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Autore: gealach    27/11/2006    7 recensioni
Terza parte della saga di Severus Piton... Vi consiglio perciò di leggere prima "In spite of all I love you" e "Our perfect love"...
Cos'è successo DAVVERO la notte in cui i Potter morirono? Perchè Silente si fidava così tanto di Piton?
Pronti a rabbrividire? Leggete e recensite, please!!! =>
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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~IL PRINCIPE FERITO~



La stanza era buia, e avvolta nel silenzio; seduto su una bella poltrona di pelle stava un uomo, dal volto che non era interamente umano, coi lineamenti crudeli scavati nella pelle come fossero ferite. Gli occhi ardevano di rosso ed in mano teneva un foglietto, talmente sgualcito che doveva averlo letto e riletto più volte.

D’improvviso si udirono pochi timidi colpi sulla porta: l’uomo stirò il volto nell’orribile parodia di un sorriso.

- Avanti- disse, con voce glaciale.

Ad entrare fu un ragazzo parecchio giovane, poco più che ventenne: aveva una lunga cortina di capelli neri a ricoprirgli il volto e pareva gracilino; indossava una lunga tunica nera, ed un mantello con un cappuccio che però, in quel momento, gli cadeva sulle spalle lasciandogli scoperta la testa.

Il giovane avanzò lentamente, sempre a capo chino, e si fermò a pochi passi dall’uomo accomodato sulla poltrona. S’inchinò.

- Mi avete fatto chiamare, padrone?- mormorò con voce estremamente rispettosa.

- Sì, Severus, mio fedelissimo- l’uomo pose una mano sulla testa del ragazzo e gliela fece alzare per guardarlo bene negli occhi,- Mi sono giunte notizie felicissime.

- Davvero, padrone?- esclamò il ragazzo con intonazione leggermente incuriosita.

L’uomo fissò a lungo il ragazzo negli occhi, come se volesse scrutare nel suo animo, ma parve non trovare nulla che lo preoccupasse perché annuì con aria soddisfatta e lo fece alzare in piedi.

- Esattamente. Come sai, da mesi sono alla ricerca dei Potter; dopo che quel ragazzo ha tradito ed è passato dalla parte di Silente, quei tre sembravano spariti…

- Lo so, mio signore- disse piano il giovane,- State forse dicendo che li avete trovati?- la voce gli tremava di una sfumatura che l’uomo non riuscì del tutto a decifrare… Soddisfazione, forse? Dopotutto era stato proprio il ragazzo a parlargli della Profezia… Certamente, quando erano svaniti nel nulla per colpa della spia, il suo Severus doveva aver provato non poco fastidio…

Ed era proprio per questo che l’aveva chiamato, no? Per condividere col proprio servo prediletto, il proprio più fidato consigliere, il proprio pupillo quell’inaspettato momento di gloria.

- Esattamente, Severus- disse quindi,- Silente ha fatto male i suoi calcoli… Da parecchi mesi ormai ho una spia all’interno dell’Ordine della Fenice… un servo che corrode dall’interno quell’organizzazione di folli sognatori. E stasera la mia semina ha dato i suoi frutti.

- Ma mio signore, non sapevo che avessimo una spia nell’Ordine… Perché non me l’avete detto?

Ci mancava poco che mettesse il broncio… Tenne il profilo basso, ma nella sua voce l’uomo percepì curiosità, mista a preoccupazione e rabbia.

- Non essere indisponente, mio caro- disse Lord Voldemort, pigramente,- Posso lasciar correre quel che non sopporto negli altri, ma non tirare troppo la corda- mosse piano la bacchetta e il ragazzo trasalì nel provare una breve fitta di dolore.

- Perdonatemi, mio signore- mormorò, apparentemente domato.

- Molto bene- riprese l’uomo,- Non ti ho detto della spia nell’Ordine perché non volevo rischiare che saltasse fuori nel caso che tu fossi accidentalmente catturato.

- Voi sapete che preferirei morire piuttosto che rivelare i vostri segreti, padrone…- Severus si morse un labbro, contrito.

Voldemort fece un cenno vago con la mano,- Lo so. Ma ora non importa: quel che importa è che la mia spia è diventato Custode Segreto dei Potter… E sa dove abitano. Ecco- diede al ragazzo lo stesso foglietto che aveva tenuto in mano fino a quel momento.

Severus scorse velocemente gli occhi sul foglio. Il rifugio dei Potter si può trovare a Magnolia Crescent numero 34, Godrick’s Hollow, c’era scritto, in una calligrafia a tratti incerta.

Il giovane alzò gli occhi dal foglio,- Dove…?- cominciò.

- Un paesino poco lontano da Londra- lo prevenne Lord Voldemort,- Stanotte andrò a far visita ai coniugi Potter e al loro bambino…- sorrise, un sorriso agghiacciante, disumano.

Cadde il silenzio.

- Perché me lo state dicendo, padrone?- esclamò Severus dopo alcuni istanti,- Volete forse portarmi con voi?- gli tremò la voce, a Voldemort parve per l’eccitazione repressa.

- No- esclamò l’uomo,- Andrò da solo. Volevo solo che lo sapessi- si alzò dalla poltrona e Severus arretrò di alcuni passi,- Ora puoi andare.

Il ragazzo si inchinò profondamente ed uscì dalla stanza camminando all’indietro.

Lord Voldemort rimase solo, ad assaporare il momento in cui sarebbe entrato in quella casa, e l’espressione di terrore che avrebbe suscitato nei suoi abitanti. Sorrise.

* * *

Le ombre della sera si stavano allungando quando Severus Piton si Materializzò poco fuori dai cancelli di Hogwarts. Percorse rapidamente il parco, incrociando alcuni studenti che ancora si attardavano, ed entrò nel castello.

La Sala Grande era gremita: il banchetto di Halloween stava per avere inizio. Il giovane si sporse di poco nella sala e sbirciò in fondo, dove si trovava il tavolo degli insegnanti: il posto centrale era vuoto.

Dunque Silente non era ancora arrivato; meglio così, sarebbe stato difficile avvicinarlo durante il banchetto.

Il ragazzo cominciò a fare le scale, a tre a tre.

Devo sbrigarmi.

Quando giunse di fronte all’ufficio di Silente, dieci minuti più tardi, non aveva ancora incrociato nessuno, nemmeno un fantasma. Dovevano essere tutti in Sala Grande, persino Pix il Poltergeist.

- Cioccorane- esclamò, rivolto al mascherone di pietra che faceva la guardia all’ufficio del Preside. Ma la porta non si aprì.

- Cioccorane- ripeté, agitato. Il mascherone rimase dov’era.

- Cioccorane!- il livello della sua voce salì pericolosamente. Il mascherone non si mosse, ma stavolta si animò.

- E’ inutile che strilli, ragazzo, il preside non c’è e ha cambiato la parola d’ordine perché nessuno entrasse in sua assenza- disse, con voce annoiata.

Di tutta la frase, solo quattro parole penetrarono la mente del giovane.

- Come sarebbe a dire, “il preside non c’è”?- esclamò,- Dov’è?

- Che vuoi che ne sappia io- disse la statua, con fare sgarbato,- Ora lasciami in pace, voglio dormire- e detto questo, ridivenne una semplice maschera di pietra.

Severus impallidì e si accasciò alla parete. No, non poteva essere, non in quel momento…

- Brix- mormorò, a mezza voce.

Immediatamente, un elfo domestico non più tanto giovane si materializzò di fronte a lui; portava una specie di straccio a mo’ di tunica.

