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Autore: IosonoOmbra    06/05/2012    5 recensioni
Una ragazza come tante va al cinema a vedere The avengers, Loki tocca il suo cuore, e succede qualcosa che ha dell'incredibile.. chissà che i sogni non possano diventare realtà..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene si! Dopo una lunga giornata di lavoro ecco il prossimo capitolo... e comunque vi sto abituando troppo bene... dato che pubblico tutti i giorni... ihih... chiedo venia in anticipo per eventuali errori grammaticali!!! Purtroppo non sono un dio... sarebbe bello... :)  Spero vi piaccia!! La storia sta quasi per concludersi!! 

 
Un dio fastidioso
 
Era accaduto tutto in un lampo, e ora con il respiro mozzato e quasi terrorizzata guardavo Loki. Il dio si trovava sopra di me, ma aveva perso i sensi. Lo aveva fatto per proteggermi, e ci era andato di mezzo. Una grossa sbarra di ferro gli attraversava il petto, e un lago di sangue si allargava sotto di noi.
Gridai il suo nome, e cercai di risvegliarlo, ma non ottenni risposta. Cercai di reggermi in piedi e uscii in strada. Mi resi conto che ero completamente in preda al panico e sotto shock, le mani tremanti e sporche ancora del suo sangue caldo mi faceva rabbrividire. Non riuscivo a camminare, il mio corpo diceva di non potercela fare. Loki era un dio, ma questo non mi dava la certezza che per lui non esistesse la morte. Quindi cominciai a correre, chiamando a gran voce Thor. Piangevo a dirotto, e quasi non riuscivo a vedere dove andavo per le lacrime. Non avrei mai immaginato che fossimo arrivati a questo punto, tutto mi sarei aspettato tranne che questo! La giornata non poteva finire con la morte di un dio... non con la Sua morte!
Tutto era cominciato quel pomeriggio:
Odino aveva convocato Loki per fargli una specie di discorsetto in separata sede, a nessuno era permesso entrare, neppure a me che dovevo tenere gli occhi puntati sul dio 24 h al giorno... ripensai alla figura che avevo fatto pochi momenti prima. Dovevo essere un guardiano! Calarmi nel ruolo di midgardiana scelta per questo difficile compito, redimere il dio delle malefatte. Apparentemente un’impresa impossibile. Ma non erano passati neppure 15 minuti che già mi ero sciolta tra le sue braccia. Dovetti ammettere sinceramente che ero completamente alla sua mercé, se solo Loki si fosse accorto di quanto fosse entrato profondamente dentro il mio cuore, sicuramente non avrei avuto via di scampo. Avrebbe anche potuto chiedermi di aiutarlo a riacquistare i poteri e fuggire da Asgard, con un paio di sorrisetti e uno dei suoi sguardi, l’avrei anche potuto aiutare.
No, dovevo mascherarlo meglio che potevo, e fingere che tutti i miei sentimenti per lui non esistevano. Non era il momento per lasciarsi prendere da futili sentimentalismi.
«Sarà più difficile del previsto.» dissi, tra me e me.
«Che cosa? Tenermi d’occhio?»
Sobbalzai.
Il dio era comparso alle mie spalle.
«Perché voi asgardiani vi dovete sempre materializzare all’improvviso? Questa si chiama porta, e di solito chi sta per entrare dovrebbe bussare, dire chi è, e poi aprirla!»
Loki ascoltava le mie grida stizzite, con un’aria di superiorità e arroganza.
«Ci vuole troppo facendo come dici tu. Così almeno posso vederti spaventata.» Lanciai quella che voleva sembrare un’occhiataccia, ma la distolsi presto per non incontrare quegli occhi.
«Allora... Odino che ti ha detto?»
Loki fece una faccia annoiata.
«Niente che ti riguardi, stupida midgardiana...»
«Mi chiamo Ester!»
«Fa lo stesso.»
