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Autore: Etoiles    06/05/2012    7 recensioni
Sequel di Sailor Moon and the Lullaby of the Dragonfly.
Bunny è tornata indietro nel tempo con l'aiuto di Kalliope. Non chiede altro che ricominciare, riprendersi la libertà che le era stata negata, vivere una nuova vita.
Ma il suo desiderio non rimarrà privo di effetti. Durante il suo viaggio temporale è capitato qualcosa, qualcosa che va oltre le sue aspettative. Una nuova minaccia incombe e le Sailor saranno messe nuovamente alla prova, una prova più grande di loro stesse...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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E’ possibile vivere il presente, conoscendo già le cose future

CAPITOLO 9


UNA NUOVA ERA”



La verità. Quanto può essere dura la verità? Quanto ci costa dirla e quanto ci costa nasconderla? Ci hanno sempre insegnato a dire solo la verità, le bugie non sono ammesse, fin da piccoli ci spaventavano con tutte le loro conseguenze, devi dire la verità, punto e basta. Eppure, qualche piccola bugia è sempre fuori dal nostro controllo, scappa anche se non vorremo. Mentiamo. Mentiamo per salvare una situazione, per proteggere qualcuno, per proteggere noi stessi. Ma alla fine la verità, quella vera e non quella che passiamo per tale, alla fine viene galla. E non possiamo fare niente per ignorarla. Dobbiamo semplicemente accettarla.

O sbatterle la porta in faccia.



Svegliati!!”. La strattonava energicamente, non vedendo tuttavia alcun segno di risposta “Svegliata dannazione svegliati!!!”. Qualche lacrima grondava dal viso, innestandosi fra i vestiti. La forza che metteva nelle mani le provocava qualche increspatura della pelle, invecchiandola quasi.

Ti prego svegliati, svegliati, svegliati” urlò, lasciando che uno schiaffo partisse dal suo corpo, forse involontariamente, forse no, era l’effetto che contava.

Gli occhi si aprirono velocemente, il respiro tornò in un lampo, come se fosse riemersa da minuti infiniti sott’acqua, tossì prima di sedersi e ritrovare l’aria perduta.

Ti sei svegliata!!” gioì con lacrime di sollievo, abbracciandola “ti sei svegliata” ripeté entusiasta, come se la cosa fosse davvero impossibile.

Cos’è successo?”

Non abbiamo molto tempo! Dobbiamo andare, subito!!”

Non andrò da nessuna parte finché non mi spieghi cos’è successo!”.

Ci furono lunghi minuti di silenzio, un silenzio che raccontava tutte le verità oscure che stavano oscillando in un incubo fin troppo reale.




Il vento soffiava talmente forte che era difficile vedere ciò che si aveva intorno. Una strana polvere le sbatteva fortemente sugli occhi, impedendole di aprirli per capire dove si trovasse. Sentiva che non era a casa, che quella su cui poggiava il corpo non era la terra che conosceva. Ma nonostante ciò, in qualche modo, provava una certa famigliarità con quel luogo, il potere che era dentro di lei sembrava crescere in modo smisurato, come se traesse energia da quel suolo così rovente che però non la scottava.

Con tutta la forza che le era rimasta, Rea si alzò in piedi, premendo sulle mani graffiate dai sassolini su cui si stava appoggiando. Con la manica dell’abito della maglia, si spolverò gli occhi, tenendo sempre un braccio più alzato per guardarsi intorno. Ma non c’era luce. Era buio, molto buio. E il cielo non era azzurro. Era nero, pieno stracolmo di stelle, tutte vicine le une alle altre, tutte splendenti ma non abbastanza.


Ben arrivata”. Rea si voltò, quella voce arrivava da dietro alla schiena. Ma non c’era nessuno, girò su se stessa, guardando ogni angolo di quella pianura deserta che la circondava ma niente.

Non puoi vedermi” disse quella voce, dandole una ragione per fermarsi.

Dove mi trovo?” gridò Rea, come se avesse paura di non essere sentita da quella creatura invisibile “Cos’e successo? Dove sono tutti i miei amici?”

