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Autore: Natalja_Aljona    04/05/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Duecentosessantasei


Duecentosessantasei

Il nostro 27 Febbraio

 

Mi sfiori, e mi chiedi

Corpo e anima

(Parlami d’amore, Giorgia)

 

-Alja, ti prego, perdonami!-

La ragazzina slava fece appena in tempo ad alzare lo sguardo ceruleo, prima di essere travolta da uno Spartano biondo e grondante di sangue.

-Theodorakis… Diavolo, non potevi abbracciarmi dopo?-

-Ma dai, Lys, ci sei abituata!- rise lui, scompigliandole i capelli dorati, di una manciata di tonalità più chiari dei suoi.

-Sul serio, mi dispiace tanto… Gee è un pazzo, Zeus, come gli è venuto in mente di prendersi quel colpo al posto mio?-

Natal’ja gli sorrise dolcemente.

-Saresti morto, se non l’avesse fatto…-

-Lo so… Ma non doveva, diamine. Dovresti vederlo, com’è ridotto…

Non so esattamente a quante costole abbia detto addio, nell’istante in cui s’è schiantato a terra.

Appena entrerai in camera sua gli s’illumineranno gli occhi, e ti dirà: “ma no, amore, sto bene, in fondo ne ho tante, di ossa, forse troppe…”-

Alja scoppiò a ridere.

-Se lo fa lo strangolo-

-Eh, siamo lì. O lo uccidono i Beoti, o lo uccidi tu-

-Eran Beoti, stavolta?-

-Tebani. Se la son cavata bene, sai? Mi costa dirlo, ma sono i secondi, sul campo di battaglia.

Subito dopo di noi- ammise il ragazzo, non troppo entusiasta di dover riconoscere un merito ai soldati di una città rivale.

-Tu stai bene, comunque?-

-Altroché! Non si vede?-

Theo aveva uno spaventoso graffio che gli attraversava la guancia destra, almeno cinque piaghe sanguinanti per braccio, un solco da brividi sul petto, che spiccava prepotente tra gli strappi della camicia, e le gambe lucide di sangue, come in uno di quegli spettacolari dipinti dei massacri.

-Certo…-

-Ehi, biondina, non ti sarai spaventata?-

-Figurati!- soffiò la Siberiana, senza fiato.

Nessuno avrebbe potuto dubitare della sua salute.

Con un sospiro, l’aitante Dounas la prese per mano, guardandola negli occhi.

-Sto bene, Lys. E’ stata una battaglia fantastica. Una delle migliori dei miei ventisette anni

Tranne la fine, quando Gee si è sacrificato per me-

-L’hai fatto anche tu, una volta, Theo. Nel ’35, durante il vostro attentato ad Ottone-

-Già. Che idea folle, Lys…-

-Lo adoriamo per questo, quell’infame d’un Gibson-

-Per gli Ateniesi siamo i Dioscuri, io e Gee, da quel giorno-

Il giovane si voltò, per mostrarle le cicatrici.

-Sono quasi in fila, proprio sotto la scapola sinistra. Esattamente tre colpi di pistola.

Barcollavo un po’, dopo, ma niente di preoccupante-

-Se erano sei, barcollavi a terra-

Theodorakis socchiuse gli occhi, con un sorriso.

-La vicinanza di George ti sta lentamente conducendo all’oblio dei congiuntivi.

Io i congiuntivi non li ho mai imparati, ma ho imparato a rialzarmi anche dopo sei colpi di pistola.

Se fossero stati sei, non avrei avuto problemi-

-Sai quanto ti odio, quando fai il perito grammaticale?

Sei il secondo degli eroi di Sparta, ed effettivamente ne sai qualcosa in più del primo, ma non è un gran modo, per conquistare una ragazza-

-E chi la vuole, una ragazza? Se non la abbracci mentre ti sparano, non ti garantisce il ritorno dalla battaglia. Gli allenamenti in palestra sì.

E i congiuntivi son meno spietati di quanto Gee faccia credere-

-Sei mitico quanto idiota, Theo. Ora vai a fare un tuffo, e nell’Eurota, non nell’Acheronte-

Theo alzò gli occhi al cielo.

