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Autore: EvgeniaPsyche Rox    04/05/2012    6 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
-
[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Tutor And Boyfriend.

 

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10.Morning Breeze 

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Otto e un quarto?
Doveva essersi sicuramente bevuto il cervello.
Sbuffò, cercando in ogni modo di mantenere gli occhi aperti, grattandosi i capelli fiammeggianti scompigliati; sbadigliò per la terza volta, sputando il dentifricio sul lavandino prima di riprendere a spazzolarsi i denti.
«Ma che ci fai in piedi a quest'ora?Di solito il Sabato è un miracolo se ti alzi per l'ora di pranzo.», sobbalzò, sentendo l'improvvisa voce del fratello maggiore alle spalle che si stiracchiò, appoggiando la schiena alla parete del bagno.
«Devo vedermi con il primino.», spiegò con voce ancora assonnata l'altro, risciaquandosi il volto con dell'acqua fredda nella speranza di svegliarsi, voltandosi verso Reno che sghignazzò.«Chi, Roxas?Ti sei proprio fissato con lui, eh.»
«Non dire idiozie.Sono solo il suo tutor.», replicò aspramente Axel, guardandolo storto, per poi avviarsi fuori dal bagno con un certo stile, nonostante fosse in boxer.
«Ah, sì?E allora perchè ieri sera, tornato da quella cena, non hai fatto altro che parlare di quanto fosse dolce mentre rideva?», lo stuzzicò con un ghigno il fratello maggiore, scoppiando poi in una grassa risata, guardandosi attentamente allo specchio.
Axel trasalì, cercando però di non sembrare turbato in alcun modo.«Non dire stupidaggini.»
Raggiunse la propria camera e aprì l'imponente armadio; dopo un'accurata scelta durata almeno una decina di minuti, indossò un paio di jeans scuri con un teschio e una T-shirt del medesimo colore dei suoi capelli che metteva in risalto i suoi muscoli scolpiti.
Si infilò nelle tasche il cellulare, le chiavi di casa e qualche spicciolo, uscendo poi in fretta e furia, borbottando qualcosa sul fatto che lui non aveva mai parlato di quanto Roxas fosse dolce mentre rideva.
No.Assolutamente no.
Sospirò, salendo sul motorino parcheggiato di fronte casa sua; fortunatamente uno di quegli strambi amici di suo fratello gli aveva prestato la moto per tempo indeterminato, dato che egli non la utilizzava più.
Mise in moto e partì senza tante cerimonie, nonostante fosse la prima volta che guidava un veicolo da solo; durante il tragitto canticchiò qualche canzone incomprensibile, stando però attento a non provocare danni alla città e a non investire nessuno.
La cosa positiva era che a quell'ora del mattino, di Sabato, non c'era quasi nessuno per le svariate vie, se non i soliti sfigati -Come li chiamava lui- che correvano per mantenersi in forma, gli anziani in bicicletta e qualche bambino al parco-giochi.
La sua attenzione venne improvvisamente rapita da una panetteria aperta da poco e si fermò di colpo, sbattendo più volte le iridi smeraldine, estasiato dal delizioso profumo di pane appena sfornato; mugugnò qualcosa, sentendo il proprio stomaco brontolare prima di scendere velocemente dalla moto, entrando nel negozio.
Le sue narici vennero invase dal profumo, ancora più intenso, che gli ricordò di aver' saltato la colazione; si illuminò alla vista di tutte quelle pietanze che si presentavano di fronte ai suoi occhi: pane, brioches, biscotti, dolci, focacce, pizze, ciambelle e paste di ogni genere incitavano i passanti ad entrare.
Si leccò le labbra, massaggiandosi la pancia per poi appoggiare una mano sulla vetrina, assumendo un'espressione pensierosa; se fosse stato per lui, avrebbe sicuramente preso tutto.
«Desidera?», la voce gentile di una graziosa donna sulla trentina dai capelli castani legati in uno chignon lo fece sobbalzare appena, ricordandogli di non essere solo; accennò un sorriso imbarazzato, grattandosi la chioma rossa.«Ecco, uhm...Vorrei...», a quel punto si bloccò, appoggiando una mano sul mento con aria estremamente pensierosa.
L'altra presente, nel frattempo, scoppiò in una fragorosa risata, dedicando tutta la sua attenzione al fulvo: «Vuoi comprare qualcosa solo per te o c'è anche qualcun altro?»
