Duecentosessantasei
Il nostro 27 Febbraio
Mi sfiori, e mi
chiedi
Corpo e anima
(Parlami d’amore,
Giorgia)
-Alja, ti
prego, perdonami!-
La
ragazzina slava fece appena in tempo ad alzare lo sguardo ceruleo, prima di
essere travolta da uno Spartano biondo e grondante di sangue.
-Theodorakis…
Diavolo, non potevi abbracciarmi dopo?-
-Ma dai,
Lys, ci sei abituata!- rise lui, scompigliandole i capelli dorati, di una
manciata di tonalità più chiari dei suoi.
-Sul
serio, mi dispiace tanto… Gee è un pazzo, Zeus, come gli è venuto in mente di
prendersi quel colpo al posto mio?-
Natal’ja gli sorrise dolcemente.
-Saresti
morto, se non l’avesse fatto…-
-Lo so…
Ma non doveva, diamine. Dovresti
vederlo, com’è ridotto…
Non so
esattamente a quante costole abbia detto addio, nell’istante in cui s’è
schiantato a terra.
Appena
entrerai in camera sua gli s’illumineranno gli occhi, e ti dirà: “ma no, amore,
sto bene, in fondo ne ho tante, di ossa, forse troppe…”-
Alja
scoppiò a ridere.
-Se lo fa lo strangolo-
-Eh,
siamo lì. O lo uccidono i Beoti, o lo uccidi tu-
-Eran
Beoti, stavolta?-
-Tebani.
Se la son cavata bene, sai? Mi costa dirlo, ma sono i secondi, sul campo di battaglia.
Subito
dopo di noi- ammise il ragazzo, non troppo entusiasta di dover riconoscere un
merito ai soldati di una città rivale.
-Tu stai
bene, comunque?-
-Altroché!
Non si vede?-
Theo aveva
uno spaventoso graffio che gli attraversava la guancia destra, almeno cinque
piaghe sanguinanti per braccio, un solco da brividi sul petto, che spiccava
prepotente tra gli strappi della camicia, e le gambe lucide di sangue, come in
uno di quegli spettacolari dipinti dei massacri.
-Certo…-
-Ehi,
biondina, non ti sarai spaventata?-
-Figurati!-
soffiò la Siberiana, senza fiato.
Nessuno avrebbe potuto dubitare
della sua salute.
Con un
sospiro, l’aitante Dounas la prese per mano, guardandola negli occhi.
-Sto bene, Lys. E’ stata una battaglia
fantastica. Una delle migliori dei miei ventisette anni…
Tranne la
fine, quando Gee si è sacrificato per me-
-L’hai
fatto anche tu, una volta, Theo. Nel ’35, durante il vostro attentato ad
Ottone-
-Già. Che
idea folle, Lys…-
-Lo
adoriamo per questo, quell’infame d’un Gibson-
-Per gli
Ateniesi siamo i Dioscuri, io e Gee,
da quel giorno-
Il
giovane si voltò, per mostrarle le cicatrici.
-Sono quasi
in fila, proprio sotto la scapola sinistra. Esattamente
tre colpi di pistola.
Barcollavo
un po’, dopo, ma niente di preoccupante-
-Se erano
sei, barcollavi a terra-
Theodorakis
socchiuse gli occhi, con un sorriso.
-La vicinanza di George ti sta lentamente conducendo all’oblio dei
congiuntivi.
Io i
congiuntivi non li ho mai imparati, ma ho imparato a rialzarmi anche dopo sei colpi di pistola.
Se fossero stati sei, non avrei
avuto problemi-
-Sai
quanto ti odio, quando fai il perito grammaticale?
Sei il
secondo degli eroi di Sparta, ed effettivamente ne sai qualcosa in più del
primo, ma non è un gran modo, per conquistare una
ragazza-
-E chi la
vuole, una ragazza? Se non la abbracci mentre ti sparano, non ti garantisce il ritorno
dalla battaglia. Gli allenamenti in palestra sì.
E i
congiuntivi son meno spietati di quanto Gee faccia credere-
-Sei mitico quanto idiota, Theo. Ora vai
a fare un tuffo, e nell’Eurota, non nell’Acheronte-
Theo alzò
gli occhi al cielo.
-Aaalja, ti ho detto che sto
beeene!-
-Cretino…-
Lui le
fece l’occhiolino.
