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Autore: _Renesmee Cullen_    05/05/2012    7 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve ragazze!! Lo so, è passato un sacco di tempo da quando ho postato l'ultima volta, ma non ho avuto mai tempo di scrivere, per la scuola, per la stanchezza e per tante altre faccende personali con cui non vi sto a rompere le scatole. Diciamo che il periodo non dico triste, ma stancante, ancora non è passato... tuttavia eccomi qua con l'ultimo capitolo della mia storia.,,
Non sto a dirvi molto perchè troverete i miei commenti anche alla fine, posso solo dirvi che spero con tutto il cuore di non deludervi... ce l'ho messa tutta e ho dato del mio melgio mentre scrivevo questo capitolo....
Ci vediamo di sotto!


Capitolo 32 All this Time

Pov Diletta

Rimasi con la bocca spalancata per circa una decina di minuti. Ero rimasta talmente sbalordita che non riuscivo a formulare un pensiero pressoché comprensibile o coerente. Rimasi zitta e immobile per ancora un bel po’.
Dopo un po’ realizzai che l’infermiera aveva sentito tutto il nostro diverbio, e mi stizzii. Sicuramente si era fatta un’idea sbagliata di noi… chissà cosa era andata a pensare! Perchè le figuracce peggiori le dovevo sempre fare io?
Athena, ancora sdraiata sul lettino non sembrava messa poi così male; mentre Francesco stava rintanato in un angolo, zitto zitto. Entrambi sembravano abbastanza stupiti di quello che era successo, soprattutto Athena, che non fu affatto brava a nascondere quello che pensava.
L’infermiera guardò il nostro strano trio in modo obliquo, ma poi mi fissò negli occhi e sorrise. Sperai che non fosse uno di quei sorrisetti sadici che di solito hanno certe infermiere, soprattutto quelle zitelle, nei film, quelli della serie “ah ah ho scoperto quello che volevi fare e adesso ti mando dal Preside!”
-Ah… l’amore, l’amore…- disse a mezza voce, con sguardo molto eloquente. Io la guardai sconcertata. Molto probabilmente non avevo capito bene la sua esclamazione…
-Co-cosa?- chiesi balbettando. Si, sicuramente non avevo capito bene… L’infermiera mi guardò di sottecchi, sogghignò e poi aggiunse
-Fino a quando ancora credi di poter evitare di confessargli i tuoi sentimenti? Fino a quanto pensi di poter nasconderli a te stessa?- mi domandò, come se ciò che aveva detto non avesse nessuna importanza, e soprattutto, come se mi conoscesse da sempre. Io rimasi sbalordita, e indignata: come si permetteva quella donna, che non avevo mai visto in vita mia, di fare quelle considerazioni?
-Signora mi scusi… ma come può dire questo…? Io non… Lui…- tuttavia nel mio balbettare non riuscii a finire la frase che la tipa, come se non le avessi detto nulla, mi voltò le spalle e disse
-La ragazza sta bene, ha avuto solo un calo di zuccheri, potete andare.- naturalmente si riferiva ad Athena
-Ma… io…- cominciò quest’ultima. La donna la mise a tacere con la sua voce roca e affatto affabile.
-Potete andare.- e scandì bene quelle parole. Athena si zittì e si alzò dal lettino: con questo potevamo ritenerci congedate. Io, ancora più sbalordita di prima, non riuscii a spiccicare parola, e mi lasciai trascinare fuori dalla stanza da Francesco e Athena, che magicamente sembrava essersi ristabilita del tutto. Già, che incantesimo… Per tutto il trambusto, neanche mi passò per la testa di sospettare ciò che aveva fatto.
Ciò che aveva detto quella sconosciuta, sembravano le stesse parole che mi aveva detto Gabriele poco prima… ma cos’era, stavano macchinando una congiura contro di me? Perchè tutti mi dicevano ( e in questo periodo più del solito) che io e Matteo… ci piacevamo? Forse perchè era la verità? E cosa intendeva Matteo con quella frase? Voleva dirmi che io gli piacevo? Non riuscivo a credere che io, che aiutavo sempre gli altri a conoscere se stessi, avevo bisogno di qualcuno che aiutasse me a capire ciò che provavo. Io mi conoscevo, sapevo cosa mi passava per la testa… anche se in questo ultimo periodo, sembrava che tutto quello che avevo passato, soprattutto con Matteo, fosse riuscito a sradicare tutte le mie certezze più assolute. Non riuscivo a capire il comportamento di Matteo, e sentivo che la testa stava per esplodermi. Non sapevo neanche io cosa volessi, cosa mi aspettassi dal futuro, e questo mi confondeva e mi metteva in grande agitazione. Forse l’unica cosa di cui avevo davvero bisogno, era di chiarire le cose con Matteo… ma c’erano quell’orgoglio e puntiglio che me lo impedivano. La convinzione di stare nella ragione, mi spingeva a prendere una strada diversa dall’unica percorribile in quel momento.
