Avvertenze/correzioni
La riapertura della biblioteca è stata anticipata da “la
settimana prossima” a “domani". Scusate la correzione, ma è il bello della
diretta ;)
A |
vviso ai gentili lettori.
Vi informiamo che, causa disguidi tecnici, la narrazione del seguente
capitolo avverrà in terza persona. Ci scusiamo per il disagio e vi auguriamo
una piacevole lettura.
“Topher! Ma che… che stai facendo col mio computer?!”
esclama Anonymous, pietrificato sull’uscio.
Prima ancora che possa dire o fare qualcosa, Nikki lo ha già immobilizzato
al muro, bloccandolo per il polsi.
“Benvenuto all’inferno, Perez Hilton” gli sibila all’orecchio, digrignando i
denti.
“Nikki!” protesta Topher, allarmato. “No!”
“Non preoccuparti, Fatina, questa vecchia pettegola non oserà mai più
spiarti…” prosegue, premendogli la testa contro il muro. “Il gioco è finito,
prova a muoverti e ti scortico la pelle più in fretta di quanto uno
spogliarellista esperto si strappa via i pantaloni…”
“Nikki, lascialo andare, non è così che…”
“Fatina, questo ficcanaso con licenza di uccidere di noia si è permesso di
installare delle microspie in casa tua e, non contento, intende anche
spifferare tutto sul Mocassini Club…” riassume Nikki, mentre Anonymous geme
di dolore, prigioniero della sua stretta micidiale. “Tutto questo per me
equivale a vestirsi di rosso Valentino alla corsa dei tori di Pamplona… lui
vuole morire! E io non posso deluderlo!”
“Nikki, per favore…” la supplica Topher. “Lascialo stare… preferisco
chiarire la questione in modo non violento.”
“Ma, Fatina! Non può…”
“Nikki, fallo per me” insiste lui, in tono definitivo.
“D’accordo, Grande Fratello, per il momento hai il permesso di continuare a
respirare…” cede Nikki, ma senza ancora liberarlo. “Ascoltami bene, però: un
solo passo falso e ti apro la spina dorsale come una cerniera lampo,
intesi?”
Detto questo allenta la presa e Anonymous si allontana in fretta da lei,
sfregandosi i polsi doloranti.
“Come hai potuto installare delle microspie in casa mia?” domanda a
bruciapelo Topher, ancora combattuto tra la sorpresa e la delusione.
“Non so di cosa stiate parlando… so solo che vi siete intrufolati qui di
nascosto per cercare chissà cosa sul mio computer!”
“Non negare, Anonymous…” lo prega Topher, con una voce gelida che non riesce
a riconoscere come la propria. “Anzi, dovrei chiamarti Ac…”
Il nome, come prevedibile, è coperto da un rumore molesto, in questo caso lo
starnazzare di uno stormo di oche selvatiche di passaggio.
“Come… come avete fatto a scoprirlo?!” esclama Anonymous, esterrefatto.
“Vuol dire che…”
“Sì, sappiamo tutto. Sappiamo delle tue microspie e delle tue ricerche”
conclude Topher. “Quello che non so è perché hai fatto tutto questo.
Io… io pensavo fossimo amici...”
“Anch’io lo pensavo” ribatte Anonymous, ansante di collera. “Ma non hai
fatto altro che mentirci… il Club degli Scacchi c’è sempre stato per te,
anche quando ci trascuravi per stare con… lei” aggiunge, scoccando
uno sguardo astioso a Nikki, che mostra i denti come una pantera pronta
all’attacco.
“All’inizio pensavamo che tra voi due ci fosse qualcosa… ma non ci hai
neanche detto neanche che ti piacevano i ragazzi!”
“Eravamo compagni di stanza… temevo che mi avreste guardato con occhi
diversi una volta che…”
“E poi questa storia del Mocassini Club!” lo interrompe Anonymous.
“Continuavo a ripetermi che non era da te… che non avresti mai accettato di
allearti con persone del genere! Che non potevi essere come tutti quei
rampolli viziati e affetti da delirio di onnipotenza!”
“Bada a come parli” lo avverte Nikki, sguainando un fermacarte dal
portapenne di Barnabas.
“… Ma probabilmente non ho mai conosciuto il vero Topher Dukes.”
“Il vero Topher Dukes era lì, davanti a te…” obietta Topher, accalorandosi.