- Mi avete chiamato, padrone?- disse, con voce squillante.

- Sì. Vai su, nell’ufficio di Silente, e chiedi ai quadri dei presidi dove posso trovarlo. Fai in fretta, perché è urgente!- aggiunse, sibilando.

L’elfo annuì e svanì subito. Durante la sua assenza il giovane camminò avanti e indietro di fronte alla maschera di pietra, senza riuscire ad eliminare i segni dell’ansia dal proprio viso: davanti a Voldemort era riuscito a trattenersi, ma ora che non c’era nessuno…

Brix ricomparve.

- Allora?- lo esortò Severus, impaziente.

L’elfo si tormentò a lungo un angolo della tunichetta e quando parlò, non guardò negli occhi il proprio padrone,- Mi dispiace, padrone, ma i quadri non hanno saputo dirmi dove fosse andato il preside e nemmeno quando tornerà…

Severus non disse nulla, ma spalancò gli occhi neri e strinse un pugno. Dannazione, professore, proprio adesso che c’è bisogno di lei!

Quando il silenzio divenne troppo denso, Brix alzò gli occhi e fissò il proprio padrone: notò che era più pallido del solito, ma anche che teneva gli occhi chiusi, concentrato.

A cosa stava pensando…?

Severus aprì gli occhi.

- Sì, accidenti, purtroppo non c’è altra soluzione...- disse, rivolto a sé stesso più che all’elfo in attesa di fronte a lui.

- Che cosa, padrone?

- Brix, torna a casa… Prendi dalla biblioteca l’atlante con le cartine di tutti i paesi inglesi e aspettami vicino ai cancelli della scuola con quello. Muoviti!

L’elfo non discusse neppure uno di quegli strani ordini e svanì in un attimo; Severus diede le spalle al mascherone di pietra e cominciò a fare la strada inversa, se possibile ancora più velocemente di prima; fu fuori dal castello in cinque minuti e nel parco si mise a correre; oltrepassò il capanno di Hagrid, il gigantesco guardiacaccia, notando a malapena che era vuoto e si fermò ansante, col cuore in gola, solo quando uscì dai confini di Hogwarts.

- Brix- chiamò, concitato,- Brix, sei già qui? Brix!

- Eccomi, padrone- l’elfo uscì dal nascondiglio offertogli da un piccolo gruppo di arbusti trascinando con sé un grosso libro rilegato in pelle.

- Oh, grazie al cielo… Presto, aprilo, aprilo!

L’elfo eseguì, pur se con una certa fatica, ma non si lamentò: era davvero raro vedere il padrone così agitato, lui che di solito era estremamente controllato; per questo, e anche per l’espressione febbricitante che aveva, l’elfo decise di non spiccicar parola.

Severus s’inginocchiò sull’erba e cominciò a consultarlo, girando rapidamente le pagine.

- Ecco… Goldick’s Hollow… pagina 78- mormorò tra sé e sé,- Magnolia Crescent… Si incrocia con quest’altra… e… il numero 34. Eccolo. Bene- richiuse l’atlante con un colpo secco e si alzò in piedi.

- Che dovete fare, padrone?- esitò prima di pronunciare queste parole, ma doveva sapere, si disse; dopotutto, era l’elfo domestico, era suo compito conoscere quelle cose.

Severus non rispose; disse, invece:- Torna a casa, fai preparare una stanza per gli ospiti…

- Chi dobbiamo ospitare, padrone?

- I Potter- disse semplicemente Severus, e si Smaterializzò.

Il vecchio elfo rimase sconcertato per un paio di secondi, poi alzò le spalle e scomparve assieme al libro, lasciando solo un paio di impronte sul prato già immerso nell’oscurità.

* * *

Lily Potter non si sorprese più di tanto quando udì bussare alla porta per l’ennesima volta in quella sera: essendo la notte di Halloween, già cinque gruppi di bambini Babbani avevano suonato il campanello per reclamare la propria parte di dolciumi.

- Che razza di abitudini hanno questi Babbani…- mugugnò suo marito, James,- Di questo passo sveglieranno Harry- aggiunse, riferendosi al loro figlioletto di poco più di un anno che dormiva beato al piano di sopra.

Quasi in risposta alle sue parole, il piccolo cominciò a strillare. James assunse un’espressione contrariata,- Visto? Te l’avevo detto… Tutta colpa di quei ragazzini. Ma ora mi sentiranno!

- Su, lascia che si divertano, poverini…- disse Lily,- Loro che possono ancora…- aggiunse, in un velato accenno a Voldemort. James annuì, greve.

Lily sorrise e cambiò argomento,- Vai a far addormentare Harry… Faccio io la distribuzione stavolta, contento?- agguantò il cesto di caramelle che stava, ormai quasi vuoto, sul tavolino del soggiorno e si avviò alla porta, mentre James saliva le scale, diretto alla stanza del figlio.

La donna posò il cesto sopra un tavolino che stava nell’ingresso ed aprì la porta, con un sorriso luminoso sulle labbra, pronta ad assecondare le richieste dei ragazzi che si sarebbe trovata davanti…

Ma di fronte a lei non c’era nessun gruppo di paffuti bambini mascherati da maghi o mummie; di fronte a lei, seminascosto nell’ombra, c’era un ventenne pallido, vestito di una tunica scura e con una cortina di capelli neri a mascherargli parzialmente il viso...

Severus?

- Ciao, Lily.

A bloccare Lily sulla porta non fu il fatto che nessun mago avrebbe dovuto essere a conoscenza dell’ubicazione del loro nascondiglio, quanto piuttosto il fatto che il giovane pallido sulla soglia rappresentava il suo passato, un passato che suo marito James non conosceva e che Lily aveva sperato per anni che non conoscesse mai…

Severus parlò, titubante.

- Non… Non ti farò del male, Lily. Né a te né a tuo marito o al bambino… Ma se non ti fidi, ecco, tieni la mia bacchetta…- così dicendo, gliela porse.

Automaticamente, Lily l’afferrò.

I suoi pensieri turbinavano nel cervello con la forza di un uragano, cozzando tra loro e facendole quasi dolere la testa… Che ci faceva lui lì? Cos’avrebbe potuto dire a James? Doveva mandarlo via…

Poi un ultimo pensiero la fece quasi trasalire: nessuno sapeva che loro erano lì, a parte il loro Custode Segreto!

Si riprese subito,- Che cosa fai qua? Come fai a sapere dove…

Fu interrotta da James, che aveva scelto proprio quel momento per tornare al piano di sotto.

- Harry si è già riaddormentato…- cominciò, poi vide il ragazzo sulla soglia e agì in un lampo: sfoderò la bacchetta e gliela puntò contro.

- Spostati, Lily- si avvicinò lentamente, sempre con la bacchetta puntata su Severus. Notò che anche Lily ne impugnava una, con scarsa convinzione, ma non gli sembrava la sua…

Raggiunse il giovane e gli puntò la bacchetta sul petto. Lo osservò per un momento.

- Sei… Piton?- disse dopo qualche istante, incredulo,- Severus Piton?

- Fa piacere sapere che ti ricordi di un vecchio compagno di scuola, Potter- non aveva avuto intenzione di suonare così acido, dannazione, non era proprio il caso, non in quel momento, ma gli era scappato!

- Cosa ci fai qui?- esclamò James,- Nessuno sa dove siamo. Nemmeno Silente…

- Allora non ti sarà difficile capire chi mi ha detto dove trovarti…- mormorò Severus dopo alcuni attimi di esitazione.