Una domanda alla volta, guerriera. E cerca di calmarti”

Calmarmi?” Rea urlava al cielo, poi a destra e a sinistra, era difficile intrattenere una conversazione con qualcuno che non puoi vedere “Come faccio a calmarmi? Pochi secondi fa ho attraversato una porta spaziale per tornare a casa, a casa mia, sulla Terra, e ora mi trovo in questo luogo deserto e abbandonato, le mie amiche non ci sono, e sto parlando con un fantasma a quanto pare!! Come posso calmarmi?”

Non stai parlando con un fantasma!” ridacchiò quella voce echeggiante “davvero non sai dove ti trovi?”.

Rea si voltò. Cercò di trovare qualche punto di riferimento, qualche somiglianza, ma niente. Dentro di lei sentiva qualcosa che non riusciva a spiegare, tanto meno a capire.

Si portò le mani al viso, scuotendo più volte la testa “non lo so, non lo so, non lo so!!!”.

Una brezza le sfiorò il collo, facendola rabbrividire. Sentì qualcosa di straordinario crescere in lei. Lasciò che quella brezza scese lungo tutto il corpo, massaggiandole la pelle fino alla punta dei piedi. Si sentì leggera, invisibile. Quella strana forza trasparente la sollevò da terra, prendendo il possesso del suo io. Una luce abbagliante si emanò dal suo corpo e senza nessuna formula, senza alcun scettro, Rea si trasformò.


Riappoggiò i piedi a terra, sentendo tutta la forza del suo potere crescere in lei come mai prima d’ora. Il fuoco che bruciava dentro di lei era pura energia, si sentiva rinvigorita, forte più che mai, rinata.

Ben arrivata, Sailor Mars” ripeté quella voce. Rea si girò, un’ultima volta. E ad occhi sgranati, capì.

Sono su Marte. Sono sul mio Pianeta”.

Sei a casa tua” rispose, mentre quella strana brezza le si allontanava, lasciandola li con tutto il suo potere.

Ma com’è possibile? Come è potuto accadere?”

Il vostro sarà un viaggio molto lungo, guerriera Sailor! Sta cambiando tutto, niente sarà più come prima”

Ma cosa stai dicendo? Io voglio tornare a casa, la mia casa è la Terra”

La Terra non esiste, Sailor Mars…”.

Un colpo al cuore le blocco il respiro per qualche millesimo di secondo. Le gambe iniziarono a tremare, come può una sola frase uccidere in così poco tempo?

Cosa stai dicendo?” chiese Rea, con voce tremante “cosa vuol dire che la Terra non esiste? È già stata distrutta?”

No, non è stata distrutta. Non esiste ancora”

Cosa vuol dire non esiste ancora? Non capisco!!”

Te l’ho detto! Sta cambiando tutto, tutto…tempo compreso! Nel vostro viaggio vi siete divise non solo nello spazio ma anche nel tempo! Non sei più nel tuo anno, guerriera. Ora sei al principio di tutto, quando il sistema solare si stava formando, quando i pianeti iniziavano a prendere vita. Ed in quel tempo la Terra così come la conosci…non esiste”.


Rea cadde in ginocchio. Come poteva trovarsi a milioni di anni prima della sua nascita? Come poteva essere finita li? Si strofinò gli occhi con la mano ricolma di fina terra per nascondere quella lacrima che lottava per cadere sul rosso suolo.

Mi stai dicendo che tutte le mie amiche, tutti quelli che conosco, tutti quelli che amo…non ci sono più?”

Non è che non ci siano più! Non sono ancora venuti al mondo!”

Ma allora dove sono finite tutte le mie amiche? In che luogo sono?”

Non posso dirtelo, non ne ho idea. Ognuna di loro è in un tempo diverso, ognuna di loro è probabilmente in uno spazio diverso. Ma ricorda, tutto ha un senso! E’ come un puzzle. Per vincere questa battaglia dovrete collegare tutti i pezzi, capire come poter tornare indietro senza manipolare di nuovo il tempo e dovrete farlo prima che il Sole scompaia in modo definitivo. Se non lo farete, allora non ci sarà più tempo, più spazio, più nulla. Ci sarà solo il vuoto. Nient’altro”.

Rea si alzò lentamente da terra, inspirando profondamente, come se tutte quelle verità la stessero percuotendo secondo dopo secondo.