“Potevi parlarmi… potevi conquistarti la mia fiducia… aspettare che fossi
io a confidarmi… oppure affrontarmi apertamente! Invece no, hai scelto di
nasconderti dietro uno schermo e fare indagini su di me! Se solo tu non
fossi così spaventato dall’idea di costruire dei rapporti reali,
sapresti che ci sono modi più nobili di scoprire informazioni su chi ti sta
a cuore, oltre che nascondere cimici!”
Anonymous distoglie lo sguardo e Topher capisce di aver colpito nel segno.
“Non avrei mai voluto mentire a te, o a Gunther e a Rowland… quando sono
arrivato alla Wefanie ero solo… e spaventato, e voi mi avete subito offerto
la vostra amicizia. Siete riusciti a farmi sentire a casa… mai, lo giuro,
mai avrei voluto nascondervi la verità, ma non ho avuto scelta! Credi
che sia stato facile per me? Dover sempre scegliere? Tra il Club degli
Scacchi e Nikki? Tra il Club degli Scacchi e il Mocassini Club? Mentirvi era
l’unico modo per non essere costretto a scegliere!”
Anonymous si abbandona sulla poltrona girevole di Ophelia e sospira
profondamente.
“Posso ucciderlo ora, Fatina?” domanda Nikki, impaziente, ma Topher la
ignora, aspettando di ascoltare la risposta di Anonymous.
Seguono lunghi attimi di silenzio in cui nessuno dei due riesce a guardare
negli occhi l’altro.
“Hai ragione” risponde infine Anonymous, mentre l’ira che contraeva il suo
volto lascia spazio ad una profonda tristezza. “E’ tutto vero…”
“Che cosa intendi dire?”
“Non so coltivare dei rapporti reali…” ammette, con lo sguardo perso nel
vuoto.
“Già, ti conviene dare una sistemata alla tua vita sociale: io, come prima
cosa, farei pace col tuo personal shopper” sottolinea Nikki,
ridacchiando. “E’ evidente che ti odia.”
“Vivo di sospetti… vedo inganni ovunque...” prosegue Anonymous, come se non
l’avesse neanche sentita. “Mi sono sentito tradito… e deluso… ma non ti ho
mai dato la possibilità di spiegarti. Non ho mai neanche considerato l’idea…
e così facendo ho sbagliato anch’io...”
“Abbiamo sbagliato entrambi” afferma Topher. “So di non averlo dimostrato,
ma io tengo davvero al Club degli Scacchi…”
Nikki mima l’atto di vomitare nel cestino della carta straccia.
“Topher, io questo lo so, credimi, e non vorrei mai vederti nei guai, ma…
non posso…” risponde Anonymous, con aria abbattuta. “Non posso far finta di
niente dopo tutto quello che ho scoperto! Insomma, c’è un club segreto che
controlla tutta la scuola! La gente lo deve sapere! Io… io sono un
giornalista: è una questione di etica professionale!”
Nikki alza gli occhi al cielo, esasperata.
“So che quello ti chiedo è un enorme sacrificio” riprende Topher. “Ma,
credimi, se si venisse a sapere del Club sarebbe il caos! Ci saranno
delle indagini… studenti e insegnanti sotto accusa… sarebbe una vera e
propria caccia alle streghe! I membri del Club sono potenti… non riesco
nemmeno a immaginare cosa potrebbero fare pur di aver salva la pelle! E non
è da escludere che la stessa Wefanie venga chiusa...”
“Topher, davvero, io non…”
“Anonymous, so che è tutto incredibilmente ingiusto, ma ti prego, mantieni
il segreto… altrimenti saremmo sconfitti tutti quanti… sarebbe la fine della
Wefanie!”
Anonymous sospira per la seconda volta, sprofondando sempre di più nella
poltrona e nei sensi di colpa.
“D’accordo” cede alla fine, coprendosi il volto con le mani, quasi volesse
rimangiarsi in fretta quell’assenso. “D’accordo… Maledizione! D’accordo…
consideralo… consideralo come un risarcimento per… i miei errori.”
Si interrompe per l’ennesimo sospiro.
“… ma avrei tanto voluto che la nostra amicizia si rinnovasse su basi
diverse da quelle della menzogna.”
“Mi dispiace… ” si discolpa Topher, non trovando il coraggio di guardarlo.
“Davvero, mi dispiace tanto… ma non abbiamo altra scelta.”
