Note
iniziali
Lo so. Sono,
come sempre, in ritardo mostruoso. Purtroppo l’altra mia fan
fic in corso, “Tre
nuovi Alchimisti”, mi dà sempre più
spesso problemi per… mancanza di
idee. Inoltre, pensavo che l’idea che avevo
avuto per
questo capitolo facesse risultare
Roy e Riza
(soprattutto quest’ultima) un po’ OOC…
quindi ringraziate Hummingbird Royaifan
se alla fine l’ho scritto lo stesso! XD Spero solo che non
risultino, appunto,
OOC… (in quel caso prendetevela con me, non con Hummingbird!)
Bene, vi lascio
all’ultimo capitolo della seconda parte di questa fan fic! ^_^
Buona lettura!
^_^
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A
thing to say
Capitolo
7: Promessa
“Maniacale”. Era questo
l’aggettivo giusto per descrivere il
modo in cui Roy Mustang stava controllando per l’ennesima
volta tutto quello
che aveva fatto.
Finita
“l’esaminazione”, si appoggiò
con le mani allo schienale di una sedia. Sospirò:
era finalmente arrivato il giorno in cui le avrebbe detto quella cosa.
Erano passati
molti mesi da quando Roy Mustang era diventato il nuovo Comandante
Supremo.
L’inizio fu difficile, poiché la
quantità di lavoro era aumentata in modo
considerevole, ma non impossibile, grazie all’aiuto della sua
fidatissima Riza
Hawkeye.
Tempo dopo la
nomina, fece finalmente una delle tante cose che desiderava fare con il
suo
grado: chiedere l’abolizione della legge
anti-fraternizzazione. Aspettò qualche
mese, per paura che la gente pensasse che volesse diventare Comandante
Supremo
solo per quello. Comunque, con molta sorpresa, scoprì che
molti militari erano
contrari a quel decreto, e, dopo alcune votazioni, la legge
anti-fraternizzazione venne
eliminata.
Adesso erano
passati quattro o cinque mesi da allora, periodo in cui, nel frattempo,
Roy e
Riza avevano reso pubblica la loro relazione. E ora, era il momento di dirle quella cosa. Anzi, di chiedergliela.
“Però…
chissà se lei vorrà-” pensò
Roy, ma non riuscì a
finire mentalmente la frase, perché suonò il
campanello.
Quando
andò ad
aprire, una splendida Riza vestita con abiti sobri comparve davanti ai
suoi
occhi.
«Buonasera»
salutò la bionda.
«Ciao.
Sei bellissima questa sera»
salutò il moro, posandole
un bacio sulle labbra.
La donna rise
leggermente, mentre porgeva all’uomo la sua giacchetta:
«Me lo dici tutte le
volte che ci vediamo, qualunque cosa io mi metta!»
«Che
ci posso
fare se sei bella con qualunque vestito?» disse lui, come se
fosse la cosa più
ovvia del mondo. Sulle labbra, poi, comparve un pericoloso sorrisetto
malizioso: «Quando non hai niente addosso, poi…»
Riza
sospirò,
quasi scocciata, mentre si avviava nella piccola sala da pranzo:
«Ecco che
comincia…»
«Eddai!»
cominciò il moro sorridendo, mentre spostava galantemente la
sedia per far
accomodare la donna. «Era per farti un complimento!»
La bionda lo
guardò seria, quasi minacciosa: «Roy Mustang, sai
perfettamente che questo tipo
di cose non sono di mio
gradimento.»
«Ok,
ok, scusa!»
disse Roy, spaventato dall’idea che la sua amata Riza
impugnasse le sue fidate
calibro 9. Era un’abitudine che lei non aveva perso.
«Bene!»
disse
Riza con tono deciso, ma col sorriso sulle labbra. In fondo, si
divertiva a
vedergli quelle espressioni sul volto: era il suo modo di prenderlo un
po’ in
giro.
