GUAI IN VISTA!
- A domani… vedrai che troverai il tuo rospo… ehm volevamo dire il tuo principe… ah ah ah!
– dissero Sara e Carla per salutare Erika alla fine di quella pesante giornata.
La ragazza che già si era voltata e camminava tristemente
per la sua strada, quasi inciampò al sentire le parole delle amiche.
- Idiote… vedranno! – si disse mentre continuava a
camminare distrattamente. Si sentiva davvero triste, aveva già diciassette anni
e non aveva mai avuto un ragazzo. Eppure non capiva
perché, non era poi così brutta.
“ O sì?” pensò
tristemente. Si sentiva davvero depressa e arrabbiata inoltre aveva una voglia
matta di sfogarsi su qualcuno o qualcosa.
- Ecco cosa fa al caso mio! – disse fermandosi
improvvisamente davanti ad una lattina di birra gettata a terra. Concentrandosi
su tutto ciò che la faceva arrabbiare, Erika prese la rincorsa e con un colpo
centrò l’oggetto come per dare un calcio a tutto ciò che la faceva soffrire.
Ma evidentemente ciò non bastava, dopo aver lanciato
la lattina ,la ragazza si sentiva ancora arrabbiata e abbattuta
come prima.
Quello che però la giovane non aveva notato era la
fine che l’oggetto aveva fatto.
Mentre Erika continuava a
camminare triste e distratta questa era atterrata sulla fronte di un ragazzo
alla guida di una macchina grigia, una splendida Lexus SC 430 nuova
fiammante.
- Cazz…
- urlò il giovane dopo essere stato colpito dalla lattina e aver perso il
controllo della macchina.
STONF!
- Ahi… - si lamentò il
ragazzo mentre
cercava di rialzarsi. Dopo aver perso il controllo del auto
era andato a sbattere contro un muro. – Cosa diavolo è
st… - disse guardando prima la lattina e poi la
strada per capire cosa fosse accaduto. Poco distante vide una giovane che
camminava distratta.
- Io l’ammazzo! – disse immaginandosi che fosse
lei la colpevole dell’accaduto e alzandosi velocemente per raggiungerla. – Ehi
tu! – urlò, ma la ragazza non sembrava sentirlo assorta com’era nei suoi
pensieri.
- Tu ragazza… - insistette ma senza risultato. –
Tu con la ridicola sciarpa rosa. – continuò ad urlare.
Mentre i pensieri più disparati le passavano per
la testa Erika, guardando la sua sciarpa preferita, capì che forse il
proprietario della fastidiosa voce che continuava ad urlare alle sue spalle ce l’avesse con lei.
- Cosa vuole? – rispose
scortese mentre si voltava.
- E’ tua questa? – le chiese subito il giovane
squadrandola da parte a parte.
- No! – replicò Erika guardando con attenzione il
ragazzo che aveva davanti. “ Però… che carino” pensò
mentre questo la fissava.
- L’hai per caso calciata? – insistette lui
nervoso.
- Sì… ma cosa vuole? Non è giornata! – rispose
nuovamente la ragazza in modo scortese.
- Ehi tu porta rispetto… - le urlò lui furioso. –
Guarda cosa hai fatto? Guarda la mia macchina! – concluse voltandosi verso l’auto
che si trovava ancora spiattellata contro il muro.
- E allora? – rispose la
ragazza con voce mielosa.
- Allora? Sai che macchina è quella? Hai idea di quanto costi farla riparare? Cosa
hai intenzione di fare? – disse lui tutto di un fiato senza dare il tempo ad
Erika di rispondere.
- Fare riguardo a cosa? –
chiese lei confusa.
- Per la mia macchina… mi devi pagare i
danni. – rispose lui. Sai quanto costa
quella macchina? – aggiunse con tono di superiorità.
- Beh sembri tanto ricco… io
sono solo una studentessa! – replicò la giovane facendogli gli occhi
dolci.
- Non sono ricco… - contestò lui.
- Spilorcio! – sussurrò la giovane.
- Cosa hai detto? –
chiese lui fissandola con sospetto.
- Ok dai… quanto ti devo?
– disse lei per concludere la cosa tirando fuori il
portafoglio.
Il ragazzo a quelle parole la guardò pensieroso. –
Cinquemila! – le disse serio.
- Ci…cin… cinquemila? –
balbettò Erika.
- Sì… cinquemila euro! – confermò lui.