James sbarrò gli occhi e gli puntò la bacchetta sulla fronte,- Sei uno di loro?- disse, con voce ferma nonostante l’agitazione che le parole di Severus gli avevano procurato. Dietro di lui, Lily trattenne il respiro.

- Sono un Mangiamorte, sì- la risposta arrivò, puntuale e ovvia, senza nessuna inflessione nella voce: nessuna ironia, nessun sarcasmo, nemmeno soddisfazione o trionfo; solo la voce perfetta di un automa.

James cominciò a sudare freddo, ma trattenne la bacchetta sulla fronte del giovane davanti a lui.

- Ma certo- disse,- Con le compagnie che frequentavi ad Hogwarts…

- Non accetto discorsi di questo genere da te, Potter.

- Davvero? A differenza dei tuoi, nessuno dei miei amici è diventato un Mangiamorte!- sbuffò James.

- Questo è quello che dici tu.

- Cosa vorresti dire, con questo?- ruggì James,- Non sei nella posizione migliore per provocarmi, Piton, se non l’hai notato ho una bacchetta puntata su di te!

Severus non reagì,- L’avresti già usata, ma hai visto che sono disarmato, perché ho dato la mia bacchetta a tua moglie, e tu non attaccheresti mai una persona indifesa, vero? Ops, scusa- sollevò un sopracciglio, ironico,- Dimenticavo che ad Hogwarts lo facevi sempre. Ma ora sei un adulto e sai che queste cose non si fanno…- scimmiottò.

James gettò un’occhiata veloce dietro di sé; ecco perché non aveva riconosciuto la bacchetta in mano a Lily, era quella di Piton!

Ma perché si era privato della propria arma?

- Tornando alla tua utopistica convinzione di avere solo dei santi come amici, posso permettermi di farti notare una cosa?- cominciò Severus, dato che James non accennava a distogliere da lui la sua bacchetta, ma non sembrava neanche particolarmente intenzionato ad attaccarlo.

- Che cosa?- mormorò stancamente James, certo di non voler sapere quello che stava per dire il giovane.

- Ecco, mi domandavo soltanto, come ti domandi tu, come sia possibile che io mi trovi qui. Voglio dire… Nessuno dovrebbe sapere che vi trovate qui, giusto? A parte una sola persona… Il vostro Custode Segreto.

La consapevolezza dell’implicita allusione contenuta nelle parole di Severus colpì James con la forza di un autotreno.

- L’avete rapito?- esclamò, distrutto dalla preoccupazione e dal rimorso,- L’avete torturato, interrogato per ore finché non vi ha detto dove stavamo…?

- Ho forse detto che è stato costretto a parlare?- era una maniera un po’ troppo brusca di aprire gli occhi, forse… Ma era il caso che Potter si svegliasse presto, e capisse la gravità della loro situazione!

- NO!- gridò James,- Non dire balle, non ti credo! Non ti credo!

- Sono mesi che il tuo amico passa informazioni dall’interno dell’Ordine- proseguì Severus, implacabile, ignorando i continui “no” sempre più flebili che l’altro pronunciava ad intervalli regolari- E appena lo avete reso vostro Custode Segreto si è affrettato a dare la buona notizia a Voldemort.

Fu quell’ultima parola, quell’ultimo nome, a penetrare nella mente di James, distrutta dal tradimento di quel che aveva sempre creduto un amico.

- Come hai detto… Come lo hai chiamato…?- mormorò.

- Voldemort, ho detto Voldemort- ripeté Severus.

- Ma i Mangiamorte non osano chiamarlo per nome… Lo chiamano Oscuro Signore…

- Allora non sono un Mangiamorte come gli altri- disse Severus, freddo,- Ora mi faresti entrare, Potter? Abbiamo appurato che non intendo farvi del male… Se avessi voluto, sareste tutti morti da minuti interi ormai, e lo sai perfettamente. Prima avrei colpito chi fosse venuto ad aprire, poi l’altro e poi sarei andato di sopra e…- s’interruppe, perché Lily era impallidita.

- E allora che cosa vuoi?- disse la donna, con voce ferma nonostante l’agitazione.

- Aiutarvi- disse Severus semplicemente,- Allora, mi fate entrare?- ripeté.

Dopo aver scambiato una rapida occhiata con la moglie, James si scostò dall’ingresso; Severus entrò e richiuse la porta dietro di sé.

- Dunque, come ormai avrete capito, Voldemort sa dove siete- disse, rapido,- Sarà qui a breve, perciò è il caso che vi muoviate. Verrete a casa mia.

James incrociò le braccia,- Io non mi muovo di qui finché non parlo con Silente. Lily, contattalo- aggiunse. Lily annuì e si avvicinò ad un armadio; aprì un cassetto e stava per tirare fuori qualcosa, ma Severus la prevenne.

- E’ inutile, ho già provato a parlare con lui, ma è irrintracciabile.

- Scusami tanto, Piton, ma credo che i mezzi di comunicazione dei membri dell’Ordine della Fenice siano più affidabili di quelli di un Mangiamorte- disse James.

- Senza dubbio- commentò Severus, piccato,- Ma io credo che siano ancora più affidabili quelli di una spia di Silente- ignorò la brusca interruzione del respiro di Lily e l’occhiata stranita che gli rivolse James,- Ho già provato a contattarlo, ma senza risultato: è partito e nemmeno i quadri del suo ufficio sanno dove possa essere andato. E’ inutile, l’unica scelta che avete è quella di affidarvi a me.

- Dovrei credere che sei tu il Mangiamorte che da più di un anno passa informazioni a Silente?- disse James, ironico,- Fare la spia non è lavoro per te, tu sei più subdolo… Un pusillanime che non oserebbe mai tradire chi sta più in alto di lui…

- Ti ringrazio tanto, Potter. Davvero gentile da parte tua. Sto rischiando la mia copertura per venirvi a salvare e tu sei così carino da prendermi a pesci in faccia!- ringhiò Severus.

- Bè, scusa se non mi fido della parola di un Mangiamorte!- esclamò James con pari ferocia,- Per quanto ne so io, potrebbe essere una trappola!

- Tu proprio non ci senti, vero? E che razza di trappola dovrebbe essere? Ti ho già detto che se avessi voluto uccidervi sareste già tutti morti!

- Non so certo come funziona la mente di Voldemort- disse James, stancamente,- Ma se davvero sei la spia di Silente, dimostracelo!- lo sfidò.

Severus accettò la sfida con una scrollata di spalle.

- Brix- chiamò. Non badò al sussulto di Lily: se voleva portarli via di lì, l’unica era convincere Potter in fretta; non importava che lui scoprisse ogni cosa, se poteva metterli in salvo…

Ad ogni buon conto, all’apparizione dell’elfo domestico, gli diede una severa occhiata ammonitrice, accompagnata dal divieto mentale tassativo di guardare Lily o rivolgerle la parola.

- La stanza è pronta, padrone- disse l’elfo.

- Non ti ho chiamato per questo- disse bruscamente Severus; poi si rivolse a James,- Lo riconosci, Potter? E’ stato questo stesso elfo ad avvisare Silente che Voldemort intendesse attaccare voi e non i Paciock.

James guardava Brix con occhi stralunati.

- So che voi e i Paciock eravate nella stessa stanza con Silente quando Brix è arrivato- aggiunse Severus,- Perciò guardalo bene, è lui, no? L’elfo il cui padrone ha avvisato Silente delle intenzioni di Voldemort. E come puoi vedere, è il mio elfo.