Un secondo dopo,
però, il sorriso scomparve: la luce si spense e nella stanza
cadde il buio più
totale.
«Roy?
Deve essere saltata la corrente!»
disse lei, nella
speranza che il moro rispondesse e le facesse capire dove si trovasse.
Al posto della
voce dell’uomo, però, sentì uno
schiocco di dita, e l’attimo dopo si accesero
alcune candele poste sul tavolo di fronte a lei. Riza
spalancò gli occhi,
sorpresa.
«Ti va
una cena
a lume di candela?» disse Roy, in piedi di fronte a lei,
dall’altra parte del tavolo.
Sorrise nel vedere il volto della bionda: l’effetto sorpresa
gli era riuscito.
«Certo…»
rispose
la bionda sorridendo, appena ripresasi dallo stupore.
Fu una cenetta
intima, piacevole. Roy stesso aveva preparato tutti i piatti,
dall’antipasto
alla frutta. Riza rimase sorpresa ancora una volta: lo conosceva da
tanti anni,
ma non sapeva che fosse un cuoco provetto. E non sapeva nemmeno tutte
le volte
che, nei giorni precedenti, lui aveva impiastricciato tutta la cucina
(e anche
quasi dato fuoco) mentre provava
e riprovava a
cucinare quelle ricette, cercando di impararle e di farle perfette.
«E
ora… il
dolce!» disse il moro, sorridendo soddisfatto e felice
all’idea che la fatica
dei giorni precedenti non era stata inutile.
«Ma io non ce la faccio, sento che
sto per scoppiare…» disse
la donna, sorridendo imbarazzata.
«Non
puoi dire
no!» disse
l’uomo con tono dispiaciuto. «Ho preparato
appositamente per te una cosa speciale!»
La donna
sospirò, per poi sorridere: «Va bene, ma solo un
assaggio…»
«Ottimo!»
disse
Roy, per poi posarle sulle labbra l’ennesimo bacio della
serata prima di
avviarsi in cucina. Lì, prese il vassoio e si
fermò. Il momento era giunto. Il
cuore batteva forte, emozionato, ed ebbe un attimo di esitazione. Era
davvero
il momento giusto? Oppure avrebbe dovuto aspettare ancora?
«Roy?
Tutto bene?»
disse la voce di Riza, che lo distolse
dai suoi pensieri. L’uomo scrollò la testa: non
era il momento di farsi
prendere dai dubbi. Era una scelta ponderata: ci aveva riflettuto bene,
per
intere notti, e infine aveva deciso. Non poteva fermarsi proprio ora.
Determinato,
prese il vassoio e andò nella sala da pranzo, sorridendo
divertito: «Eccomi,
non sono scappato!»
La donna rise:
«E’ che non ti ho visto più
arrivare…»
Lui sorrise in
modo rassicurante: «Tranquilla, è tutto a posto.»
Detto questo, posò davanti a Riza il vassoio, il cui
contenuto era nascosto da
un coperchio.
La bionda
sbatté
un paio di volte le palpebre, confusa: «Ma…»
«Avanti!»
la
incalzò Roy.
Riza tolse il
coperchio, e restò ancora più confusa nel vedere
cosa c’era sotto: una
scatolina. Incuriosita, la prese tra le mani: le sembrava di averne
già viste
alcune simili da qualche parte, ma non ricordava dove…
Sempre
più
curiosa, aprì la scatolina: un anello. Un piccolo anello di
oro bianco, dalla forma semplicissima, con un piccolo diamante
incastonato in
modo da avere la superficie perfettamente liscia.
Guardò poi all’interno
del coperchio: c’era un bigliettino, scritto con
l’inconfondibile ed elegante
calligrafia di Roy. Mi vuoi sposare?
