The Ultimate
Catastrophes 4 The GazettE
Reita & Hell - Back
Home, Back To You
15 giugno 2010
Hell
Era un flashback in piena regola.
Carrello stracolmo di valige e i suoi polmoni che invocavano pietà.
Se non fosse stato per un particolare.
Quella volta era, letteralmente, per sempre.
Sono tornata a casa, sono tornata da…
Lo vide immediatamente.
Camuffato di tutto punto.
La fascetta faceva ridere in confronto.
Ma Uruha lo aveva già detto un anno prima: quando quell’uomo si camuffava
non lo riconosceva neanche sua madre.
Beh, io sì. Per me è fosforescente.
Anche Reita la vide immediatamente… e si
precipitò a rotta di collo ad aiutarla.
«Ma sei pazza?? Ti spezzi la schiena così!»
«Oh, arigatou, anata mo mi sei mancato tanto…»
L’occhiataccia che le scaricò addosso perforò anche gli occhiali da
sole. «Ho tutto il tempo di abbracciarti, ma se continui a spingere questo carrello…!»
Mollò il carrello e gli gettò le braccia la collo.
«Finalmente…» mormorò.
«Finalmente…» ripeté in un soffio Reita
avvolgendola.
E sollevandola puntualmente di peso.
«Come è andato il volo?»
«Tutto ok, stai tranquillo.»
L’allontanò da sé per avvolgerle il viso con le mani. «Sei tornata.»
Gli sorrise felice, «Sono tornata da te.»
Reita esplose in una risata, «Per tutti gli Dei, puoi scriverlo sui
muri‼! Hai un’idea di quanto ci ho messo a costringere Urupon ad
aspettarci fuori??»
Lo fissò sbalordita. «E’ fuori?? E le mie ane?»
«Ci aspettano a casa. Insieme alle nostre famiglie. Chiamami egoista,
ma per questi attimi ti ho voluta tutta per me.»
«Hai fatto benissimo.»
Reita la baciò.
Oh sì, sono tornata a casa. Sono tornata
da lui.
地獄 § 地獄 § 地獄 § 地獄
Reita
Era tornata per rompersi la schiena‼‼
In un attimo la raggiunse e le tolse quel carrello dalle mani, «Ma sei
pazza?? Ti spezzi la schiena così!»
«Oh, arigatou, anata mo mi sei mancato tanto…»
Si sforzò di guardarla male, adorava la sua ironia. «Ho tutto il tempo
di abbracciarti, ma se continui a spingere questo carrello…!»
Gli gettò le braccia la collo. «Finalmente…»
mormorò contro il suo collo.
Ooooohhhhhh kuzotare al
mondo! Due minuti solo per noi, ok??
«Finalmente…» ripeté avvolgendola e
sollevandola di peso.
Adorava anche sentirla contro di sé.
«Come è andato il volo?»
«Tutto ok, stai tranquillo.»
L’allontanò da sé per guardarla negli occhi. «Sei tornata.»
Lo stava dicendo a sé stesso. Quella notte non aveva chiuso occhio.
Hell annuì sorridendogli raggiante, «Sono tornata da te.»
Sentire quella realtà espressa a parole per poco gli fece scoppiare il
cuore.
Rise, felice, «Per tutti gli Dei, puoi scriverlo sui muri‼! Hai
un’idea di quanto ci ho messo a costringere Urupon ad aspettarci fuori??»
L’espressione di Hell si fece sbalordita. «E’ fuori?? E le mie ane?»
«Ci aspettano a casa. Insieme alle nostre famiglie. Chiamami egoista,
ma per questi attimi ti ho voluta tutta per me.»
«Hai fatto benissimo.»
Ok, non ce la faccio più.
La baciò.
Era tornata. E quella volta non sarebbe ripartita dopo pochi giorni.
Cominciava la loro convivenza.
Cominciava la loro vita insieme.
Finalmente, cominciavano a fare sul serio.