Athena, per fortuna, arrivando una buona volta con un tempismo perfetto, mi distolse dai miei pensieri.
-Ta Mella…- disse, appena arrivammo al piano della nostra classe (nda: 1 D). Sorrisi. Era da tempo immemore che non mi chiamava così…
-Senti io non ce la faccio più a sopportare questa situazione…- iniziò, con voce sofferente e anche un po’ petulante. Ah, era lei? –Mi… mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto, da quando abbiamo litigato soprattutto ma anche prima, ma devi sapere che l’ho fatto solo perchè ti voglio un mondo di bene, e perchè voglio che tu sia felice…  però voglio continuare ad essere la tua Sister…- la voce le si incrinò e le si velarono gli occhi di lacrime. No, per favore, se avesse incominciato a piangere o avrei avuto un attacco isterico, o me ne sarei andata.
Un attacco isterico innanzi tutto perchè non sopportavo le persone che piangevano per qualsiasi cosa, e questo lei lo sapeva bene, anche perchè avevo già accumulato troppa tensione… e poi me ne sarei andata anche perchè io per prima avevo tanta voglia di piangere, e se lei l’avesse fatto io l’avrei seguita a ruota, ma se questo mi irritava non potevo di certo farlo, o almeno non potevo lì davanti a tutti… perchè ero una persona così complicata? Ah già erano quindici anni che cercavo di spiegarmelo…
Per evitare tutte queste conseguenze disastrose, decisi di intraprendere la strada più semplice: perdonarla. In fondo, ero stata arrabbiata con lei a sufficienza, e tutti siamo esseri umani, tutti possiamo sbagliare. La abbracciai con affetto. 
-Bhe… di certo non è facile essere mia amica…- iniziai, non trovando stranamente le parole per scusarmi. Non era molto brava in quelle cose… mi capitava raramente di dover chiedere scusa. Ma poi misi da parte l’orgoglio, come era giusto che fosse, e dissi davvero quello che pensavo
-Anche a me dispiace per le cose che ti ho detto…- e non mentivo.
La tappetta mi abbracciò forte
-Amiche come prima?- mi chiese, porgendomi il mignolo come fanno i bambini piccoli per fare pace. Io le diedi il mio
-Come prima…- in realtà mi ci sarebbe voluto un po’ per dimenticare le cose che erano successe, “io non dimentico” tanto facilmente, ma di certo avrei provato a mettere una pietra sopra a tutte le cose spiacevoli che erano successe. Anche se, a detta sua, le aveva fatte tutte per il mio bene. E’ proprio vero, quando si pensa di fare meglio, il più delle volte si fa peggio.
Le sorrisi. A quel punto suonò la campanella che finalmente segnava la fine delle lezioni. Ci incamminammo verso l’uscita della scuola: vidi Matteo che si dirigeva verso un vicolo, e cercai di non farmi vedere da lui. Più lo evitavo, meglio era. Inciampai tra i miei piedi e sperai che presto tutto sarebbe tornato come prima.
Speranza estremamente vana

Pov Matteo

Soltanto dopo che me n’ero andato avevo realizzato ciò che avevo detto. Non so perchè, ma avevo la sensazione di aver fatto una cazzata… ma no Matteo, sei perspicace! Non potevo averlo fatto sul serio. Mi era partito letteralmente il cervello. Si, mi era partito il cervello per colpa sua, per colpa di Diletta. Perchè l’amore doveva essere così complicato? Perchè tutte quelle cose dovevano capitare proprio a me? Non ne avevo già passate abbastanza? A volte, sentivo le storie di tanti miei amici e, confesso, li invidiavo a morte: “Ho conosciuto una ragazza, siamo usciti qualche volta e poi ci siamo messi insieme” perchè non era successo anche a me così? Perchè mi ero proprio innamorato di Diletta? Anzi, questo lo sapevo: lei era come me. In certe cose eravamo diversissimi era vero, ma in altre la vedevamo esattamente allo stesso modo. E forse proprio per questo non saremmo mai potuti stare insieme…
Fatta stava che, in buona o in cattiva fede, non avrei mai dovuto espormi così tanto con Diletta. In pratica le avevo implicitamente (ma neanche tanto poi) rivelato quello che provavo.
