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Autore: Akane    06/05/2012    1 recensioni
"- Non devi se non vuoi, è solo che non sapevo dove sbattere la testa e prima dell’inevitabile fine volevo andarmene con la coscienza a posto. Volevo sapere d’aver davvero fatto tutto il possibile. - Un possibile che non avrebbe mai contemplato Crowley.
Questo fu il colpo di grazia per Dean che, sciogliendosi, fece crollare il muro e tutte le sue difese. "
E se Castiel non avesse parlato con Crowley e quindi fosse andato da Dean come aveva deciso?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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CAPITOLO III:
CERCANDO DI CAPIRSI

Dean si prese del tempo per pensare al bacio e a cosa aveva provato, come si era sentito, ma non gli fu di molto aiuto poiché in realtà non era un tipo riflessivo. Ci si metteva e poi si annoiava subito, la conseguenza era un affrontare di petto la situazione che gli creava problemi. O fingere che non esistessero problemi.
Castiel si era appena ripreso quando si vide arrivare Dean come una furia con tutta l’insana intenzione di picchiarlo.
Non lo fece solo perché si ricordava cosa significava farlo… l’angelo, infatti, aveva la cattiva abitudine di irrobustire parecchio il suo tramite e renderlo una roccia.
- Che c’è? - Chiese Castiel candido non sapendo proprio perché sembrava fumare di rabbia.
- Che c’è, mi chiedi? Che c’è? Cazzo Castiel, mi hai baciato e pensi che possa passare via così come niente? - Ora stava alzando la voce concitato, ci avrebbe messo poco a gridare e saltargli comunque addosso. Castiel rimase immobile mentre Dean continuava a camminare su e giù come un forsennato.
Dal nulla di poco prima, quello era un gran cambiamento, c’era da rimanerne storditi di quei suoi sbalzi degni di una donna incinta.
- Perché te la prendi tanto? - Chiese piano e semplicistico. Davvero era sincero quando glielo chiedeva.
Dean sgranò gli occhi furioso, fece una gran fatica a non colpirlo, quella volta.
- Perché, mi chiedi? - Si girò passandosi le mani sul viso, poi tornò verso di lui e sempre con gesti plateali delle braccia, rispose: - Perché per te non avrà significato nulla! Non sapevi nemmeno cosa facevi, forse! - Castiel non era del tutto d’accordo ma l’umano era lui…
- Volevo consolarti, ti ho visto sofferente e non avendo i miei poteri per alleviarti in alcun modo, ho usato i vostri metodi. - Ovvio e logico, che c’era da spiegare?
- Appunto! - Per Dean era proprio quello il punto infatti!
- Cosa? - Era come un escalation destinata a peggiorare e non avevano idea di quanto.
- Tu non sai cosa hai fatto! Ti sei ricordato che noi ci baciamo per procurarci piacere a vicenda e l’hai fatto come per te sarebbe stato un conforto di qualunque altro tipo! - Era scandalizzato per il fatto che Castiel non ci arrivasse, ma sapeva quanto distante da lui fosse, dal suo modo di essere, di vivere, di agire, di ragionare… e questo lo mandava ulteriormente in bestia.
- Spiegamelo, allora… pensavo di aver fatto una cosa buona. Mi sembrava ti fosse piaciuto, ti ho sentito chiaramente stare meglio… - A volte Dean dimenticava quella sua dote empatica… probabilmente perché, pur avendola, sembrava non usarla mai!
Continuava a non capirlo comunque anche se sentiva ciò che provava.
Era davvero snervante!
- Cass, mi hai baciato e fra di noi queste cose si fanno solo se si provano dei sentimenti di un certo tipo, come affetto profondo o amore. Oppure per scambiarsi piacere reciproco! -
- Era esattamente quello che volevo! - Dean si allontanò di nuovo, voleva sbattere la testa sul muro, gli pareva di impazzire.