“Ci sai fare con la diplomazia, sai, Fatina?” sussurra Nikki, mentre
attraversa insieme a Topher il corridoio ormai sgombro, dato che le lezioni
sono iniziate già da dieci minuti. “Non dobbiamo preoccuparci di lui,
comunque. Potrebbe anche distribuire volantini sul Mocassini Club, ma
nessuno gli darebbe ascolto: il preside Canfield metterebbe tutto a tacere,
visto che ne ha fatto parte anche lui in gioventù. In più i genitori del
Consiglio d’Istitituto sono tutti veterani del Club. Praticamente chiunque
abbia anche solo un briciolo di potere in questo continente ha indossato
dei mocassini al liceo! Nessuno escluso, dal governatore Goripow al
Presidente in persona! Sarebbe solo nella sua crociata: Barnabas Babcock sa
cosa fare per bloccare ogni articolo compromettente… l’FBI stesso è legato
al Mocassini Club e farà sparire dal web ogni contenuto sospetto… se
quel pollo prova anche solo a cinguettare qualcosa su Twitter, finisce in
gabbia prima ancora che Lady Gaga abbia avuto il tempo di offendere qualcuno
con un suo tweet provocatorio.
Anonymous ha le mani legate, Fatina… e come dice sempre To-Poun, la
mangusta frettolosa s’ingozza di serpenti ancora vivi e finisce dilaniata
dall’interno. Non abbiamo nulla da temere!”
Topher ascolta in silenzio, senza riuscire a staccare lo sguardo dal
pavimento. Forse il Mocassini Club non ha nulla da temere, ma può dire lo
stesso della sua coscienza?
Se la verità venisse alla luce riuscirebbe a sopportarne le conseguenze?
Rischiare il tutto e per tutto per difendere gli interessi di un covo di
“rampolli viziati e affetti da delirio di onnipotenza” è davvero la scelta
migliore per il bene della scuola?
Forse sì. Mantenere tutto com’è sarebbe senz’altro la strada più comoda...
Ma cosa accadrebbe se la verità venisse a galla?
Quanto persone deluderebbe?
Monica… e Bennet…
Ma prima di chiunque altro… se stesso.
Stella Santini fa il suo ingresso trionfale in biblioteca
con indosso una minigonna di jeans a prova di visita ginecologica e
lo striminzito top azzurro ciano coordinato all’ombretto. I telamoni
per poco non si lasciano sfuggire le balconate che sorreggono sulle possenti
spalle marmoree, sbalorditi da cotanta eleganza.
Il vecchio bibliotecario, il signor Jerome, ritiene l’apparizione così
insolita da alzare lo sguardo dal suo libro, e l’ultimo morso al suo
tramezzino ai cetrioli gli finisce di traverso.
“E’ sicura di non essersi smarrita?” domanda, rivolgendole un’occhiata
scandalizzata, una volta riavutosi dall’ascesso di tosse.
Stella gli dedica la stessa attenzione che rivolgerebbe ad uno qualsiasi dei
volumi polverosi sugli scaffali. Eppure sembra alla ricerca di qualcosa,
perché misura la sala con ampie falcate da fenicottero, ispezionando con lo
sguardo i piani alti.
“Posso esserle utile, signorina?” ritenta Jerome, dopo essersi schiarito la
voce.
“A cuccia, Shar Pei” risponde Stella, con un cenno sbrigativo del braccio
tintinnante di bigiotteria.
“Come, prego?”
“Grinzoso e anche sordo” bofonchia lei, sbuffando. “Ho detto:
A CUCCIA SHAR PEI.”
“E lei invece che tipo di cagna è, signorina?” ribatte il signor Jerome,
senza scomporsi.
Stella impiega qualche secondo per riconoscere l’insulto e risponde
apostrofando l’anziano bibliotecario con una serie di epiteti dei quali il
più gentile è “Pel-di-Prugna.”
Una volta finito con le minacce, la ragazza riprende a gironzolare per lo
sconfinato salone, scrutando con attenzione le balconate, finché finalmente
l’oggetto tanto ricercato si manifesta ai suoi occhi, che si riducono a due
fessure orlate di ciglia finte.
Seguita dallo sguardo indagatore del bibliotecario, Stella ciabatta su per
la scalinata a chiocciola, diretta alla sezione di botanica.
“Ecco dov’eri finita! E’ tutto il giorno che ti cerco! Dovevo immaginarlo
che eri qui a guardare ingiallire le pagine.”
“Oh, ciao” risponde distrattamente Holly, sfogliando freneticamente un
enorme volume. “Sono stata occupata… anzi, a dire il vero sono molto
occupata anche adesso.”