Era incredibile quanto quel dio fosse fastidioso, e mi morsi le labbra. Dovevo essere proprio pazza per essermi innamorata di un bastardo del genere.
Loki se ne andò senza proferire parola. Io lo seguii da una certa distanza; volevo che sapesse che c’ero, ma non volevo infastidirlo troppo, visto il suo umore altalenante.
Camminò attraverso i corridoi del castello e uscii fuori dalla porta principale. Si mise a passeggiare con la sua solita aria altezzosa, e con le braccia dietro la schiena, per la città, e tutte le persone che incontravamo lo guardavano con sguardi più che eloquenti. Alcuni pieni di rabbia e astio, altri spaventati, si allontanavano velocemente da lui, altri ancora si avvicinavano per dargli delle spallate, o per insultarlo. Io vedevo questa scena da lontano, e Loki che non reagiva minimamente, ma continuava imperterrito per la sua strada. Mi sarei aspettata che perdesse il controllo da un momento all’altro, che aggredisse qualcuno, e che mandasse alle ortiche tutti i miei sforzi. Invece mantenne un atteggiamento esemplare e tranquillo, troppo tranquillo...
Dopo un po’ che camminavamo si fermò, e si voltò quel che bastava per guardarmi.
Distolsi gli occhi.
«Perché lo fai?» la sua espressione era seria, e non avrebbe accettato una risposta diversa dalla verità.
«Mio pad... – si morse le labbra. – Odino, mi ha detto che tu sei la midgardiana del Destino.»
«Del Destino?»
«Perché sei qui, perché lo fai? Sai che non otterrai mai la mia redenzione. – Fece uno dei suoi sorrisi cattivi che non lasciavano presagire nulla di buono. – Dopotutto sono il dio delle malefatte...»
Lo guardai per un attimo, senza sapere come ribattere, poi dietro a Loki comparve un uomo. Alzò una sbarra di ferro, e lo colpì con violenza alla testa, facendolo inginocchiare a terra. Quindi gli disse qualche insulto in asgardiano che non compresi.
Attorno a loro si erano avvicinati altri uomini, che non volevano vedere altro che il dio umiliato e a terra, come se quella fosse un’arena di gladiatori.
Mi feci largo a stento tra la folla, con il cuore che batteva all’impazzata.
L’uomo aveva sollevato un'altra volta la sbarra, lo sguardo di Loki era vuoto e inanimato. Avrebbe accettato il colpo senza reagire, non potevo permetterlo. Loki era senza poteri, poteva farsi male su serio.
«Fermati!»
Mi interposi tra Loki e l’asgardiano che mi lanciò uno sguardo furioso.
«Spostati midgardiana! Come osi difendere l’essere che ha quasi distrutto il tuo pianeta e tutta la tua specie?!» mi ringhiò quello.
Mi chiesi se avessi scritto in fronte “Midgard”, dato che tutti indovinavano che non ero di quelle parti.
«So perfettamente quello che ha fatto Loki, ma non trovo giusto che ve la prendiate con lui, ora che non reagisce neanche!»
Sentivo lo sguardo del dio dietro alle mie spalle, fissarmi pieno di sorpresa.
Io tremavo di rabbia. E avrei preferito farmi pestare a morte, piuttosto che spostarmi di lì.
«Voi asgardiani dovreste essere la razza degli dei?! Al mio regno siete famosi per la vostra clemenza e saggezza, ma ci dovremo tutti ricredere, perchè invece vedo che siete solo una razza orgogliosa, egocentrica e ottusa!»
Avevo il fiato corto, e le mani tremanti. Se mi avesse obbligato sarei anche potuta passare alla violenza, anche se era chiaro come il sole che non avevo la più piccola speranza di vittoria.
L’asgardiano tentennò, sputò per terra e mentre andava via disse:
«Pagherai per questo, midgardiana...»
La folla si disperse.