Mi aveva stupito moltissimo il fatto che avesse ripetuto la stessa affermazione che aveva detto la prima volta che ci eravamo incontrati al Concerto di Primavera, due mesi e mezzo prima. Se quella volta il suo “Sesto Senso” aveva avuto ragione, adesso si era sbagliato (nda: vedi capitolo 1). Quanto tempo era passato da quel giorno… non sapevo se l’aver incontrato Diletta era stata la fortuna della mia vita o tutto il contrario. Bhe, se pensavo che quello che provavo per lei non era ricambiato, direi che la seconda opzione era quella corretta. Se quel giorno non avessi dovuto aiutare Francesco con i fili e gli amplificatori della sua chitarra, dietro le quinte, non l’avrei mai conosciuta… Tuttavia non si vive con i se e con i ma… e di certo, se il destino aveva detto che avrei dovuto conoscere Diletta e stare male per lei, dovevo stare certo che sarebbe successo comunque. Da quando l’avevo incontrata erano mutate molte cose: ero cambiato io per primo, che dopo aver giurato di non stare più male per una ragazza ero tornato da capo a piedi; ed era cambiato il rapporto che avevo con Diletta stessa. Non riuscii a fare a meno di pensare che se Diletta avesse continuato ad essere diffidente con me come lo era all’inizio tutto questo non sarebbe mai successo… Ma in fondo, nei guai mi ci ero voluto cacciare di mia spontanea volontà, quindi… chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Ma in tutte le cose bisogna trovare il lato positivo giusto? Bene, allora potevo dire che se io e Diletta non fossimo diventati amici, non avrei mai potuto baciarla, e giuro, fin dall’inizio era una cosa che morivo dalla voglia di fare.
Comunque, magra consolazione.
Uscito da scuola me ne andai verso un vicoletto con la musica a palla sparata nelle cuffiette. Inutile stare in ansia per ciò che avevo detto, ormai era fatta, e dopo tutte quelle che mi erano capitate avevo imparato a non piangere sul latte versato.
“Aspetto quel che succederà”.

Pov Athena

Dopo aver fatto finalmente pace con Diletta, andammo in piazza con Francesco e Francy a prendere un gelato, per suggellare la nostra nuova amicizia. Indubbiamente Dile aveva capito che io avevo fatto soltanto finta di stare male, ma non disse niente, e non fece commenti sagaci: evidentemente non voleva farmelo pesare e aveva capito che l’avevo fatto soltanto per il suo bene. Evviva la modestia.
Da questo quindi potevo dedurre che anche lei ci teneva che tornassimo in buoni rapporti come prima. Non mi insultò neanche perchè per colpa mia aveva dovuto bisticciare ancora con Matteo, mentre mi accompagnavano in infermeria. Anche se, a dirla tutta, da quello che avevo potuto capire non è che stessero nei migliori rapporti anche senza le mie interferenze. Leggevo nei suoi occhi che mi teneva nascoste molte cose, la conoscevo troppo bene, e sapevo che molto probabilmente prima che il nostro rapporto tornasse quello di una volta ci sarebbe voluto del tempo. Tuttavia avevo tutto il tempo del mondo. Nonostante fossi davvero molto felice di aver fatto pace con la mia migliore amica, avevo un grosso macigno sul petto: lei non sapeva che eravamo stati io e Fra (ma principalmente io) a mettere in giro la voce che lei e Matteo stavano insieme. E in pratica avevo soltanto peggiorato la loro situazione perchè adesso lei lo odiava più di prima, e lui non riusciva a capire il motivo del so comportamento. Il risultato era stato l’opposto di quello che avevo sperato. Si, avevo fatto proprio un bel casino, e non volevo ammetterlo ne a me stessa ne a Diletta. La cosa giusta da fare però era rimettere in ordine tutto: io avevo fatto il disastro, io dovevo ripararlo. Indubbiamente si sarebbe arrabbiata, forse anche più di prima, primo perchè mi ero già immischiata troppo, secondo perchè lei gli aveva detto un sacco di cattiverie, e sapendo che lui era innocente, se ne sarebbe pentita di certo. Mi avrebbe odiata perchè l’avevo buggerata. E lei detestava essere messa nel sacco. Si ricredeva troppo per ammettere di essere stata fregata. No, non potevo dirle che ero stata io, tuttavia la mia coscienza non mi dava pace: se era vero che Diletta era la mia migliore amica, come potevo non dirle quella cosa così grave e importante? Prenditi le tue responsabilità Athena! In realtà avrei potuto anche dirle che non era stato lui e basta, ma prima o poi lei sarebbe venuta a sapere la verità, dato che lei veniva sempre a sapere tutto, ma anche se così non fosse stato, come avrei potuto guardarla ancora in faccia se tra noi fosse rimasto quel segreto? Decisi: mi sarei presa le mie responsabilità e le avrei detto tutto, a scapito delle conseguenze.