Lentamente, James annuì.

- Puoi andare, ora. Aspettaci a casa- disse allora Severus, rivolto all’elfo, che obbedì, ma che non poté fare a meno, prima di eseguire, di lanciare un’occhiata a Lily, che fu ricambiata.

Questo scambio di sguardi non fu notato da Severus, ma da James sì; e guardò interrogativamente Lily. La giovane scosse la testa.

- Dunque, ora che hai visto che sono io la spia, Potter…- cominciò Severus, ma fu interrotto subito.

- Prima voglio discuterne con Lily, Piton.

Severus spalancò gli occhi, incredulo,- Oh, bene, fate pure; dopotutto è solo questione di pochi minuti prima che Voldemort arrivi- disse, sprezzante,- Almeno muovetevi- aggiunse, rassegnato.

Rimase a guardare con preoccupazione i due che si allontanavano; rimasto solo nella stanza, si strinse nelle spalle e cominciò a studiare le foto sulla credenza… Foto felici, di Lily e James con il loro bambino, Harry, qualche volta anche con alcuni membri dell’Ordine, o con gli amici di Potter. C’era una foto di Black che teneva sulle ginocchia un Harry di pochi mesi, un'altra con i quattro Malandrini insieme a Lily- che stava seduta sulle ginocchia di James, ovviamente…

Chi, dei tre amici, aveva tradito Potter?

Severus soffermò lo sguardo su una foto del matrimonio di Lily con Potter: la giovane indossava un abito bianco, con un velo dorato che stava benissimo sui suoi capelli di fiamma. Teneva in mano un bouquet di gigli di tutti i colori. Sorrideva.

La consapevolezza del fatto che al posto di Potter avrebbe dovuto esserci lui lo colpì come una coltellata, ma si sforzò di rimanere impassibile. Dopotutto, lui non provava più niente per Lily da anni ormai…

Ma ne era proprio sicuro? Cos’è che aveva detto Lucius?

Tu la ami ancora, amico mio. Ne sono sicuro. Non ho bisogno della Legilimanzia dell’Oscuro Signore per capirlo; siamo amici, no? So cosa ti passa per la mente meglio di te stesso. Sono sicuro che la ami ancora e quando te ne renderai conto potrebbe essere troppo tardi…

Severus fece un gesto scaramantico con la mano, come a scacciare quei pensieri. Sciocchezze, Lucius, pensò, Non la amo più, mi ha ferito troppo a fondo…

Ah, ma tu sei notoriamente un masochista, disse una vocina nella sua testa, molto simile a quella di Lucius, anche se lui non gli aveva mai detto una cosa simile, E poi, se non ti basta, pensa a tutto quello che stai facendo per lei… Stai tradendo l’Oscuro… E ora stai violando gli ordini tassativi di Silente…

E’ dovere. Solo dovere, seccamente, Severus zittì quella fastidiosa parte della sua coscienza che diceva cose che lui non voleva sentire. Voltò le spalle alla credenza e pestò un piede per terra. Ma quanto diavolo ci mettono?

La risposta non tardò ad arrivare, ma non fu quella che il ragazzo si aspettava: fu letteralmente travolto da uno Schiantesimo e cadde di schiena su una vetrinetta, spaccando le ante e alcuni ripiani e cadendo a terra, tra i pezzi di vetro.

Cosa diavolo…?

Rialzò la testa giusto in tempo per vedere Potter che teneva la bacchetta puntata su di lui, sul viso un’espressione indecifrabile.

Lily sbucò da dietro il marito.

- James, che cavolo stai facendo?- urlò.

Ma James non le badò,- Vuoi solo aiutarci, eh?- ululò,- E vuoi farmi credere che vuoi farlo senza avere niente in cambio, vero? Non ti credo! Io dico che questa è una trappola di Voldemort e che come ricompensa potrai avere Lily… Ci scommetto che è così…- continuò, gli occhi fuori dalle orbite.

Ah, questo è troppo! Stava rischiando anche lui, possibile che quell’imbecille non lo capisse? E in nome del cielo, che cosa gli aveva detto quella stupida?

Non si rese veramente conto di quel che stava facendo; solo si sentì improvvisamente più caldo, furioso… Gli occhi cominciarono a brillare, contornando le iridi di verde…

Lily lo notò; sapeva cosa stava per succedere e urlò,- No!- ma troppo tardi, e James fu scaraventato contro la parete da una forza invisibile.

Severus si alzò in piedi; emanava un’aura bollente e si diresse verso Lily che si fece piccola piccola; ma quando lui la raggiunse, gli occhi erano tornati quelli di prima.

- Si può sapere che cosa gli avresti detto?- sibilò, freddo.

- E’ che… James continuava a non fidarsi tanto e quindi gli ho detto il vero motivo per cui ci stai aiutando…

Severus sollevò un sopracciglio,- Oh? Il vero motivo?- ripeté,- Potresti illuminarmi, Lily?

- Il vero…- si morse un labbro,- Quello che credo sia il vero motivo…

- Ecco, brava- disse Severus con voce molto dolce, molto ragionevole, tanto che sembrava stesse parlando ad una bambina,- Sei spaventosamente egocentrica, Lily. Te ne prego, smettila di trastullarti con l’idea di essere costantemente nei miei pensieri. Perché, vedi, non è più così.

Sembrava estremamente calmo, certo, ma d’improvviso non ce la fece più e scattò,- Chiaro?- e gli unici vetri rimasti interi dopo che era stato colpito saltarono in aria.

- Chiarissimo- mormorò Lily, e chinò piano la testa mentre Severus si avvicinava a Potter- che lo fissava stranito- e gli tendeva la mano per aiutarlo ad alzarsi.

- Scusa per il colpo- disse,- Ho perso la calma. Allora, vuoi il mio aiuto o no, Potter?

James accettò la mano che Severus gli offriva e si alzò in piedi, ma non fece in tempo a rispondere in merito all’offerta di aiuto dell’altro perché d’un tratto Lily scoppiò a piangere.

- Lily!- James le corse accanto e l’abbracciò,- Tesoro, calmati…

- No che… non mi calmo- singhiozzò la donna,- A che serve, vuoi dirmelo? A che serve che scappiamo, se Voldemort prima o poi ci troverà di nuovo?

- Tesoro…- James prese ad accarezzarle i capelli.

Severus fissò i due. Che fine aveva fatto la Lily coraggiosa che lui conosceva? Era stata già uccisa da Voldemort? La paura- per se stessa e per coloro che amava- era riuscita a farle tutto questo?

Lily, devi calmarti. Tu non sei così. Non puoi essere cambiata a tal punto!

- Quello che serve davvero…- continuò Lily, tirando su col naso,- Quello che serve davvero è un incantesimo che impedisca a Voldemort di uccidere Harry…

James la strinse a sé,- Tesoro, un incantesimo del genere non esiste…

- Lo so…- mormorò Lily. Rimase un po’ in silenzio, poi alzò lo sguardo verso Severus e trasalì,- No, non è vero. Invece esiste.

James la allontanò di poco da sé e la prese per le spalle,- Lily, non esiste e lo sai! Una cosa simile non si è mai vista… Nemmeno Silente…

- Ti dico che esiste!- strillò Lily, le guance striate di lacrime. Scostò James e fissò Severus,- L’ho letto in un libro a casa tua, Severus! E’ vero o no?

