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Autore: Ignoto    05/05/2012    1 recensioni
Era una mattinata cocente a Philadelphia,
Ma St. Patrique Avenue, il quartiere più malfamato della città, era desolato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                 Philadelphia Express.


Era una mattinata cocente a Philadelphia,
c’erano poche persone per le strade. La luce del sole ardeva vivacemente da quasi un mese: cuoceva l’asfalto come uova fritte, accaldava i passanti incessantemente. A differenza che per le strade, nei parchi cittadini c’era molto trambusto: tutti erano in cerca di un buon posto sotto qualche albero centenario per proteggersi dal calore asfissiante o di una panchina vicina a qualche fontana per refrigerarsi. L’afa asfissiante toglieva l’aria, imbrattava di sudore le camicie dei business-man, disturbava gli sfrenati giochi dei bambini. Nelle case e negli appartamenti le tapparelle erano rigorosamente abbassate, ed i ventilatori accesi perpetuamente. L’intera città era in mano alle compagnie elettriche in zona: nell’ultima settimana la vendita di condizionatori era schizzata alle stelle, si prevedeva un’estate rovente, in quelle zone.

St. Patrique Avenue era deserta anche quella mattinata. Come solito. Quel quartiere era frequentato da i peggiori brutti ceffi della città, più se ne stava alla larga, più poteva aumentare la propria aspettativa di vita.

L’anziano Veterano Idiota, spaparanzato sull’amata sedia a dondolo nel terrazzo della catapecchia in cui abitava da circa quarant’anni, stava schiacciando un pisolino. La sua schiena era completamente adagiata sullo schienale, le braccia conserte. Sbuffava, blaterando qualcosa nel sonno, disturbato dal suono incessante della radiolina che aveva con sé:
Davano un vecchio successo di Bo Diddley.

“i'm goin' back down
to kansas too
bring back the second cousin
little john the concheroe”


Erano passati trent’anni, da quando aveva abbandonato il corpo militare, sembrava un’eternità.
Ed erano ben sessant’anni che aveva quello strano soprannome: “Il Veterano Idiota”, forse affidatogli per i suoi modi di fare bisbetici, per l’asprezza con cui affrontava certi argomenti delicati, per la poca sensibilità con cui trattava gli altri, o semplicemente perché dopo essere tornato illeso dalla guerra in Estremo Oriente aveva perso qualche rotella. Ma in fin dei conti cosa importava? Vedeva Vietcong dappertutto, cosa c’era di male? Quei fottuti bastardi avevano ucciso i suoi migliori amici, lì, senza alcun ritegno: li avevano sparati negli occhi, li avevano fatti saltare in aria, aveva visto morire ogni suo compagno in un modo differente, come se avessero giocato a farli fuori più fantasiosamente possibile. Ed ora i fantasmi del passato assalivano la mente del Veterano ogni singolo minuto e la stremavano con allucinazioni, illusioni, rimpianti.

Se avesse sparato a quel bambino che implorava pietà il Soldato Johnny non sarebbe esploso.
Se avesse preso la pallottola al posto di Frank avrebbe potuto salvarlo.
Il Sergente Veeran aveva una famiglia ad aspettarlo in Arkansas, Cielo, perché si è sparato nella sua tenda?

“i'm a man
spelled m-a-n
man, ooh, ooh, ooh, ooh”


Vide per un attimo l’elicottero di ricognizione che lo riportava in America, rivide in pochi istanti le foreste bruciare in un incendio di terrore e napalm, vide la sabbia ardere di malevolenza, vide i corpi dei nemici tanti temuti ed odiati carbonizzarsi, vide l’Inferno dall’alto.
Si svegliò di soprassalto urlando, saltò via dalla sedia e corse in casa, aprì la cassaforte che nascondeva sotto il letto, ne estrasse una Beretta del 68’. Senza pensarci due volte si avventò contro la porta sparando e gridando.

“Fottuti Vietcong, Fottuti Vietcong, sono dappertutto!”

Gli schiamazzi del Veterano Idiota echeggiavano nella stradina, si amplificavano per i marciapiedi, toccavano l’asfalto cocente e si abbattevano sulle mura delle case, sui lampioni e sulle panchine.
Del Veterano Idiota non importava a nessuno, era un pazzo, i suoi deliri andavano assecondati, ignorati il più possibile.