Prendemmo il gelato e, arrivate al centro della piazza, presi un grande respiro. Forse stavo facendo la cavolata più grande di tutta la mia vita. O forse l’unica cosa giusta che avessi mai fatto nel tentativo di aiutare Diletta.
-Dile…- e il cuore mi batteva davvero forte, come mai prima di allora. Mi voltai verso di lei e mi guardò tranquillamente. Perchè, in fondo, avevo davvero paura di perdere di nuovo (e questa volta per sempre) la sua amicizia.
-Io… tu…- non riuscivo a trovare le parole per dirglielo, ma dovetti farmi coraggio e dissi quella frase tutta d’un fiato.
-Non è stato Matteo a dire in giro che tu e lui state insieme… sono stata io!-

Pov Diletta

Ero contenta di aver fatto pace con Athena anche se, a dire la verità, non capivo perchè avesse quel muso lungo.
Mentre andavamo in piazza a prendere il gelato, la vedevo pensierosa e taciturna. Che avesse pensato che era meglio se non si fosse riappacificata con me? Non l’avevo mica obbligata io, sia chiaro. Non le dissi nulla, non volevo di certo distoglierla dai suoi pensieri.
Dopo aver mangiato un gelato al cioccolato, arrivammo in piazza, ma a un certo punto Athena si fermò, strinse i pugni e si voltò verso di me.
-Dile…- iniziò. La sua faccia si era fatta bianca improvvisamente. Non mi passò neanche per l’anticamera del cervello che stesse fingendo. Senza sapere perchè, ebbi subito un brutto presentimento, ma non volli fasciarmi la testa prima di averla rotta. E quella fu l’unica volta in cui sbagliai ad essere così poco prudente.
-Io… tu…- sentii il panico crescere nella sua voce, ma sentii anche la mia ansia andare alle stelle. Alla fine si decise.
-Non è stato Matteo a dire in giro che tu e lui state insieme… sono stata io!-
Mi ci volle qualche secondo per realizzare ciò che aveva detto. La guardai dritto negli occhi, e non so come di preciso la guardai, perchè lei cominciò a piangere a dirotto come non l’avevo mai vista fare.
Mi crollò il mondo addosso.
Odio, rabbia, delusione, senso di colpa. Queste furono le principali sensazioni che provai dopo quella rivelazione. Ma, prima di tutto, un odio profondo, come avevo sentito poche volte in vita mia. Odiavo Athena perchè era solo per colpa sua che avevo detto delle cose terribili a Matteo, era solo per colpa sua se l’avevo umiliato davanti a tutta la scuola, era colpa sua se non avevo ammesso ancora a me stessa quello che davvero provavo per lui. Era stata anche colpa mia, è vero, ma in quel momento ero troppo accecata da tutte le mie emozioni per ammetterlo.
-Ti prego, ti scongiuro, non odiarmi…- disse tra le lacrime, mentre Francesco la abbracciava.
-Non solo mi hai delusa, ma hai perso tutta la fiducia che riponevo in te, riacquistata per altro da poco. Ti giuro che non riuscirai mai più a recuperarla.- sibilai con il cuore che era appena diventato di pietra. Athena pianse più forte
-Io… l’ho fatto solo perchè…- continuò. Ma non riuscivo ad ascoltarla e a crederle, perchè quello che provavo non era descrivibile a parole.
-Non mi interessa perchè lo hai fatto- sputai. E la cosa grave fu che in tutte le parole che dissi, rimasi immobile, senza urlare ne sbraitare. Ed era preoccupante, perchè questo dimostrava che ero furente, ma che mi tenevo tutto dentro. E Athena sapeva che quando mi comportavo così, non c’era più speranza di farmi ragionare.
