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Autore: elfin emrys    03/05/2012    2 recensioni
Uther è un comico molto famoso, con una vita felice. Ma c'è un messaggio. L'ultimo messaggio di Igraine, prima di sparire dalla sua vita, partita lontano. E delle incongruenze nella loro storia. E se...
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Merlin e Arthur stanno insieme da tempo, ma compare per il primo un nuovo spasimante che metterà il bastone fra le ruote a Arthur.
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Morgana è un'avvocato che, un giorno, scagiona per sbaglio un'assassina, Sophia. Affoga nel Tamigi, dopo una dura lotta, ma il corpo non viene ritrovato. Morgana ha un brutto presentimento.
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Gwen e Lancelot hanno una storia d'amore, ma un malinteso li porterà lontani...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Segreto

 

Se c'era una cosa che non doveva accadere, secondo il grande Re Uther Pendragon, era proprio quella. Innanzitutto, non si doveva trovare il figlio gay davanti. Secondo poi, Hunith non doveva avere quella faccia compiaciuta (a casa avrebbero fatto i conti). Terzo, non ci doveva essere anche il fidanzato del figlio accanto a lei, oh, no, davvero, tutto, ma anche il compagno no! Uther si fermò di fronte ad Arthur, cercando disperatamente nella sua testa qualcosa da dire.

-Salve!

Il giovane uomo gli prese una mano, stringendola come per fare conoscenza.

-Innanzitutto vorrei dirle che io sono un suo grandissimo fan. Non mi perdo una serata del suo show e seguo i suoi sketch sul sito ufficiale! Davvero, lei è un genio! Riesce a dire battute, giochi di parole, freddure, riesce a recitare una qualunque scena, veramente: bravissimo!

-Uh, grazie.

Uther guardò Hunith con sguardo interrigativo a cui la donna rispose con un'alzata di spalle. Il biondo gli lasciò la mano.

-Ehm, mi scusi, non so cosa mi sia preso.

-No, no, anzi. Lei è... Arthur Tintagel, no?

-Sì.

L'uomo tirò fuori un foglio e una penna dalla tasca (a dir la verità ne portava sempre con sé a causa dei frequenti incontri con degli ammiratori, o delle ammiratrici).

-Vuole anche una dedica, oltre all'autografo?

-Un autografo?? Davvero?? Oh, Merlin, hai sentito? E tu che dicevi che non ne avrei mai avuto uno!

-Dunque...

Uther poggiò il foglio sulla gamba, alzandola. Tolse il tappo alla penna, portandolo fra le labbra, mentre scriveva qualcosa.

-Ecco qui.

-Oh grazie!

Arthur tossì, ammirando il foglio per poi metterlo in tasca, diventando improvvisamente serio. Sapeva perfettamente che non era lì per un autografo. Era lì per un'altra questione, un altro discorso, che non era sulla sua ammirazione per quell'uomo o per la sua comicità, né su fans e, no, non era neanche lì per dirgli che lui era uno di quelli. Era lì per qualcosa di molto più serio, un argomento che toccava nel profondo l'animo del biondo, la sua memoria e il suo amore per quella persona che era sua madre, quella persona che era morta. In realtà, preferiva non pensarci. Quando Hunith gli disse che avevano scoperto qualcosa su Igraine, Arthur sentì la propria memoria smuoversi, come se fosse stata addormentata fino a quel momento. In effetti, almeno in parte, era così. Quindi, eccolo lì, davanti a Uther Pendragon, i cui occhi sfuggivano al suo sguardo, che sembrava infastidito dalla sua presenza e, allo stesso tempo, ne sembrava sollevato. Lasciando che le proprie dita lasciassero il foglio con l'autografo e una dedica nella tasca, guardando quell'uomo, Arthur capì subito che non sarebbe stato facile parlare con lui. Percepiva da parte dell'altro quasi un'ostilità che si esternava sotto forma di fredda cortesia e di distacco.

-Signore, non sono qui per il vostro successo, sono qui per un motivo molto più serio.

Il comico alzò lo sguardo: non sembrava tanto divertente visto di persona. I suoi occhi erano di uno strano colore gelido e cupo; sembravano osservarlo attentamente come se il loro proprietario pensasse “Come devo muovermi per fare in modo da non dire niente?”.

-Ditemi.

-Ecco, preferirei non parlarne qui. Ho prenotato una tavola per quattro al ristorante “London Wind”. Vorrei che ne discutessimo là.

