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Autore: Silvery Lugia    05/05/2012    5 recensioni
Una raccolta di quattro momenti della vita di Roy e Riza, accomunate da un tema: "una cosa da dire", diversa a seconda del momento.
Un'altra fan fiction per rendere omaggio ad una delle coppie più belle di FMA... ovviamente Royai! ;3
Possibili spoiler per chi segue il manga e per chi non ha visto l'ep. 64 di FMA: Brotherhood
E soprattutto... BUON ROYAI DAY!!!! :D
EDIT - rivisti e corretti tutti i capitoli da 1 a 8 :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali

Lo so. Sono, come sempre, in ritardo mostruoso. Purtroppo l’altra mia fan fic in corso, “Tre nuovi Alchimisti”, mi dà sempre più spesso problemi per… mancanza di idee. Inoltre, pensavo che l’idea che avevo avuto per questo capitolo facesse risultare Roy e Riza (soprattutto quest’ultima) un po’ OOC… quindi ringraziate Hummingbird Royaifan se alla fine l’ho scritto lo stesso! XD Spero solo che non risultino, appunto, OOC… (in quel caso prendetevela con me, non con Hummingbird!)

Bene, vi lascio all’ultimo capitolo della seconda parte di questa fan fic! ^_^

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 7: Promessa

 

Maniacale”. Era questo l’aggettivo giusto per descrivere il modo in cui Roy Mustang stava controllando per l’ennesima volta tutto quello che aveva fatto.

Finita “l’esaminazione”, si appoggiò con le mani allo schienale di una sedia. Sospirò: era finalmente arrivato il giorno in cui le avrebbe detto quella cosa.

Erano passati molti mesi da quando Roy Mustang era diventato il nuovo Comandante Supremo. L’inizio fu difficile, poiché la quantità di lavoro era aumentata in modo considerevole, ma non impossibile, grazie all’aiuto della sua fidatissima Riza Hawkeye.

Tempo dopo la nomina, fece finalmente una delle tante cose che desiderava fare con il suo grado: chiedere l’abolizione della legge anti-fraternizzazione. Aspettò qualche mese, per paura che la gente pensasse che volesse diventare Comandante Supremo solo per quello. Comunque, con molta sorpresa, scoprì che molti militari erano contrari a quel decreto, e, dopo alcune votazioni, la legge anti-fraternizzazione venne eliminata.

Adesso erano passati quattro o cinque mesi da allora, periodo in cui, nel frattempo, Roy e Riza avevano reso pubblica la loro relazione. E ora, era il momento di dirle quella cosa. Anzi, di chiedergliela.

Però… chissà se lei vorrà-” pensò Roy, ma non riuscì a finire mentalmente la frase, perché suonò il campanello.

Quando andò ad aprire, una splendida Riza vestita con abiti sobri comparve davanti ai suoi occhi.

«Buonasera» salutò la bionda.

«Ciao. Sei bellissima questa sera» salutò il moro, posandole un bacio sulle labbra.

La donna rise leggermente, mentre porgeva all’uomo la sua giacchetta: «Me lo dici tutte le volte che ci vediamo, qualunque cosa io mi metta!»

«Che ci posso fare se sei bella con qualunque vestito?» disse lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sulle labbra, poi, comparve un pericoloso sorrisetto malizioso: «Quando non hai niente addosso, poi…»

Riza sospirò, quasi scocciata, mentre si avviava nella piccola sala da pranzo: «Ecco che comincia…»

«Eddai!» cominciò il moro sorridendo, mentre spostava galantemente la sedia per far accomodare la donna. «Era per farti un complimento!»

La bionda lo guardò seria, quasi minacciosa: «Roy Mustang, sai perfettamente che questo tipo di cose non sono di mio gradimento.»

«Ok, ok, scusa!» disse Roy, spaventato dall’idea che la sua amata Riza impugnasse le sue fidate calibro 9. Era un’abitudine che lei non aveva perso.

«Bene!» disse Riza con tono deciso, ma col sorriso sulle labbra. In fondo, si divertiva a vedergli quelle espressioni sul volto: era il suo modo di prenderlo un po’ in giro.

Un secondo dopo, però, il sorriso scomparve: la luce si spense e nella stanza cadde il buio più totale.

«Roy? Deve essere saltata la corrente!» disse lei, nella speranza che il moro rispondesse e le facesse capire dove si trovasse.

Al posto della voce dell’uomo, però, sentì uno schiocco di dita, e l’attimo dopo si accesero alcune candele poste sul tavolo di fronte a lei. Riza spalancò gli occhi, sorpresa.

«Ti va una cena a lume di candela?» disse Roy, in piedi di fronte a lei, dall’altra parte del tavolo. Sorrise nel vedere il volto della bionda: l’effetto sorpresa gli era riuscito.

«Certo…» rispose la bionda sorridendo, appena ripresasi dallo stupore.