-Non ho tempo per farti sapere tutto quello che penso…- continuai –ma posso dirti solo che non ostante tutto quello che abbiamo passato insieme, penso che tu sia la persona più spregevole che mi sia mai capitato di conoscere.- Lei pianse ancora ma ormai per me non esisteva più:  l’unica cosa che sapevo era che dovevo trovare Matteo e parlarci. Non sapevo esattamente cosa gli avrei detto, ma dovevo parlarci, dovevamo chiarirci, per troppo tempo il mio orgoglio mi aveva impedito di fare l’unica cosa davvero giusta in tutta quella faccenda. E poi si, anche se mi costava molto ammetterlo, dovevo scusarmi con lui per tutte le cattiverie che gli avevo detto senza motivo. Mi ricordai di averlo visto uscire dalla scuola e imboccare un vicolo, forse lo trovavo ancora lì… altrimenti chissà quando avrei trovato di nuovo il coraggio per fare quello che volevo. Mi gettai giù per i vicoli di pizza facendo storte a tutto spiano sui mattoni irregolari che stavano a posto dell’ asfalto. In teoria avrei potuto fare la strada lunga che era tutta in piano, ma era come se non avessi tempo. Mi rendevo conto solo i quel momento di essere stata davvero stronza ed idiota ad aver creduto alle dicerie e a non aver creduto a lui, che era stato sempre sincero con me. Più o meno. Ci aveva provato a dirmi che era tutta una bugia, ma non gli avevo dato retta… che stupida! Mi fiondai nel piazzale antistante la nostra scuola, non aspettandomi di trovarlo lì. Seduto sui gradini dell’atrio del Liceo Classico, stava ascoltando l’iPod. Probabilmente stava aspettando Francesco per fare una chiacchierata con lui. Il sole gli illuminava il viso e lo trovai bello, bello davvero. Appena mi vide si levò le cuffie, meditabondo, e mi guardò, in attesa che facessi qualcosa. Io avevo i piedi incollati alla fine della discesa. Mi feci coraggio e avanzai di uno o due passi, e allora anche lui mi venne incontro. Il cuore mi batteva già all’impazzata, quando ci trovammo faccia a faccia. In fine, di getto, senza pensare alle possibili conseguenze e a ciò che avrebbe potuto pensare lui, e ascoltando per la prima volta da tempo solo quello che mi diceva il mio cuore, dissi
-Scusami! Non mi sarei mai dovuta comportare così con te senza prima chiederti delle spiegazioni e senza sapere la verità. E non mi riferisco solo al fatto di oggi, io mi riferisco a… tutto… Io sono stata… io…- ma a quel punto la mia voce si incrinò senza che io potessi farci niente. Le lacrime mi salirono agli occhi, ma non volevo piangere, non davanti a lui almeno. Ma ad un tratto Matteo fece un gesto del tutto inaspettato: mi abbracciò affettuosamente, e allora io mi strinsi al suo petto.
-Puoi piangere se vuoi- mi sussurrò all’orecchio. Ormai sull’orlo di cedere alle lacrime feci
-Così mi prenderai in giro a vita.- Sentii che sorrise
-Sai che non lo farei mai.- mi disse. E dal suo tono di voce, non avrei mai potuto dubitare delle sue parole.
E allora piansi, piansi disperatamente, come solo una volta avevo fatto in vita mia. Piangevo perchè ero stata ingiusta e crudele nei suoi confronti, per l’anno pesante che avevo trascorso, per tutti gli equivoci, i litigi, e per tutte le volte che ci eravamo odiati solo per colpa della mia testardaggine e del mio orgoglio. In più, in quel momento, tutti i dispiaceri grandi e piccoli che avevo represso nei recessi della mia mente, tornarono a galla.
Mi ritornò in mente quando, tempo prima, Matteo mi era venuto a consolare dopo che avevo pianto nell’aula di fisica (nda: vedi capitolo 8). Se non fosse stato per lui, quel giorno sarebbe stato davvero terribile. Mi aveva spaventato il fatto che forse lui mi aveva vista piangere, perchè pensavo che avrebbe potuto prendermi in giro. Da tempo avevo giurato che non avrei mai più pianto davanti a qualcuno. Ed ora eccomi qua, a singhiozzare forse anche più di quella volta, tra le braccia di Matteo, in teoria il mio peggior nemico. Questo pensiero mi rinfrancò un poco.