Il giovane non si scompose più di tanto, ma ricordava perfettamente di quale libro stesse parlando Lily: il Manuale di Incantesimi senza bacchetta, il manuale dei Principi di Scozia…

- Se ti ricordi l’incantesimo, Lily, ricorderai anche che nessuno può farlo… Non si sa dove siano gli Atrati Caledoniae…

- Ah, Severus!- Lily si morse le labbra a sangue e lo guardò, con gli occhi spalancati e rabbiosi,- Per una volta nella tua vita, non dire balle!

Severus percepì chiaramente l’oscuro senso del disagio crescere in lui.

- Che intendi dire?- mormorò.

- Voglio dire che non sono stupida. Credevi che lo fossi? Credevi che non mi fossi accorta che il giorno dopo il libro era sparito? L’ho chiesto a Brix e lui mi ha detto che non sapeva di cosa stessi parlando! La stessa cosa per tutti gli elfi della casa! “Ma qui non c’è mai stato un libro simile, signorina Lily”… Sì, come no! Balle!- sputò l’ultima parola,- Avrei anche potuto pensare d’essermi sbagliata, ma hai appena Schiantato James senza la tua bacchetta!- sventolò la mano per mostrare che l’aveva ancora lei,- E ti sono diventati gli occhi verdi ed emanavi un’aura strana… Succede sempre quando sei arrabbiato! Avanti, prova a negarlo: sei uno di loro! Sei uno dei Principi di Scozia!- tacque.

James strabuzzò gli occhi- Un cosa?- esclamò.

Lily si girò verso di lui,- Un Principe di Scozia. Della famiglia degli Atrati Caledoniae. Un’antica famiglia di maghi che governò l’Inghilterra per parecchi secoli. Poi furono soppiantati dal Ministero- nuovamente, si rivolse a Severus,- Allora? Lo sei?

Il giovane la guardò a lungo. Bene, allora non era poi tanto sciocca… Non che avesse pensato davvero che un libro mancante avrebbe potuto fermarla, ma… In seguito lei non ne aveva più fatto parola e lui aveva preferito ignorare la cosa.

- Se anche lo fossi…- cominciò, ponderando bene le parole, ma fu interrotto subito perché Lily aveva spalancato gli occhi.

- Severus, lo sei per davvero?

Lui la ignorò,- … Dicevo, se anche lo fossi… e non ho mai detto una cosa del genere… a che ti servirebbe saperlo?

Fu gratificato da un’occhiata sbalordita di Potter.

- Tu… Davvero…?- balbettò.

Severus scosse la testa,- Non ho detto questo. Ho solo detto che non servirebbe a niente, se lo fossi o meno, perché…

Ma fu interrotto di nuovo da Lily.

- Sì che servirebbe!- urlò,- Servirebbe, perché se tu lo fossi davvero, potresti fare quell’incantesimo, e salvare Harry! Quindi, lo sei o no?

Severus non rispose ed incrociò le braccia, spostando l’attenzione verso James.

- Ero venuto qui per offrirvi il mio aiuto, Potter. Lo vuoi o no?- disse.

- Io non… Non saprei…

- Bè, sbrigati- scattò Severus.

Ancora una volta, James non fece in tempo a rispondere, perché Lily esplose, di nuovo.

- Insomma, Severus!- sbottò,- Non fare finta di niente. Lo sai come puoi aiutarci, ed è un modo molto più semplice che questa tua stupida idea di portarci a casa tua… come se Voldemort non potesse rintracciarci persino lì se volesse…

- Certo, se sapesse dov’è casa mia. Ma non è così- la interruppe Severus.

- Io non… Io non intendevo questo e lo hai capito benissimo! Io intendevo che l’unico modo per esser sicuri che non faccia del male ad Harry… Insomma… Oh, Severus!- e improvvisamente gli si inginocchiò davanti, premendo il volto sulla sua veste.

Severus restrinse le pupille come un gatto.

- Non c’è bisogno di fare la commedia, non funziona- disse, molto piano.

Ma Lily non gli badò; cominciò a piangere, bagnandogli l’orlo dell’abito,- Ti prego, Severus… Non puoi farmi questo… Il mio bambino… Il mio Harry… Non voglio che muoia…- singhiozzò contro la stoffa; Severus poteva sentire il calore delle lacrime sulle proprie gambe ossute,- Se c’è un modo per salvarlo, anche uno solo… Devo tentare, capisci? Non posso lasciare che V… Voldemort lo uccida…

Severus socchiuse gli occhi e non rispose. Sapeva di sembrare un mostro, un essere disumano di fronte a lei e Potter… Ma cos’altro poteva fare? Lily conosceva il prezzo da pagare per quell’incantesimo… Inoltre, non ti devo nessun favore, Lily. Proprio nessuno.

- Lily…- mormorò James,- Lily, basta…- le si avvicinò e tentò di farla spostare, ma lei lo respinse,- Non c’è bisogno che ti umili così… Per favore…

Ma lei continuò,- Ti prego, Severus… Salva Harry… Devi farlo… Per favore, ti prego, non puoi farlo morire!- disse, isterica.

Severus si schiarì la gola,- Non ti devo niente, Lily. Ti ho già dato tutto quel che ho potuto e tu l’hai buttato via; perché dovrei aiutarti?- disse, freddo, glaciale.

Se possibile, l’intensità del pianto di Lily aumentò.

Ma in fondo, l’unico che può permettersi di accampare diritti in quel senso è Potter, non io. Che faccia l’incantesimo, se vuole… Io sono vincolato, se mi chiede aiuto devo per forza darglielo…

- D’altra parte…- disse Severus, lentamente, e subito Lily alzò verso di lui il volto solcato dalle lacrime e lo fissò coi suoi grandi occhi verdi,- D’altra parte, ho un debito con tuo marito. Lui mi ha salvato la vita, una volta. Se per lui va bene…

Lily si girò di scatto verso James, che annuì, preso in contropiede. La giovane si alzò.

- Grazie!- esclamò,- Grazie, Severus!

Lui scosse la testa,- Ti ricordi cosa serve per l’incantesimo?

- Sì, sì! Vado subito a prendere tutto!- e detto ciò, Lily uscì dalla stanza, diretta alla sua dispensa di Pozioni, lasciando soli Severus e James.

Severus sospirò e si sedette sul divano.

- Io…- cominciò James,- Non so davvero come…- scosse la testa,- Grazie, Piton- disse semplicemente.

- Aspetta a ringraziarmi- disse Severus, brusco.

- Perché?

Severus sospirò nuovamente e lasciò la testa all’indietro, cosicché mentre parlava guardava il soffitto,- Perché c’è un prezzo alto da pagare per questo incantesimo. Un prezzo altissimo- disse, cripitico.

- Non capisco che vuoi dire…

Severus scosse la testa,- Lascia perdere. Te lo dirà Lily, se vuole.

In quell’istante, la donna fece il suo ingresso nel salone, portando una catino d’argento, un coltello con la lama sempre d’argento, una boccetta ed un imbuto. Poggiò il tutto sul tavolino di fronte a Severus.

- Ecco qua. Non ho dimenticato nulla, vero?

Severus diede una rapida scorsa agli oggetti,- No, c’è tutto- disse. Afferrò la lama e si tagliò sul palmo della mano sinistra, poi fece colare il sangue nel bacile,- Nel frattempo potresti dire a tuo marito il fastidioso effetto collaterale di quest’incantesimo- disse, freddo.