“Sarebbe ora di dargli il benservito, a quel cazzone”

“Stai calmo fratello”

“No, dico sul serio, il Veterano mi ha decisamente rotto le palle con i suoi schiamazzi, non si può più tirare in santa pace in questo fottuto quartiere”

“Abbi un po’ di rispetto”

“Fratello, ti capisco, ma non puoi ignorare quel pazzo, è da rinchiudere”

“Non volevi la tua dose quotidiana? Pensa a quella, fanno 1200 testoni”

“Cazzo fratello, un piccolo sconto per un tuo amico del cuore?”

“Non rompere, questo è il prezzo, sgancia i franklin o mi trovo un miglior offerente”

“Va bene, Fratello, non scaldarti, ecco i tuoi soldi”

“Ed eccoti la tua dose, grazie ed arrivederci”

Edward mise con vigore una mano nella tasca interna dei suoi jeans a vita bassa sgualciti, ne tirò fuori una sostanziosa dose di eroina pura. La esaminò energicamente con un ghigno
compiaciuto tra le labbra, come chi è fiero ed esperto del proprio lavoro. La porse al cliente con noncuranza, ansioso di intascare i 1200 dollari.

“Ah, Fratello, una piccola dritta, puoi dire ai tuoi amici che i Messicani rivogliono il quartiere, e solo Dio sa a cosa sono disposti per riconquistarlo”

“Perché lo dici a me?  Non sono altro che un mandante”

“Fratello, non dire cazzate, sei il culo nero più affidabile della zona, se c’è qualcuno che non sbaglia mai una consegna, quello sei tu. Il 5% dei profitti di Daddy Z dipendono da te”

“Beh, diciamo che me la cavo”

“Stammi bene fratello”

I due si strinsero le mani. Edward sembrava aver perso tutta l’energica convinzione e fierezza che lo aveva caratterizzato pochi minuti prima. Le sue mani tremavano. I Messicani erano la
gang più temuta di Philadelphia, escludendo quella di Daddy Z, il suo protettore. I Fratelli Gutierrez, vicari del gruppo criminale, avevano conquistato St. Patrique Avenue ed i quartieri circostanti nel 95’, dopo aver rovesciato con il fuoco dei kalashnikov l’impero criminale costruito nel 1950 da una famiglia mafiosa di New York. St. Patrique Avenue faceva gola a tutte le gang della costa: era un posto desolato, desertico, apparentemente inutile, ricco di Strip-Club, di buoni narcotrafficanti, il paradiso della proliferazione criminale. Secondo alcune dicerie i Gutierrez provenivano dal ghetto povero di Santa Rosalia e si erano fatti avanti con piccoli gruppi mirco-criminali, con i reati di piccola intensità come scippi, rapine nei market, contrabbando di sigarette ed alcool. Intorno ai 17 anni di età avevano iniziato con gli affari importanti: dopo essere emigrati in America fecero ottimi investimenti nell’ambito dei racket. Nel 1991 i Gutierrez avevano conquistato mezza Boston ed erano considerati i criminali più ricchi della East Coast. Ultimamente avevano deciso di estendere i loro domini in altre città, ed ecco che tra il 94’ ed il 95’ si erano susseguiti una serie orripilante di massacri criminali: dalle metropoli più importanti come New York o Miami a minori ma potenziali centri abitati come Seattle o Philadelphia.  Daddy Z aveva rivendicato St. Patrique Avenue nel 2004, dopo aver ucciso Omar Gutierrez, il fratello minore del duo criminale, la colossale guerra tra mafie fu inevitabile: per tre anni una netta cortina di ferro separava i territori dei due clan, se si osava superarla persino di un capello si rischiava di tornare a casa belli che stecchiti. Risse, sparatorie, bombe, solo Dio sapeva quanta gente era morta in quegli anni di lotta. Nel 2008 si raggiunse una lieve tregua, ma la rivalità era ancora accesa e la notizia di quel cliente destava non poche preoccupazioni nell’animo di Edward.

