretino ossigenato. E dove, sennò?
Lo spinse via, arrabbiata come non mai. Se ne andò quasi di corsa, cercando di calmarsi, e arrendendosi all'evidenza tre piani più in basso: non ci sarebbe mai riuscita. Con lui di mezzo era impossibile.

***


Candida Flor Paciencia Dulcinea Fermina de Torres aveva una serie di cose preferite da fare la sera che comprendevano le attività più disparate.
Aveva un sacco da boxe, attaccato in camera, un paio di ferri da uncinetto, con una discreta quantità di polvere sopra, perfino un libro di cucina, da qualche parte. Per Candida, qualsiasi attività decidesse di intraprendere subito dopo cena era sacra: il momento in cui chinava la testa su un libro, o si esercitava con un Incanto più o meno lecito, perfino l'attimo esatto in cui il suo intestino le comunicava che era l'ora, e quello sì che era uno stimolo da non ignorare.
Quella sera, Barnabus Cuffe le scombinò la routine serale con la forza di un uragano.
Prima cosa, che diamine ci facesse a casa sua era un mistero tutto da chiarire. Possibilità numero uno: si era perso. Caso numero due: lo aveva invitato lei. Probabilità numero tre: si era autoinvitato.
Seconda cosa, perchè occupasse il suo divano sacroesacrosanto nel fine settimana era una questione di una certa importanza. Ogni idea le venisse in mente cominciava sul divano, lì si sviluppava e lì veniva portata a termine. Yoga? Sul divano. Spezzatino di manzo? Sul divano. Letteratura spagnola? Sul divano. Barnabus Cuffe? Su un letto da fachiro. Oh sì, un letto da fachiro! E l'Editore ci mese poco a scappare da quel divano, appena Trasfigurato in qualcosa di molto più scomodo.
Terza cosa, a meno che non mettesse su un vinile Babbano o accendesse la radio magica, in casa sua doveva necessariamente regnare il silenzio. E Barnabus, tolti gli strilli dovuti a qualche chiodo conficcatosi in punti dove non si dovrebbe mai conficcare un chiodo, singhiozzava ininterrottamente da ore, lamentandosi di chissà cosa.
Candida, la cui pazienza aveva un limite, limite per altro superato da almeno un centinaio di minuti, si decise a Silenciarlo di nuovo.
- Scriveremo quest'editoriale insieme, Cuffe, ora la smetta di annaffiarmi le begonie.
E Barnabus fece l'ennesimo errore della sua vita: la abbracciò.
- Incarceramus.

***


- L'avresti mai detto, Krolik?
Franziska non lo chiamava mai per nome, forse per dargli del Coniglio più spesso o magari perchè non aveva mai avuto la voglia di impararlo. Ad Aleksandr andava bene così. - Cosa, Franziska? - Pendeva dalle sue labbra, e sognava di farlo per davvero.
- Lei... - Gli porse una fotografia sbiadita, ma abbastanza chiara da non mascherarne per niente il soggetto.
- Lei? Ma lei lavora con...
- Dovete prenderla - ordinò una terza voce, al suono della quale si inchinarono entrambi.
Franziska prese a tremare. - Mio Signore...
- Sì, aspettami lì.
Un lampo di soddisfazione folle attraversò gli occhi della bionda, mentre la disperazione più cupa funestava quelli del Coniglio. Di lì a poco l'avrebbe sentita urlare... per finta, per davvero, non l'avrebbe mai saputo. E i suoi occhi erano sempre rossi di dolore, quando tornava indietro, eppure bruciavano, ardevano di una gioia che non poteva essere raccontata a parole.
- Krolik, vai con gli altri. Elabora un piano per prelevarla.
Rachmaninov si voltò verso l'esile figura di Franziska: aveva già una spalla nuda, e sfilava senza premurarsi di non dare nell'occhio. Era lei la Prescelta, anche quella sera.
Krolik serrò i pugni, vedendo sparire anche l'ultimo segno della sua presenza nell'oscurità più nera.
- Vasiliy, Kalisa, lei.
Kalisa squadrò l'immagine, ghignando. - Lei... e lui. Buffo.

***


Era quasi arrivata di fronte alla Signora Grassa. Sbuffando, pestando i piedi, imprecando a mezza bocca. Le aveva messo le mani addosso, come osava quello stupido idiota impomatato - che quella sera non si era neanche impomatato, ora che ci pensava (ma da quando in qua faceva caso al gel sulla testa di Malfoy?) - che senza di lei non sarebbe stato in grado neanche di cavare un ragno dal buco?
Stava per concordare, in qualità di Caposcuola, la nuova parola d'ordine con il ritratto, quando sentì un rumore improvviso. Si voltò di scatto, prima di convincersi che non c'era assolutamente niente di strano.
- Buonasera cara, per questa settimana proporrei Amortentia, che ne dici?
Sorrise al quadro. - La comunicherò a tutti, sperando che anche Neville non la dimentichi.
Alla Signora Grassa sfuggì una risatina. - Oh, quel bel giovanottone, quante ne ha passate... Ricordo ancora quando al primo anno...
Ma Hermione non la ascoltava già più. C'erano troppi rumori che provenivano dal corridoio adiacente, troppi perchè fosse semplicemente un falso allarme. Tornò indietro, svoltando l'angolo. Qualcuno la spinse di nuovo contro il muro, spalle contro la pietra, petto contro petto.
- Zitta - disse quel qualcuno, semplicemente.
Amortentia, ripetè Hermione fra sè e sè, per non dimenticare i suoi doveri di Caposcuola, mentre quel bacio rischiava di farle dimenticare anche il suo nome.
Amortentia, mentre Draco si allontanava, scottato, chiedendosi palesemente che cosa gli fosse saltato in testa.
Amortentia, nel momento in cui lo vide correre via, vulnerabile, preoccupato, distrutto, fragile.
Amortentia, quando capì che non si sarebbe presentato in Biblioteca, nè il giorno successivo nè mai.
Amortentia, perchè realizzò che lui aveva cercato in lei tutto quello che gli era stato tolto. Qualcuno che aveva perso, che era sparito, di cui aveva bisogno.
- Io non ho visto niente - sentenziò la Signora Grassa, mentre la lasciava passare senza chiederle neanche una sillaba.
Amortentia.
Noce.
- Neanch'io.







Effebì
Mi trovate... qui.




Grazie, grazie davvero.















  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Morea