Lily trasalì,- Oh, certo- mormorò, imbarazzata. Si rivolse a James,- In pratica, il concetto è che l’Avada Kevadra è un incantesimo davvero molto potente, quindi non può essere davvero distrutto, ma solo deviato verso chi l’ha pronunciato.

- E dovrebbe essere un problema?- fece James, confuso,- Così abbiamo risolto tutto!

- C… Certo, ma… Vedi… Il problema è un altro…- tacque, confusa.

- Quello che Lily non riesce a dirti- intervenne Severus tamponandosi la ferita da cui stava continuando ad uscire sangue,- E’ che per far questo è richiesto un prezzo molto alto: la vita di un consanguineo della persona da salvare.

James sbarrò gli occhi.

- Vedi, Potter…- proseguì l’altro, tranquillamente,- Alla fine la questione è tutta lì: quanto saresti disposto a fare per salvare la vita di un tuo congiunto? Perché l’amore è una bella cosa, certo… Ma è di fronte a cose come queste che si ha la vera prova…- tacque, perché nessuno dei due stava accennando a parlare,- Volete che vi lasci da soli mentre decidete chi…- non terminò la frase.

Lily scosse la testa,- No, non c’è bisogno: lo farò io- disse.

James la prese per un braccio e la scosse,- Cosa? Scordatelo! Lo farò io, è molto meglio…

Ma Lily non reagì,- Lo farò io- ripeté, decisa.

Qualcosa- non avrebbe saputo dire cosa- che si trovava nel suo petto indusse Severus ad intervenire.

- Un attimo- disse,- Non c’è bisogno che…- Lily non gli permise di finire la frase.

- Severus- disse,- Non è forse vero che tutte le volte che questo incantesimo è stato utilizzato, è stata la madre della persona da salvare a sacrificarsi?

Di nuovo, Severus provò una buffa fitta al petto.

- Ma non è una regola…- disse, tentando di apparire ragionevole quando in realtà dentro di sé stava provando il bizzarro impulso di impedirle con la forza di fare sciocchezze.

- Piton- intervenne James,- Trovo ammirevole che tu stia tentando di convincere Lily a lasciar perdere… Ma io non posso fare a meno di chiedermi se tu abbia un secondo fine… Qualcosa tipo… prenderti cura di Lily e Harry se io non ci sarò più…

Severus fece una smorfia,- Potter, forse non hai ben capito la situazione: io e tua moglie siamo su due mondi completamente separati… Credimi, non ho nessuna intenzione di rubartela- concluse, secco.

Ah, non dire sciocchezze… Stupido…

Lily squadrò Severus,- Adesso basta- disse,- Smettila di intrometterti. Lasciaci soli un attimo, tenterò di farlo ragionare…

- Qui quella che deve ragionare sei tu: è meglio che il bambino abbia ancora la madre- Oh, e questa da dove me la sono tirata fuori? Svegliati! pensò, ma posò il coltello sul tavolino e si allontanò; dirigendosi verso l’ingresso.

Rimasto solo, non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse facendo: era forse impazzito? Tentare un incantesimo del genere… Non aveva mai usato il potere della sua famiglia… E per cosa, poi? Per compiacere Lily… Ma cosa stava facendo? Voleva davvero fare come voleva lei? In questo modo le avrebbe tolto la vita… Sarebbe stato come ucciderla lui stesso… Anche se James fosse riuscito a convincerla, poi, non era affatto sicuro di voler effettuare l’incantesimo su di lui… Non poteva, no; non voleva accettare di prender parte a quella pagliacciata!

Decise che, quando lo avessero richiamato in soggiorno, avrebbe tentato di convincerli a lasciar perdere e andare a casa sua…

In fretta, perché Voldemort sarebbe arrivato da un momento all’altro…

Udì un rumore strano, come di qualcosa che cade; poi fu solo il silenzio.

Perché non stavano più discutendo? Fino a pochi istanti prima, Potter stava praticamente urlando…

Insospettito, Severus si affacciò in soggiorno e quello che vide gli tolse ogni minima traccia del raziocinio che aveva così faticosamente tentato di utilizzare freddamente per tutta la serata…: Potter era a terra- sembrava Schiantato- e Lily, vicino al tavolino, aveva afferrato il coltello e sembrava apprestarsi a farsi un taglio sulla mano, per far poi colare il proprio sangue nel catino d’argento insieme a quello di Severus… sangue magico della sua famiglia, degli Atrati Caledoniae… e a quel punto, l’incantesimo sarebbe stato praticamente già fatto, senza possibilità di tornare indietro…

- NO!

Severus agì d’istinto- come non faceva da anni ormai… da così tanto tempo non faceva qualcosa di spontaneo, da così tanto non faceva qualcosa che non fosse accuratamente premeditato… in quel momento di momentaneo shock, cadde la maschera che aveva indossato tre anni prima, quando la loro storia era finita.

Con un balzo di un’agilità che non aveva mai posseduto- segno che il terrore fa davvero miracoli- le si buttò addosso per bloccarle il braccio che brandiva la lama; caddero rovinosamente a terra, incastrati l’uno nell’altra: Severus le stava praticamente accovacciato sopra, con le mani a bloccarle i polsi a terra.

- Non c’è bisogno che lo faccia tu!- ringhiò.

Lily lo guardò di sotto in su e mormorò,- Perché? E’ la cosa più ovvia da fare…

- No, tu non lo farai.

Lily sorrise,- Ma che ti prende? Non sarà che James ha ragione?

Severus rimase interdetto. Nella sua mente il nome che Lily aveva pronunciato divenne Lucius; e si diede dello stupido per non aver mai ascoltato le parole dell’amico. Cosa sto facendo… Sono impazzito… Senza rendersene conto allentò la presa sulle braccia di Lily, che ne approfittò per liberarle completamente.

- Ha ragione?- ripeté, con un che di ironico nella voce, ora,- James ha ragione? Perché non rispondi?

Ah, Severus… Ti sei messo in trappola da solo… Il giovane rimase senza parole mentre Lily gli metteva le braccia al collo e mormorava, con la voce più suadente di questo mondo:

- Hai forse intenti criminali per me?

Poteva vedersi riflesso nei suoi occhi… I suoi splendidi occhi… Così vividi, di un verde talmente intenso…

- Non dire idiozie- disse con voce roca.

- Idiozie?- ripeté lei, e rise vagamente,- No, non credo. Vogliamo fare una scommessa, Sevy?- bisbigliò.

L’uso dell’antico vezzeggiativo con cui lei usava chiamarlo mandò in tilt gli ultimi neuroni ancora funzionanti di Severus. Fu così che non oppose minimamente resistenza quando il viso di Lily si avvicinò sempre di più al suo e lei appoggiò le proprie labbra su quelle di lui; anzi, completamente in estasi ricambiò il bacio… Fu come se non avessero mai litigato per quel motivo così sciocco; come se quei tre anni fossero stati solo un brutto sogno, un fastidioso incubo che ora si discioglieva…

Chiuse gli occhi per non perdersi in quella profondità insondabile che tante volte l’aveva ipnotizzato e si abbandonò completamente a quel lungo, meraviglioso attimo…

- Hai perso, Severus…- mormorò Lily dolcemente, con le labbra ancora incollate a quelle di lui.

Severus sbarrò gli occhi, improvvisamente e dolorosamente consapevole di quel che era accaduto…

Mi hai usato, Lily?

Le si tolse di dosso, spostandosi velocemente a un metro di distanza, e si pulì furiosamente la bocca,- Tu!- urlò,- Tu non hai rispetto!- esclamò, gli occhi infuocati.