-Non più di te, bella. Ora va’ da lui, su. Ti aspetta, your greek
love-
-Non fare
l’inglese, che sei quasi più greco di
Gee-
-Oh,
quale lusinga!-
-Non fare nemmeno il cretino, che
in questo lo batti davvero, Gee-
-Ma non sono
miope-
-Lo
saresti, dopo il pugno che ti vorrei tirare. Ma evito d’infierire, sembri
Prometeo dopo la visita dell’aquila-
-Vai,
vai… Mi farai troppi complimenti, se
rimani un secondo di più.
E poi Gee
ti aspetta, a momenti muore di noia, mica per le diciassette costole infrante!-
Come
Natal’ja varcò la soglia di Casa Zemekis, Talia la fulminò con lo sguardo e
Leonida le sorrise distrattamente.
Gee la
riconobbe dai passi lievi, come se camminasse su una distesa di neve, e sospirò
di sollievo.
-My love, volevi lasciarmi morire
dissanguato e d’amore nello stesso momento?-
-Il
sangue ce l’hai ancora, Georgij. Un
po’ di meno, ma mi sembri in forma.
Quanto
all’amore… Sono qua. Non me ne vado,
tesoro. Finché non guarirai, avrai solo baci e insulti.
A proposito, quante costole ti
sono rimaste?-
-Poche,
Lys. E cancella gl’insulti dal programma, darling. Sei la mia vita, ma se non mi
abbracci subito ti sparo-
-Oh,
quando è così…-
Alja si
precipitò fra le braccia di Gee, e vi rimase finché non sentì una costola scricchiolare.
-Uhm…
Fammi un po’ di spazio, angelo mio, che ti han già distrutto abbastanza i
Beoti-
-Sei vestita, Lys-
-Abituati.
Devi stare a riposo, in tutti i sensi-
-Che
sciocchezza, honey…-
Lei
scrollò le spalle, con un sorriso indecifrabile.
-Sarà-
-Hai un
amante?- chiese Gee, sospettoso.
-Uno solo?-
-Natalys,
ti uccido-
-E dai…-
-Odio i tuoi pseudo - scherzi del cavolo.
Mi spezzi il cuore…-
-Anche quello?-
-Vorrei
non amarti così tanto…-
-Impossibile-
Lui
sbuffò, incredulo davanti a tanta sfacciataggine.
Era la sua Natal’ja, non sarebbe
mai cambiata.
-Hai
visto Theo?-
-Oh, sì.
Hai presente il quadro di Delacroix sul Massacro di Scio del 1822, che, casualmente, è sottotitolato “famiglie
greche attendono la morte e la schiavitù”, quello che tu adori… Il tuo
preferito, dopo la Grecia morente sulle rovine di Missolungi che hai appeso sulla porta della camera. Uno scenario di guerra da lasciar senza fiato.
Ecco, Theo sembrava uno di quei martiri
rivoluzionari. Uno di quelli morti, però-
-Lo so, lo so… E’ un morto vivente, lui. E’
resuscitato sul campo di battaglia non so quante volte, quel biondino dei miei stivali-
-Sei stato meraviglioso, a sacrificarti per lui,
sai?-
-E lo rifarei, Lys… Purtroppo-
sorrise Gee, indicandosi le mille fasciature.
-Dai,
raccontami qualcosa… Raccontami del tuo
27 Febbraio-
-Eh?-
-Il
giorno in cui sei nata. Com’era?-
Natal’ja
si tormentò una ciocca bionda, pensierosa.
-Il
27 Febbraio 1825… C’era la bufera di neve, una
bufera stupenda. E sai quanti gradi sotto zero?-
George
rabbrividì, al solo ricordo delle sue esperienze
siberiane.
-Settantatré-
-Come?!-
-Ma sì,
la mia Krasnojarsk ha passato un po’ il limite, quel giorno…-
-Direi!-
Settantatré gradi sotto zero.
Ora si spiegava come mai Alja fosse
perfettamente a suo agio, col gelo nelle ossa.
-Stavo
tranquilla solo in braccio a Nikolaj, che è nato a Varsavia con l’aurora
boreale, se te lo stai chiedendo, ma il 5 Maggio 1813.
Lui, con
me, parlava solo in polacco… Parlavamo
sempre in polacco, noi. Era dolcissimo… Prima.
