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Autore: Giulia_G    04/05/2012    1 recensioni
«Giuro che è l‘ultima» sussurrò al mio orecchio nel primo momento di respiro che si concesse.
«Lo dici tutte le volte» risposi con il fiato corto, passandogli una mano tra i capelli e cercando ancora le sue labbra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.


«Ciao» mi salutò semplicemente, come se mi vedesse per la prima volta in vita sua. Si avvicinò appena, con l’idea di lasciarmi magari un bacio, ma si allontanò appena sentì i passi di mio fratello provenire dal salotto.
«Ciao» risposi, cercando di contenere la risata che stava facendo a cazzotti per salire. Mi tirò una pacca sulla spalla appena prima che i ricci di Harry spuntassero dalla porta.
«Fuori dai piedi scricciolo» mi cacciò, accompagnando il tutto con un occhiolino.
«Abbassa la cresta, grande uomo» gli risposi a tono, oltrepassandolo e andando a occupare il posto dove probabilmente era seduto lui poco prima, sul divano. Li sentii allontanarsi, diretti verso la camera da letto. Ancora una volta isolata, costretta a rintanarmi tra i cuscini del sofà, in attesa che arrivasse il mio turno. Fu solo quel pensiero che mi trattenne dal mandare a cagare mio fratello, il pensiero che non sarebbe passato molto tempo prima che anche io avessi la possibilità di godermi la visita del famoso Niall, vecchio amico di Harry. Era più grande di me di un paio di anni, ma questo non sembrava aver mai creato problemi.
Accesi la televisione, con l’immensa speranza di trovare qualche programma con cui occupare il pomeriggio. Un telefilm sul sesto canale colpì la mia attenzione, così decisi che l’avrei seguito, nonostante fosse probabilmente già iniziato da almeno mezz’ora. L’avevo visto più di una volta sulla televisione di mia nonna, quindi sapevo perfettamente cosa aspettarmi.
«Amore, ti amo più della mia stessa vita» recitò il protagonista dagli occhi profondi, stringendo le mani della sua amata, che ovviamente però era cornuta da non riuscire più a passare dalle porte.
«Anche io tesoro» ripeté quella, facendosi scendere una lacrima sulla guancia con l’aiuto del collirio che le avevano somministrato poco prima.
«Rettifico, fate venire le carie ai denti» comunicai ai due protagonisti, che però non mi ascoltarono, troppo impegnati a sfiorarsi le labbra nel tentativo di interpretare un bacio passionale per ascoltare quello che avevo da dire.
«Amen» conclusi, schiacciando il pulsante del televisore dopo aver scartato qualche altro programma. Percorsi l’intero corridoio incerta su come accompagnare la mia entrata in camera da letto, ma quando arrivai lì, la cosa non fu un ostacolo.
«Perdonatemi signori, necessito di vestiario» annunciai ai due maschietti sdraiati sul letto, spalancando la porta della stanza e avvicinandomi all’armadio. Ne aprii entrambe le ante e presi dall’armadio i primi jeans che trovai, infilandomeli velocemente.
«Ti dava così fastidio uscire per vestirti?» si lamentò Harry, ponendosi di schiena davanti a Niall per coprirgli la visuale della sorella in mutande.
«Non pensavo di essere così orripilante. Ti vergogni della tua sorellina?» lo presi in giro, sfilandomi la maglietta e gettandola sul mio letto.
«La pianti?» urlò, afferrandomi per un braccio e sbattendomi fuori dalla camera.
«Non posso uscire in reggiseno» gli ricordai, incrociando le braccia appena fuori dall’entrata. Infilò la testa nel mio guardaroba e mi lanciò una delle maglie che probabilmente si ricordava di avermi visto addosso più spesso delle altre.
«Grazie» gli gridai di rimando con una smorfia, buttandomela su una spalla e camminando lentamente, sicura che almeno uno dei due ragazzi dietro di me mi stesse osservando.
La infilai solo quando fui tornata in salotto. Misi a tracolla la borsa nera, mia fedele compagna di viaggio e indossai le scarpe che erano rimaste all’entrata dalla sera prima.
«Io esco» strillai al vento. In casa non c’era nessuno, a parte mio fratello e il suo amico.