-Veramente, sa, sono appena uscito dall'ospedale e preferirei andare a casa.

Hunith si mise davanti ad Arthur, guardando attentamente negli occhi il comico.

-No, Uther, tu vieni con noi. Punto. Non accetto alcuna discussione. Noi ne dobbiamo parlare.

-Hunith...

-Non provare a dirmi niente con quella faccia da schiaffi che ti ritrovi. E' ora di dare una svolta a questa storia, altrimenti non la finiremo mai e tu resterai un povero vecchio triste e solo, acido e bisbetico, col pannolone e...

-Ho capito! Ho capito, basta, non c'è bisogno di continuare.

-Bene. Spero che tu abbia davvero compreso l'importanza della situazione. Vieni.

La donna si girò, facendo un cenno a Merlin, fino ad allora rimasto in disparte. I due presero i rispettivi fidanzati e quasi li trascinarono nel ristorante, scelto apposta per la vicinanza, dove Arthur aveva prenotato il tavolo. Mentre andavano c'era stata della tenzione sottile, ma quando si sedettero, questa tensione sembrò appesantirsi di silenzio e imbarazzo. Non era la situazione migliore in cui iniziare un discorso così delicato. E in qualche maniera, Merlin aveva il presentimento che se ne sarebbero andati senza aver concluso niente e avendo mangiato solo gli antipasti. Conosceva fin troppo bene la testa calda di Arthur e, anche se non poteva dire di sapere qualcosa del carattere di Uther, per quello che poteva intuire dal suo atteggiamento, sembrava anche lui un uomo testardo e che facilmente cadeva nell'ira. Purtroppo, non poteva immaginare quanto il discorso sarebbe degenerato.

-Dunque, stava dicendo...?

-La signorina...

-Hunith, ve l'ho già detto. Solo Hunith.

Arthur sorrise.

-Hunith mi ha detto che avete scoperto qualche notizia su mia madre. Mi ha anche detto che è abbastanza restio a parlarne, tuttavia spero che voglia venirmi incontro. Saprete di certo che Igraine, mia madre è... è deceduta anni fa e...

-Lo so. E sono molto sorpreso che Hunith sia venuta a parlarvi. Non mi aveva avvertito.

-Ah. Mi dispiace che la cosa vi dia fastidio.

-Non ho detto questo.

-Ma l'avete sottointeso o sbaglio?

Non ci fu risposta e, comunque, Arthur non l'aspettava.

-Dicevo che mi ha molto... beh, sorpreso, come diceva lei, la visita di Hunith e soprattutto mi ha colpito la scoperta di questo “segreto” su mia madre. E' per me un argomento molto delicato.

-Anche per me.

-Allora sono sicuro che riusciremo a parlarne.

L'uomo si alzò.

-Io non ne voglio assolutamente parlare.

-Ma io sono il figlio di Igraine. Ogni cosa sua mia madre coinvolge anche me direttamente! Ho pieno diritto di sapere cosa...

-E' giovane, non può sapere cosa è suo diritto e cosa non lo è. Non le do l'autorizzazione di immischiarsi in questa vicenda.

A questo punto, Hunith si alzò di scatto, posando una mano sulla spalla del comico.

-Come puoi dire una cosa del genere? Come può non immischiarsi in qualcosa del genere? E' coinvolto quanto te e molto più di me.

-Ma...

-E non mi dire che io non dovevo avvertirlo, Uther. Se non ci fossi io...

-Hunith, non ti permetto di darmi questo tipo di ordini. Sai bene quanto sia importante per me tenere assolutamente segreto quel che è segreto.

-Ed è importante farlo sapere anche a lui.

Ormai Arthur era stato totalmente stato escluso dalla conversazione. Intanto, arrivò il cameriere a prendere gli ordini, sotto gli occhi di tutti gli altri clienti del ristorante.

-Signori...?

Uther lo guardò, per poi fare un passo per andarsene, ma Hunith lo fermò, facendolo sedere al proprio posto. Poi, la donna si rivolse al cameriere e sorrise. Successivamente, guardò Arthur.

-Diciamo che intanto ordiniamo solo gli antipasti, è sei d'accordo?

-Sì, certo.

-Bene, antipasto misto per entrambi?

-Uh? Sì, sì.

-Anche noi due prendiamo degli antipasti misti.

