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Autore: NikkyxRose    04/05/2012    0 recensioni
Avvincente e piena di colpi di scena, questa fanfiction originale parla di una ragazza rapita e tenuta segregata nella casa di questo uomo ricco, poco si sa di lui e del perchè la ha rapita.
La ragazza sembra una sprovveduta e cercherà in tutti i modi di scappare da quella prigione..
Ma entrambi non sanno che nascondono grandi segreti l'uno all'altra.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ripresi quasi subito, ma ormai ero dentro alla vettura. Sarebbe stato inutile cercare la maniglia, visto che la prima cosa che avrà sicuramente fatto dopo avermi buttato sul sedile, sarà stata quella di far scattare le chiusure.

Sbattei le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco. Lui, quell'essere stava davanti a me con un grosso ghigno, come quello di un maniaco.

Cercai di mettermi comoda, ma mi faceva male tutto soprattutto la schiena.

«Perché mi stai facendo questo, cosa ti ho fatto?!» La mia voce suonava spezzata.

«Dovrai guadagnartelo il diritto di fare certe domande» Disse con tono calmo, avvicinandosi a me.

Mi ricordavo di quel suo viso così particolare, quei lineamenti duri e quasi squadrati, quel suo modo di tenere le basette così accattivante con queste che si allungavano tre dita sotto i sui zigomi pronunciati culminando a punta, quella sua mania per pircing e tatuaggi! Ne aveva uno al naso ad anello ed uno sotto le labbra al centro e forse aveva anche tatuato il braccio sinistro, perché mi ricordavo di aver intravisto qualcosa da sotto la manica.

Mi ricordavo anche di tutte le volte che lo beccavo a fissarmi a scuola, a parte quest'ultimo anno in cui doveva essersi ritirato poiché non si era più visto in giro, Si mormorava che si fosse fatto una band, ma non so quanto questo potesse essere attendibile, però io facevo finta di niente perché un sacco di ragazze mi avevano avvertito di quanto fosse strano quel ragazzo.

Nonostante ciò non avrei mai pensato che dietro a quel viso perfetto si nascondesse un maniaco.

Ma cosa stavo andando a pensare! Magari voleva solo.. solo cosa? Invitarmi a casa sua a prendere il te con i pasticcini?

Poi mi si avvicinò ancora, e la cosa mi turbava(ma va'?). Poi allungo una mano per sfiorarmi il viso. Fu in quel momento che mi venne in mente il pugno che mi aveva dato e scattando d' istinto all'indietro, mi portai una mano sotto il naso e constatai che un po di sangue non del tutto raggrumato mi aveva sporcato il dorso della mano e il dito indice. Li la mia espressione doveva aver assunto un tono ancor più spaventato.

«Suvvia sono stato costretto» Il sorrisino non voleva cancellarsi dalla sua faccia.

«Non osare toccarmi!»Soffiai come una gatta, ma di tutta risposta ottenni che lui mi venne ancora più vicino.

«Farò molto peggio» Sussurrò quasi sfiorando uno dei miei orecchini a cerchio «Ci puoi giurare»

Un lampo di rabbia mi investì e istintivamente mi buttai sopra di lui con le braccia, come un leone che attacca. Ma avevo la brutta sensazione che in quel momento non fossi io il predatore.

Lui però, quasi come prevedesse le mie mosse, mi afferrò le braccia per i polsi e me le allargò facendomi sbattere con la schiena ad una fiancata, ero completamente bloccata.

«Ma tu non ti dai mai per vinta?»

«E così evidente stronzo?? >_< »

«Eh? hai davvero avuto il coraggio di urlarmelo in faccia?!»

«Mi fai schifo Dero!»

«Vedo che non ti sei dimenticata il mio nome»

«Come potrei dimenticare la tua faccia di culo?»

Dero aumentò la pressione esercitata sui polsi facendomi gemere di nuovo.

«Forza implorami! Implorami di smetterla!»

« Non gioco ai tuoi sporchi giochetti!»

«Ne sei sicura?? »

La pressione ai polsi svanì e lui indietreggiò ma solamente per afferrarmi le caviglie e tirarle a se in modo da farmi trovare a gambe divaricate sotto di lui, che teneva il viso a 20 cm dal mio, ringraziai il signore per aver scelto di indossare degli shorts in jeans molto stretti e pesanti (come se sarebbero serviti).

«Sei sicura di non volermi implorare?»

Conoscevo quel suo sporco giochetto, più gli dicevi "ti prego" più si eccitava ed incazzava, e sinceramente non ho idea di quale fosse la migliore delle due.

«FOTTITI!»

«Sarebbe più opportuno cambiare una ti con una emme non credi? »

Quel suo sorrisino malizioso non tardò a presentarsi. Era davvero difficile riuscire a controllare le parole, il mio istinto avrebbe voluto implorarlo e pregarlo di non farmi male, ma sapevo bene che lui provava un odio riprovevole per chi cercava di farsi compatire o che lo pregasse di smetterla

L' auto si fermò all'improvviso facendogli quasi perdere l' equilibrio "Salvata dal' arrivo pensai" ma non dissi nulla.

Lui si alzò da sopra di me senza però lasciarmi uno dei polsi e si mise a sedere.

«Ora tu scenderai, e non ti metterai ad urlare perché se lo farai giuro su quanto è vero  che sono qui in questo momento, che ti do tante di quelle botte da non riuscire nemmeno a parlare per 1 mese.»

Volevo tentarmela, provare con un po' di audacia.

«Ci sarebbe forse qualche differenza? Voglio dire, non credo che una volta dentro mi offrirai dolcetti e pasticcini»

«Mi stai dicendo che ti metterai ad urlare?»

«Non ho detto questo, stavo solo sottolineando il fatto che comunque non mi risparmierai»

«Mi puoi credere sulla parola quando dico che te ne farò pentire»

Mi limitai a non rispondere, tanto che potevo dire? Questo mi scuoiava a seconda di che dicevo.

Dero aprì la portiera e ben certo di non perdere mai il contatto con a mia mano scese dalla macchina.

Guardandomi intorno nel mentre che venivo trascinata, notai la lussuosa villa padronale in stile italiano circondata da giardini ben colti, non riuscii a scorgere altro, anche perché non ero in villeggiatura bensì mi avevano rapita, la mia angoscia fu almeno attenuata dal fatto che non mi avesse portato in un tugurio.

Dero dovette solo tirare la porta per entrare in casa poiché era già stata aperta dall' autista. Com' era possibile che il personale tenesse occhi e bocca cucita davanti a questo schifo? Chissà quanto li aveva pagati.

Lui mi diede uno strattone improvviso che mi fece tornare alla situazione e mi obbligò a varcare la soglia.

   
 
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