A guardarle in pochi le crederebbero due gemelle: anche Stella sembra
dubitarne mentre mastica rumorosamente la sua chewing-gum e rivolge
uno sguardo di profondo disgusto al morigerato twin set rosa pallido
di Holly e al suo lezioso fermaglio a forma di cuore, che le raccoglie i
capelli in una treccia.
“Domani devo consegnare un pezzo per la Rubrica Piante e Fiori e pensavo di
occuparmi del Sigillo di Salomone: è una pianta davvero molto curiosa, ma
non ho trovato molte informazioni… temo di dover ripiegare sul capelvenere o
sul rododendro. Eppure qui da qualche parte dovrebbe esserci una copia di
Sub rosa: quello che le piante non dicono! Lì di certo troverei…”
“Sì, sì, d’accordo, lascia stare il Gingillo di Sansone ora” la interrompe
Stella. “Ho io delle informazioni che potrebbero interessarti… è roba
che scotta.”
“Ah sì? E di che si tratta?” domanda Holly, sollevandosi sulle punte dei
piedi per sfilare Abbecedario Aggiornato degli Alberi e degli Arbusti
da uno scaffale piuttosto alto.
“Ma del nanerottolo Dukes, è ovvio! Questa mattina avevo appuntamento con
Anonymous, o te ne sei dimenticata?”
“E l’hai convinto a collaborare ai tuoi piani di vendetta?”
“I nostri piani di vendetta” puntualizza Stella. “E comunque no, non
ci serve più il suo aiuto… ora abbiamo tutte le informazioni che ci servono
per distruggere Topher Dukes!”
“Sei proprio sicura di quello che stiamo facendo?” mormora Holly,
preoccupata dalla luce maniacale del suo sguardo. “Insomma… potremmo
metterci in guai seri! Quella Nikki Hortense sembra… pericolosa…”
“La solita piscialletto” commenta Stella , facendo frullare la coda di
cavallo per l’esasperazione. “Quella stupida Hortense non potrà proteggerlo
per sempre: Topher Dukes ci ha tolto quello che era nostro di diritto e
dovrà pagare caro questo affronto!”
“Cos’hai scoperto?”
“Prima delle lezioni mi sono presentata davanti alla redazione del giornale
come d’accordo, ma poco prima di aprire la porta mi sono accorta che
Anonymous non era solo…” racconta Stella, con voce concitata. “Avrei
riconosciuto ovunque quella voce bianca da concerto parrocchiale: era
nanerottolo Dukes che litigava furiosamente con Anonymous…”
Holly, ora visibilmente interessata, chiude rumorosamente La morte ti fa
bella: gli usi cosmetici di belladonna, digitale e altre piante velenose.
“Inutile dire che sono rimasta ad origliare per tutto il tempo” prosegue
Stella, in tono cospiratorio. “E non puoi neanche immaginare che cosa ho
scoperto…”
E così si lancia nel vivo del racconto, intervallato dai sussulti e dalle
domande di Holly, sempre più esterrefatta.
“Non posso crederci! Stella, ma questa è la madre di tutti gli scandali!”
sussurra, portandosi le mani alla bocca. “Hai… hai idea di cosa succederebbe
se si venisse a sapere?”
“Per il momento tieni quella boccaccia chiusa” la rimbrotta subito Stella.
“Non abbiamo in pugno solo il nanerottolo, ma tutto il Mocassini Club!
Dobbiamo aspettare il momento opportuno per agire…”
“Se fossimo in un film Disney a questo punto dovresti iniziare a cantare
illustrando il tuo diabolico piano…”
“Ci sto ancora lavorando…” risponde Stella, mordendosi il labbro. “Stanotte
non ho chiuso occhio per pensarci… ma mi divertivo troppo a infilzare la
bambolina voodoo del nanerottolo per riuscire a pensare ad un piano
decente.”
A questo punto Holly aspetta pazientemente il solito monologo delirante di
Stella, che non tarda ad arrivare:
“Non avrò pace finché non riavrò ciò che mi spetta… Topher Dukes ci ha
derubate, Holly! In questo momento quell’essere ignobile scrive per la
tua Rubrica Letteraria, mentre tu trascorri le tue giornate scavando la
terra in cerca di bulbi e radici commestibili come Rossella O’Hara.”
“La… la Rubrica Piante e Fiori non è poi così male…”
“In questo momento Topher Dukes si strapazza il mio uomo, convinto di
avermi sconfitta…” prosegue Stella, il volto accartocciato in un orribile
smorfia. “Ho intuito subito le sue intenzioni, sin dalla prima volta che
l’ho visto. Glielo leggevo in quegli occhietti cattivi da roditore. Ha
sempre voluto Bennet tutto per sé… era la sua ossessione, il suo feticcio,
l’oggetto delle sue perverse e sudaticce fantasie notturne...