Sbirciai in direzione di Loki, e la sua espressione mi colpì profondamente. Si era rialzato in piedi, ma distoglieva lo sguardo.
«Sei arrossito?»
Spalancò gli occhi e guardò di scatto verso di me, coprendosi il viso con la mano.
«Assolutamente no!»
E mi superò a grandi passi. Che il mio gesto lo avesse colpito? Speravo tanto che fosse così...
 
Arrivammo ad una strana abitazione, più isolata delle altre, circolare come una cupola e tutta di lamiera e foglia d’oro, fuori c’era un piccolo giardino ben curato.
«Smettila di seguirmi.» la voce era scocciata e infastidita.
«Non lo farò.»
«Non puoi entrare lì dentro!»
«E allora non lo farai neppure tu.»
Sbatté il piede per terra come un bambino.
«Certe volte hai un atteggiamento davvero infantile...»
Loki continuava a darmi le spalle, e non riuscivo a vedere la sua espressione.
«Stupida midgardiana...» aprii la porta e sparii nel buio dell’abitazione.
Io lo seguì senza pensarci un attimo, e la porta, appena la oltrepassai, si chiuse alle mie spalle. Era il tramonto ma dentro quella piccola abitazione era completamente buio, e non riuscivo a vedere neanche a un palmo dal mio naso.
«Loki...?»
Chiamai nell’oscurità, mentre cominciavo a spaventarmi.
«Forse tu non lo sai, ma ho paura del buio... ti prego accendi le luci.»
Non era stata una buona mossa dirglielo. Le possibilità ora erano due, o sarei rimasta là dentro, con un individuo altamente pericoloso in giro per la stanza, senza riuscire neppure a vederlo, o sarei uscita dalla casa, dandogliela vinta.
Presi un gran respiro e mi sedetti, volevo almeno avere una superficie sicura su cui appoggiarmi.
«Non riesci a vedere?»
Chiese Loki con uno strano tono della voce.
«Certo che non vedo! Mica ho gli occhi di un gatto! Tu puoi?»
«E’ un’abilità dei giganti, che a quanto pare ho ereditato...»
Sentii dei passi muoversi attraverso la stanza verso di me.
Si sedette accanto a me, e sentii la sua spalla contro la mia.
«Perché lo hai fatto?»
«Cosa?»
«Prima, quando mi hanno colpito. Perché non sei rimasta ferma a goderti la scena? Io lo avrei fatto...»
«Perché non sopporto la gente che se la prende contro chi è indifeso.»
«Indifeso?»
Di scatto mi prese le spalle e mi buttò per terra con forza, bloccandomi con il suo corpo.
«A mio parere sei tu quella più indifesa qui, tra noi due. Sarai anche il mio guardiano, ma sei pur sempre una donna, una midgardiana inutile ed insignificante. Non vali più di un insetto per me. Ti potrei schiacciare, e liberarmi finalmente della tua fastidiosa presenza...»
«Sembra che tu lo dica più per convincere te stesso che me.»
Loki fece un verso stizzito.
«Ma c’è qualcos’altro. Quando hai fermato quell’asgardiano... non lo hai fatto solo per altruismo o cosa. Quindi te lo ripeto, perché lo hai fatto?»
Loki furioso, parlava contro la mia bocca. E io ero immobilizzata dal terrore. Non tanto di quello che avrebbe potuto farmi, ma di quello che io avrei potuto fare. Dovevo mantenere la calma.
«Noi siamo simili...»
Loki restò in silenzio, lasciandomi continuare.