- Non capisci il senso di piacere reciproco! Tu volevi consolarmi tipo una pacca sulla spalla! Quello sarebbe stato appropriato per quel che volevi fare! Baciare un altro è… - Ma Castiel non lo fece finire, con la sua calma e flemma gli si avvicinò e senza scomporsi, replicò piano:
- Sei tu che non capisci. È proprio questo che volevo. Darti piacere vero, come a voi umani succede di provare in seguito a quel tipo di scambi fisici. E poi perché ci sono dei sentimenti di mezzo. - Dean era comunque convinto che non sapesse cosa stava dicendo, non mise in discussione un istante che stesse sragionando, che credesse di sapere e che invece non fosse proprio così.
- Non lo capirai mai, sei un angelo in un corpo umano! Il tuo tramite ti trasmette le sensazioni fisiche ma tu non le sai tradurre, capire, concepire… volevi consolarmi come un amico, il bacio si usa fra fidanzati o comunque due persone che hanno tutt’altro rapporto. Uno più profondo… - Nel cercare di spiegarglielo, si impappinò e decidendo di mandarlo a quel paese tagliò corto. Detestava parlare di quelle cose sdolcinate. Insomma, si poteva spiegare perché ci si baciava?
- Per me sei tu che non capisci. Ma comunque perché ti arrabbi tanto? Se per te ho solo sbagliato non ti sembra esagerato prendertela tanto? - Dean si fermò all’istante di colpo, smise di camminare come un forsennato e smise di gridare e parlare.
Smise anche di respirare.
Da quando era tanto sveglio?
Lo fissò sperando di vederlo sparire, che ricevesse il bat-segnale e che lo mollasse sul più bello, lo sperò ma non fu realizzato. In compenso Castiel si avvicinò ancora e lui indietreggiò di riflesso. Era un incubo! Voleva tornare alla falsa vita di prima fintamente normale, nel suo grigiore deprimente.
- Sono sicuro ti fosse piaciuto, che fossi stato meglio. Che avesse funzionato. Perché ti arrabbi tanto? - Dean a quel punto, messo con le spalle al muro in più di un senso, si ribellò e venne allo scoperto. Detestava essere messo all’angolo, doveva cercare di attaccare in qualche modo ma si vide solo come una persona abbattuta che si faceva calpestare ulteriormente. Questa era l’immagine che lui aveva di sé stesso.
Nella realtà era tutt’altra cosa… era solo una persona stufa di fingere che le cose andassero in un certo modo quando invece era tutt’altro.
- Mi arrabbio perché non doveva piacermi, non dovevo sentirmi così bene ma è successo e per te poi non ha significato un cazzo e la cosa mi manda fottutamente in bestia! Ma tu non potrai mai capire nemmeno questo! Dannazione, perché sei venuto? Non potevi arrangiarti? Ho dato tutto a te, al Cielo, al Mondo intero! Perché continuate a venire e rivoluzionarmi l’esistenza? A prendermi tutto e ad affondarmi? Non mi era rimasto niente altro che questo, forse, e te lo stai prendendo… perché? Perché, cazzo? - Lo sfogo partì inderogabile e quando si rese conto di aver tirato fuori tutto ed anche oltre, si fermò girandosi verso il muro per colpirlo con un pugno con rabbia. Castiel capì subito che stava male dentro e dispiaciuto agì nel migliore dei modi per il momento che stava vivendo.
Lo prese per le spalle e lo girò obbligandolo ad affondare il viso sul suo collo. Gli mise la mano nella nuca e se lo tenne a sé con fermezza e forza senza distoglierlo da sé, senza dargli la possibilità di scappare.
Perché tutto quello ora?
Dean non aveva più forze, era troppo prosciugato e Castiel forse non stava capendo di nuovo cosa stava facendo, probabilmente l’abbracciava perché aveva visto gli umani farlo… perché ci teneva tanto ad aiutarlo? Prima veniva a distruggergli la vita e poi faceva di tutto per tirarlo su con risultati tremendi?