Ma non capisce… non capisce che è tutto inutile.
Bennet ama solo me. Lo so con certezza.
Bennet amerà sempre e solo me.
E chi potrebbe mai amare?
Solo io so chi è veramente, solo io conosco i suoi segreti più
nascosti, i suoi sogni più sfrenati. Solo io so come renderlo felice. Solo
io posso dargli ciò che realmente vuole!
Quella sgualdrina di Topher Dukes pensa di riuscire a legarlo a sé con le
sue stregonerie…
Ma cosa possono i suoi abracadabra contro una passione dirompente come la
nostra?
Lo ha sedotto con l’inganno e la simulazione, l’ho ha confuso con il suo
corpo dalle forme ambigue, ipnotizzato con la sua parlantina da libro
stampato…
Con la calunnia e la manipolazione è riuscito ad allontanarlo da me, ma
l’effetto dei suoi filtri d’amore non durerà per sempre…
Bennet presto tornerà in sé…
E sarò io a spezzare l’incantesimo di quella malefica sirena e a riprendermi
ciò che mio!
Bennet finalmente ricorderà chi è il suo vero amore e quando saprà da quale
meschino inganno l’ho salvato mi amerà ancora di più…
Topher Dukes avrà quello che si merita, fosse anche l’ultima cosa che
faccio… e tu mi aiuterai!”
Il lungo soliloquio si conclude con Stella che scuote i pugni verso il cielo
con aria bellicosa.
“Ehm… okay” squittisce Holly, alquanto preoccupata. “Q-quindi dobbiamo
trovare un modo per farlo espellere?”
“Io a dire il vero pensavo all’avvelenamento” confessa Stella, pensosa. “E’
un classico che non tramonta mai.”
“Non… non dirai sul serio?”
“Per il momento non me la sento di escludere completamente l’opzione
omicidio…” medita Stella. “Ma suppongo di potermi accontentare anche del
sequestro di persona, o dell’espatrio forzato… la sola espulsione non è
sufficiente, in ogni caso.”
“Stella… non puoi parlare seriamente!” pigola Holly, mordendosi
freneticamente le unghie. “Finiremo nei guai!”
“Non se pianifichiamo tutto nei minimi dettagli, sorella” la rassicura,
avvicinandosi alla libreria e afferrando uno spigoloso volumetto nero
intitolato Dei giardini velenosi. “Potremmo intossicarlo con una di
queste piante…”
“Ci… ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, in tal caso…” mormora Holly,
lanciando uno sguardo apprensivo ai libri che stringe al petto, come se
temesse di vederli prendere vita improvvisamente per sibilare perfidi
suggerimenti, con i segnalibri biforcuti che vibrano come lingue di
serpente.
“Ecco, questo è il libro che fa per noi!” esclama Stella, trionfante,
facendola trasalire. “I fiori del male… il titolo sembra
promettente.”
“I fiori del male?” le fa eco Holly. “Ma è una raccolta di poesie!
Chi è quel… idiota che lo ha lasciato nella sezione di botanica?! E’
incredibile che qualcuno abbia dav…”
La ragazza si interrompe, distratta da un cigolio sinistro. Segue lo sguardo
attonito di sua sorella e si lascia sfuggire uno strillo d’orrore, mentre i
libri cadono rovinosamente per terra.
“Che sta succedendo?” domanda dal piano di sotto il signor Jerome, senza
staccare gli occhi dal suo romanzo.
Anche volendo, Stella e Holly Santini non sarebbero in grado di rispondere.
Continuano a fissare con aria ebete la libreria che, mossa da chissà quali
ingranaggi, si apre lentamente in due, per poi scomparire all’interno della
parete. Tra la sezione di Astrologia e quella di Bricolage, dove un
attimo prima facevano bella mostra di sé gli scaffali dedicati alla
Botanica, appare quello che ha tutta l’aria di essere l’ingresso di una
stanza segreta.
“Non costringetemi a salire lassù a controllare” minaccia pigramente il
bibliotecario, che però in realtà non ha la minima intenzione di lasciare la
sua comoda poltrona, visti i dolori alla gamba per i quali non si stancherà
mai di maledire i Viet Cong.
