Ricordo di un amore passato
La
pioggia cadeva fitta su Hogwarts. Le gocce sbattevano rumorosamente sulle
finestre. Da una di quelle proveniva la voce severa della professoressa
McGranitt che spiegava ai suoi allievi come trasfigurare correttamente un animale.
I risultati, però, non erano quelli sperati. Per la stanza stavano cominciando
a girare gatti con la coda di topo, topi con la testa di gatti, gufi con le
zampe da topo e altre chimere varie. Solo qualcuno in fondo all’aula sembrava
aver assimilato perfettamente la tecnica giusta.
“
Ron! Cosa stai facendo? E poi
ti lamenti perché hai un brutto voto in Trasfigurazione… Sbagli completamente
il movimento: la bacchetta va tenuta più in alto e la formula deve essere
scandita meglio.”.
disse
Hermione al suo amico che stava cercando inutilmente di trasformare Leotordo in
un gatto.
Lei,
invece, teneva fieramente fra le braccia un gatto che,
smesse le sue abitudini da topo, le stava facendo le fusa.
“Ecco!
Ti pareva che la Signorina Perfettini non aveva niente
da ridire.”. Ribattè Ron, che era già avvampato in zona orecchie.
“Senti,
Ron. Non è colpa mia se io riesco bene in quasi tutto quello che faccio.
Piuttosto, tu dovesti impegnarti di più. Si stanno
avvicinando i M.A.G.O. lo sai? ” gli rispose Hermione, un po’ seccata.
Harry,
seduto fra loro, ascoltava rassegnato uno dei soliti battibecchi dei suoi
amici.
La McGranitt seguiva quel divertente scambio
di battute con un sorriso un po’ malinconico. Infatti
Hermione le ricordava una persona: lei stessa quando era a Hogwarts. Mentre i suoi allievi continuavano a provare l’incantesimo,
lei si abbandonò ai ricordi di quei tempi…
Erano
passati moltissimi anni, ma ricordava quel giorno come se fosse ieri. La
pioggia cadeva fitta su Hogwarts e le gocce sbattevano rumorosamente sulle
finestre. Da una di quelle proveniva la voce della professoressa di
Trasfigurazione che leggeva i nomi dei nuovi alunni da un foglio di pergamena
che teneva in mano. Era il giorno dello Smistamento.
“
Abbot, Adam.” Un ragazzino con i capelli biondi a spazzola si avvicinò,
tremante, allo sgabello. Il Cappello Parlante non ebbe nemmeno un attimo d’esitazione:
“ Serpeverde!” strillò. Il ragazzino si avviò, soddisfatto, al tavolo dei suoi
nuovi compagni.
“
Brown, Elizabeth.” Una bambina con i capelli neri, lisci e lunghi, si avviò
saltellando al Cappello Parlante che, quasi subito, disse: “ Corvonero!”
In
fondo alla fila dei nuovi arrivati, una ragazzina con i capelli castani lunghi
fino alla vita, non ascoltava nemmeno lo Smistamento dei suoi compagni: era
troppo nervosa.
“
McGranitt, Minerva.”
La
voce della professoressa la fece tornare alla realtà. Minerva si avviò verso lo
sgabello e si mise il cappello in testa. Dopo un attimo di silenziose
riflessioni, il Cappello Parlante prese la sua decisione: “Grifondoro!”.
Minerva,
rassicurata, andò verso il tavolo rosso e oro. Tutti i Grifondoro accolsero la
nuova arrivata con un grande applauso. Minerva prese posto tra una ragazzina
bionda del secondo anno e un ragazzo alto, con i capelli castani del terzo.
Il
ragazzo si voltò verso di lei e si presentò, con un largo sorriso: “ Benvenuta
a Hogwarts, Minerva. Mi chiamo Albus Silente, piacere di conoscerti.”.
Minerva,
stupita da tanta gentilezza, rispose cortesemente: “ Piacere mio, Albus.”.
Il
ragazzo le sorrise nuovamente e si voltò verso il
tavolo degli insegnanti, da dove il preside Dippett stava attaccando il
consueto discorso d’inizio anno.
Finito
il banchetto di benvenuto, Minerva si avviò con i suoi compagni verso i
dormitori. L’indomani cominciarono le lezioni. Già dal primo giorno Minerva
iniziò a distinguersi dal resto della sua classe, dimostrando un’intelligenza e
un impegno nello studio fuori del comune.