-Da quanto tempo era che non lo facevi…?- mi chiese Matteo con voce dolce. Come risposta mi aggrappai di più al suo petto, e le lacrime sgorgarono più copiose di prima dai miei occhi.
-Piangi quanto vuoi, fa bene a volte… e io non ti lascerò sola… sono qui per te.- nella sua voce non c’era traccia di sarcasmo o rimprovero. Oh, Matteo…
Ad ogni mio singhiozzo lui mi stringeva più forte a se e mi accarezzava la testa. Non parlava, perchè sapeva che in quei momenti, quando uno ha solo bisogno di sfogarsi, non servono parole. E fece bene, perchè avevo solo bisogno di rimanere tra le sue braccia, dove mi sentivo al sicuro. Questo pensiero però, peggiorò soltanto la situazione: avevo fatto soffrire l’unica persona al mondo che riusciva veramente a capirmi. E oltre a far dispiacere lui, ero stata male anche io, senza averlo mai ammesso. Che bambina stupida ero stata. Piansi ancora per un bel po’ finchè non ebbi più lacrime da versare. Mi sentivo terribilmente stanca, svuotata ma in pace. Non volevo staccarmi da lui: mi sentivo così protetta tra le sue braccia…
Ma la realtà mi aspettava.
Dopo essermi staccata da lui, asciugata gli occhi con un fazzoletto e aver riacquistato un po’ contegno e lucidità dissi:
-Scusami, solo adesso ho capito che per colpa del mio caratteraccio non ci siamo mai potuti avvicinare davvero. Sono stata io che a causa della mia testardaggine ho eretto una barriera intorno a me senza lasciare entrare nessuno.- Negli occhi di Matteo leggevo una felicità che non mi spiegavo, e davvero molto sollievo. Lui sorrise, e disse parole che non mi sarei mai aspettata
-Già. Tu hai proprio un caratteraccio- bene, se voleva insultarmi era libero di farlo, me lo meritavo, e di certo non avrei potuto volergliene per questo. Strinsi i pugni per non rispondergli: era giusto così.
-Sei permalosa, orgogliosa, anche presuntuosa, spesso ti comporti da principessina- era tutto vero, tutto stramaledettamente vero. In un altro momento mi sarei arrabbiata: chi era lui per dirmi quelle cose? Ma sentivo che mi meritavo tutte le cattiverie che aveva da dirmi, per cui rimasi in silenzio, senza avere coraggio di guardarlo negli occhi. –perdonare non è nella tua indole e quando qualcuno ti fa un torto, ti leghi ciò che ha fatto al dito.- Mi accorsi di stare ancora a pochi centimetri di distanza da lui. Vidi che prima gli avevo bagnato e stropicciato tutta la camicia… poverino, avrei dovuto risarcirlo.
Mi feci forza e lo guardai negli occhi, ma non c’erano astio e voglia di offendere nel suo sguardo, ne sarcasmo.
-Sei vendicativa…- continuò, infierendo. Si, ero una ragazza piena di difetti. Stavo per ammetterlo (cosa impossibile fino a poco tempo prima) quando, inaspettatamente aggiunse
-Ma è per questo che mi sono perdutamente innamorato di te.- La sua voce era ferma e priva di incertezze, e non c’era traccia di scherno. Era serio, non mi stava prendendo in giro.
Spalancai gli occhi. Stavo sognando? O avevo capito bene? Io… gli piacevo? Le parole di Gabriele, che avevano messo radici, fecero effetto: si, anche io ero innamorata di lui, e me ne accorsi solo allora dopo mesi di bugie. Quanto tempo sprecato, quante occasioni perdute… Se n’erano accorti tutti tranne me, la diretta interessata. C’era stato bisogno di tanto tempo perchè lo capissi ma alla fine ce l’avevo fatta. Adesso non avevo più voglia di nascondermi dietro una maschera solo perchè avevo paura di ciò che sarebbe potuto accadere. Non sapevo casa dire, come spiegare tutto ciò che avevo dentro… era tutto troppo complicato… così mi buttai e dissi l’unica cosa che davvero sentivo in tutto quel turbine di emozioni.
-Anche io sono innamorata di te…- bisbigliai guardandolo fisso negli occhi. Lui ricambiò il mio sguardo, come se fossi stata soltanto un’illusione.
-Cosa?- chiese, incredulo. Sorrisi e ripetei
-Anche io sono innamorata di te.- questa volta con voce forte e chiara, scandendo bene le parole, ma lui restò basito. Ancora non ci credeva. Bhe, in realtà neanche io.