“Mi… mi scusi, signor Jerome!” balbetta Holly, affacciandosi, ancora scossa,
dalla balconata. “ Mi sono tagliata con la carta…”
“Cerchi di non imbrattare i libri di sangue, signorina” abbaia il
bibliotecario, leccandosi il dito e voltando pagina.
“Che… diavolo… è…?!” scandisce Stella, rimasta a bocca spalancata (una volta
tanto per la sorpresa).
“Ho… ho una teoria…” farfuglia Holly, in un fil di voce. “Ma… ma non può
essere…”
Muove qualche passo malfermo ed esamina il passaggio segreto più da vicino:
si tratta di un’alta arcata di marmo, chiusa da un cancello in ferro
battuto. Tra le sbarre si insinuano serpentini i tralci di una florida
pianta rampicante con enormi fiori di un violento color arancio.
“Non posso crederci…” sussurra Holly, con gli occhi sgranati dalla
meraviglia. “Non posso crederci…”
Il suo sguardo si sofferma sui bassorilievi che decorano l’arcata, dove
grottesche e motivi floreali si intrecciano dando vita a mostruose creature
per metà animali e per metà vegetali.
“Pensavo fosse una leggenda…” esala, accarezzando con mano tremante il dorso
di una chimera arborea scolpita nel marmo.
“Fa’ pure con calma” sbotta Stella, iniziando a spazientirsi. “Prenditi
tutto il tempo che vuoi prima di spiegarmi dove diavolo porta questo
cancello e perché all’improvviso si sente un tanfo pestilenziale di cavoli
marci…”
“Sono quasi certa che si tratti… dell’Orto degli Orrori” dichiara Holly, con
aria solenne. “Il sogno proibito di ogni esperto di botanica…”
“Aspetta un attimo… vuoi dirmi che c’è una specie di… giardino segreto
nascosto in biblioteca?” riepiloga Stella, incredula. “E io ho appena scoperto
dov’è nascosto?”
“Lo so, è… è incredibile” concorda Holly, che sembra sul punto di scoppiare
in lacrime dall’emozione. “Non… non posso credere che questo posto sia
rimasto segreto per così tanto tempo!”
“Sfido io… chi vuoi che perda tempo a curiosare nella sezione Botanica
quando c’è quella di Letteratura orientale?” bofonchia Stella. “Le
biblioteche sarebbero deserte se non si potesse sfogliare il Kamasutra
senza dare troppo nell’occhio.”
Holly evita accuratamente di ribattere. A dire il vero sembra non aver
ascoltato una parola, presa com’è dall’inaspettata scoperta.
“Sì… è proprio l’Orto degli Orrori!” esulta, non riuscendo più a contenere
la sua eccitazione. “La leggenda vuole che a crearlo in gran segreto sia
stato Wilbur Wefanie, uno dei figli di Wanislaw, il fondatore della scuola.
Era un biologo di fama mondiale, i suoi studi hanno segnato una svolta
epocale nello studio delle piante! Tuttavia col tempo la comunità
scientifica, per invidia o filisteismo, cominciò a considerare troppo arditi
i suoi studi botanici. Wilbur decise di tornare nella scuola di suo padre
come insegnante di scienze, ma secondo molti il suo ritorno aveva a che fare
con un misterioso progetto: costruire una serra segreta dove condurre in
pace i suoi esperimenti di ingegneria genetica sulle piante, libero delle
costrizioni della legge e della morale comune…”
“Vai direttamente al punto in cui la storia smette di essere noiosa” incalza
Stella, sbadigliando rumorosamente.
“Col passare degli anni Wilbur Wefanie era sempre più restio ad apparire in
pubblico e persino la sua famiglia lo vedeva di rado. Nessuno riuscì a
scoprire dove si nascondesse. Un giorno sparì per sempre: nessuno ne seppe
più nulla. Sembrava essersi volatilizzato. Sua moglie setacciò il suo studio
in cerca di un biglietto di addio o di qualunque altro indizio utile alla
polizia, ma trovò soltanto alcuni appunti che descrivevano le creature
mostruose plasmate da Wilbur nel corso dei suoi esperimenti. Molti furono
gli scienziati che li esaminarono, ma si arresero, bollandoli come il
prodotto di una mente delirante. Wilbur sosteneva di aver creato nuove
specie botaniche, piante carnivore estremamente intelligenti, dei veri e
propri predatori vegetali. Sono in molti a credere che alla fine sia stato
divorato delle sue stesse creature…
Il giardino segreto a cui Wilbur alludeva nelle sue carte però non fu mai
trovato e l’esistenza di tali abomini mai dimostrata.