Ma mentre era fra le sue braccia d’acciaio che non gli permettevano d’allontanarsi, si sentì immediatamente meglio e capì che probabilmente gli erano tornati i poteri.
Sospirò rilassandosi contro di lui prendendogli i lembi dell’impermeabile.
Era comunque la cosa più bella che da molto tempo a quella parte provava.
Chiuse gli occhi e ingoiò il nodo che voleva uscire. Non sapeva perché non aveva usato prima quei trucchetti, probabilmente aveva creduto inutile un uso simile dei suoi poteri. In realtà gli sembrava l’unico uso corretto che potesse farne…
Sospirò stanco e sconfitto, comunque una cosa rimaneva, dopo quella tempesta nella nebbia, e non poteva più negarlo.
Castiel era diventato tutto, per lui, e non solo. Era decisamente più di un amico.
Era molto di più.
- Mi manca una ragione di vita. Ora che non c’è più Sam non so per cosa combattere. Prima era sempre lui che mi dava un motivo per cui combattere, combinando qualche guaio… ora che sono rimasto solo… ora non capisco più per cosa dovrei andare avanti… e mi sto aggrappando a te perché vorrei che tu fossi questa ragione di vita. Ma non è giusto nemmeno questo. - Non si rese conto di avere tutto ciò dentro, non ci aveva nemmeno mai pensato, non aveva creduto di essere a quel punto.
Castiel parve non sorprendersi e nemmeno offendersi, continuò a tenerlo a sé con una sorprendente delicatezza mentre Dean capiva cosa significava essere abbracciato ad un angelo.
Era davvero sorprendente, tutto quello… dopo ciò che aveva passato era pazzesco riuscire a provare cose simili.
- Ma perché dici che non c’è più? - Ora qualcosa non gli tornava più. Se prima poteva aver interpretato male una serie di cose, ora era diverso. Ora c’era davvero qualcosa che non andava.
Dean si staccò, seppure a malincuore, da quell’abbraccio confortevole e guardandolo stralunato, chiedendosi se lo stesse prendendo in giro, disse pensando di essere in un incubo:
- Perché è morto, che diavolo dici? È in quella dannata gabbia con Lucifero e Michael… - Non ebbe tempo di finire, Castiel tirò subito le somme realizzando che quello che gli era parso un comportamento strano di Sam, appena l’aveva riportato in vita, lo era stato davvero.
- Non si è mai fatto vivo? - Dean credette che lo prendesse in giro e fece l’aria mezza sorridente.
- Mi prendi per il culo? - Tutto si sospese in quel momento. L’istante prima della risposta di Castiel. Come se comunque in cuor suo sapesse che da lì in poi sarebbe scoppiato il putiferio.
- Dean, io ho riportato fuori Sam da parecchio tempo… pensavo sarebbe venuto da te… non l’ha mai fatto? -
Dean gli avrebbe voluto dire ‘e dove pensi l’abbia nascosto?’ ma fu ammazzato nell’immediato, incapace di ragionare e parlare rimase immobile a fissarlo ripetendosi le sue parole.
Voleva gridare, voleva strepitare, correre fuori a cercare suo fratello, voleva chiedere spiegazioni ma in quel momento voleva solo capire perché mai Castiel fosse così dannatamente assurdo.
Non solo l’incapacità di mentire ma anche di capire cosa fosse rilevante dirgli!
Come diavolo gli era saltato in mente di non dirgli niente?
Cosa aveva pensato nel momento in cui aveva agito?
Non l’avrebbe mai capito, mai.
- No che non si è fatto vivo… perché cazzo pensavi fossi così fottutamente depresso, porca puttana? - Ecco che il ruggito cominciava a levarsi dal leone in gabbia. Ecco che la bestia si stava per scatenare. Castiel fece un passo indietro per lasciargli tempi e spazi di reazione, poi gli rispose con calma incapace di agitarsi.