Arthur si rivolse all'uomo che stava accanto al tavolo con una penna in mano, pronto a prendere gli ordini.

-Quattro antipasti misti intanto.

-Certo, subito.

Seguì qualche minuto di silenzio, ma solo a quel tavolo, poiché dagli altri veniva un chiacchiericcio sommesso. Merlin tossì, sistemandosi meglio con la sedia, guardando Arthur, che stava sistemando nervosamente il tovagliolo. Le cose stavano andando per il verso sbagliato, anche molto più velocemente di quanto si aspettasse. Il moro prese parola.

-Se possiamo continuare la conversazione da persone civili...

Gettò un'occhiataccia al compagno.

-...sarebbe l'ideale, soprattutto per non fare figuracce come prima. Quindi, signor Pendragon, ci riveli questo grande segreto.

Il comico guardò Merlin attentamente e, dopo un paio di secondi di silenzio, rispose con un secco “No”. Si sentì Hunith farfugliare qualcosa.

Rovinerei tutto.

Questo, questo diceva l'ultimo messaggio lasciato da Igraine a Uther, questo era il frutto di quella preoccupazione che fino a qualche giorno prima il comico trovava quasi insensata e che invece, in quel momento, vedeva realizzarsi sotto i propri occhi. Forse, se il figlio non fosse stato gay e si fosse innamorato come ogni persona normale in questo pianete, forse, anzi, sicuramente, avrebbe già rivelato la propria identità di padre, ma così, con quei sentimenti di fastidio e disprezzo che aleggiavano nel suo animo, come poteva? Come poteva accettare un figlio che non aveva cresciuto o educato, che rappresentava un sentimento, a parere di molti, distorto? Eppure quella stessa persona raccoglieva in sé tutti gli anni che Uther aveva passato con Igraine, in cui aveva amato Igraine, come non aveva mai amato nessun'altra, neanche Hunith, probabilmente.

-Se questa è la sua disposizione, non vedo motivo per continuare a restare qui. E' ovvio che non vuole condividere con me la vostra scoperta.

Hunith diede una gomitata a Uther, facendogli cenno di dire qualcosa. Il comico sbuffò.

-Vede, io conoscevo sua madre. Era stata una mia compagna di scuola e ho passato con lei molti anni della mia vita.

-...

-Molti, molti anni. Un giorno, però, lei scomparve, senza lasciare traccia, come se non fosse mai esistita. Da allora non la rividi più. Ecco, in realtà qualcosa lasciò del suo passaggio. Fu un biglietto.

-Un... biglietto?

Arthur si sporse in avanti, con gli occhi che gli brillavano. Intanto arrivò un cameriere con gli antipasti, che Merlin, Hunith e Uther si misero a mangiare.

-Già. Nessuno seppe mai cosa c'era scritto.

-Ah...

Il biondo si rimise composto sulla sua sedia, in parte deluso.

-Ma abbiamo scoperto che Igraine se n'era andata per non... diciamo... rovinare la vita del suo compagno. L'uomo che è suo padre, signor Tintagel.

Merlin si spaventò quando vide il suo partner saltare in aria, come se gli avessero dato una scossa. Era agitato. Ora c'era una nuova luce nei suoi occhi, la luce della speranza che aveva racchiuso agli angoli del cuore e della mente, quella stessa luce che da piccolo aveva espresso più volte, il desiderio di avere una famiglia completa, integra da cui venire. E quel desiderio era stato il suo compagno di viaggio e di avventure per tutti quegli anni. E in quel momento, sembrava che si stesse realizzando, che ogni sogno di quel giovane uomo stesse uscendo fuori e si stesse adoperando per far felice il suo possessore.

-Mio padre, mio padre!

Uther si alzò, col capo abbassato, in maniera che non si potesse vedere il viso.

-Mi dispiace, ho parlato anche troppo. Hunith, andiamo.

-No, aspetta.

Arthur dimenticò istantaneamente ogni forma di educazione, ogni forma di cortesia, afferrando il braccio del comico cercando di fermarlo.

-Aspetta, non posso essere lasciato così.

-Ho parlato troppo.

L'uomo si liberò da quella presa, per poi prendere Hunith e portarla fuori a forza. Appena usciti, Uther sospirò. Non doveva dire niente, non doveva dire niente: non era suo desiderio, non voleva assolutamente sapere niente di suo figlio o di chiunque a lui collegato. Non voleva assolutamente sapere.