Incredulo quanto me per quello che stava succedendo, Matteo mi si avvicinò ancora di più, mi cinse la vita con le braccia muscolose e fece aderire i nostri corpi. Non riuscivo a distogliere gli occhi dai suoi. Gli avvolsi le braccia intorno al collo, e lui si avvicinò ancora di più. Chiusi gli occhi e Matteo posò le sue labbra sulle mie. Le dischiuse e così feci anche io. Accarezzò le mie labbra con la punta della lingua, io le aprii e le nostre lingue si incontrarono. Le nostre bocche cominciarono a muoversi all’unisono. Quel bacio durò a lungo, e dopo quel primo, ce ne furono molti, molti altri. Non ci credevo, era tutto troppo bello per essere vero, tutto questo non poteva essere reale… Ero così felice! Sentivo nello stomaco le farfalle che svolazzavano di qua e di là. Se non fossi stata troppo impegnata a baciarlo, mi sarei messa a saltare per la contentezza di quel momento. Direi che il mio primo vero bacio era stato qualcosa di davvero sensazionale.
Matteo mi prese il viso tra le mani e mi guardò dritto negli occhi. Questa volta non ebbi paura a perdermi dentro di essi. Sorrisi raggiante, e così fece anche lui.
-Non avrei mai creduto che sarebbe potuta succedere una cosa simile…- disse piano, prima di baciarmi di nuovo. Se non avessi pianto già a sufficienza prima, avrei quasi detto che mi veniva da farlo di nuovo per la felicità. Matteo mi abbracciò forte e io mi strinsi a lui con tanto trasporto come non avevo mai fatto.
-Ci è voluto così tanto tempo… ma alla fine siamo qui…- disse ancora lui accarezzandomi i capelli. Io alzai la testa e lo guardai
-Forse ci è voluto anche troppo tempo, io sono stata così…- iniziai subito a colpevolizzarmi, ma lui mi mise un dito sulle labbra per farmi tacere.
-Il tempo che ci è voluto ci è voluto… doveva andare così. E poi non colpevolizzarti, non sei stata tu l’unica stupida in questa faccenda…- disse Matteo con fare filosofico. Ridemmo insieme. Non mi sentivo così serena e felice da tempo ormai. Pensai ad Athena: in fondo e in parte, era stato anche per merito suo se ci eravamo messi insieme, forse senza le sue interferenze io e Matteo non saremmo mai riusciti a essere felici, ma adesso non mi sentivo ancora dell’umore adatto per fare pace con lei. Certo, non la odiavo più come poco prima, ma ci sarebbe voluto del tempo perchè non le rinfacciassi ciò che aveva fatto. Ma sentivo che presto o tardi, sarebbe tornato tutto come era prima. E questa volta ne ero più che sicura.
E oltre a questo, mi sentivo in pace con me stessa. Tuttavia, c’era una domanda che mi premeva dentro da tempo, ma che non avevo mai avuto il coraggio di formulare.
-P-perchè hai baciato Claudia?- mi uscì di getto, ad un certo punto. Matteo mi fissò con gli occhi strabuzzati. All’iniziò non rispose, probabilmente non capendo la domanda, ma poi biascicò
-Io? Ma quando…- ma non lo feci finire
-Ti prego non dirmi bugie… qualche giorno fa, all’intervallo, vicino al termosifone, io vi ho visti con i miei occhi… dimmi solo, perchè l’hai fatto? Il giorno dopo che… che avevi baciato me!?- continuai, con più foga. Lui si scostò da me per guardarmi negli occhi.
-Non posso credere che tu abbia davvero pensato che io… cioè… ecco perchè mi hai detto quelle cose! Ora capisco tutto! Vedi… noi stavamo solo parlando, riguardo a un affare di Ludovico, quando ad un tratto lei… ha detto che le piacevo e si è avvicinata per baciarmi, ma io l’ho spinta via…- spiegò. Boccheggiai. Non potevo credere che tutto il casino che avevo combinato era la conseguenza di… un equivoco. Non potevo essere stata così sciocca. Probabilmente Matteo prese lo stupore sulla mia faccia come incredulità, allora mi baciò di nuovo con foga e disse
-Ti giuro che… tu sei stata l’unica ragazza che io abbia mai baciato in vita mia… ti giuro che il mio cuore è stato sempre tuo, fin dall’inizio… e ti giuro che non avrei mai fatto una cosa simile…- concluse. Io lo guardai. Avevo rovinato tutto come al solito, ero riuscita a distruggere quello che avevo.