A quella domanda Axel alzò istintivamente il volto, con gli occhi verdi luccicanti.«C'è anche qualcun altro.Vorrei che avesse la colazione più dolce del mondo.», e, a quel punto, trasalì, stupito dalle proprie parole che gli erano uscite così meccanicamente.
La donna sorrise dolcemente, tirando fuori un piccolo contenitore dorato di plastica, voltando poi nuovamente gli occhi verso il cliente: «Allora che ne dici se ti aiuto io?
Il rosso si illuminò, annuendo energeticamente; adorava le persone che gli davano subito del tu, senza troppa eleganza o roba del genere.Utilizzavano solamente la semplicità della propria anima e questo lui lo apprezzava moltissimo.
Nel frattempo la trentenne aveva sistemato accuratamente nel pacchetto una piccola brioches alla crema, accompagnata da due dolcetti alla panna e una ciambella al cioccolato ricoperta di glassa; a quel punto richiuse il tutto in un fiocco rosso, porgendolo gentilmente all'altro che aveva sgranato gli occhi, stupito dalla perfezione del lavoro.
«Io...Io la ringrazio di cuore...», farfugliò a fatica, afferrando il pacchetto con aria emozionata, stringendolo tra le mani, mentre l'altra ridacchiò appena.«Non devi ringraziarmi, davvero.»
Axel sorrise, porgendo i soldi alla donna e insistendo sul fatto che dovesse assolutamente tenere il resto; successivamente uscì con un'allegra espressione stampata sul volto, infilando la colazione nel baule della moto prima di cavalcarla.
E ripartì, aumentando la velocità rispetto a prima, terrorizzato dall'arrivare davvero in ritardo; sentì il vento schiaffeggiargli le guance, e, soprattutto, scompigliargli i capelli fiammeggianti.
Ma poi...Perchè diavolo desiderava che quel giovane dagli occhi azzurri avesse la colazione più dolce del mondo?
Si era per caso bevuto il cervello?
Scosse la chioma rossa e si affrettò a girare a sinistra, rischiando per poco di sbagliare strada; finalmente giunse di fronte al cancello di legno a lui familiare.
Frenò di colpo, spegnendo la moto per poi aguzzare la vista, accorgendosi della presenza del primino che si dondolava sull'altalena, leggendo, come suo solito, un libro.
Meno male.Almeno gli aveva risparmiato la fatica di dover' suonare il campanello, ritrovandosi magari faccia a faccia con la madre.
«Ehi, Roxas!», lo chiamò a gran voce, sbracciandosi e ottenendo l'attenzione del diretto interessato che alzò un poco le iridi cristalline; chiuse lentamente il libro, infilandolo nella piccola cartella che aveva sulle spalle, scendendo dall'altalena prima di aprire il cancello, alzando appena una mano in cenno di saluto.
«Come ti butta, vecchio lupo di mare?»
«Eh?»
Axel sospirò, scuotendo con aria esasperata la testa, infilandosi una mano tra i capelli rossi come il fuoco.«Ho chiesto come stai, primino.»
L'altro, dal canto suo, borbottò qualcosa contro il suo strano modo di esprimersi, per poi scrollarsi le spalle e rispondere meccanicamente.«Tutto bene.»
A quel punto il diavolo dai capelli fiammeggianti, dopo aver lanciato una fugace occhiata alla propria moto per accertarsi che fosse in uno stato accettabile e non fare figuracce davanti all'altro, sollevò istintivamente un soppraciglio, notando che il biondo non aggiunse altro.«Beh?»
«Beh cosa?»
«Adesso dovresti chiedermi qualcosa tipo 'E tu, come stai?'», spiegò gesticolando il tutor, incrociando poi le braccia con aria quasi offesa, sotto lo sguardo indifferente di Roxas, il quale non sembrò avere alcuna intenzione di assecondarlo.
«Va bene, ho capito, allora farò da solo:E tu, Axel, come stai?Oh, tutto bene, grazie della premura!», fece così con evidente sarcasmo e un sorrisetto sghembo dipinto sul volto, lanciando una fugace occhiata al più giovane che lo guardò storto.«Okey, ora che hai terminato il tuo show, posso sapere perchè diavolo mi hai proposto di passare la mattinata insieme a te?»
Il più grande sospirò nuovamente con aria arrendevole, assumendo un'espressione amareggiata di fronte al solito comportamento scorbutico dell'altro: eppure aveva sperato che, dopo la sera precedente, sarebbe potuto cambiare qualcosa.Almeno un pò, insomma.
Eppure ignorò la sua domanda, cambiando immediatamente espressione in un allegro sorriso, facendogli cenno di salire sulla moto.«Forza, vieni dietro.»