-Aaalja, ti ho detto che sto beeene!-

-Cretino…-

Lui le fece l’occhiolino.

-Non più di te, bella. Ora va’ da lui, su. Ti aspetta, your greek love-

-Non fare l’inglese, che sei quasi più greco di Gee-

-Oh, quale lusinga!-

-Non fare nemmeno il cretino, che in questo lo batti davvero, Gee-

-Ma non sono miope-

-Lo saresti, dopo il pugno che ti vorrei tirare. Ma evito d’infierire, sembri Prometeo dopo la visita dell’aquila-

-Vai, vai… Mi farai troppi complimenti, se rimani un secondo di più.

E poi Gee ti aspetta, a momenti muore di noia, mica per le diciassette costole infrante!-

 

Come Natal’ja varcò la soglia di Casa Zemekis, Talia la fulminò con lo sguardo e Leonida le sorrise distrattamente.

Gee la riconobbe dai passi lievi, come se camminasse su una distesa di neve, e sospirò di sollievo.

-My love, volevi lasciarmi morire dissanguato e d’amore nello stesso momento?-

-Il sangue ce l’hai ancora, Georgij. Un po’ di meno, ma mi sembri in forma.

Quanto all’amore… Sono qua. Non me ne vado, tesoro. Finché non guarirai, avrai solo baci e insulti.

A proposito, quante costole ti sono rimaste?-

-Poche, Lys. E cancella gl’insulti dal programma, darling. Sei la mia vita, ma se non mi abbracci subito ti sparo-

-Oh, quando è così…-

Alja si precipitò fra le braccia di Gee, e vi rimase finché non sentì una costola scricchiolare.

-Uhm… Fammi un po’ di spazio, angelo mio, che ti han già distrutto abbastanza i Beoti-

-Sei vestita, Lys-

-Abituati. Devi stare a riposo, in tutti i sensi-

-Che sciocchezza, honey…-

Lei scrollò le spalle, con un sorriso indecifrabile.

-Sarà-

-Hai un amante?- chiese Gee, sospettoso.

-Uno solo?-

-Natalys, ti uccido-

-E dai…-

-Odio i tuoi pseudo - scherzi del cavolo. Mi spezzi il cuore…-

-Anche quello?-

-Vorrei non amarti così tanto…-

-Impossibile-

Lui sbuffò, incredulo davanti a tanta sfacciataggine.

Era la sua Natal’ja, non sarebbe mai cambiata.

-Hai visto Theo?-

-Oh, sì. Hai presente il quadro di Delacroix sul Massacro di Scio del 1822, che, casualmente, è sottotitolato “famiglie greche attendono la morte e la schiavitù”, quello che tu adori… Il tuo preferito, dopo la Grecia morente sulle rovine di Missolungi che hai appeso sulla porta della camera. Uno scenario di guerra da lasciar senza fiato.

Ecco, Theo sembrava uno di quei martiri rivoluzionari. Uno di quelli morti, però-

-Lo so, lo so… E’ un morto vivente, lui. E’ resuscitato sul campo di battaglia non so quante volte, quel biondino dei miei stivali-

-Sei stato meraviglioso, a sacrificarti per lui, sai?-

-E lo rifarei, Lys… Purtroppo- sorrise Gee, indicandosi le mille fasciature.

-Dai, raccontami qualcosa… Raccontami del tuo 27 Febbraio-

-Eh?-

-Il giorno in cui sei nata. Com’era?-

Natal’ja si tormentò una ciocca bionda, pensierosa.

-Il 27 Febbraio 1825… C’era la bufera di neve, una bufera stupenda. E sai quanti gradi sotto zero?-

George rabbrividì, al solo ricordo delle sue esperienze siberiane.

-Settantatré-

-Come?!-

-Ma sì, la mia Krasnojarsk ha passato un po’ il limite, quel giorno…-

-Direi!-

Settantatré gradi sotto zero.

Ora si spiegava come mai Alja fosse perfettamente a suo agio, col gelo nelle ossa.

-Stavo tranquilla solo in braccio a Nikolaj, che è nato a Varsavia con l’aurora boreale, se te lo stai chiedendo, ma il 5 Maggio 1813.

Lui, con me, parlava solo in polacco… Parlavamo sempre in polacco, noi. Era dolcissimo… Prima.