-Stava andando tutto così bene… noi stavamo per… potevamo essere felici prima, ma invece io ho peggiorato la situazione, perchè se fossi venuta subito a parlare con te… io…- e avevo voglia di piangere di nuovo. Quel giorno, la mia personalità si era rovesciata, ero dolce, avevo messo da parte l’orgoglio, riconoscevo di aver sbagliato… la mia autostima stava sotto le scarpe…forse era quella la mia vera me?
Ormai io e Matteo eravamo appiccicati come due ventose, e quando lui mi baciò di nuovo, mi sentii davvero in colpa. Se en accorse
-Non si vive con i se e con i ma… è andata così. Ti ripeto, forse era necessario che andasse così… in fondo, per ogni cosa bella ce ne devono stare almeno due brutte no? E io di certo non ce l’ho con te per come ti sei comportata…- concluse. Questo era il vero volto di Matteo, quello che io non avevo mai voluto vedere, ma adesso era tutto per me. Ricordai una cosa che aveva detto poco prima
-Hai detto che io sono la tua prima ragazza?- chiesi maliziosamente. Lui annuì interdetto.
-Ma… quella volta che eravamo andati al mare… non mi avevi detto che ne avevi già avute tante…?- chiesi. (nda: vedi capitolo 25) Lui sorrise, e quel sorriso valse più di mille parole.
-Alla faccia che tu eri quella che scopriva sempre le bugie…- cantilenò. Mi stizzii per finta
-Potrei dire lo stesso di te…- lo rimbeccai. Lui aggrottò le sopracciglia
-Vuoi dire che anche tu…- ma non lo feci finire, era alquanto imbarazzante da ammettere
-Già…- sussurrai solo. Lui sorrise, mi strinse forte i fianchi e mi baciò più e più volte.
-Sei così bella…- disse poi, guardandomi negli occhi –morivo dalla voglia di dirtelo.- sorrisi, lusingata. Mi baciò ancora, e quel bacio fu il meno casto di tutti gli altri…
-Mh… ma non staremo un po’ esagerando con tutti questi baci?- chiesi infine, trovandomi non so come con le spalle incollate al muro, e con Matteo che non voleva lasciarmi andare.
-Dobbiamo recuperare il tempo perso.- fece, e dopo di questo non potemmo più parlare.

Pov Matteo

Quello che provai dopo la sua rivelazione è indescrivibile. Confesso che inizialmente non ci credevo ma dopo quel bacio…
Non avrei mai creduto che alla fine sarebbe potuta andare così. Di certo, questo era il finale migliore di tutti, ma ero talmente incredulo, che per accertarmi che questa fosse la realtà, baciai Diletta più e più volte.
Quando riuscimmo a chiarirci su tutti gli equivoci che c’erano stati, mi sentii piuttosto sollevato. Avevamo ancora molte cose da dirci, ma sinceramente in quel momento non avevo affatto voglia di parlare. Diciamo che avevo altro per la testa. In quel momento, ero piacevolmente impegnato a fare altro.

Fine

Non so voi, ma a me viene da piangere. Non tanto per quello che è successo nel capitolo, perchè tutto sommato la storia è finita bene, ma perchè è finita... cavolo sono riuscita a portare a termine la mia prima fan fiction!! Certo, non è stato facile, ma alla fine ce l'ho fatta,,,, non potete capire quanto io sia contenta...
Ringrazio di cuore tutte le ragazze che mi hanno seguito durante questo percorso, è solo grazie a voi che "Chi l'avrebbe mai detto" è andata avanti... grazie davvero di cuore,,,, questo capitolo è dedicato a tutte voi lettrici,,, cavolo davvero, mi viene da piangere T____T
Comunque non ho ancora finito di rompervi, tra pochissimo (è una promessa) posterò l'Epilogo della storia... in realtà avevo altre idee per questa ff, nuovi capitoli da aggiungere, ma questa storia doveva finire così... ho pensato che se avessi aggiunto altri intrighi avrebbe perso molto....
vi anticipo che sono già all'opera con una nuova fan fiction, che posterò presto....
Mi aspetto molte recenzioni per questo capitolo u.u
Per qualsiasi domanda o chiarimento io sono qui per voi
grazie mille a tutte
un bacio e un abbraccio enormi
_Renesmee Cullen_
  
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