Si staccò da lei e le cinse le spalle.
«Una mano per uno?» propose la ragazzina appoggiando una delle sue
sull’asta del carrello mentre l’altro braccio scivolava intorno alla sua vita.
«Ho solo due braccia e uno è già occupato» le fece presente.
«Sono un fulmine a cogliere certe situazioni, Suzuki.»
Sorrise. «Per le prossime ore me ne starò buono. Promesso.»
La sentì ridere mentre cominciarono a spingere quell’accidente di
carrello. «Fra una settimana si ride.»
Sbuffò, «Fra una settimana ci sta che uno dei due promessi sposi non ci
sia più.»
«Perché?»
«Non posso riprendermela con Thunder, giusto? Quindi mi resta solo
Kai.»
«Ti sembra una risposta soddisfacente? Che succede?»
«Kai e Thunder l’hanno combinata bella… e
senza neanche mettersi d’accordo. Stasera ti spiego tutto.»
«Stasera eh?»
Sorrise, «Stasera, tardi. O
domani mattina…»
«Ah, ecco. Ora ti riconosco.»
La strinse a sé per posarle un bacio sulla tempia.
Rideva.
E rideva anche lui.
Niente li avrebbe potuti fermare.
Neanche Kai e Thunder che si sposavano.
Almeno adesso ho lei che mi darà una mano…
Appena la macchina entrò nel suo campo visivo, Uruha si staccò dal
cofano e si precipitò verso di loro. «Bon Booooooooonnnnnnnnnnnn‼‼!»
Almeno non saltellava.
Hell si staccò da lui con una tenera carezza sulla sua schiena e corse
incontro all’amico.
Si trovò a sorridere con gli occhi lucidi mentre i due si abbracciavano
nel bel mezzo del parcheggio.
Ryo Suzuki, stai diventando un sentimentale.
Ma andava bene così.
«Urupon, se non la portiamo subito a casa Seison mi castra!»
«Tanto tu ti sai difendere!» fu la risposta del suo migliore amico.
Le risate che esplosero furono tre.
L’inferno era finito.
Adesso ce l’aveva di nuovo accanto.
«Urupon, non te lo ripeterò una seconda volta: molla la mia donna e
aiutami con queste valige! Hell ha traslocato l’intera Boston!»
«Veramente questo è lo stretto indispensabile alla sopravvivenza di una
donna per quattro mesi lontana da casa!» ribatté Hell.
«Ha ragione lei‼» chiarì Uruha.
Li squadrò per qualche secondo, «In fondo mi è mancato anche questo.»
地獄 § 地獄 § 地獄 § 地獄
Hell
Nel giro di un secondo, Uruha era al collo di Reita, «Lo
so‼‼»
Reita con uno sbuffo si liberò della stretta, «Al lavoro! Questa
incosciente le ha portate fino all’uscita del cancello, quindi ora non le
ritocca!»
Uruha si voltò verso di lei con occhi sgranati, «Da sola??? Ma pesano
un accidente!»
«Anche due» ammise. «Credo che il mio ragazzo dovrà farmi un massaggino
stasera.»
Reita sorrise, «Anche due.»
Adoro gli uomini solerti.
Scoppiarono a ridere tutti e tre.
In quel momento squillò un cellulare e Reita prese il suo. «Thunder» la
informò passandole il telefono senza rispondere. «Parlaci intanto.»
Lo prese annuendo. «Moshi moshi?»
«Imouto‼‼!» esplosero estasiate Thunder e Butterfly.
Sentì le lacrime agli occhi.
L’inferno era finito.
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NOTE:
Angolo del vocabolario giapponese/italiano:
Anata mo = anche tu
Kuzotare = vaffanculo
Moshi moshi = pronto al telefono
Ok, ci provo. Non tiratemi dietro uova marce.
E’ pronta da diverso tempo *ora le sparano* ho aspettato per vedere se si accendevano altre lampadine… ma no.
Da qualche parte devo ricominciare.