Scena Quinta: VII Atto.
<<
Studiate bene, perché tra due settimane affronteremo un test scritto e un test
orale di tutto il programma affrontato fino a oggi... ah, e Reina, a causa
delle tue assenze dalle lezioni, per problemi gravi ovviamente, dovrai
recuperare le ore con dei corsi di recupero pomeridiane... >>
E
lì in quell’aula composta da sedici elementi, il mondo, il mio mondo, cominciò a subire assedi da parte di tutte le professoresse
e professori, a cominciare da quella svalvolata e stronza di italiano.
<<
Certo professoressa... >>
<< Studiate bene, perché
tra due settimane si terrà il compito di Chimica e un test orale di tutto il
programma affrontato sino ad oggi... Reina, mi spiace, ma dovrai seguire dei
corsi di recupero... >>
L’aveva
detto anche la professoressa di scienze naturali...
<< Studiate
bene... compito Scienze Sociali... corsi scolastici di recupero... >>
Non
sto qui ad elencarli tutti, ma la nostra dannazione, la dannazione di una
classe verso la fine della scuola, sarebbe presto iniziata. Anzi, mi correggo:
la mia è iniziata già tanto tempo fa con la perdita di memoria.
<<
Come farò?! >>
<<
Reina impegnati abbiamo parlato con i professori e gli orari sono ben
concatenati tra di loro... >>
Gli
occhi delle mie compagne mi guardano con rammarico, le gemelle mi toccano la
spalla in segno di conforto e Sam... dorme. È così impegnata negli ultimi tempi
con gli allenamenti di Box, che temo per la sua salute.
Nessuno
la sveglia, tanto meno i professori, che le hanno già dato abbastanza voti per il
secondo quadrimestre. Sospiro passandomi una mano tra i capelli, prendendole il
telefono dalla tasca che vibra tre volte: è Domenico.
Sorrido
comunicandogli che Sam è nel mondo dei sogni, e non aspetto altro che la
campanella dell’ultima ora suoni per
dirigermi al bar, dove lo vedo attorniato da un numero indefinito di ragazzine
e donne pronte a fargli domande su di noi: è passata una settimana da quando mi
sono trasferita in quella casa, ma la notizia già dopo due giorni aveva fatto
scalpore.
<<
Ma, professore, se una minorenne vive in casa sua, significa che lei è il suo
tutore legale? >>
Rispondo
seccata prima di lui.
<<
Si, lui è il mio tutore legale fino al ritorno dei miei genitori... non sono
una minore emancipata, ma affidata in custodia temporanea. Ah! Ci sono anche
dei documenti che abbiamo consegnato al preside. Se non ci credi liberissima di
andare a chiedere. Adesso: smammate! >>
Rimangono
tutti a bocca aperta, soprattutto lui a cui scivolano gli occhiali da un lato:
che ho detto?
Mi
salvo da ulteriori commenti grazie alla campanella che annuncia la fine delle
lezioni mattutine e l’inizio di quelle pomeridiane. Quando rimaniamo soli, si
fa sempre per dire, lo trascino verso il giardino dell’istituto mentre lui
accende tranquillamente una sigaretta, soffiandomi il fumo vicino: lo odio!
Grr, che nervi!
<<
Su, cosa dovevi dirmi? >>
<<
Tu sei assurdo! Sapevi che avrei dovuto seguire delle lezioni extra, eppure non
mi hai detto nulla! >>
Nasconde
un sorriso portando la sigaretta alla bocca e poi risponde.
<<
Non lo sapevo e non potuto fare altrimenti per evitare che gli altri colleghi
ti calassero l’anno... mocciosa! >>
Porto
le mani ai fianchi facendo per andarmene ma mi squilla il telefonino facendomi
sussultare.
<<
Pronto? >>
Dico
esasperata.
<< Come va? Sono fuori
dal portone con i motori pronti per sgommare a casa mia per vederci un film in
santa pace... >>
Anche
se sento una certa riluttanza graffiarmi il petto all’idea di lasciare Davide
da solo, parlo a grande fiato per vedere la sua reazione.
<<
Certo, sto arrivando subito! Riscaldati ben bene, che non vedo l’ora di poter
stare con te... ah, dici se posso dormire da te questa notte: perché no? Dai,
ne discutiamo dopo quanto recupero lo zaino e la giacca! >>
Se
prima lo sguardo era rivolto verso l’unico albero del giardino, adesso è
rivolto sopra la mia figura con una strana luce negli occhi, sgranati, con la
sigaretta a metà strada: perché sembra sconvolto?
<< Mh... si, anche
se non ho capito quello che hai detto, sono giù! >>
<<
Ok, a dopo, Nicola! >>
Come
se gli avessi inflitto un danno maggiore lo vedo digrignare i denti e gettare
la sigaretta, quasi intera, sul pavimento prima di girare i tacchi per
allontanarsi. Automaticamente il cuore nel petto sembra restringersi dolorosamente
e accartocciarsi su se stesso. Caccio via le lacrime immotivate con una
scrollata di testa e corro per i corridoi recuperando la borsa e la giacca in
aula, per correre pi speditamente all’interno dell’abitacolo, su cui Sam è
seduta nei posti del passeggero.
<<
Cos’è successo? >>
Mormora
con la voce impastata e Nicola, dalla strada, s’accosta per prendermi il volto
tra il pollice e l’indice per guardarmi meglio: arrossisco visibilmente.
<<
Non è nulla... >>
<<
Elisa: non mentire. >>
Riprende
a camminare sorridendo compiaciuto di se stesso.
<<
Non fare quella faccia da gatto... >>
Mormoro
imbarazzata e incazzata al contempo, prendendo una ciocca di capelli tra le
dita.
<<
Certo, certo... >>
Continuano
a ridere spensierati e quando accostiamo il liceo l’urlo improvviso e
perentorio di Sam ci fa sussultare di colpo.
<<
NICOLA FERMATI! >>
Scende
velocemente, senza darmi il tempo di capire, e scendo anche io seguendola per
un pezzo di strada, poi li vedo anch’io: Domenico ed una ragazza si stanno baciando
appassionatamente all’angolo della strada.