«Avevo una sorella maggiore su Midgard... era la cocca della famiglia, e tutti le volevano bene. Aveva ottimi voti a scuola, vinceva concorsi nazionali di bellezza, era socievole, e aveva un sacco di amici simpatici: era un genio, e la sua vita era bellissima. Ma poi quando era con me si rivelava per quello che era davvero, ossia un mostro. Mi faceva male, mi dava degli schiaffi, mi tagliava solo per puro sadismo, e per sfogare quella sua personalità che la stava uccidendo. Nessuno voleva credere alle mie parole, e poco per volta anche i miei genitori si dimenticarono della mia esistenza. Alla fine mia sorella impazzì, uccise la nostra famiglia e poi si suicidò. Non riuscii a trovarmi perché mi ero nascosta bene, altrimenti non sarei qui oggi. Lei si è uccisa e quindi io non ho mai potuto...»
Mi bloccai e Loki terminò la frase per me:
«Non hai mai potuto avere la tua vendetta.»
Feci segno di si con la testa, mentre mi mordevo le labbra.
Loki sorrise nel buio. Non sapevo cosa ne pensasse, della mia storia. Forse stava deridendomi, o forse non gliene importava niente. Sta di fatto che mi accarezzò le labbra con le dita e bisbigliò contro il mio orecchio:
«Sei proprio una stupida midgardiana...» io ebbi un tremito, e Loki si abbandonò sulla mia bocca come se fosse stata l’ultima cosa che faceva in vita sua.
Le sue labbra erano morbide, e sensuali. E io ero in paradiso. Quel bacio così bello, lento e accogliente sembrava volermi dire “Resta sempre con me.” nonostante Loki avesse detto fino ad un secondo fa che la mia presenza lo nauseava. Dopo un primo momento di sorpresa ricambiai il bacio, e le nostre labbra si muovevano in sincronia come quelle di due amanti peccaminosi. Mi prese la vita tra le sue grandi mani con forza e mi mancò il respiro. Mentre io intanto attorcigliavo le dita in quei bellissimi capelli corvini. Emisi qualche sospiro di piacere, e Loki ne sembrava piacevolmente contento, sorridendo anche quando cercava di baciarmi. Si allontanò troppo presto da me, con mia grande disapprovazione. Sentivo il viso andarmi in fiamme, e poi ricordai che Loki poteva vedermi anche al buio. Lui ridacchiò, e io mi coprii la faccia con le mani. Schioccò le dita e una specie di fosforescenza naturale che proveniva dal soffitto illuminò tutto l’ambiente. Loki era serio, ma dentro i suoi occhi vedevo una nota di sfrenato divertimento. Era leggermente spettinato e io risi di quella immagine. Capii a cosa mi riferivo, e si passò le dita tra i capelli per risistemarli, e riacquistare la sua solita aria di superiorità. Si rialzò in piedi e mi tese la mano per aiutarmi. La stanza in cui mi trovavo era completamente spoglia di qualsiasi arredamento, ben lontana dai magnifici fasti dell’architettura asgardiana. Loki senza dire una parola prese una scala a chiocciola che scendeva nel pavimento sotto di noi, io naturalmente lo seguii. Dopo qualche metro l’ambiente cambiò, e io rimasi per l’ennesima volta a bocca aperta. La scala a chiocciola continuava sotto di noi per altri trenta metri. Ma la stanza in cui ci trovavamo era sorprendente: era un ambiente molto più grande della sala del trono, largo e profondo come un’immensa grotta. Il soffitto di pietra era lasciato grezzo. Mentre su tutte le pareti e per tutta la loro altezza stava una sconfinata libreria, con miliardi di volumi di ogni genere.
«Incredibile...» bisbigliai.
Loki sorrise sotto i baffi.
In quel posto erano raccolti così tanti volumi che avrebbe potuto contenere 10 mila volte lo scibile umano. Sembravano essere stati raccolti in quel luogo tutti i saperi dell’universo, e quando mi resi conto che era effettivamente così rimasi senza fiato.
«Cos’è questo posto...?»
«Considerati fortunata, midgardiana... nessuno oltre a me ha mai visto questo posto. Come direste voi? E’ una specie di rifugio segreto. Ma non illuderti, ti faccio vedere questo posto solo perché non posso fare altrimenti. Dato che sei il mio fastidioso guardiano.»