Era
sempre stata una ragazza molto socievole e quindi si trovava bene con tutti ma
con Albus, il ragazzo che le si era presentato il
primo giorno di scuola, sembrava avere un rapporto speciale. Si vedevano spesso
in biblioteca e studiavano insieme, lei gli raccontava tutti i suoi problemi e
lui faceva altrettanto.
Minerva
non riusciva a capire come mai quel ragazzo le si fosse
affezionato in quel modo e passasse così tanto tempo con lei: era il ragazzo
più popolare del suo corso, il primo della classe, capitano della squadra di
Quidditch, corteggiatissimo da tutte le ragazze di Hogwarts.
-Perché
sta perdendo tempo con me? Sono solo una ragazzina appena arrivata.- si
chiedeva spesso Minerva.
Tra
loro ben presto nacque una salda amicizia, passavano sempre più tempo insieme a
scuola e, durante l’estate, si scambiavano lunghissime lettere. La loro era una semplice amicizia ma, al quinto anno a Hogwarts di
Minerva, le cose cambiarono. Infatti, i sentimenti che provavano divennero ben
presto qualcosa di più di una bella amicizia…
Era
uno dei fine settimana dedicati alle gite a Hogsmeade. Minerva ed Albus
camminavano per la strada tenendosi teneramente per la mano.
“
Albus, lo sai che una mia compagna ha scoperto di noi? Mi dispiace… lo so che
volevi tenerlo nascosto ma lei è riuscita ha scoprirlo e io non stata capace a
mentirle.”. Disse Minerva tutto d’un fiato.
Albus
le sorrise e disse: “ Non fa niente. Per me non c’è nessun problema.”
“ Ma come? Avevi detto che…” iniziò
Minerva ma fu interrotta dal suo ragazzo che gli mise un dito sulle labbra,
dicendo:
“
Lo so quello che ho detto, ma ormai non ha più importanza. Che
lo sappia pure tutta Hogwarts. Lo griderei dai tetti quanto ti amo,
Minerva.”.
“
Ti amo anch’io Albus e non voglio più nasconderlo.”. Rispose Minerva, posando
le sue labbra su quelle del ragazzo.
Dopo
un momento, Albus si staccò dal quel tenero bacio, con le mani prese i capelli
di Minerva e li tirò indietro:
“
Non riesco a capire, Minerva, perché lasci sciolti i capelli… ti coprono tutta
la faccia. Hai un viso così bello…” disse. “Sarebbe un
peccato non mostrarlo.” Aggiunse con un sorriso.
Allora
Minerva rispose:
“Va
bene... se lo dici tu mi fido.” Iniziò a frugarsi
nelle tasche. “Aspetta… qui da qualche parte dovrei
avere un fermaglio… ah eccolo!”
Prese
il fermaglio e si legò i lunghi capelli con uno stretto chignon. Non sapeva che,
da quel giorno, avrebbe fatto la stessa cosa ogni singolo giorno della sua
vita.
Gli
anni passavano e i due erano sempre più innamorati. Non sarebbe
stata certo un’esagerazione affermare che erano la coppia più invidiata
di tutta Hogwarts. Insieme erano felicissimi ma per
loro c’era in serbo un crudele destino.
Una
volta finita la scuola, Albus aveva deciso di dedicarsi a sconfiggere il mago
oscuro Grindewald. Decise di dirlo a Minerva proprio l’ultimo giorno di scuola.
Stavano
camminando vicino al lago, quando Albus disse:
“Senti,
Minerva devo parlarti…”
Minerva
rispose con voce tranquilla ma con una nota d’apprensione:
“Dimmi,
Albus. È successo qualcosa ?”
Albus
esitò un momento, abbassando gli occhi, ma poi disse con fermezza:
“Si,
piccola. Il fatto è che io ho deciso di partire. Voglio sconfiggere Grindewald.”
Minerva sorrise, sollevata, e disse:
“
Oddio Albus… mi stavi facendo preoccupare. Pensavo che fosse successo qualcosa
di grave! Lo sapevo che volevi combatterlo ma non capisco
il motivo di questa tua faccia da funerale. Già ti ho detto che ho deciso di
venire con te.”.
Albus
non riusciva a continuare, non poteva con una parola deludere tutte le aspettative che gli chiedevano i suoi occhi...
