Era luglio ed erano le tre di notte. Mi svegliai all'improvviso.

La stanza era afosa e la maglietta intima mi aderiva sul corpo evidenziano le mie curve e la pancia piatta.

Mi alzai e aprii la finestra, lasciando entrare una brezza fresca che mi fece rabbrividire. Camminai lentamente verso la piccola cucina e mi versai un bicchiere di acqua fresca. Mentre riattraversavo il minuscolo salotto, qualcuno alla porta bussò forte seguito da una voce che avrei saputo riconoscere tra mille.

«Hanna svegliati, apri la porta, ho bisogno di parlarti».

Sbloccai la porta mentre dicevo:  «Niall, sono le tre del mattino, non puoi aspettare domani? E poi cosa ci fai in giro a que...», ma mi fermai appena vidi l'aspetto del ragazzo.

I jeans gli ricadevano disordinati e la camicia che indossava, oltre ad avere un forte odore di alcool, era sbottonata in diversi punti e stropicciata come se qualcuno l'avesse stretta in quei punti. I capelli, poi, erano tutti scompigliati e arruffati.

Anche in quello stato quel ragazzo riusciva a folgorarmi con la sua bellezza.

«Horan,sei ubriaco, cos'è successo? Hai litigato di nuovo con Ariana?».

Il ragazzo entrò nella stanza e mi si avvicinò.

«Ho chiuso con lei. Non ne potevo più. E poi in fondo aveva ragione», Niall mi si avvicinò sempre di più.

Ormai i nostri visi erano a poco più di dieci centimetri l'uno dall'altro.

Appoggiai le mani sul suo torace per allontanarlo senza ottenere alcun risultato.

«Niall non sei in te, domani ti pentirai di questo. Torna da lei», cercai di far ragionare il ragazzo.

«Hanna,io non sono ubriaco, non più. Ho passato tutta la notte a riflettere e ho capito di volere solo una ragazza», mi prese i polsi e appoggiò le sue morbide labbra sulle mie.

Erano da tre anni, da quando l'avevo conosciuto, che speravo in quel momento.

Cercai di resistere al suo bacio, avevo paura delle conseguenze, ma infine la sua lingua schiuse le mie labbra. Il bacio da dolce diventò sempre più passionale.

Entrambi eravamo presi da una foga insaziabile, avevamo aspettato da troppo tempo quel momento.

Niall mi spinse contro il muro tenendomi i polsi in alto, poi scese baciandomi il mento e il collo.

Riuscii a svincolarmi dalla sua presa e gli sbottai la camicia lasciandola cadere a terra. Le sue mani percorsero il mio corpo togliendomi la maglietta, poi si fermò suoi miei fianchi mentre io gli slacciavo i jeans.

In modo delicato ma deciso mi sfilò le mutandine.

Reclinai la testa dal piacere mentre Niall continuava a baciarmi il collo. Infine anche i boxer del ragazzo fecero compagnia agli altri indumenti sul pavimento.

«Ti amo» sussurrò Niall nel mio orecchio.

«Zitto, questa non conta» risposi senza fiato circondando con le mie gambe il suo corpo.I nostri gemiti si confondevano mentre Niall saliva le scale con me in braccio per entrare in camera.

Il mattino seguente mi svegliai nel letto sotto l'abbraccio caldo di Niall che mi guardava felice accarezzandomi i capelli. Non mi ricordavo come eravamo arrivati fin lì.

«Ti amo» mi disse dolcemente. Poi aggiunse : «questo conta?».

«Fammi pensare» risposi facendo finta di pensare.

«Sì, direi che vale. Ti amo».

Lo baciai e sentì il suo sorriso sulle mie labbra.