Lily ricambiò con calma il suo sguardo. In mano teneva il coltello, la lama premuta sul palmo e penetrata a fondo nella carne; il sangue gocciolava a terra.

Hai approfittato del mio momento di distrazione per tagliarti, mentre tenevi le mani dietro il mio collo, fuori dalla mia vista…?

La giovane donna si alzò e, dopo essersi avvicinata al tavolino, lasciò colare il sangue nel catino: appena toccò quello di Severus, si sprigionò un denso vapore e si udì un suono come di sfrigolio.

- Mi dispiace, era l’unico modo che avevo per distrarti…- mormorò Lily,- Non sapevo se avrebbe funzionato, ma dovevo provare…

No. No, dannazione! E’ tutto sbagliato, sbagliato! Mi hai usato… Mi hai baciato solo per distrarmi… Questa non posso perdonartela…

- Tu non sei una donna!- urlò furioso Severus, Tu non sai nemmeno quanto mi hai fatto male…,- Sei un mostro, una maledetta manipolatrice!

Lily non trasalì nemmeno,- Io sono una moglie ed una madre- disse piano,- Amo mio marito e mio figlio e voglio che vivano. Semplicemente. Ora fammi il piacere di terminare l’incantesimo- aggiunse, fredda.

Severus annuì piano. Lily… Tu mi stai uccidendo… Col tuo tono ragionevole e le tue parole fredde mi dilani l’animo… Ma alla fine… è tua la scelta, ed io non sono nessuno per fermarti…

Ami così tanto tuo figlio e Potter da volerti sacrificare per loro? Mi hai ingannato per salvarli? Hai risvegliato in me qualcosa che credevo d’aver ucciso tanto tempo fa, e l’hai fatto solo per impedirmi di fermarti? Mi hai ingannato, facendomi credere, anche se solo per un istante, di amarmi ancora…

Ed io… io sono stato così sciocco da crederci…

Allora avanti, lo farò… E che sia finita, una volta per tutte… Non posso fare altro che esserti servo, Lily... perché ho scoperto che ancora ti amo… come aveva detto Lucius… e non posso far altro che fare come mi chiedi.

Mi credevo tanto abile, mi credevo capace di estraniarmi dalla sfera dei sentimenti, e mi scopro schiavo di chi mi ha ferito più a fondo…

Si avvicinò al catino e, con l’aiuto dell’imbuto, versò il sangue nell’ampolla; poi la tappò.

- Portami da tuo figlio… così che possa terminare l’incantesimo- disse.

Lily assentì, visibilmente soddisfatta, e lo condusse su per le scale sino al piano di sopra; entrarono in una stanzetta chiaramente per bambini, dalle pareti decorate con allegre figure e la culla appoggiata al muro.

La giovane si avvicinò alla culla e spiò all’interno.

- Sta dormendo- disse, e sorrise.

Severus si accostò al lettino e scrutò il bambino addormentato al suo interno. Aveva capelli neri e disordinati, come Potter, e teneva il pollice in bocca.

Così piccolo ed inerme… Questo sarebbe il Prescelto, professore? si chiese, come se stesse parlando con Silente,Questo bimbetto dall’aspetto così innocente è davvero colui che dovrebbe uccidere Voldemort?

Sospirò e stappò l’ampolla; si fece colare un po’ del sangue mischiato sulle dita e si chinò sull’infante.

- Deve stare in un punto visibile, vero?- domandò Lily dietro di lui, con una punta di preoccupazione nella voce.

- Sì. Lo so, non è molto attraente avere una cicatrice in bella vista- rispose Severus con un po’ dell’antico sarcasmo,- Ma se vuoi possiamo fermarci; siamo ancora in tempo.

Lily non si degnò nemmeno di rispondere.

Dopo un attimo di esitazione, Severus avvicinò l’indice alla fronte del piccolo.

- Sulla fronte?- scattò Lily,- Ma sulla fronte è troppo in vista! E’…

- Qualche problema, Lily?- Severus si fermò, col dito a poca distanza dalla testa del bambino,- Dimmi pure.

La donna lo guardò, confusa,- No… no. Nessun problema. Tu sei più esperto di me, sai dov’è meglio.

- Appunto- Severus posò l’indice sulla fronte e tracciò velocemente con il sangue il primo simbolo che chi venne in mente, una piccola saetta.

- Finito- mormorò. Si tirò su.

- Finito?- ripeté Lily.

- Già- confermò laconicamente il giovane,- Ora posso anche andarmene, no? Non ho nessuna intenzione di esserci quando tuo marito si riprenderà dallo Schiantesimo che gli hai lanciato…

Né quando Voldemort ti ucciderà.

- Aspetta… Un'altra cosa.

Severus la guardò interrogativamente,- Che cosa?

- Prima di tutto… Ti ringrazio. Non hai idea del peso che mi hai tolto… E’ da quando Silente ci ha detto della Profezia che penso e ripenso al destino di Harry… Non volevo che diventasse un assassino, seppure per eliminare un essere malvagio come Voldemort… Non gli avrei mai permesso di compromettere la propria anima solo per adempiere ad una profezia. Ma adesso, grazie a te, Harry sarà libero da un compito tanto gravoso!- sorrise.

Ed il prezzo per tutto questo è che i tuoi occhi si spengano… Io non sono felice, Lily, ma l’importante è che lo sia tu. Questo pensò Severus, ma non lo disse.

- E poi un’altra cosa ancora- disse Lily, e prese la mano di Severus tra le sue,- Se il tuo incantesimo non funzionasse…

Severus si sottrasse alla stretta di Lily con estremo fastidio,- Non accadrà. Funzionerà benissimo, tuo figlio sarà salvo e Voldemort riceverà in pieno il suo incantesimo mortale. Tranquilla- disse, secco.

- Ma se non funzionasse…- disse Lily lentamente,- Se io dovessi morire per niente; se morisse anche James; se l’incantesimo proteggesse Harry ma… ma Voldemort continuasse a vivere; insomma, se accadesse l’imprevisto, tu…- s’interruppe.

- Io cosa?

- Tuproteggerestimiofiglio?- disse Lily tutto d’un fiato.

Severus sollevò un sopracciglio,- Non ti pare di chiedere troppo? Proteggere il piccolo, perché dovrei? Ho già fatto molto per salvargli la pelle.

- Oh, ti prego, Severus… E’ l’ultimo favore che ti chiedo. Prendilo come l’ultimo desiderio di un condannato a morte!

Perché, non è forse esattamente quel che è?

Tuttavia non era molto propenso ad esaudire questo nuovo capriccio di Lily; aveva fatto sin troppo… Le stava quasi dando la morte lui stesso, e questo dopo aver ritrovato i propri sentimenti per lei. Era già una tortura sufficiente senza doversi preoccupare anche di fare la guardia a quella copia in miniatura dell’uomo che gliel’aveva rubata…

In quel momento, il bambino si svegliò e scoppiò a piangere.

- Oh, tesoro…- Lily prese in braccio il figlioletto e prese a cullarlo dolcemente.

Severus trasalì e la muscolatura del volto gli si irrigidì di botto.

- Ha i tuoi occhi- osservò in tono piatto.

Lily sorrise,- Oh, sì. Questo monello è tutto suo padre, però ha preso da me il colore degli occhi… E’ strano, vero?

E’ strano, sì. Strano e doloroso, io penso. Non lo percepisci, vero? Forse per te è tutto un gioco, Lily, ma io sto soffrendo.