- Ma non ho tanti soldi.
Sono solo una studentessa io. – replicò la ragazza spaventata.
- Beh fattegli dare dai tuoi genitori. – rispose
lui tranquillo.
- Io… - cominciò a dire Erika. – Oh… ecco un
poliziotto! – urlò subito dopo.
- Come? Dove? – disse il ragazzo voltandosi di
scatto. – Non lo vedo! – ripete, mentre continuava a guardarsi intorno.
Soltanto quando si voltò per chiedere spiegazioni
alla ragazza si accorse che nel frattempo lei aveva
cominciato a correre per scappare.
- Brutta st… - disse
pronto per cominciare a correre anche lui, ma la corsa fu interrotta appena si
accorse di pestare qualcosa. Abbassandosi a raccogliere l’oggetto, notò che era
un portafoglio. O meglio il portafoglio, quello che poco prima la giovane
davanti a lui aveva tirato fuori dalla borsa.
Non appena a casa Erika si gettò sul letto, era
completamente distrutta. Si era fatta l’intero tragitto fino a casa correndo,
per paura di essere rincorsa dal ragazzo a cui aveva rovinato la costosa
macchina.
Mentre cercava di rilassarsi si sentiva decisamente in colpa per quello che aveva fatto, ma infondo
lui non era ferito e lei non aveva di certo tutti quei soldi. E poi la macchina
si era fatta solo qualche graffio, possibile che costasse
così tanto? I suoi genitori l’avrebbero uccisa e lei sarebbe davvero morta
zitella!
- Uffa! – sbuffò, poggiata al cuscino, pensando
che non era giusto le capitassero tutte a lei. E se lui l’avesse seguita? E se
avesse visto davvero un poliziotto?
- Erika Solano sei in arresto! – Erika senti una
voce metallica proveniente dalla finestra. – Ripeto arrenditi!
– insistette la voce. La ragazza si alzò velocemente dal
letto spaventata dalla voce e dai rumori, elicotteri, sirene.
Lentamente la giovane si avvicinò alla finestra e
cauta guardò fuori.
- Cazzo! – urlò spaventata. Una cinquantina di
macchine della polizia erano ferme davanti al suo
palazzo, almeno il doppio di poliziotti era pronto a sparare verso la sua
finestra e un elicottero svolazzava sopra la sua testa.
- Ti ripeto di arrenderti, non
hai scampo! – ripete la voce metallica. – Pensavi di cavartela dopo
avergli distrutto la macchina? – aggiunse crudele.
- Cosa faccio… cosa
faccio? – continuava a chiedersi la ragazza dopo essersi allontanata dalla
finestra e aver cominciato a cercare un posto dove nascondersi.
- Arrenditi o do vi al fuoco. – disse nuovamente
la voce sonante. Ma questa volta non diete tempo alla ragazza di spaventarsi,
ancor prima di concludere la frase si la ragazza udì
sparare. In un attimo la sua stanza fu perforata come una groviera e lei saltellava avanti e indietro cercando di non essere colpita.
Non sapendo dove scappare Erika si gettò a terra.
PIRIRI PIRIRI PIRIRI PRIRIRI
- Aaaahhh… - urlò la
ragazza alzandosi di colpo e guardandosi in torno sapventanta.
Non sentiva più nessun rumore di sirene e voci metalliche, ma solo la sua
fastidiosa suoneria.
- Il telefono! – disse cercando a
tastoni il suo cellulare sul letto. – Pronto!
- Sono io! – le rispose una voce maschile.
- Che vuoi? – replicò lei
brusca.
- Abbiamo un affare in sospeso! – rispose il
ragazzo al telefono.
- Che affare? – chiese Erika
confusa. - Cosa vuoi ancora? Ho detto che anche io
volevo lasciarti no? Quindi non mi seccare ancora! – aggiunse
ancora più brusca la ragazza.
- Ma sei pazza? – le chiese
il ragazzo dall’altro lato del telefono.
- Cosa? Fabiano vuoi morire?
– minacciò Erika furiosa.
- Chi diavolo è Fabiano? – chiese il ragazzo al
telefono. – Io sono Alberto! – aggiunse.
- Chi? Alberto? – replicò lei distratta. – E chi saresti? – aggiunse ora curiosa.
- Io? Il proprietario della mia amata Lexus che tu
hai distrutto! – rispose tranquillo il ragazzo.