Arrivammo alla base della scala chiocciola, e mi misi a leggere i titoli sul dorso dei libri, alcuni erano scritti in lingue che non riconoscevo, altre invece sembravano avere delle fattezze più umane, e trovai anche qualche libro in italiano. Incredibile ma vero, Loki aveva una copia della Divina Commedia in casa.  Mi voltai per chiedergli dei quei libri ma lui non c’era più. Cavolo! Mi aveva fregato! Cominciai a correre attraverso le librerie, chiamandolo a vuoto. Non era passato neppure un giorno e già lo avevo perso di vista... Mi avrebbero ripudiato, e i saggi di Asgard mi avrebbero sicuramente condannato a qualche terribile punizione divina. Mi avrebbero allontanato per sempre da lui. Mi prese il panico ma cercai di mantenere la calma mentre sfrecciavo attraverso la galleria. Poi sentii qualcosa di strano. Una musica, come una melodia. La seguì fino ad una porta di cristallo che si trovava nascosta dietro a una libreria. Entrai e mi ritrovai in un'altra stanza, riscaldata da una luce d’orata e rassicurante. Un enorme organo con canne d’orate che finivano a punta come lame. Il pavimento era di parquet scuro, simile all’ebano. Un’enorme pianoforte stava alla mia destra, e tantissimi altri strumenti. Ma la cosa più bella che vidi era in mezzo alla sala. Loki in piedi, con la sua meravigliosa eleganza stava suonando un violino nero come il carbone. La melodia sembrava essere senza tempo, mi entrava sotto la pelle, e mi accarezzava il cuore. Era orgogliosa e fiera, ma anche triste e malinconica, e avevi voglia di metterti a piangere. Io rimasi incantata da quella musica, e soprattutto da quelle mani, e quei polsi pallidi, che seppure sembrassero incredibilmente fragili, erano decise e sicure di sé.
Loki guardava da un’altra parte e sembrava assorto in chissà quali pensieri.
Poi smise di suonare e mi guardò serio.
«Non capisco cosa mi succede...»
«Cosa intendi?»
«Con te...non capisco cosa mi sta succedendo. Appena ti ho visto ho sentito qualcosa di strano, come se tu mi appartenessi. Ma non gli ho dato peso. Io sono un dio! Come posso provare qualcosa per un essere fragile come te?!» Si era avvicinato e la sua voce era aumentata di tono, come se fosse sconvolto al solo pensiero.
«Noi sulla terra lo chiamiamo amore e...» Il dio sembrò capire a cosa mi stessi riferendo, e il suo sguardo si caricò di odio, e rabbia.
«Io non provo questo genere di cose! E’ solo uno squallido sentimento midgardiano! Il mio cuore accoglie solo la rabbia e la vendetta!!!»
«Loki...»
Sentivo il mio cuore incrinarsi.
Ma il dio su tutte le furie sbraitava in giro per la stanza.
«Loki...»
Era inutile. Non mi degnava di uno sguardo, e sembrava stesse lentamente perdendo il controllo.
«Maledizione Loki, io ti amo!»
«IO NON VOGLIO IL TUO AMORE!»
Crash!
Loki si accorse solo dopo averle pronunciate, il vero significato di quelle parole.
Si immobilizzò e si voltò lentamente verso di me, con sguardo spaventato.
Abbassai gli occhi, e accennai un sorriso.
«Sei stato chiaro...» bisbigliai e fuggii via.
Loki gridò il mio nome per la prima volta senza dire che ero una stupida midgardiana, ma io scappai via da quel posto, con calde lacrime che mi rigavano il viso, e con il mio cuore dolorante, ormai in pezzi.
 
Uscii dal suo antro malvagio, e mi persi per le strade della città.
