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Autore: MadHatter96    05/05/2012    3 recensioni
"… sì, quello è un ragazzo! Avrà circa la mia età: è abbastanza alto, dei capelli biondi tagliati a caschetto irregolare gli ricadono sugli occhi color ghiaccio e un crocifisso gli ricade sul petto. Questa visione mi fa provare una sensazione di sollievo, supportata anche dalla tavoletta di cioccolato che sgranocchia: per me il cioccolato è sempre stato un simbolo di allegria..." (MelloxSayu)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello, Sayu Yagami, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destino  
 
Capitolo 8
 
Non ho la più pallida idea sul da farsi… l’unica azione che mi sento sicura di mettere in atto è guardare Mello  nei momenti in cui il suo sguardo è concentrato su qualcosa che non sono io.
Ad un certo punto un pensiero mi fulmina: mia madre!
Afferro il cellulare e cerco il numero di casa sulla rubrica; meglio la chiami io prima che venga a sapere dell’accaduto da altri e magari distragga Light dal suo lavoro.
“Che cazzo stai facendo?!” Esclama Mello minaccioso. È ovvio sia allarmato dal mio gesto: cerco di calmarlo ponendomi l’indice davanti alle labbra in segno di silenzio, stranamente lui obbedisce continuandomi a fissare.
Dall’altro capo del telefono la voce angosciata di mia madre risponde: “Sayu?!”
“Mamma! “ Esclamo. Penso abbia già saputo tutto, spero non abbia detto niente a mio fratello.
“Oh cielo! Tesoro! Come stai? Dove ti trovi? Mi ha appena chiamato una tua amica e mi ha detto…”
“Un ragazzo gentilissimo mi ha vista terrorizzata e si è preoccupato di portarmi via. Ha tenuto il casco perché ha paura di Kira… poteva benissimo essere che fosse uno di quei tizi, o addirittura che fossi io per quel che ne sapeva. Ma sai, da dietro il casco sono riuscita a vedere degli occhi bellissimi, assomigliavano a quelli di Light. Poi mi ha lasciato ad una stazione degli autobus dicendomi che qui sono al sicuro e che sono protetta.” Racconto mostrandomi serena.
“E tu sei da sola?! Vengo a pren…”
“Non serve mamma, tranquilla. Arrivo tra poco… ah, non dire nulla a Light, non voglio che si preoccupi.”
Dopo un attimo di esitazione risponde: “Va bene. Se è ciò che vuoi... mi raccomando, fai presto.”
“Sì…”
Riattacco il telefono e mi siedo sul divano non occupato da Mello.
Ho mentito spudoratamente, il che mi fa stare male. Ho mentito a mia madre, alla mia mamma che mi ama tanto e di conseguenza anche al mio adorato fratello.
Continuo a fissare il cellulare con l’animo pieno di rimorso.
Mi dispiace papà… io non sono una figlia nobile come Light, lui è un angelo… non sono in grado di essere come lui.
“Però, sei brava a raccontare balle.” Mormora Mello; sebbene non lo stia fissando sento che sta ghignando divertito.
“Zitto. È la prima volta che faccio una cosa del genere.” Sussurro… non riesco a pensare a nulla, né a chi sto parlando, né a quello che dico.
“Perché ti dai tanta pena per proteggermi?”
L’ultima parola pronunciata da lui fa dissolvere completamente il senso di colpa. È vero, ho mentito… ma l’ho fatto per proteggere lui, e questo mi sta bene.
Alzo lo sguardo e lo fisso; si è disteso: con una mano appoggiata sulla pancia vicino alla ferita causata dal proiettile e l’altra che stringe la tavoletta di cioccolato ormai quasi finita.
“Per lo stesso motivo di prima.” Dico lieve.
“Mpf… tu non hai avuto molta esperienza del mondo eh? Non c’è gente buona.”
“N-non è vero! Mio padre era buono… sì, non  puoi dire che non esistono persone buone perché ne hai avuto una prova anche tu! Lo hai conosciuto e…”
“Guardami!” Grida drizzandosi di scatto con la schiena e strattonando la ferita che sono sicura brucia.
Io lo fisso turbata… ma non impaurita.
Lui abbassa lo sguardo: “Non sono come tuo padre, non lo sarò mai! Hai ragione, era una persona buona… ma in questo mondo non c’è spazio per le persone come lui… e nemmeno come te. Devi stare attenta perché sei troppo pura per questo mondo, e lui non ti vuole. Io non sono puro, la mia anima è sporca… io vado bene al mondo, perché ho ceduto alle sofferenze che mi ha dato e sono diventato quello che lui ha voluto. Tuo padre nonostante tutto quello che ha passato non ha voluto uccidermi, e per questo ha perso la vita. E tu, che mi stai aiutando… stupida! Farai la stessa fine!”
Le ultime parole le ha dette fissandomi negli occhi. La sua voce tagliente e profonda abbinata a questo discorso sembra quasi ironica… eppure per me è perfetta.
Lo sapevo… lo sapevo, sta soffrendo! È la sofferenza e quel senso di inferiorità che lo porta a fare ciò che fa.
Io mi sfilo le scarpe per camminare un po’più comodamente e mi avvicino a lui. La mia mente non sta comandando nulla… nulla di quello che faccio è ragionevole: i pensieri, le parole e le azioni sono governate dal mio cuore che mi dice di fidarmi di quel ragazzo tanto pericoloso.
Mi siedo sul bracciolo vicino ai suoi piedi e sorrido: “Non ti pare che già queste parole dimostrano che sei buono?”
Lui mi fissa: “Tu sai che ho ucciso?”
“E sei pentito?”
“Mpf!” Esclama, ma il suo sguardo si distacca dal mio… sì, è pentito. E il peso delle vite umane dev’essere insopportabile.
“Cerca di rimediare…”
“Rimediare? E come?!” Dice con scherno.
“Salva altre vite.” Rispondo pronta.
Lui mi guarda e si avvicina con il volto: “Sai che questo vuol dire che sarei dovuto restare a Los Angeles?”
La ferita bruciante lo costringe a ritornate disteso con i denti stretti per contrastare il dolore.
“Cosa significa?”
“Che sono stato egoista e ti ho messa in pericolo.” Dice sorridendo beffardo.
“Perché? Per la sparatoria?”
Rivolge lo sguardo altrove: “Chi lo sa. Non penserai mica che io mi trovassi lì per caso? Ti ho seguita… ti ho seguita sapendo benissimo che più stai con me più sei in pericolo.”
Mi ha seguita? Perché? Il mio cuore perde un battito e i miei polmoni per un attimo non ricevono più aria: “Perché?”
“Perché…”
 
 
Continua…
 
  
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