Fu una cenetta intima, piacevole. Roy stesso aveva preparato tutti i piatti, dall’antipasto alla frutta. Riza rimase sorpresa ancora una volta: lo conosceva da tanti anni, ma non sapeva che fosse un cuoco provetto. E non sapeva nemmeno tutte le volte che, nei giorni precedenti, lui aveva impiastricciato tutta la cucina (e anche quasi dato fuoco) mentre provava e riprovava a cucinare quelle ricette, cercando di impararle e di farle perfette.

«E ora… il dolce!» disse il moro, sorridendo soddisfatto e felice all’idea che la fatica dei giorni precedenti non era stata inutile.

«Ma io non ce la faccio, sento che sto per scoppiare…» disse la donna, sorridendo imbarazzata.

«Non puoi dire no!» disse l’uomo con tono dispiaciuto. «Ho preparato appositamente per te una cosa speciale!»

La donna sospirò, per poi sorridere: «Va bene, ma solo un assaggio…»

«Ottimo!» disse Roy, per poi posarle sulle labbra l’ennesimo bacio della serata prima di avviarsi in cucina. Lì, prese il vassoio e si fermò. Il momento era giunto. Il cuore batteva forte, emozionato, ed ebbe un attimo di esitazione. Era davvero il momento giusto? Oppure avrebbe dovuto aspettare ancora?

«Roy? Tutto bene?» disse la voce di Riza, che lo distolse dai suoi pensieri. L’uomo scrollò la testa: non era il momento di farsi prendere dai dubbi. Era una scelta ponderata: ci aveva riflettuto bene, per intere notti, e infine aveva deciso. Non poteva fermarsi proprio ora.

Determinato, prese il vassoio e andò nella sala da pranzo, sorridendo divertito: «Eccomi, non sono scappato!»

La donna rise: «E’ che non ti ho visto più arrivare…»

Lui sorrise in modo rassicurante: «Tranquilla, è tutto a posto.» Detto questo, posò davanti a Riza il vassoio, il cui contenuto era nascosto da un coperchio.

La bionda sbatté un paio di volte le palpebre, confusa: «Ma…»

«Avanti!» la incalzò Roy.

Riza tolse il coperchio, e restò ancora più confusa nel vedere cosa c’era sotto: una scatolina. Incuriosita, la prese tra le mani: le sembrava di averne già viste alcune simili da qualche parte, ma non ricordava dove…

Sempre più curiosa, aprì la scatolina: un anello. Un piccolo anello di oro bianco, dalla forma semplicissima, con un piccolo diamante incastonato in modo da avere la superficie perfettamente liscia. Guardò poi all’interno del coperchio: c’era un bigliettino, scritto con l’inconfondibile ed elegante calligrafia di Roy. Mi vuoi sposare?

Il moro, nel frattempo, era rimasto di fianco alla donna, in piedi, ma non aveva avuto il coraggio di guardare la sua reazione. Decise infine di farlo, e quando vide il volto della bionda, si sorprese, anzi, meglio dire che si spaventò: con occhi sgranati, fissava la scatolina e… piangeva.

Roy si spaventò non poco: Riza Hawkeye non piangeva mai, e l’unica volta che gliel’aveva visto fare era stato tanto tempo addietro, nei sotterranei di Central, quando Lust le fece credere che lui era morto.

L’uomo non sapeva che fare: non era certo sua intenzione farla piangere! Appena si riprese, afferrò dal cassetto di un mobile un fazzoletto e lo porse alla donna. «R-Riza… io…» riuscì a malapena a sussurrare.

Lei, intanto, prese il quadratino di stoffa, mentre le lacrime continuavano a rigarle le guance in un pianto silenzioso, senza singhiozzi. Roy la osservò asciugarsi gli occhi: non riusciva a capire dall’espressione cosa Riza stesse provando in quel momento. Si maledisse: non sapeva cosa aveva fatto di male, ma di certo quella reazione era stata per causa sua.

La bionda, nel frattempo, riuscì a calmarsi un po’. «Scusami…» disse lei, con la voce leggermente incrinata, «è che…»

«Che?» la incalzò Roy.

«… non me l’aspettavo» completò lei, sorridendo. Continuò, balbettando appena per l’emozione: «Io… insomma… tu… non sai da quanto tempo lo desideravo…» disse lei, mentre le lacrime riprendevano a scorrere.

Roy sgranò gli occhi, stupito. Anche lei… aspettava questo momento? Subito dopo si diede mentalmente dell’idiota: anche se era Riza Hawkeye, era pur sempre una donna, e tutte, in fondo, desiderano l’arrivo un momento simile.

Intanto, la bionda continuò: «E poi, noi… dopo tutto quello che abbiamo fatto… meritiamo davvero la felicità?», riferendosi alla guerra di Ishval avvenuta tanti anni prima.

Dopo un attimo di silenzio, il moro s’abbassò, le prese il fazzoletto dalle mani e le asciugò teneramente le lacrime. «Riza, ascoltami» cominciò lui con tono serio. «Io… non so se lo meritiamo, ma… per qualche motivo, il destino ci ha dato questa possibilità. Adesso sta a noi decidere se afferrarla e approfittarne, oppure no.»

