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Autore: harveystiles    04/05/2012    0 recensioni
breve one-shot su Godric Gryffindor e Rowena Ravenclaw (:
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Ultimamente litigavano spesso, erano arrivati per giunta anche alle mani. Entrambi ne uscirono con un occhio nero finché un incantesimo dell’amica bionda non li divise. In fondo erano sempre stati un po’ scontrosi, come due fratelli, si volevano bene, ma c’erano quei momenti che il gioco lo si metteva da parte e si faceva sul serio. Quei momenti erano diventati sempre più frequenti, i due quasi non si sopportavano più, era difficile immaginare che un tempo erano come fratelli separati alla nascita, soprattutto per le loro migliori amiche. C’erano problemi troppo grandi nella scuola, e non si sapeva cosa fare, non si trovava un compromesso.
Godric andò nelle sue stanze, appena vi entrò si portò dietro la porta di quanto la chiuse forte facendo vibrare anche i muri, aveva la spada ancora in mano e sentiva la rabbia repressa risalirgli in corpo, iniziò a dare colpi alla scrivania in legno di pino, spezzandola in due e poi in quattro, le pergamene volavano come scaglie di legno in aria. Il sangue Grifondoro sembrò bollire nelle vene. Si lasciò prendere la mano, distrusse il quadro della brughiera che gli era stato regalato da Helga appena due mesi prima, il divano da cui i cuscini uscivano fuori piume candide che svolazzavano per tutta la stanza alimentata dalla furia di Godric. Era sera, e se non fosse stato che Godric stesse mettendo a soqquadro la sua stanza si sarebbero udite le civette stridere e i lupi ululare nella lontana brughiera britannica. Solo Rowena non riusciva a dormire, sebbene non avesse la stanza vicino a quella di Godric, lo sentiva comunque. Come se parte dell'animo del giovane mago fosse nella sua, e viceversa. Alzatasi dal letto si mise addosso una mantella di lana che teneva ferma con una mano e con l'altra reggeva una candela che emanava una luce troppo fioca per far vedere il cammino, ma Rowena sapeva benissimo dove mettere i suoi piedi, aveva fatto quel tragitto sin troppe volte. La porta di Godric era socchiusa, e già dal corridoio lungo e con soffitto sin troppo alto, poteva udire e immaginarsi quello che stava succedendo, stette pochi secondi nell'uscio.
< Godric. > Disse, ma lui non sentì. Si fece allora più vicina al mago, indugiando passo per passo arrivando a poca distanza dalle spalle del mago, allungò l’esule braccio con il quale teneva la mantella di lana stretta al suo petto,  < Godric. > Ripeté
Godric si girò di scatto fermò la lama della spada a pochi centimetri dal collo candido della Corvonero. Aveva il fiatone, la disperazione negli occhi e il corpo pieno di rabbia, Rowena trattenne il fiato, basta Godric.
Il mago bloccò con un colpo secco la spada conficcandone la punta nel pavimento di legno e si lasciò cadere sulle ginocchia tenendosi all’impugnatura della spada tempestata di rubini. Inspirò, e dalla sua gola uscì un ultimo grido disperato. Due lacrime gli rigarono il volto, solo due riuscì a vederne Rowena prima di adagiarsi anche lei accanto all’uomo.
< Smettila >, ti prego. Non sopportava vederlo così, raramente Godric si lasciava prendere dalla collera e dalla disperazione.
< Avrei dovuto saperlo Row, nulla è eterno. Con questa scuola abbiamo fatto una pazzia,  non avrei dovuto cominciare tutto questo e trascinarvici > Appoggiò la testa alle mani reggendosi sempre all’impugnatura.
< Abbiamo tutti fatto di testa nostra, io stessa lo rifarei altre mille volte allo stesso modo > Rowena solitamente riusciva a strappargli via un sorriso, come se guardassi una persona, talmente bella che ne sei estasiato e sorridi perché la tua anima gli sorride. Godric si alzò, con un colpo secco tolse la spada dal pavimento e si avvicinò alla teca in cui riponeva sempre la spada dopo averla lucidata e affilata e ve la ripose, si fermò a fissarla e riflettere.
Rowena si alzò in piedi aspettandosi una qualche reazione da quell’uomo, gli vide il collo, in cui c’era un rigo di sangue che scendeva da un taglio appena sotto la mascella.
< Ti sei anche tagliato > Prese un fazzoletto e giratolo in mano come a fare un batuffolo si avvicinò a lui e gli asciugò il sangue tenendolo fermo poi nella ferita affinché si chiudesse.
< Fa male? > Chiese sollevando un po’ il fazzoletto dalla ferita.
< Un po’ > Godric mentì, ma era l’unico modo per tenerla ancora così vicino a lui, lei era il suo paradiso, lei sola poteva dargli pace.  Errò con gli occhi guardando il suo volto attento nel premurarsi dell’insignificante taglietto sul collo, le sue labbra rosee appena dischiuse.
< Row.. >tre lettere, le altre si fermarono in gola, non sapeva cosa dire, né come lo dire, né quando.
Non disse nulla,  agì. Come fu l’istinto caratteristico di un Grifondoro, prima agire, poi pensare.
Accarezzò il suo viso con le mani, e poggiò le sue labbra a quelle della donna. Quelle labbra che aveva ammirato poco prima, di cui ora che aveva assaggiato il sapore non poteva più farne a meno.
Si baciarono, Come prima, anime timide di unirono amanti di quel loro bacio. Godric, ancora bollente, trovava la salvezza nelle labbra fresche di Rowena, proprio come un uomo appena uscito dal deserto trova un calice di acqua chiacciata.
  
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