Molti appassionati di botanica scelsero di studiare alla Wefanie solo con la
speranza di scoprire l’ingresso di questo luogo segreto…
Wilbur lo chiamava “la Fucina di Flora”, ma col tempo il mistero si infittì
e gli furono dati molti altri nomi: il Vivaio Velenoso, la Serra Segreta…
l’Anti-Eden, il Postribolo di Pomona… o quello più famoso, l’Orto degli
Orrori…”
Holly conclude il racconto con un profondo sospiro, mentre contempla
l’entrata con occhi umidi di commozione.
“Siamo le prime ad ammirare questo cancello da più di cento anni…” afferma,
con un brivido lungo la schiena. “Hai idea di quale scoperta straordinaria
sia questa? Potrò toccare con mano specie che nessuno ha mai visto, se non
il loro creatore!”
“E’ meraviglioso!” esclama Stella.
“Già…” conviene estatica Holly. “E’ una scoperta dall’inestimabile valore
scientifico!”
“Ma al diavolo il valore scientifico!”
“Che cosa?”
“Stupida, non capisci che questo è il teatro perfetto per la nostra
vendetta?!” strepita Stella, avvicinandosi al cancello e sbirciando
attraverso le sbarre. “E’ perfetto! Guarda! Sembra una foresta tropicale!”
“Che cosa hai in mente?” la sollecita Holly, spiando a sua volta l’interno
del giardino. L’effluvio dolciastro di umidità e fiori marcescenti le invade
le narici, facendola starnutire. “Vuoi… vuoi davvero… NO! No, Stella! Non
puoi…”
“Sì, che posso” obbietta Stella, con un sorriso satanico. “E sarà… epico!”
“Ma… ma è pieno di fiori velenosi… e piante carnivore giganti… e chissà
quali altre insidie!”
“Penso ci servirà l’aiuto di qualcun altro, a quanto vedo” riflette,
scostando un paio di foglie per guardare meglio. “Qualcuno che sia
abbastanza forte da…”
“Stella, credo sia meglio fermarci prima che le cose ci sfuggano di…”
“Forse Bull Dozer…”
“Bull… Bul Dozer? Vuoi dire quell’energumeno del terzo anno? Zebedee Brawn?”
“Sì, proprio lui” conferma Stella, facendo schioccare il suo chewing-gum
ormai sbiadito. “E’ dall’inizio dell’anno che mi segue come un ombra,
sbavando come una lumaca! Se penserà di avere qualche possibilità con me
farà tutto quello che gli ordinerò di fare…”
“Ma non credi che…”
“… e poi, vedendomi insieme a lui” aggiunge, con aria maliziosa, “Bennet
impazzirà di gelosia! Tornerà da me in ginocchio ancora prima che riesca ad
accarezzare gli enormi bicipiti di Zebedee…”
“Ho un brutto presentimento, Stella” mugugna Holly, con aria affranta. “Se
dovesse succedere qualcosa…”
“Succederà qualcosa” la corregge. “La fine di Topher Dukes!”
E la risata di Stella riecheggia assordante e sguaiata tra le pareti
marmoree, facendo tintinnare furiosamente i lampadari di cristallo.
Nello stesso istante, nell’Orto degli Orrori, oltre il cancello, aldilà
dell’ondoso mare di felci, nel cuore impervio di quella foresta segreta, due
grandi occhi si spalancano improvvisamente nella penombra del sottobosco. Le
pupille guizzano appena, scrutando tra le fronde, per poi scomparire di
nuovo sotto la spessa coltre del sonno.
Stella e Holly Santini non immaginano nemmeno cosa si annida
realmente nell'Orto degli Orrori...
Una presenza mostruosa e malvagia rimasta a lungo sopita...
La prova inconfutabile che, a volte, anche gli incubi diventano realtà.
Stavolta l'ho detto e l'ho
fatto! :D
Sono riuscito ad aggiornare più in fretta e spero che questa maledetta
università (piaga della mia esistenza) non mi tenga troppo impegnato...
Un bacio libidinoso a tutti! :*
Esperanza, la fuerza de la pasiòn è la prima mini spin-off formato telenovela, incentrata sull'avventurosa giovinezza di Esperanza Vivas, la vulcanica colf di Villa Hortense. Passioni infuocate, amori proibiti e torbidi intrighi sullo sfondo di una caliente e insidiosa Buenos Aires...
Nelle puntate precedenti
di "Esperanza, la fuerza de la
pasion"...