“
Tu non capisci, Minerva. Quello che sto per fare è molto
pericoloso. Non posso permetterti di correre nessun pericolo. Non riuscirei a
perdonarmelo…”
Minerva
lo guardò confusa ma poi disse, senza esitazioni:
“
Non mi interessa. Io ti amo, Albus. Ti seguirei fino
in capo al mondo se fosse necessario. Se ti lasciassi
andare da solo… io non riuscirei a perdonarmelo.”.
Albus
era stupito da quelle parole, dall’espressione di determinazione sul viso della
ragazza. Quel viso che tanto amava, quel viso che era
delizioso con i capelli legati, quel viso che non avrebbe dimenticato mai.
Nostante quello, riuscì a dire:
“
Ti prego, Minerva. Non rendermi le cose più difficili di
quanto già non lo siano. Ti amo troppo per poterti mettere in pericolo.
Non possiamo più stare insieme… sarebbe troppo pericoloso.”
Finalmente
l’aveva detto e, nel momento stesso in cui lo fece, capì che avrebbe
mille volte preferito affrontare cento maghi oscuri piuttosto che leggere il
dolore e la delusione negli occhi della donna che amava.
Minerva
lo guardò negli occhi e, ricacciando indietro le lacrime che strepitavano di
uscire, disse:
“
Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Però sappi che io ti aspetterò… per tutto il tempo
necessario.”.
Mentre lo
diceva non poteva sapere che una situazione analoga avrebbe avuto luogo proprio
lì moltissimi anni dopo, non sapeva che una piccola ragazza dai capelli rossi
avrebbe trattenuto le lacrime per non ferire ulteriormente il ragazzo che
amava, proprio come stava facendo lei. I tempi cambiano e gli anni passano ma i
sentimenti, a qualsiasi epoca appartengano, sono sempre gli stessi: amore,
coraggio, desiderio di impedire che qualcosa possa far soffrire la persona
amata, forza per accettare una decisione presa per il nostro bene, ma che di
certo ci farà soffrire.
Albus
le sorrise:
“Ti
ringrazio, Minerva. E poi… se riuscissi a sconfiggere
Grindewald può darsi che mi inseriscano anche nella raccolta di figurine delle
Cioccorane. Chi può dirlo?”
Scoppiarono
a ridere entrambi e, tenendosi per mano, ritornarono verso Hogwarts.
Le
previsioni di Albus si rivelarono giuste: riuscì a
sconfiggere Grindewald dopo molti anni di lotta. Ma il
tempo, il destino e i fatti della vita separarono quello che, un tempo,
l’ardore dell’amore giovanile aveva unito.
I
due antichi innamorati si ritrovarono di nuovo solo quando Albus divenne
Preside di Hogwarts e Minerva docente di Trasfigurazione. Ormai il loro sogno
d’amore di gioventù era diventato un’utopia. Si dovettero solo accontentare di
baci rubati e sguardi furtivi. Minerva amava Albus e amava la vita che
facevano, non pretendeva niente di più. Ma, quando Albus morì, tutte le sue certezze crollarono. Cominciò a rimpiangere di non aver
avuto il coraggio di opporsi e di averlo seguito nella sua battaglia. Ma ormai era troppo tardi. Lui non c’era più e niente e
nessuno l’avrebbe più riportato indietro.
La
notte, Minerva, piangeva ancora pensando ai bei momenti passati. Davanti agli
occhi aveva ancora l’immagine del suo corpo esanime sotto la Torre di Astronomia. Ma Albus preferiva
ricordarlo in un altro modo: preferiva ricordarlo come il ragazzo che tutta
Hogwarts le invidiava, il dolce ragazzo che la preferiva con i capelli legati e
il giovane uomo che aveva sconfitto un mago oscuro solo per avere la sua faccia
sulle figurine delle Cioccorane…
“
Professoressa McGranitt? Mi sta ascoltando? Si sente bene?”
Una
voce la riportò bruscamente al presente. Era la voce di Ron.
“
Si, Weasley, sto bene. Non preoccuparti.” Lo
rassicurò. Durante il suo viaggio nel passato, una lacrima solitaria l’aveva
accompagnata e adesso scendeva lenta sul suo volto.
“
Professoressa, lo so che dopo due ore sono riuscito a far spuntare una coda da
gatto al mio gufo… ma non mi sembra il caso di commuoversi per così poco.”.
La
professoressa McGranitt, fra le lacrime, rise per la prima volta da tanto
tempo.
*
Grindewald: vedi pag. 100 di “ Harry
Potter e la Pietra Filosofale”