Il moro, nel
frattempo, era rimasto di fianco alla donna, in piedi, ma non aveva
avuto il
coraggio di guardare la sua reazione. Decise infine di farlo, e quando
vide il
volto della bionda, si sorprese, anzi, meglio dire che si
spaventò: con occhi
sgranati, fissava la scatolina e… piangeva.
Roy si
spaventò
non poco: Riza Hawkeye non piangeva mai, e l’unica volta che
gliel’aveva visto
fare era stato tanto
tempo addietro, nei sotterranei
di Central, quando Lust le fece credere che lui era morto.
L’uomo
non
sapeva che fare: non era certo sua intenzione farla
piangere! Appena si riprese, afferrò dal cassetto di un
mobile un fazzoletto e
lo porse alla donna. «R-Riza…
io…» riuscì a malapena a sussurrare.
Lei, intanto,
prese il quadratino di stoffa, mentre le lacrime continuavano a rigarle
le
guance in un pianto silenzioso, senza singhiozzi. Roy la
osservò asciugarsi gli
occhi: non riusciva a capire dall’espressione cosa Riza
stesse provando in quel
momento. Si maledisse: non sapeva cosa aveva fatto di male, ma di certo
quella
reazione era stata per causa sua.
La bionda, nel
frattempo, riuscì a calmarsi un po’.
«Scusami…» disse lei, con la voce
leggermente incrinata, «è che…»
«Che?»
la
incalzò Roy.
«…
non me l’aspettavo»
completò lei, sorridendo. Continuò, balbettando
appena per l’emozione: «Io…
insomma… tu… non sai da quanto tempo lo
desideravo…» disse lei, mentre le lacrime
riprendevano a scorrere.
Roy
sgranò gli
occhi, stupito. Anche lei… aspettava questo momento? Subito
dopo si diede
mentalmente dell’idiota: anche se era Riza Hawkeye, era pur
sempre una donna, e
tutte, in fondo, desiderano
l’arrivo un momento
simile.
Intanto, la
bionda continuò: «E poi, noi… dopo tutto quello che
abbiamo fatto… meritiamo davvero la
felicità?», riferendosi alla guerra di
Ishval avvenuta tanti anni prima.
Dopo un attimo
di silenzio, il moro s’abbassò,
le prese il fazzoletto
dalle mani e le asciugò teneramente le lacrime.
«Riza, ascoltami» cominciò lui
con tono serio. «Io…
non so se lo meritiamo, ma… per
qualche motivo, il destino ci ha dato questa possibilità.
Adesso sta a noi
decidere se afferrarla e approfittarne, oppure no.»
Nella stanza
scese nuovamente il silenzio, mentre i due restavano nella medesima
posizione.
Fu Riza a rompere quella pace, sospirando: «Hai ragione.»
«E…
quindi?» chiese
lui quasi con un sussurro, asciugandole l’ultima lacrima
presente sulla
guancia: voleva avere la conferma di ciò che aveva pensato.
Lei, in tutta
risposta, sorrise con dolcezza e appoggiò delicatamente la
sua mano su quella
dell’uomo: «Ma certo che accetto di
sposarti…»
«Ma… ne sei
sicura?» chiese Roy.
«Perché
non
dovrei esserlo?» ribatté lei, con lo stesso
sorriso sulle labbra.
«Insomma…»
cominciò il moro «sei
sicura di volermi sposare? Di volere
al tuo fianco, per il resto della tua vita, un uomo orgoglioso,
narcisista e
debole come me?»
Riza, in un
primo momento, sgranò gli occhi. Poi, in modo del tutto
inaspettato, si mise a
ridere sommessamente. Roy non poté non rimanere a dir poco
sorpreso.
«Fa
uno strano
effetto sentire il Comandante Supremo Roy Mustang riconoscersi i propri
difetti…» disse lei, continuando a sorridere
divertita, mentre il moro metteva
il broncio. La bionda poi continuò, più seria:
«E comunque… anche senza
sposarti, avevo deciso di seguirti per il resto della mia
vita… anzi, mi pare
di aver detto “fino
all’inferno”…» aggiunse
sorridendo con dolcezza.