«Eh?», fece il biondo, perplesso.
«Cos'è, sei sordo oggi?Vieni dietro, coraggio!», lo continuò ad incitare Axel, picchiettando con la mano il piccolo sedile rialzato dietro di sé; a quel gesto, il giovane dagli occhi cristallini si avvicinò, un pò incerto, stringendo la cartella sulle spalle.
Dopo circa cinque minuti di inutili tentativi, riuscì finalmente a prendere posto dietro il fulvo, il quale, alla fine, fu costretto a prenderlo in braccio per sistemarlo sul sedile.«Adesso stringiti forte, va bene?»
«Sarei benissimo riuscito a salire da solo...», si limitò a brontolare il primino, ignorando involontariamente la sua domanda retorica, finchè la moto non partì di botto, obbligando Roxas ad aggrapparsi istintivamente alla schiena dell'altro per evitare di cadere all'indietro.
«R-Rallenta!Rallenta, ti prego!», trillò improvvisamente il giovane studente che fece scoppiare Axel in una fragorosa risata; era la prima volta che sentiva il suo tono di voce alzarsi e assumere una nota di paura ben evidente.
«Ti avevo detto di stringerti forte!», cantilenò con aria rimprovera il più grande, nonostante l'altro in quel momento si continuava a tenere a lui con più forza possibile.
«Rallenta, Axel!», ripetè gridando il biondo, nascondendo il volto arrossato sulla schiena del compagno, pensando davvero che la moto si sarebbe potuta schiantare contro qualche auto.
Il diavolo dai capelli rossi si limitò ad accennare un'altra risata, intuendo che l'altro era davvero impaurito, cercando però di concentrarsi sulla strada di fronte a sé e non sul suo contatto così ravvicinato.«Non sei mai salito in moto?»
«No...», biascicò con il volto ancora nascosto il biondo, ma, nonostante ciò, l'altro riuscì ad afferrare la risposta.
«Non preoccuparti, non ti succederà nulla.», tentò di rassicurarlo con il tono improvvisamente addolcito, sorvolando sul fatto che era la prima volta che guidava.
Sicuramente, per ora, quella era la giornata più splendente dell'anno; il cielo non era mai stato così sereno e non c'era traccia di una nuvola, ma galleggiava nell'aria solamente un sole primaverile.
La moto sfrecciò superando diverse macchine, giungendo poi in un posto più isolato, e Axel si sentì grato del fatto che a quell'ora del mattino c'erano veramente poche persone, dato che intravide subito molti parcheggi vuoti.
Nel frattempo sentì la stretta del giovane più debole e questo gli fece intuire che, dopo le sue parole, si era sentito sicuramente meglio; questo lo faceva stare bene.
«E' obbligatorio indossare il casco, teoricamente.», l'improvvisa osservazione di Roxas interruppe il silenzio, facendo sghignazzare il tutor che si affrettò a sottolineare.«Teoricamente.»
«Se ci vedevano i carabi-»
«Ma non ci hanno visti.», gli fece notare il fulvo senza permettergli di proseguire la frase, parcheggiando la moto prima di spegnerla, scendendo con un balzo per poi infilarsi una mano tra i capelli fiammeggianti.«E poi con il casco i miei splendidi capelli si sarebbero rovinati.»
«Si sono rovinati comunque a causa del vento.», commentò il ragazzo dagli occhi azzurri indicando i ciuffi rossi fuori posto dell'altro, il quale si affrettò a risistemarseli, allarmato.
A quel punto Roxas cercò di immitare il più grande, scendendo dal motorino con un balzo, rischiando però di perdere l'equilibrio finchè due braccia non gli avvolsero la sottile vita, raddrizzandolo.«Stai attento.»
«G-Grazie...», mugugnò con imbarazzo il biondo, affrettandosi a scostare le mani dell'altro dal proprio corpo, guardandosi poi attentamente attorno; di fronte a loro vi era un'immensa distesa verde, circondata da folti alberi pronti a donare un pò di ombra e a proteggere i passanti dal sole.
Delle piccole margherite davano un'aria più squisita al prato e il canto dei passerotti alleggeriva l'ambiente; il ragazzo dai capelli del colore della sabbia alzò di scatto lo sguardo verso il tutor che aveva appoggiato una mano sulla sua spalla, accennando un sorriso radioso.«E' un bel posto, non è vero?»