- Va bene- mormorò, ormai sconfitto su tutti i fronti.

Lily alzò lo sguardo dal figlio,- Come?

Severus distolse lo sguardo dal bambino,- Va bene- ripeté, a denti stretti,- Non posso garantirti che gli vorrò bene, ma se mai si trovasse in pericolo lo proteggerò. Ti va bene così?

Lily sorrise,- Grazie, Severus- disse, semplicemente. Riadagiò il figlio nuovamente addormentato nella culla,- E… perdonami- aggiunse, quasi noncurante.

Severus piegò la testa di lato e la guardò dritta negli occhi,- Questo non sono sicuro di poterlo ancora fare- disse,- Magari col tempo ci riuscirò. Ora no, non posso.

Lily chinò la testa,- Certo- mormorò,- Capisco. Voglio solo che tu sappia che mi dispiace per tutto. Per non averti creduto anni fa, per quel nostro litigio così stupido, e per quello che ti ho fatto poco fa. Mi dispiace. Davvero. Puoi non credermi, e ti capisco, sul serio, ma…

Non terminò mai la frase.

***

Non terminò mai la frase perché d’improvviso udirono un frastuono proveniente dal piano inferiore della casa; Lily si girò di scatto verso la porta della stanza e Severus le si avvicinò.

- Credi che tuo marito si sia risvegliato?- domandò.

Ma era un rumore diverso; una porta che su spalancava… rumori di corsa… Lily si affacciò sul pianerottolo.

- James?- chiamò, esitante.

- Lily!- Severus udì forte e chiara la voce di Potter amplificata dalla tromba delle scale,- Lily, prendi Harry e scappa! E’ lui! Scappa! Corri! Io cerco di trattenerlo…

Lily rientrò nella stanza, con le mani sulla bocca ed il terrore sul volto.

Nel silenzio che seguì, udirono una risatina acuta e poi videro il riflesso di un’accecante luce verde.

- James!- urlò Lily, e stava per slanciarsi verso la porta, ma Severus la trattenne.

- Lily, calmati…- mormorò alla donna piangente tra le sue braccia,- Ormai è morto, non puoi far nulla… Ora devi pensare a tuo figlio!- esclamò. Lily annuì, deglutendo faticosamente le lacrime.

Si rizzò, allontanandosi da lui ed asciugandosi le lacrime. Annuì di nuovo.

- Devi andare ora… Se Voldemort ti trovasse qui…- mormorò.

Severus annuì e stava già per Smaterializzarsi, quando Voldemort in persona entrò nella stanza, alto, tenebroso; e il giovane agì d’istinto: invece di andarsene, come sarebbe stato certamente più logico fare, appena intravide dal vano della porta un lembo dell’abito del suo padrone si rese invisibile; muto, inutile spettatore della tragedia che stava per compiersi…

Lily si parò immediatamente tra l’Oscuro Signore e la sua preda.

- Spostati- sibilò l’essere che non era più umano.

Lily scosse la testa in un disperato cenno di diniego.

- No! Harry no, ti prego!

Voldemort avanzò di qualche passo,- Spostati, stupida… Spostati…

- Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry!

Severus fissò, inebetito ed intontito, la strenua resistenza che Lily stava opponendo a Voldemort. Perché farlo, quando ormai tutto era finito, tutto era stato deciso? Perché questa illusione di poter cambiare il destino, quando ormai aveva già scelto la propria strada?

Perché questa macabra recita, Lily? Perché questa commedia dell’orrore?

Poi lo colpì un’illuminazione improvvisa. Ma certo! Vuoi ingannarlo, Lily, vuoi distrarlo perché non si renda conto del pericolo… Farlo divertire, farlo sentire più sicuro alla vista del tuo terrore perché non si preoccupi di analizzare la tua mente…

Per Merlino, Lily… Il tuo coraggio, la tua noncuranza di fronte alla morte che si avvicina sono… spaventosi.

- Harry no! Harry no! Per favore… Farò qualunque cosa…

Severus crollò in ginocchio, incapace di osservare ancora. Lily! Basta, ti prego… Smettila, Lily! Smettila! Che finisca… Che finisca…

Come se Voldemort l’avesse udito, estrasse la bacchetta e, con un cenno quasi noncurante, scagliò la Maledizione senza Perdono sulla donna che aveva di fronte.

Lily Evans Potter crollò al suolo senza un suono, senza un lamento, gli occhi sbarrati nel terrore- questo genuino e non frutto di recita- quegli splendidi occhi verdi, dalla profondità insondabile…

Cadde, per uno strano scherzo del destino, proprio al fianco di Severus.

No… Severus si chinò sul corpo ormai privo di vita, incapace di ammettere a sé stesso che la donna che aveva appena scoperto di amare ancora fosse morta… Mai più gli avrebbe sorriso… Mai più l’avrebbe accarezzato, mai più l’avrebbe… baciato… No… Apri gli occhi Lily… Sorridimi e dimmi che è stato tutto uno scherzo… Non puoi essere morta… Non…

Voldemort si chinò sulla culla; puntò la bacchetta sull’infante che piangeva, svegliato dal rumore, e pronunciò l’Anatema che Uccide con il solito noncurante tono di voce.

Solo che stavolta- e Severus ebbe la furiosa, selvaggia soddisfazione di vedere uno sguardo di puro terrore negli occhi di Voldemort- l’incantesimo fu rispedito indietro con una forza prorompente e colpì l’Oscuro Signore. Il suo corpo svanì nell’accecante luce verde che inondò la stanza; nel contraccolpo dell’enorme ondata di energia sprigionata si udì un rumore simile a un risucchio; poi la casa tremò fin dalle fondamenta e cominciò a crollare su sé stessa.

Severus si scosse dal torpore; si alzò in piedi, ricordando la promessa fatta a Lily: proteggere suo figlio. Negli ultimi istanti che gli rimanevano prima di essere schiacciato dalle macerie lanciò uno sguardo alla donna.

Ti ho perdonata, Lily… Non so se puoi sentirmi da dove sei ora ma ti ho perdonata… So che avrei dovuto dirtelo quando eri in vita, ma… Potrai mai perdonare questa mia ultima dimostrazione di egoismo?

Mi hai dato molto… Mai più riuscirò ad amare qualcuno come ho fatto con te…

E con questi ultimi pensieri si chinò sul bambino, lo prese in braccio e si Smaterializzò, un attimo prima che un grosso pezzo di soffitto cadesse proprio sulla culla.

***

Si Materializzò sul prato accanto alla casa. Rimase a lungo accovacciato, a testa china, con il bambino che gli strillava tra le braccia.

- Stai zitto, piccolo bastardo… Stai zitto…- mormorò.

Era avvolto nel silenzio… In lontananza udiva il suono di una sirena. Il prato era debolmente illuminato dai lampioni.

- Zitto… Stai zitto…

Non riusciva a capire perché, ma stava sussultando. Quasi meccanicamente, cominciò a cullare Harry, per farlo smettere di frignare.

Finalmente il piccolo si acquietò; Severus abbassò lo sguardo su di lui. Dormiva pacificamente, con la boccuccia rosea semiaperta. La fronte era deturpata da una piccola cicatrice a forma di saetta, nel punto esatto in cui l’aveva tracciata con il sangue.

Aveva il visetto completamente bagnato; stava forse piovendo?

Severus alzò gli occhi al cielo. No, era terso, e completamente privo di nuvole…

Si toccò la guancia con le dita.

Piangeva…








  
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