Non avrei dovuto allontanarmi, ma non riuscivo a fermare le mie gambe, né tantomeno le mie lacrime. Che stupida ragazza, come potevo pretendere che mi amasse dopo neanche un giorno che mi conosceva?! Non sapeva niente di me... e a quanto pare io lo disgustavo. Che ironia, rimani fredda e insensibile come il ghiaccio per una vita, e poi ti innamori dell’unico povero Cristo che non ti vuole.
Facevo questi ragionamenti quando sentii qualcosa strattonarmi per il braccio e portarmi via dalla strada principale. Non riuscii a vedere chi era, ma le sue mani erano fredde e sudaticce: non erano quelle di Loki.
Mi sbatterono per terra dentro una casa abbandonata. Dentro c’erano almeno una ventina di persone, e a capo della banda il nostro asgardiano preferito, quello che amava le sbarre, lo ricordate?
«Bene, bene... Non vai più a spasso con il tuo cagnolino preferito midgardiana?»
Non sembravano benintenzionati ma io cercai ugualmente di non sembrare spaventata.
«Non è il mio cagnolino! E Loki vale più di tutti voi messi insieme!»
Oh, oh... avevo toccato un tasto dolente.
Le facce degli uomini si fecero scure.
«Ti pentirai di esserti messa contro di noi, donna.»
La situazione si metteva brutta. Cercai di scappare ma mi bloccarono l’uscita. Uno degli uomini mi diede uno schiaffo talmente forte da farmi cadere a terra.
Stavo rivalutando gli asgardiani, e non in meglio.
Mi colpirono altre volte, mai forte quanto faceva il capo, che sembrava averci un gusto particolare.
Io non feci un verso, tanto per non dargliela vinta. A poco a poco sentii le forze andare via. Avevo trascorso una vita pessima, troppi dolori tutti insieme, e Loki era stato l’unico ad avermi dato un po’ gioia. Mi chiesi cosa gli avrebbero fatto, dopo che il suo guardiano fosse morto. Forse lo avrebbero imprigionato di nuovo, e questa volta per sempre. Pensando a questo, le lacrime non volevano smettere di uscire dai miei occhi.
«Sollevatela!» mi presero per le braccia, dato che non riuscivo più a stare in piedi. Sentivo il sangue colarmi dal labbro che si era spezzato, e pensai perché odiassero Loki così tanto...
Il capo aveva una specie di lancia appuntita, e aveva tutta l’intenzione di trapassarmi con quella. Quanta violenza! Bastava una bella botta in testa e il gioco sarebbe finito. Chiusi gli occhi e bisbigliai il Suo nome, per sentire quel bellissimo suono un ultima volta.
Poi successe l’incredibile: la lancia non mi trapassò il petto. Aprii lentamente gli occhi, e l’orrore invase il mio cuore spezzato. Loki mi aveva trovato e si era messo in mezzo. Tutti gli asgardiani erano scappati, lasciandoci soli. Lui mi guardava con quel suo sorrisetto da cattivo ragazzo, e quegli occhi color giada che troppe volte avevo evitato.
«Loki...» cominciai a gemere tra le lacrime.
La sbarra gli attraversava il petto, e fiotti di sangue colavano dalla ferita come un’orrida cascata.
Non sapevo cosa fare e cominciai a tremare come una foglia, gli occhi spalancati, e annebbiati dalle lacrime.
«...cosa ..hai..???»
Cademmo tutti e due in ginocchio, e io cercai di reggerlo, nonostante non avessi in corpo più una stilla di forza.
«...Perchè...» continuavo a farfugliare, accarezzandogli la testa e portandomelo più vicino possibile.
Loki mi prese il viso tra le mani, obbligandomi a guardarlo in volto. Continuava a sorridere, nonostante il dolore, e in un bisbiglio mi disse:
«Ti amo, stupida midgardiana...» 



Disegnino fatto sotto ispirazione di Loki.. lo so che non è bellssimo ma spero ugualmente che piaccia! :) 
   
 
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