«Sì, molto.», rispose dopo qualche secondo di silenzio Roxas, tornando a scrutare l'immenso parco; socchiuse gli occhi, sentendo la brezza mattutina che gli scompigliò lentamente i biondi capelli e si strinse le spalle nella leggera felpa azzurra.
«Dai', vieni, ho una piccola sorpresa.», se c'era una cosa che il giovane studente aveva capito, era proprio che Axel non riusciva a mantenere il silenzio per più di dieci secondi; nonostante questa riflessione, si illuminò, cercando però di non mostrarsi incuriosito.
«Una...Sorpresa?»
L'altro annuì e, dopo aver tirato fuori dalla moto il pacchetto accuratamente infiocchettato, gli fece cenno di seguirlo, inoltrandosi nella grande distesa verde; dopo una decina di passi si guardò attorno, mettendosi una mano alla fronte per impedire al sole di accecarlo, per poi indicare un salice piangente alla sua sinistra.«Ecco, lì è perfetto.»
Il più piccolo lo guardò stranito, chiedendosi che cosa avesse in mente, ma, nonostante ciò, si limitò a scrollarsi le spalle, seguendolo a ruota fino a giungere di fronte all'albero, notando che il fulvo prese immediatamente posto sotto di esso.
«Qua è magnifico.», commentò poco dopo, facendogli cenno di sedersi accanto a lui; il primino sospirò, facendo come gli è stato chiesto.
E si stupì.
Perchè sì, era davvero magnifico.
Sentì l'aria che gli accarezzava la pelle vellutata, udì il canto primaverile degli uccelli ancora più intenso e vide il sole baciare dolcemente le candide margherite.
Alzò appena la mano sinistra, sfiorando le foglie pendenti dell'albero con aria serena, tirando un lungo sospiro rilassato prima di socchiudere nuovamente gli occhi; quando li riaprì, dopo qualche secondo, spalancò le iridi cristalline, sentendo un invitante profumino invadergli le narici.
«Buon appetito, piccoletto.», non riuscì neanche ad arrabbiarsi per quello stupido appellativo, limitandosi ad osservare le varie leccornie che si presentavano di fronte ai suoi occhi azzurri.
«Ma...Ma questa roba...Cioè, i-insomma...», balbettò stupito, come un orfanello che non aveva mai visto dei dolci; il fulvo accennò una risata cristallina, scompigliando i capelli dell'altro con aria divertita, prendendo il dolce alla crema per poi porgerglielo.
«Sssh', mangia e goditi il posto, primino.Got it memorized?»



Per tutto il tempo si era limitato ad osservare quel giovane che sembrava attirarlo particolarmente; a malapena sentì il gusto delle dolci pietanze accarezzargli il palato, troppo impegnato a divorare con gli occhi quelle labbra disegnate angelicamente che erano intente a leccare la crema dalla brioches.
E adesso, con le iridi azzurre rivolte al libro che aveva tirato fuori dallo zainetto, la schiena appoggiata contro la corteccia dell'albero e la pancia piena, non riusciva ancora a staccargli gli occhi di dosso; sembrava quasi cercare di decifrare quello sguardo così assorto e pensieroso.
Era bellissimo.
Con gli occhi tranquilli rivolti a quelle parole stampate che lo trascinavano in un mondo tutto suo, gli ricordò il cielo sereno che in quel momento galleggiava tranquillamente sulle loro teste; allungò il braccio destro, sfiorando una ciocca dei suoi capelli biondi con l'indice, per poi far' scivolare la propria mano fino a toccargli delicatamente la guancia.
Morbida.Fu la prima cosa che pensò.Seguita da Liscia e Delicata.
Ebbe quasi l'impulso di accarezzare quella pelle che sembrava perfetta, quando il diretto interessato alzò di scatto gli occhi dal libro, allarmato e spaesato al tempo stesso.«Ma che cosa...?»
Axel sobbalzò appena, scuotendosi; si può sapere che diavolo gli era preso?
Probabilmente si era scordato il significato della parola discrezione.
Insomma, se mai l'aveva imparato.
«Ecco, sei...Sei sporco qui!», si affrettò a spiegare, indicandogli la macchia bianca di crema sulla guancia, per poi toglierla velocemente con il pollice, portandoselo infine distrattamente alla bocca.«Mmh, delizioso.», commentò accennando una risata acuta, infilandosi l'altra mano tra i capelli fiammeggianti, sotto lo sguardo imbarazzato dell'altro che si affrettò a catapultarsi nuovamente nel mondo della lettura.