L’uomo
ricambiò
il sorriso: «Sì, “fino
all’inferno”…» Prese
l’anello dalla scatolina e lo
infilò con delicatezza all’anulare della bionda.
Un bacio sigillò nuovamente
quella promessa.
Qualche mese
dopo, in data 11 giugno, la promessa venne
sigillata
un’altra volta ancora. Stavolta davanti all’altare.
Cause
everytime we touch, I
feel this static
And
everytime
we kiss, I reach for the sky
Can't
you hear my heart beat
so?
I
can't let you go
Want
you in my life.*
(“Everytime
We Touch”, Cascada)
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*Traduzione:
(Perché
ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità
E ogni volta che
ci baciamo, raggiungo il cielo
Non riesci a
sentire il mio cuore che batte così?
Non posso
lasciarti andare
Ti voglio nella
mia vita.)
Note
finali
Finita la
seconda delle quattro parti! ;3
Ebbene
sì: ciò
che Roy doveva chiedere a Riza era se voleva sposarlo.
Chissà se qualcuno di
voi l’aveva capito… secondo me, qualche Royaier
più incallito sì! XD
Non ero convinta
del tutto per il fatto che
Riza si mette a piangere.
Ho cercato di rendere comunque questo gesto più IC scrivendo
che lo fa
silenziosamente, senza singhiozzi, e che è una specie di
“evento straordinario”
se succede. Ma non so se alla fine questa cosa risulti
ugualmente OOC o no… ^_^’’
Dopo un
po’ di
stupidità e di un po’ più di
passionalità nello scorso capitolo (di cui, alla
fine, mi sono resa conto
di non essere granché
soddisfatta… :/), qui torna la serietà (a parte
Roy che litiga con la cucina e
il fatto che si riconosca i proprio difetti XD) e il romanticismo,
sperando di
non avere esagerato con quest’ultimo… Proprio
perché volevo fare questo
capitolo più serio, non ho messo un piccolo pezzo. Per
farlo, poi, avrei dovuto
specificare che Roy ha i baffi e Riza i capelli corti (quindi, mentre
leggete,
immaginateveli senza baffi lui e coi
capelli lunghi
lei). In poche parole: Riza accettava di sposare Roy solo se lui si
tagliava i
baffi, e lui l’avrebbe fatto solo se lei si faceva
ricrescere i capelli. L’idea mi era venuta perché
ODIO quei baffi (non presenti
nel manga, per fortuna!) e perché mi piace di più
Riza coi
capelli lunghi.
Una noticina
sull’anello. Ho pensato di fare questa specie di fedina con
un piccolo diamante
piuttosto che il classico solitario con una pietra più
grande. Giusto perché,
personalmente, quest’ultimo tipo di anello non lo vedo molto
adatto a Riza, al contrario
di una piccola e più semplice fedina. ^_^
Ultima nota
sulla canzone finale: so che è una canzone molto dolce e
romantica, e per
questo non proprio adatta a Roy e Riza, ma quando ho letto la traduzione sono rimasta colpita
da quel “ti voglio nella mia
vita”. Mi sembrava perfetta per un pezzo in cui Roy chiedeva
a Riza di
sposarlo, ricordandomi il “lo voglio” nelle
cerimonie nuziali! E parlando di
matrimonio, ho scritto che si sono sposati l’11 giugno
perché… bè, è la data
del Royai Day! X3
… ok,
ho scritto
di nuovo delle note infinite… (e pensare che quando avevo
cominciato questa fan fic mi ero ripromessa di non
farlo… -.-‘’ XD)
Ringrazio
infinitamente tutti coloro
che commentano/leggono
solamente questa storia e chi l’ha messa tra le
preferite/seguite/ricordate,
sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)
Al prossimo
capitolo! ^_^