«Buona scopata» fu il saluto che ricevetti, a cui ormai avevo fatto il callo. Sorrisi al pensiero di quanto Harry fosse ingenuo, all’oscuro dal fatto che la mia scopata, come la chiamava, non fosse così lontana da lui come si immaginava.
Mi tirai dietro la porta e attesi l’ascensore, che mi portò dritta al piano terreno. Una volta uscita dal portone, l’aria calda di aprile mi colpì il viso e procedetti per la strada con il mento alto, senza sapere bene dove andare.
«Sono io» dissi al citofono, rispondendo alla voce da donna che mi aveva cordialmente accolta. Ormai mi conoscevano, non c’era neanche più bisogno di grandi presentazioni.
«Buongiorno» salutai la signora che mi aprì la porta, voltando immediatamente a destra e attraversando il corridoio che conoscevo meglio delle mie tasche. Tutte le foto appese alle pareti non avrebbero potuto lasciare dubbi su chi fosse il principale abitante di quella casa. Non c’era neanche la minima traccia delle sorelle maggiori, che persino io avevo visto solo un paio di volte in anni e anni che frequentavo quella casa.
«Lilly» salutai il ragazzo che trovai di schiena seduto alla sua scrivania, al solito posto.
«Piantala di chiamarmi così» ribatté.
«Dai, è un nomignolo tenero» lo punzecchiai ancora, sapendo bene che gli dava fastidio che lo chiamassi in quel modo, soprattutto per il fatto che fosse un nome da femmina.
Si girò e mi fulminò con lo sguardo, per poi aggiungere un «Bethany» di rimando. Mi portai le mani al viso.
«Hai vinto, Liam» sussurrai, sottolineando l’ultima parola della frase. Mi fissò con sguardo vittorioso e tornò a prestare attenzione al foglio che aveva sotto il naso.
«Grazie, Beth» sorrise ancora.
«Di nuovo che studi?» sbuffai, prendendo la sedia accanto all’armadio e portandola vicino alla sua.
«Io sono una persona normale, che ha una media sufficiente da mantenere a scuola. Non tutti ricevono i voti alti dallo Spirito Santo come accade a te» ribadì, forse per la centesima volta negli ultimi giorni. Lo vedevo sempre impegnato a ripetere mille materie diverse.
«Diventerai un riccio, ti chiuderai su te stesso e rimarrai bloccato per la vita» lo avvertii, ridendo poi all’immagine di lui che tentava di disincastrarsi dalle sue stesse zampe.
«Lo so» rispose, buttando la testa all’indietro e passandosi le mani tra i capelli.
«Fortunatamente, hai una fantastica amica che ha voglia di un gelato. Vieni con me?» proposi, giusto per tirarlo fuori da quella stanza una volta per tutte. Mi guardò per qualche secondo, indeciso sul da farsi.
«Andata» esclamò, tirando un pugno al tavolo e alzandosi dalla sedia. Lo imitai, ritirando per lui i fogli che aveva lasciato sparsi, mentre si preparava per uscire.
«Quella maglia non mi piace» lo rimproverai. Fece spallucce e se la infilò lo stesso, lanciando poi un grido per avvisare sua madre che sarebbe uscito per un paio di ore con me e che sarebbe tornato per cena.
Ci ritrovammo in pochi minuti sul marciapiede di fronte a casa sua, diretti alla gelateria a cui eravamo soliti andare.
«A cosa devo questa visita?» domandò quando fummo a qualche centinaio di metri da casa.
«C‘è Niall da me» dissi, torturandomi le mani con i denti.
«Non dovrebbe essere una ragione abbastanza valida per restare in casa?» scherzò. Gli rivolsi una risata, colpendolo dietro la testa con una mano. La afferrò pronto e me la piegò dietro la schiena.
«Occhio Payne, sono cintura arcobaleno di Sudoku!» sorrisi minacciosa, approfittando della sua esitazione per rigirarmi e infilargli un pugno nella pancia.
«Ora siamo pari» constatai, sistemandomi i capelli e avviandomi qualche metro davanti a lui. Mi seguì a passo veloce, riprendendo il discorso che era caduto a metà.