'Mi strinse tra le sue braccia forti e premette le labbra sulle mie.La sua lingua si insinuò nella mia bocca e, quando mi abbandonai a lui, fui attraversata da un nuovo tipo di energia.'
E, con quelle ultime righe, terminò anche il secondo capitolo; voltò lo sguardo per proseguire la lettura, finchè la voce del compagno al suo fianco lo fece sussultare.
«Ehi, Roxas, guarda!», seguì il punto indicato dalla mano di Axel e si accorse di una piccola presenza a pochi metri distante da loro; uno scoiattolo stava sgranocchiando una ghianda con tranquillità, mostrando di tanto in tanto i suoi grandi occhi neri e vispi.
«Oh...», si limitò ad esclamare il primino, stringendo delicatamente lo spesso libro tra le mani, osservando quella docile creatura intenta a nutrirsi.«E' adorabile.»
«Come te.»
«C-Cosa?!», con le gote improvvisamente arrossate e gli occhi sgranati, il biondo sbattè più volte le palpebre, pensando di aver' capito male.
«E-Eh?Non...Non ho detto niente!», cercò di dire il fulvo, mordendosi la lingua nella speranza di non mostrare la propria evidente bugia; ma si può sapere che cosa gli stava succedendo?
Probabilmente era il caldo che gli stava sciogliendo il cervello, nonostante fosse all'ombra.
«Oh', va bene.», si limitò ad affermare con tono piatto l'altro, afferrando la propria cartella prima di alzarsi, rovesciandone sbadatamente il contenuto sul prato.
«Accidenti...», ringhiò a denti stretti, e, prima di potersi chinare per risistemare tutto, il diavolo dai capelli fiammeggianti lo precedette, prendendo immediatamente la fotografia che aveva attirato la sua attenzione.
«No, lasciala, quella è mia!», tuonò allarmato il biondo, senza essere però ascoltato; l'altro aveva già voltato la foto, notando la presenza di quattro persone: Roxas, al centro, aveva dipinto sul volto un'adorabile smorfia divertita, e, accanto a lui, un giovane dai capelli biondi e due vivaci occhi marroni gli avvolgeva la spalla con un enorme sorriso a trentadue denti.Invece, vicino a quest'ultimo ragazzo, c'era un giovane dai capelli castani legati in una strana fascia, e rideva, mentre, dietro di lui, una ragazza dagli occhi verdi sorrideva dolcemente.
Tutti e quattro reggevano in mano un ghiacciolo celeste e, in basso a sinistra, con un'elegante caligrafia, vi era scritto: 'I migliori amici del mondo.'
«Ti ho detto di lasciarla!», se durante quella mattinata aveva sentito per la prima volta Roxas impaurito, ora per la prima volta lo sentì arrabbiato e addirittura amareggiato; prese con forza la fotografia dalle sue mani, affrettandosi ad infilarla nuovamente nello zaino.
«Ehi, calmati, volevo solo...»
«Non sono affari che ti riguardano!Non puoi toccare così la mia roba!», gridò in risposta il giovane dagli occhi cristallini, senza permettergli di terminare la frase; strinse poi i pugni, facendo per andarsene, quando Axel lo afferrò per una spalla.
«Si può sapere che cosa ti è preso?Calmati, accidenti!E' solo una cazzo di fotografia!», e questa volta fu lui ad urlare.
Non riusciva a seguire gli atteggiamenti di quel ragazzino.
Un attimo prima era scorbutico, subito dopo si mostrava tranquillo e sereno, mentre adesso...
Insomma, Roxas era una specie di mistero.
E, quando costrinse il giovane studente a voltarsi, notando le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi ora arrossati e i flebili singhiozzi che tentava faticosamente di soffocare, si chiese se voleva davvero scoprire a fondo quel mistero.
Probabilmente sì.
 

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*Note di Rox'*
Ed ecco qui il 10° capitolo...*Fissa il vuoto*
E' strano pensare al fatto che questa storia l'avevo iniziata praticamente due anni fa, interrompendola per chissà quanto tempo, per poi continuarla ed arrivare ora al 10° capitolo...*Si perde in filosofie varie*
Oh, beh, non pensiate però che stia giungendo al termine.
Nein.Assolutamente no.
So', ringrazio tutti per le recensioni; mi auguro che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.Anche perchè ci ho messo un culo così un mazzo così a scriverlo .w.
Che altro dire, mmh..Ah, beh, sì, ringrazio anche coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite, like always'.
Insomma, credo di non dover' aggiungere altro.
Alla prossima! (:
E.P.R.

 

   
 
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