La sua storia?
Beh, non c’è molto da raccontare, Edward era un ragazzo di strada: madre prostituta, padre sconosciuto, probabilmente un gangster come lui, fatto fuori quasi certamente. Era cresciuto tra quattro tiri al basket e qualche rapina. Non era mai andato a scuola, la madre non aveva abbastanza denaro neppure per compare vestiti nuovi. Aveva un carattere mite, introverso, irascibile a tratti, poteva sembrare uno stupido bambino del ghetto come gli altri, ma sapeva fare bene i calcoli. Addizioni, sottrazioni, divisioni, se la cavava più dei figli di papà che potevano permettersi il lusso di frequentare scuole private. Ovviamente questa peculiarità gli valse subito un buon impiego nel giro dei narcos.
La sua prima consegna fu nel lontano 2002, aveva appena 18 anni, era il suo primo lavoro per Daddy Z, lo aveva conosciuto ad uno strip club tre settimane prima. Consegnò la piccola dose (di pessima fattura) senza alcun problema, in massima discrezione, senza alcun rimorso: come una macchina perfetta. Trascorse i successivi dieci anni a fare la stessa cosa, ogni giorno, guadagnò ciò che nella sua vita non aveva neppure potuto mai sognare: fama, rispetto e denaro.
Ed eccolo, Edward James Jr., camminare a passo spedito per St. Patrique Avenue con 1200 dollari stretti in tasca. Una nervosa gocciolina di sudore danzava spasmodicamente sulla sua fronte corrugata.

“I Messicani, i Messicani, cazzo” borbottava intimorito e furente.
I suoi sentimenti di rabbia e paura si fondevano in sensazioni e pensieri inesprimibili, frustranti.
Le sue scarpe da ginnastica marciavano prepotentemente sul cemento, aveva caldo. Come l’asfalto ardeva dal bisogno di poter sorseggiare dell’acqua fresca, sperava di trovare una fontana da qualche parte: c’era solo degrado, in ogni angolo. Bevendo avrebbe potuto annegare i suoi timori, le sue insicurezze. La sete lo stava strangolando, il timore e la tensione nervosa erano sul punto di asfissiarlo. Nella viuzza alla sua destra un uomo era spaparanzato su un cassonetto dell’immondizia, forse era morto, o forse ubriaco, che importava? Si voltò a sinistra, aveva sentito del frusciare d’acqua da una stradina lì vicino. La sete iniziava a fare brutti scherzi: in quel vicolo non c’era nulla. Un muretto di mattoni rossi, qualche frigorifero, qualche pneumatico, immondizia.

“Pezzo di merda”

Alle sue spalle.
Il grido, sbraitato con un accento ispanico risuonò per il quartiere.
Aveva capito tutto.
Ma era stranamente sorpreso: non aveva mai visto una pallottola andare così veloce.
Non c’era neppure tempo per voltarsi, urlare qualche imprecazione.
Non c’era neppure tempo per gettarsi a terra, magari in un ruzzolone tipico dei film d’azione che tanto amava guardare di notte, dopo lavoro.
A dir la verità, nulla gli era davvero chiaro. Era confuso. Aveva un senso orribile di terrore, che attanagliava lo stomaco, fino a far tremare ogni arto. Era stato uno stupido: era andato a cercarsela, lui e la sua dannata sete. In un vicolo cieco. Lo avevano pedinato, e lui li aveva portati in un vicolo cielo. Lo avrebbero sparato, in un vicolo cieco.

Ad Edward non era mai piaciuta la matematica, Edward non era fatto per la scuola, Edward portava fuori la spazzatura, metteva a letto la madre quando tornava ubriaca a casa a notte fonda. Edward era questo. Non aveva idea di quale fosse la formula chimica del piombo che stava per colpirlo. Non aveva idea della percentuale di ferro che componeva la mortale munizione che si avvicinava alla gola così velocemente. Ma che importava? La scuola non gli era mai servita a nulla, e non gli sarebbe servita neppure questa volta.

Non aveva neppure una dannata pistola. L’avrebbe sfilata urlando, e li avrebbe uccisi tutti, quei fottuti messicani. Avrebbe sputato sui loro cadaveri. Non c’era tempo. Non c’è n’era mai stato.

L’asfalto era stranamente freddo, a Philadelphia quella mattina.
Ed il suono del silenziatore non scomodò neppure il sogno del Vecchio Idiota, che continuava a borbottare sulla sua panchina. Dalla radio suonava energicamente il pezzo di Bo Diddley.

“Se c’è qualcuno che non sbaglia mai una consegna, quello sei tu. Il 5% dei profitti di Daddy Z dipendono da te”

Era l’uomo più affidabile della zona.
Era una mattinata cocente a Philadelphia.
Ma Edward era lontano.
  
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