- Pensavo aveste preso strade diverse, vi è successo in passato. Non sono mai stato capace di capirvi quindi non volevo mettermi in mezzo, avevo altro a cui pensare, cosa più importanti e… - Dean scattò furioso prendendolo per il bavero dell’impermeabile, quindi strattonandolo con forza, gridò rabbioso:
- PIU’ IMPORTANTI, PORCA PUTTANA? PIU’ IMPORTANTI DI CAPIRE PERCHE’ QUELLO CHE HA SALVATO IL MONDO E’ STRANO E NON E’ VENUTO DA SUO FRATELLO APPENA TORNATO VIVO? - Ma quando lo gridò lo comprese per la prima volta e staccandosi cominciò a camminare come un forsennato, angosciato ed agitato. Doveva pensare e non ci riusciva, non era bravo in quello.
- Perché diavolo non si è fatto vivo? Cosa significa? Tu lo riporti in vita e lui non viene da me in tutto questo tempo? Cazzo! E tu perché non mi hai mai detto niente, in questo tempo? Hai aspettato una probabile seconda fine per tornare da me? Ma ti è mai interessato qualcosa di me? Castiel, dannazione, dì qualcosa! - Ma lui non aveva nemmeno idea da cosa cominciare e a cosa rispondere. Partì dall’ultima domanda e lo fece con la sua classica placidità, senza scomporsi:
- Certo che mi importa di te. Ho fatto tutto questo per te! Te l’ho riportato in vita ed ho cercato di lasciarti in pace per permetterti di ricostruirti e riprenderti, vivere la tua vita senza i soliti problemi… ho cercato di resistere finchè ho potuto e solo per te, non certo perché non mi interessi. Come puoi dire questo, Dean? - Per lui era inconcepibile essere messo in dubbio e Dean si compiacque della sua risposta e del suo stato d’animo. Anche se non lo dimostrava era chiaro che era agitato e contrariato. Almeno per una volta lo era lui.
- Allora spiegami perché Sam non è venuto da me! Cos’è, convinto di dovermi proteggere facendomi fare la vita sana e normale? Come se potessi… cazzo, sono stato più infelice in questi mesi che in tutta la vita che abbiamo passato fra un sacco di pericoli e problemi! -
Castiel ora era tornato a capire la metà delle cose che diceva ma si concentrò sul punto nodale della questione, lieto che forse avesse capito le sue ragioni e che non ce l’avesse con lui.
- Non so perché si comporta così, volevo lasciarvi in pace e così mi sono occupato di altro, del Paradiso che mi ha dato subito problemi. Mi dispiace, avrei voluto vegliare meglio ma… - Dean sospirò scuotendo sconsolato il capo, abbassò le braccia e si fermò. Era stanco di prendersela sempre, gridare ed infuriarsi. Era stanco e basta.
- Tu sei un angelo ed hai le tue priorità. Hai già fatto tanto. Troppo, per essere uno della tua specie. So che sei diverso dai tuoi simili e per questo comunque mi piaci e… boh, ho solo bisogno di un po’ di tempo. E di trovare Sam. Trovamelo mentre io penso a come sbarazzarmi di Raphael, va! Fa questo per me! - Dean pensava veramente che fosse il metodo più veloce ma non glielo chiese per quello, stava cercando di stare solo e farlo andar via. In poco tempo era successo troppo, non ce la faceva più, stava per scoppiare, ne era certo.
Doveva solo riprendersi e tornare lucido.
Nonché capire che diavolo fosse successo, specie con lui.
E poi suo fratello era vivo, era strano, forse stava male ma era vivo… insomma, in un attimo era cambiato tutto. Aveva bisogno di tempo per capirlo e crederci, per rendersene conto.
Per assecondare le cose.
Fu così che Castiel senza congedarsi né nulla lo prese alla lettera come sempre. Certamente trovare un irrintracciabile persona non sarebbe stato facile, ma di tempo Dean ne aveva un disperato bisogno.
E lo ebbe.
Fin quasi ad impazzire, in effetti.

   
 
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