«Come mai non sei con lui?» chiese ancora. Scossi semplicemente la testa, alzando le mani come in segno di resa.
«Mio fratello si è impossessato della sua anima» recitai, alzando gli occhi al cielo, che quel giorno era più azzurro del solito.
«Dobbiamo salvarlo» convenne, spingendo avanti una mano stretta in un pugno e facendo una giravolta su se stesso.
«Ti ho detto un sacco di volte di cambiare spacciatore» risi insieme a lui. Eravamo davanti alla gelateria.
«Due coni, nocciola e pistacchio?» ci precedette la ragazza dietro il bancone.
«Grazie Shady» le sorrise Liam, afferrando il primo gelato che gli porse e consegnandolo a me. Lo assaggiai, come se non fossero gli stessi gusti che prendevo da anni. Afferrò anche il secondo, pagò per tutti e due e girammo sui tacchi, scegliendo come prossima meta il parco sotto la mia scuola.
«Allegria portami via» borbottai, sedendomi sulla prima panchina che incontrammo.
«Ancora non mi hai risposto» riprese lui, accomodandosi accanto a me. Lo guardai sbuffando e mi decisi a rispondere.
«Stava con Harry, mica potevo entrare in camera e rivendicarlo» spiegai, accogliendo il suo consenso. Annuì e si voltò a guardare da un’altra parte.
«Che si fa stasera?» tentò di tirare in ballo un altro discorso, senza sapere che avrebbe riportato tutto punto e a capo.
«Spero che per stasera Harry lasci in pace Niall ed esca con gli altri amici suoi» mi augurai, mordendo il cono e porgendo poi quello che ne rimaneva a Liam che, accanto a me, aveva finito il suo già da un pezzo.
«Se così non fosse, io sono a casa a fare niente».
«Ti farò sapere» chiusi lì il discorso, sapendo benissimo che mio fratello si sarebbe rifiutato di passare il pomeriggio e la serata con la stessa persona. Quella sera, Niall sarebbe stato mio.


«Grazie del gelato» salutai Liam sotto il portone di casa mia.
«Buono studio» aggiunsi poi, ridendo sotto i baffi.
Infilai le chiavi nella serratura, per evitare di dover suonare il campanello.
«Ci sentiamo» rispose, stringendomi con il braccio libero, mentre con l’altro teneva aperta la porta. Annuii e passai di fianco a lui, senza girarmi a guardarlo quando la sentii sbattere alle mie spalle. Salii le scale di fretta, senza voglia di aspettare che l’ascensore venisse a prendermi.
«Sono a casa» mi annunciai, senza sapere se i miei genitori fossero già rientrati.
«Bentornata» mi salutò Niall, appoggiato allo stipite della porta della cucina. Alzai le sopracciglia, lanciando qualche occhiata in giro per cercare Harry. Non lo sentivo e non lo vedevo, il che era abbastanza strano.
«L‘ha chiamato vostra madre, le si è fermata la macchina al supermercato» raccontò, quasi come se fosse una favola della buonanotte. Annuii e mi avvicinai lentamente a lui, lasciando la borsa vicino all’entrata.
«Non c‘è nessuno?» mi informai.
«Siamo soli, strano ma vero» rispose, venendomi incontro. Mi afferrò per i fianchi e mi fece piegare leggermente indietro, avvicinando la sua bocca alla mia.
In un batter di ciglio mi ritrovai seduta su di lui, con le gambe a cavalcioni, sul letto di camera mia. Ci baciavamo con passione, intrecciando qualunque parte del corpo fosse possibile intrecciare. Stranamente, eravamo ancora completamente vestiti.




Buongiornosera a tutti :D
Sono tornata con una nuova fan fiction, che a me personalmente piace un sacco scrivere, nonostante sia arrivata solamente al sesto capitolo (:
E' uno "stile" nuovo per me, perchè sono sempre stata sulle storie dolci e romantiche, questa sarà un po' diversa..
Spero piaccia anche a voi.. Fatemi sapere cosa ne pensate, così so se andare avanti o fare che lasciare perdere xD
Recensite in molti xD A presto, un bacio (:
Giulia.
  
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