Il 27 Febbraio 1825 aveva quasi dodici anni, ed è corso fuori solo
con la camicia, nonostante la bufera, e a piedi nudi… E’ andato a chiamare
Akakij, per vantarsi con il suo migliore amico russo della sua splendida,
biondissima cugina, ovvero la
sottoscritta-
C’era una
dolcezza incredibile, nelle parole un po’ commosse un po’ ironiche di Lys, e
un’infinita malinconia.
-Dovevate essere grandiosi,
insieme, tu e Niko…- sospirò
Gee, accarezzando i capelli biondi della sua piccola fiammiferaia.
Lei gli sorrise, con gli occhi che le brillavano.
-Sai, mi
dispiace di non averlo ucciso. Era il
mio rivale… Tu gli volevi troppo bene, e ancora adesso, nonostante tutto… Lui forse non se lo meritava.
Io,
quando sono evaso, nel ’36, ho pregato mio padre di lasciarmi passare da casa
tua, a salutarti, a dirti che ti amavo, prima di salire sulla sua nave,
scappare, tornare in Grecia…
E non c’è
stato niente da fare, ma ti ho lasciato il mio indirizzo sui gradini, e tu mi
hai scritto, io ti ho risposto… Ed è passato il 1837, io ti sognavo ogni notte,
e tu sei tornata da me.
Tu meritavi che io ti volessi
bene, Lys-
Lys posò
la testolina bionda sul petto di Gee, e ascoltò per alcuni interminabili
secondi il battito del suo cuore e lo scricchiolio delle sue ultime costole.
Era incredibile come passassero
dalla dolcezza all’ironia, loro due.
-Anche
tu… Tantissimo-
-Il
mio 27 Febbraio, nel 1821, c’era la tempesta. Sono nato dieci minuti dopo la
mezzanotte, testimone della furia dell’Egeo-
-E dal
1838, con i miei tredici e i tuoi diciassette anni, abbiamo passato insieme
ogni 27 Febbraio della nostra vita. 1839, 1840, 1841, 1842. Fino ad oggi… Io
diciassette e tu ventuno.
Sarà
sempre un giorno troppo speciale… Il
nostro 27 Febbraio-
Era
davvero un numero stupendo, il ventisette.
Ma Alja e Gee non sarebbero mai
arrivati a compiere ventisette anni.
Era uno
scherzo di Lachesi, ma il loro amore era il più bel regalo che
il Fato avesse mai fatto a due mortali.
Note
Gee e
Theo dopo la battaglia. Il sacrificio del primo e le ferite -del tutto
ignorate- del secondo.
Io adoro
scrivere momenti del genere, perché son troppo folli, troppo Spartani, quei due ;)
I nostri
Dioscuri…
E poi,
qualche frammento del loro primo 27 Febbraio.
Il giorno
in cui sono nati, con quattro anni di differenza, in città lontanissime l’una
dall’altra, e con temperature molto, molto
differenti.
Eppure… A
Sparta c’era la tempesta, a Krasnojarsk c’era la bufera. Qualcosa vorrà pur
dire, no? ;)
Io non so
esattamente perché ho scelto proprio questo giorno, per loro, ma Febbraio,
insieme a Settembre -il mio mese-, Novembre e Dicembre, è il mio mese preferito, e volevo
farli nascere qualche giorno prima o dopo di George Harrison, il mio adorato
chitarrista dei Beatles, ch’è nato il 25 Febbraio 1943…
E il
ventisette, con il quattro e il nove, è uno dei miei mesi preferiti ;) Suona
troppo bene, non so perché.
Poi
dovevano nascere in inverno, che è, naturalmente,
la stagione che più adoro, e…
Sì, beh,
ho un criterio tutto mio, per scegliere le date et similia ;)
E così mi
ci sono affezionata subito, al loro 27
Febbraio.
Questo
capitolo -indovinate?- avrebbe una seconda parte, che ho abbozzato un po’ sul
diario di scuola un po’ nella mente, così…niente, arriverà, prima o poi ;)
Ora non
ho proprio le forze di scriverla, perché sto poco bene, e per fortuna che
adesso ho quattro giorni di vacanza, causa elezioni nella mia scuola…
Ad ogni
modo, spero che vi sia piaciuto ;)
A presto,
Marty