Il 27 Febbraio 1825 aveva quasi dodici anni, ed è corso fuori solo con la camicia, nonostante la bufera, e a piedi nudi… E’ andato a chiamare Akakij, per vantarsi con il suo migliore amico russo della sua splendida, biondissima cugina, ovvero la sottoscritta-

C’era una dolcezza incredibile, nelle parole un po’ commosse un po’ ironiche di Lys, e un’infinita malinconia.

-Dovevate essere grandiosi, insieme, tu e Niko…- sospirò Gee, accarezzando i capelli biondi della sua piccola fiammiferaia.

Lei gli sorrise, con gli occhi che le brillavano.

-Sai, mi dispiace di non averlo ucciso. Era il mio rivale… Tu gli volevi troppo bene, e ancora adesso, nonostante tutto… Lui forse non se lo meritava.

Io, quando sono evaso, nel ’36, ho pregato mio padre di lasciarmi passare da casa tua, a salutarti, a dirti che ti amavo, prima di salire sulla sua nave, scappare, tornare in Grecia…

E non c’è stato niente da fare, ma ti ho lasciato il mio indirizzo sui gradini, e tu mi hai scritto, io ti ho risposto… Ed è passato il 1837, io ti sognavo ogni notte, e tu sei tornata da me.

Tu meritavi che io ti volessi bene, Lys-

Lys posò la testolina bionda sul petto di Gee, e ascoltò per alcuni interminabili secondi il battito del suo cuore e lo scricchiolio delle sue ultime costole.

Era incredibile come passassero dalla dolcezza all’ironia, loro due.

-Anche tu… Tantissimo-

-Il mio 27 Febbraio, nel 1821, c’era la tempesta. Sono nato dieci minuti dopo la mezzanotte, testimone della furia dell’Egeo-

-E dal 1838, con i miei tredici e i tuoi diciassette anni, abbiamo passato insieme ogni 27 Febbraio della nostra vita. 1839, 1840, 1841, 1842. Fino ad oggi… Io diciassette e tu ventuno.

Sarà sempre un giorno troppo speciale… Il nostro 27 Febbraio-

Era davvero un numero stupendo, il ventisette.

Ma Alja e Gee non sarebbero mai arrivati a compiere ventisette anni.

Era uno scherzo di Lachesi, ma il loro amore era il più bel regalo che il Fato avesse mai fatto a due mortali.

 

 

 

Note

 

Gee e Theo dopo la battaglia. Il sacrificio del primo e le ferite -del tutto ignorate- del secondo.

Io adoro scrivere momenti del genere, perché son troppo folli, troppo Spartani, quei due ;)

I nostri Dioscuri…

E poi, qualche frammento del loro primo 27 Febbraio.

Il giorno in cui sono nati, con quattro anni di differenza, in città lontanissime l’una dall’altra, e con temperature molto, molto differenti.

Eppure… A Sparta c’era la tempesta, a Krasnojarsk c’era la bufera. Qualcosa vorrà pur dire, no? ;)

Io non so esattamente perché ho scelto proprio questo giorno, per loro, ma Febbraio, insieme a Settembre -il mio mese-, Novembre e Dicembre, è il mio mese preferito, e volevo farli nascere qualche giorno prima o dopo di George Harrison, il mio adorato chitarrista dei Beatles, ch’è nato il 25 Febbraio 1943…

E il ventisette, con il quattro e il nove, è uno dei miei mesi preferiti ;) Suona troppo bene, non so perché.

Poi dovevano nascere in inverno, che è, naturalmente, la stagione che più adoro, e…

Sì, beh, ho un criterio tutto mio, per scegliere le date et similia ;)

E così mi ci sono affezionata subito, al loro 27 Febbraio.

Questo capitolo -indovinate?- avrebbe una seconda parte, che ho abbozzato un po’ sul diario di scuola un po’ nella mente, così…niente, arriverà, prima o poi ;)

Ora non ho proprio le forze di scriverla, perché sto poco bene, e per fortuna che adesso ho quattro giorni di vacanza, causa elezioni nella mia scuola…

Ad ogni modo, spero che vi sia piaciuto ;)

 

A presto,

Marty

 

 

 

 

  
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