Mi stai dicendo che devo trovare tutte le mie amiche e capire il perché di dove si trovano e il quando? Mi stai dicendo che dobbiamo riunirci tutte per una nuova battaglia?”

Ti sto dicendo che tutti i pianeti dovranno essere uniti per fronteggiare questa sciagura immane che non porterà ad altro che al nulla. Ti sto dicendo che è un evento senza precedenti. Accadrà ora e non accadrà mai più. E' la vostra ultima battaglia, la vostra ultima guerra. Non ci saranno né vincitori, né vinti. Non ci sarà vita e non ci sarà morte. Inizierà solo quando finirà. Sei pronta?”.


Rea strinse forte i pugni. L’ultima battaglia. Se solo fosse vero. Non si era mai immaginata una tranquilla esistenza, finire la scuola, magari andare all’Università e poi…beh il suo futuro già lo conosceva, eterna guardiana della sua città, del suo Pianeta, della sua principessa. Già, Bunny. Quanto le mancava quella rompi scatole.

Doveva porre fine a tutto, doveva trovare le sue amiche, doveva combattere per questa nuova prospettiva, per questa nuova era. Doveva farlo.

Si” rispose secca “sono pronta!”.

Devi trovare le tue amiche, ma ti avverto, più tempo aspetti più lo sbalzo temporale rischia di ucciderle!”

Ucciderle?? Ma cosa stai dicendo?”

Il vostro corpo non ha la forza di spostarsi così radicalmente nel tempo! Devi trovarle, capire il perché del dove e del quando e ripartire!!”

E come faccio a trovarle? Come faccio a spostarmi nel tempo?”.

Il vento soffiò nuovamente, sollevando da terra la polvere porpora come il respiro di un gigante. Rea avvicinò la mani con i palmi verso l’alto, pronta a raccogliere quella polvere che a contatto con la sua pelle s’illuminava.


La polvere di ogni Pianeta ti aiuterà a trovare la guerriera a te più vicina. Pensala, immaginatela, desiderala.

Quando troverai le tue compagne, raccogliete le polveri di tutti i pianeti, trovate la vostra Principessa e riuniteli nell’ampolla! Lei poi saprà cosa fare”.

Rea zittì, continuando a fissare quella polvere che sembrava animarsi all’interno delle sue mani.

Ma tu chi sei?” provò nuovamente Rea, con la speranza di ricevere una risposta.

Quando sarai pronta, mi conoscerai” disse. E quelle furono le ultime parole che sentì.


Con l’immagine fissa nella sua mente, Rea chiuse gli occhi sentendo uno strano torpore sulle braccia semi nude. Li riaprì, ritrovandosi su una strada di sassi tondi bagnati.

Il cielo era grigio, le nuvole erano talmente grandi da non lasciare spazio a quelle più piccole che timide s’innestavano nella loro maestosità. La pioggia scendeva lenta ma insistente. Rea portò il braccio sopra al viso, per coprire gli occhi da quell’acqua in quel momento troppo fastidiosa.

Il suo sguardo notò qualcosa che l’accigliò. A pochi metri da lei c’era qualcuno disteso per terra, in mezzo alla strada. Qualcuno che non respirava.

Corse veloce, per raggiungerla il più velocemente. Era distesa di fianco, ma non serviva guardare il volto per capire chi fosse.

Marta! Marta, Marta!!!”. Rea iniziò a scuoterla. Temeva troppo le parole che aveva sentito, il fatto che quei viaggi temporali potessero ucciderle la terrorizzava.

Svegliati!!”. La strattonava energicamente, non vedendo tuttavia alcun segno di risposta “Svegliata dannazione svegliati!!!”. Qualche lacrima grondava dal viso, innestandosi fra i vestiti. La forza che metteva nelle mani le provocava qualche increspatura della pelle, invecchiandola quasi.

Ti prego svegliati, svegliati, svegliati” urlò, lasciando che uno schiaffo partisse dal suo corpo, forse involontariamente, forse no, era l’effetto che contava.

Gli occhi si aprirono velocemente, il respiro tornò in un lampo, come se fosse riemersa da minuti infiniti sott’acqua, tossì prima di sedersi e ritrovare l’aria perduta.