Esperanza Vivas e il suo amato Agapito Amador, entrambi originari di Buenos
Aires, dopo molte tribolazioni, decidono di sposarsi e coronare il loro sogno
d'amore. Vengono però ostacolati dal perfido Don Porfirio, innamorato pazzo di
Esperanza. Rifugiatisi in Florida, i due riescono finalmente a sposarsi, ma Esperanza
è costretta a lavorare come spogliarellista. Venuto a sapere che sua moglie è
insidiata dal vecchio professore di teologia Orion Adichermatos, Agapito fa
irruzione nello strip club, ma viene ferito a morte dal vecchio Adichermatos.
Esperanza decide di usare il suo rosario magico per tornare indietro nel tempo e
rimediare alla morte del suo amato (tre grani del rosario hanno il potere di
avverare qualsiasi desiderio). Per un fatale errore, però, Esperanza,
si ritrova ai tempi della presa di Troia e viene catturata dall'eroe acheo
Diomede, del quale la fanciulla si innamora follemente, complice l'intervento
della dea Afrodite. Successivamente però Diomede sposa una principessa dauna e
Esperanza, che non prova più nulla per Diomede, torna al presente, con i tre
figli avuti dalla relazione con l'eroe greco, Metrocle, Patostene e Agape.
Questa volta Esperanza è decisa a non commetere più errori e riesce a salvare la
vita di Agapito. A causa di un tragico incidente con il palo della lap-dance,
però, il perfido prof. Orion Adichermatos rimane ucciso.
Gettato il corpo in mare, Esperanza, il suo uomo e i bambini possono finalmente
vivere felici e prosperi, ma Agapito vorrebbe avere un figlio tutto suo. Dopo
numerosi tentativi fallimentari, Agapito non accetta l'idea di essere sterile e
attribuisce la colpa ad Esperanza, che, presa dall'ira, gli rivela di essere la
madre naturale di Metrocle, Patostene e Agape. Sconvolto, Agapito decide di
lasciare per qualche tempo la famiglia...
Episodio 18 - Noche de
pasion
Ancora furioso con Esperanza, Agapito entra in un bar con l'intenzione di bere
fino ad ubriacarsi. Qui viene rimorchiato da Jolanda, una provocante abituée del
locale, che lo invita a casa sua. Annebbiato dall'alcol, Agapito non resiste
alle avances di Jolanda e i due trascorrono insieme una notte di fuoco.
Esperanza, disperata dopo l'abbandono di Agapito, lo cerca dappertutto.
Affranta, torna a casa dai suoi bambini, ma, passati alcuni giorni, al
notiziario tv viene annunciata una terribile tragedia: il ricco impreditore
ittico Agapito Amador è stato trovato morto nella camera di un motel, dove si è
suicidato tirando un morso all'incredibilmente letale peperoncino noto come
"Fallo del Demonio".
Episodio 19 - Revelación agridulce
Esperanza, incredula e disperata per l'inatteso suicidio del suo amato Agapito,
è convinta di esserne l'unica responsabile. La donna decide di ricorrere ancora
una volta al miracoloso rosario d'oro di nonna Guadalupe per riportare in vita
l'amato marito. Il rosario, infatti, è dotato di tre grani magici in grado di
esaudire qualsiasi desiderio: il primo era stato utilizzato per portare
Esperanza nel passato, in modo da evitare che il perfido Adichermatos uccidesse
Agapito, ma, Esperanza, distrattamente, aveva espresso male il suo desiderio ed
era finita ai tempi dell'Antica Grecia; così il secondo grano magico, una volta
recuperato il rosario, era stato utilizzato per ritornare al presente ed
impedire l'assassinio di Agapito. Esperanza, però, scopre con orrore che anche
l'ultimo grano magico del rosario è stato utilizzato: a sua insaputa, infatti,
sua figlia Agape è ricorsa al talismano per ottenere il potere di far piovere
caramelle. Esperanza deve accettare la terribile consapevolezza che Agapito è
ormai irrimediabilmente andato.
Continuarà...
Le curiosità prive d'interesse
x Gli uccellini con cui Topher duetta nel capitolo precedente sono un regolo capodorato e uno scricciolo delle case. Come molti di voi hanno indovinato, la posa di Topher nell'illustrazione ricalcano quella di Biancaneve (in realtà però è uno dei pochi personaggi Disney che non sopporto).
x Jinx, il cognome di Anonymous (alias Achilles A. Jinx), in inglese significa "iella, sfortuna"... sarà per questo che nessuno riesce a pronunciare il suo nome?
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