Però quando si allontanò abbastanza dal ristorante, in un moto inconsapevole e istintivo, si girò.

 

Gwen entrò in casa, mettendo il giacchetto all'entrata. Era andata da Morgana. Possibile che quella ragazza si cacciasse sempre nei guai? Soprattutto da quando aveva conosciuto quella donna, Morgause... sinceramente, a Gwen non piaceva per niente. Era troppo fredda e misteriosa, i suoi occhi, a parer suo, avevano ben poco di umano. Non sapeva a quale punto arrivava l'affetto di quella bionda per Morgana, ma una cosa era certa: se l'avesse ferita in alcun modo, ne avrebbe pagato le conseguenze. Perchè Gwen, benchè fosse una persona pacifica e ben poco spaventosa, a volte si faceva davvero valere. Quando era entrata nella camera dell'ospedale, le aveva viste parlare di un trucco con... con... erano carte? In ogni caso, le aveva viste parlare. Morgana sorrideva: sembrava davvero contenta di vederla.

-Lancy, sei in casa?

-Sto in salotto!

La giovane donna si avviò verso la camera da dove proveniva la voce del fidanzato. Morgana era stata aggredita. Morgana aveva rischiato di essere uccisa. La sola idea la faceva rabbrividire: chi poteva volere la sua morte? Certo, i pazzi c'erano sempre stati e poteva quindi neanche esserci motivo, ma nel comportamento dell'amica quando le aveva detto che la polizia aveva quasi trovato colei che l'aveva assalita aveva notato qualcosa di strano. C'era una particolare sfumatura di paura nel suo sguardo, qualcosa che non aveva mai visto, come se Morgana non volesse sapere veramente chi era la colpevole, chi le aveva inferto le ferite che aveva.

-Gwen, come sta Morgana?

-Bene.

La donna si avvicinò a Lancelot, baciandogli leggermente le labbra. Sospirò. Era tanto preoccupata per l'amica, che sembrava passare un momento un po' difficile della sua vita. Il giovane sorrise, vedendola così pensierosa, prendendola in braccio e baciandola ancora.

-Sembri così sovrappensiero: vedrai, ti farò passare ogni problema!

Gwen rise, mentre veniva portata in camera. Intanto, nel sottosuolo di Londra, una squadra di sette poliziotti stava catturando una giovane dai capelli rossi e mossi.

 

Hunith si guardò allo specchio, lavandosi il viso. Pensava. L'incontro con Arthur non era andato esattamente come sperava, ma confidava in Merlin per un possibile riappacificamento: quel ragazzo sembrava veramente in gamba. La donna, si passò ancora le mani sulla faccia, cercando di scacciare la stanchezza che, inesorabile, le stava calando sul corpo. Sentiva tutti i muscoli e le ossa restii a muoversi, anche solo per fare un solo passo. Tuttavia, oltre al peso del sonno e della tensione per la situazione di Arthur, c'era anche un'altra cosa che la tormentava da due giorni a quella parte. Hunith aveva un ulteriore segreto. Per quanto avrebbe potuto tenerlo nascosto? Si era ripromessa di non dire niente finchè Uther non si fosse avvicinato di più al figlio, ma l'attesa la stava davvero uccidendo. Sapeva che quella nuova notizia avrebbe potuto scombussolare ulteriormente la faccenda, no, no, ancora proprio non era il momento per ulteriori rivelazioni, tuttavia Hunith sapeva perfettamente che ne avrebbe ricavato in salute. La donna uscì dal bagno, dirigendosi verso il letto nella camera adiacente. Oh, Uther, chissà cosa ancora avrebbe fatto. Una cosa per Hunith era certa: sarebbe capitolato. Spense le luci e chiuse gli occhi. E sognò una famiglia finalmente completa.

 

:::::NOTE FINALI:::::

 

Non posso ancora credere di star veramente mettendo questo capitolo. Mi ero totalmente scordata di scriverlo e oggi alle 16:00 mi squilla il cellulare mentre stavo facendo la versione di greco. Che colpo mi sono presa!! Ho cercato di fare il prima possibile e il meglio possibile, abbiate pietà! Forza, mancano solo due capitoli, l'epilogo e sarà tutto finito! Uff, che fatica XD Vedrete, sistemerò tutto tutto. Intanto si accettano scommesse sul nuovo segreto ;)

Kiss

   
 
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