- Aaaaaahhh! – urlò la
ragazza prima di spegnere il telefono e togliere la batteria, per precauzione.
- Voi conoscete la Lexus SC 430? – chiese Erika
il giorno dopo mentre parlava con le amiche.
Carla e Sara si guardarono completamente ignare di cosa stesse parlando la
giovane.
- Ehm sì certo! –
risposerò in coro.
– Però non ci abbiamo mai fatto un giro, ma ne ho sentito parlare! –
aggiunse Carla.
- Ah! – fu l’unica
risposta di Erika. – E secondo
voi quando costa riparare un graffio così piccolo su quella macchina? – continuò
a dire dopo una piccola pausa, indicando la misura del graffio con le mani.
- Non so… ma è una
macchina molto costosa. – rispose Sara.
- Secondo me almeno seimila.
– aggiunse Carla.
- Oddio! – si lasciò
sfuggire Erika spaventata.
- Che
hai fatto? – le chiese subito Sara.
- Io? – rispose la
giovane esitante. – Niente… lo chiedevo per un amico… -
continuò a disagio.
Per il resto della giornata la ragazza non pensò a niente altro, come aveva
fatto quel ragazzo ad aver avuto il suo
numero, continuava a chiedersi spaventata. Soltanto dopo l’ultima ora
aveva ripreso a pensare ad altro, anche perché aveva già riacceso il cellulare
da qualche ora e di lui neanche l’ombra.
“ Sicuramente ci avrà
rinunciato!” pensò sollevata mentre usciva da scuola a braccetto con le due
amiche.
- Ehi… - disse Sara interrompendo i pensieri di Erika e la valanga di inutili parole di Carla. – Secondo me distribuiscono qualcosa gratis… guarda che folla! –
continuò puntando un gruppo di alluni poco davanti a
loro.
- E’ vero… - confermò subito Carla. – Dai andiamo… - aggiunse prendendo l’amica per il braccio e
mettendosi a correre lasciando indietro Erika.
- Sempre a pensare agli oggetti gratis… - disse Erika
sprezzante, guardando le amiche correre come due pazze. – FATE LARGOOOOOO!!! – aggiunse mettendosi a correre ancora più velocemente e
facendosi spazio tra la folla.
Quello che si trovò davanti non era proprio il
solito gadget, sfizioso o inutile, che ti capita di ricevere
gratis per pubblicità. La giovane si ritrovò faccia a faccia ad un muro
ricoperto di volantini tutti uguali. Su ognuno di essi
c’era stampata una sua foto e in caratteri giganteschi.
ERIKA SOLANO
VIENI FUORI!
Confusa Erika cominciò a strappare via i volantini
dal muro, evitando di sentire i commenti curiosi dei compagni di scuola alle
sue spalle.
Quello che non riuscì ad evitare di sentire fu la voce di Alberto dirle:
- Da quanto tempo… -
Al suono di quella voce Erika si volto lentamente.
- Sembri in forma. – continuò Alberto come se
niente fosse.
Era in
piedi poco più in là, con una gamba poggiata sul muro, indossava un pantalone nero e una
camicia bianca. Ed era davvero quello che le sue compagne
definivano “un vero figo”!
- Ciao! – rispose la
ragazza sfoggiando il sorriso più smagliante possibile.
- Oohhh!
– sospirarono all’unisono tutte le sue sciocche compagne di scuola, mentre Alberto
si spostava dalla sua posizione e per incamminarsi verso Erika.
- Aaaahhhh…
- continuavano ad starnazzare come un branco di oche
le ragazze, mentre il giovane si avvicinava sempre di più alla loro amica e con
un gesto deciso la sollevava di peso portandosela via appesa come uno straccio.
A niente servirono le
imploranti grida di aiuto lanciate da Erika, visto che
le sue compagne continuavano a gridare come sceme, non riuscendo periò a sentirla.
Ciao KIRBY grazie
per il tuo commento! Sì il film è davvero bello, infatti
ho deciso di raccontare la storia tramite una fic perché non essendo uscito in
Italia in pochi avranno avuto la fortuna di averlo visto! E se la cosa vi
piacerà penso che racconterò anche le storie di altri
film del genere che ho visto! Beh ecco il secondo capitolo… spero ti piaccia! Comunque è dal prossimo che si svelerà un po’ di più la
trama e sono sicura che troverai l’idea davvero divertente! Il fatto di vedere
altri tuoi commenti lo prendo come una promessa!!!