Ti sei svegliata!!” gioì con lacrime di sollievo, abbracciandola “ti sei svegliata” ripeté entusiasta, come se la cosa fosse davvero impossibile.

Cos’è successo?”

Non abbiamo molto tempo! Dobbiamo andare, subito!!”

Non andrò da nessuna parte finché non mi spieghi cos’è successo!”

Dobbiamo trovare le altre, Marta, il prima possibile!!”.


Rea la aiutò ad alzarsi. Era ancora traballante ma tentava di sostenersi come poteva, facendo forza sulle spalle di Rea ormai inzuppate d’acqua.

Con il braccio di Marta attorno al collo, Rea si guardò un’altra volta ancora attorno.

Quando siamo?” chiese a se stessa, sapendo perfettamente che Marta non avrebbe capito.

Cosa vuol dire quando siamo?”

E’ una lunga storia…” rispose, accennando ad un sorriso, per sdrammatizzare.


Un rumore la indispettì. Si nascosero dietro ad un albero li vicino, confondendosi con i cespugli che lo circondavano, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

Una carrozza trainata da due cavalli passò loro davanti, rimbalzando su quel terreno per niente asfaltato.

Una carrozza? Come può esserci una carrozza del secondo millennio?”

Shhh!!” la bloccò Rea, ponendole una mano sulla bocca.

Dai tre scalini della carrozza scese una donna. L’abito lungo color muschio, toccava leggermente terra, permettendo alle pozzanghere di inumidire delicatamente il pizzo che lo contornava. Tra l’impermeabile con cappuccio blu della stessa lunghezza del vestito a dir poco antico ed il grande ombrello nero, non le si poteva vedere il viso.

Attenda qui” disse la donna al cocchiere, restando sul marciapiede come in attesa di qualcuno.

Marta e Rea guardavano tutto, senza fiatare, senza fare alcun movimento. Il silenzio era impenetrabile, così perfetto che si sentirono subito i passi pesanti di un uomo che si avvicinava a quella donna così misteriosa.

I due non si salutarono. Si guardarono semplicemente intorno, come se avessero paura di essere seguiti. Anche l’uomo era difficile da vedere. Portava un lungo abito nero, con annesso impermeabile ed un lungo cappello nero in testa. S’intravedevano i lunghi baffi umidi, ed un mento sporgente.

L’avete portata?” chiese la donna, avendo dall’uomo un solo cenno di assenso come risposta.

Lei aprì la borsetta, estraendo da essa un piccolo sacchettino in velluto rosso. Lo aprì aspettando che lui vi inserisse qualcosa. L’uomo pose la mano in tasca e, assicurandosi di nuovo di non essere visto, tirò fuori la lunga catenella dal giubbotto.

Rea e Marta la fissarono non credendo ai loro occhi, li strizzarono persino per essere sicure di ciò che vedevano.

La donna la prese in mano, osservandola più e più volte, per poi riporla dentro al sacchetto di velluto con una mano, mentre con l’altra consegnò a quell’uomo una busta.

L’uomo contò le banconote una ad una prima di nascondere la busta nella tasca interna del cappotto.

Ricordate il nostro accordo, non è vero?”

Si, signora” rispose lui, con un leggero inchino “io non vi ho mai vista, ne conosciuta”

E non parlerete mai a nessuno dell’oggetto che mi avete dato”

A nessuno” confermò lui, con un altro inchino.

Meglio per voi, le conseguenze potrebbero essere spiacevoli, non voglio vedermi costretta a farvi del male”

Non sarà necessario, glielo prometto” disse, baciandole la mano coperta dal guanto, per poi girarsi e scomparire fra la pioggia.

La donna salì nella carrozza, dissolvendolsi anch’essa fra le nuvole scese fin troppo a terra.


Non appena la strada fu libera, Rea uscì alla svelta, cercando di memorizzare il percorso delle ruote di legno massiccio.

Cosa fai?” domandò Marta, strofinandosi le braccia a causa del freddo umido.

Dobbiamo seguire quella carrozza, Marta! Dobbiamo prendere quel sacchetto!”

Sei sicura che sia la cosa giusta da fare?”

Si. Quell’ampolla deve essere nostra”.













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