Nella stanza scese nuovamente il silenzio, mentre i due restavano nella medesima posizione. Fu Riza a rompere quella pace, sospirando: «Hai ragione.»

«E… quindi?» chiese lui quasi con un sussurro, asciugandole l’ultima lacrima presente sulla guancia: voleva avere la conferma di ciò che aveva pensato.

Lei, in tutta risposta, sorrise con dolcezza e appoggiò delicatamente la sua mano su quella dell’uomo: «Ma certo che accetto di sposarti…»

«Ma… ne sei sicura?» chiese Roy.

«Perché non dovrei esserlo?» ribatté lei, con lo stesso sorriso sulle labbra.

«Insomma…» cominciò il moro «sei sicura di volermi sposare? Di volere al tuo fianco, per il resto della tua vita, un uomo orgoglioso, narcisista e debole come me?»

Riza, in un primo momento, sgranò gli occhi. Poi, in modo del tutto inaspettato, si mise a ridere sommessamente. Roy non poté non rimanere a dir poco sorpreso.

«Fa uno strano effetto sentire il Comandante Supremo Roy Mustang riconoscersi i propri difetti…» disse lei, continuando a sorridere divertita, mentre il moro metteva il broncio. La bionda poi continuò, più seria: «E comunque… anche senza sposarti, avevo deciso di seguirti per il resto della mia vita… anzi, mi pare di aver detto “fino all’inferno”…» aggiunse sorridendo con dolcezza.

L’uomo ricambiò il sorriso: «Sì, “fino all’inferno”…» Prese l’anello dalla scatolina e lo infilò con delicatezza all’anulare della bionda. Un bacio sigillò nuovamente quella promessa.

Qualche mese dopo, in data 11 giugno, la promessa venne sigillata un’altra volta ancora. Stavolta davanti all’altare.

 

Cause everytime we touch, I feel this static

And everytime we kiss, I reach for the sky

Can't you hear my heart beat so?

I can't let you go

Want you in my life.*

(“Everytime We Touch”, Cascada)

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*Traduzione:

(Perché ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità

E ogni volta che ci baciamo, raggiungo il cielo

Non riesci a sentire il mio cuore che batte così?

Non posso lasciarti andare

Ti voglio nella mia vita.)

 

Note finali

Finita la seconda delle quattro parti! ;3

Ebbene sì: ciò che Roy doveva chiedere a Riza era se voleva sposarlo. Chissà se qualcuno di voi l’aveva capito… secondo me, qualche Royaier più incallito sì! XD

Non ero convinta del tutto per il fatto che Riza si mette a piangere. Ho cercato di rendere comunque questo gesto più IC scrivendo che lo fa silenziosamente, senza singhiozzi, e che è una specie di “evento straordinario” se succede. Ma non so se alla fine questa cosa risulti ugualmente OOC o no… ^_^’’

Dopo un po’ di stupidità e di un po’ più di passionalità nello scorso capitolo (di cui, alla fine, mi sono resa conto di non essere granché soddisfatta… :/), qui torna la serietà (a parte Roy che litiga con la cucina e il fatto che si riconosca i proprio difetti XD) e il romanticismo, sperando di non avere esagerato con quest’ultimo… Proprio perché volevo fare questo capitolo più serio, non ho messo un piccolo pezzo. Per farlo, poi, avrei dovuto specificare che Roy ha i baffi e Riza i capelli corti (quindi, mentre leggete, immaginateveli senza baffi lui e coi capelli lunghi lei). In poche parole: Riza accettava di sposare Roy solo se lui si tagliava i baffi, e lui l’avrebbe fatto solo se lei si faceva ricrescere i capelli. L’idea mi era venuta perché ODIO quei baffi (non presenti nel manga, per fortuna!) e perché mi piace di più Riza coi capelli lunghi.

Una noticina sull’anello. Ho pensato di fare questa specie di fedina con un piccolo diamante piuttosto che il classico solitario con una pietra più grande. Giusto perché, personalmente, quest’ultimo tipo di anello non lo vedo molto adatto a Riza, al contrario di una piccola e più semplice fedina. ^_^

Ultima nota sulla canzone finale: so che è una canzone molto dolce e romantica, e per questo non proprio adatta a Roy e Riza, ma quando ho letto la traduzione sono rimasta colpita da quel “ti voglio nella mia vita”. Mi sembrava perfetta per un pezzo in cui Roy chiedeva a Riza di sposarlo, ricordandomi il “lo voglio” nelle cerimonie nuziali! E parlando di matrimonio, ho scritto che si sono sposati l’11 giugno perché… bè, è la data del Royai Day! X3

… ok, ho scritto di nuovo delle note infinite… (e pensare che quando avevo cominciato questa fan fic mi ero ripromessa di non farlo… -.-‘’ XD)

Ringrazio infinitamente tutti coloro che commentano/leggono solamente questa storia e chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate, sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)

Al prossimo capitolo! ^_^

   
 
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