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Autore: Little_Bee    06/05/2012    1 recensioni
Hogwarts, 1978.
James Potter è all’ultimo anno, è un ragazzo popolare e simpatico. Ha conquistato molte coppe, ma gli manca la più bella.
Lily Evans, è una sua compagna di casa, e da sempre occupa un posto speciale nel suo cuore.
Come riuscirà a far breccia nel suo cuore? Il tempo è agli sgoccioli, ogni occasione può essere quella giusta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Love Story.

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«L'amore guarda non con gli occhi ma con l'anima.»
(W. Shakespeare)

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Era un piovoso sabato sera, come tanti altri giorni dell'autunno a Hogwarts. La sala comune era piena di studenti di tutti gli anni. C'era chi studiava, chi scriveva a casa, chi si rilassava.

In un angolo, vicino al camino, seduti su vecchie poltrone, stavano quattro studenti dell'ultimo anno.

I loro nomi erano leggenda. James Potter, capitano e cacciatore della squadra, oltre che caposcuola; Sirius Black, uno dei più talentuosi e fascinosi ragazzi di tutta la scuola; Remus Lupin, studente modello e ottimo amico; e per finire Peter Minus, l'unico che a occhio esterno poteva essere visto come un elemento estraneo a quello strano gruppo. In ogni caso erano tutti grandi amici, sempre insieme e sempre pronti a organizzare scherzi.

Poco prima di cena, entrò nella sala comune dei Grifondoro Lily Evans di rientro dalla biblioteca, dove studiava insieme alle sue compagne di stanza.

Come sempre il primo ad accorgersi della sua presenza fu James Potter. Sarebbe riuscito a trovarla ovunque, e per questo motivo era spesso oggetto di risate tra i suoi amici: i malandrini.

Già i malandrini, tra loro si chiamavano proprio così. Era un gruppo esclusivo e riservato, ogni membro aveva il suo nome in codice. Ramoso, Felpato, Lunastorta e Codaliscia erano i signori incontrastati della scuola.

Le loro gesta sarebbero rimaste nella storia della scuola, i loro scherzi memorabili. Come quello di pochi giorni prima.

La sera prima di Halloween qualcuno si era divertito a stregare delle mani finte in modo che seguissero ovunque le povere vittime. Alcune erano sporche di finto sangue, altre invece erano stare ricoperte con pus di bobubetubero.

Chi aveva tentato di farle esplodere, per eliminarle, si era ritrovato cosparso da una sostanza melmosa molto simile alla bava di lumache. Le vittime erano state tantissime, e a Gazza era toccato fare turni extra di pulizie, mentre i prefetti erano stati sguinzagliati per cercare altre mani.

Dopo giorni di ronde extra anche l'infermeria si era svuotata. Quando Lily vide i quattro seduti vicini a confabulare s’infastidì parecchio. Sembravano felici, beh il loro scherzo era riuscito alla grande “Come non esserne fieri” si domandò tra sé.

«Evans ancora di ronda?» chiese Sirius cercando di usare un tono serio.

«Immagino di dovervi ringraziare» replicò lei avvicinandosi alle scale del dormitorio.

«Noi? Guarda la mia mano, ti pare che se lo avessimo organizzato noi, mi sarei fatto male?» chiese James con uno sguardo da cucciolo indifeso e innocente.

«Si chiama Karma, Potter. È la tua punizione» replicò lei sarcastica e per nulla intenzionata a credere alla sua innocenza.

«Donna crudele, Madama Chips si è rifiutata di curarmi» rispose lui guardandosi la mano.

«Ha tutta la mia approvazione» disse lei assolutamente convinta.

«Andiamo Evans, un po' di pietà» disse lui con un sorriso a trentadue denti che fece svenire mezza sala comune.

Niente da fare, con la Evans non c'era niente da fare. Erano anni che cercava in ogni modo di strapparle un appuntamento, o una frase gentile, insomma un segno di approvazione, ma lei niente la sua unica risposta era sempre e solo: “No Potter”.

Fortunatamente c’erano i suoi amici che riuscivano a distrarlo dai pensieri tristi, quella sera in particolare era in programma un evento speciale: la luna piena.

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In cielo già splendeva la luna, bella e pallida. Dalla foresta proibita si sentiva l'ululare dei lupi, il richiamo per i compagni. Era ormai quasi mezzanotte.

Lily ora era al limitare della foresta.

Si era attardata nel giro di ronda quando aveva visto tre dei suoi compagni uscire dal castello, erano apparsi dal nulla. Da qualche tempo si chiedeva cosa combinassero, ed ora aveva l'occasione di scoprirlo.

Era certa quei tre erano entrati nella foresta, per questo li aveva seguiti.

Oh James Potter questa volta era nei guai.

Con lui ovviamente Sirius e Peter, stranamente mancava Remus.

Stava per entrare anche lei nel folto della foresta quando vide passare un cane nero, come la notte senza stelle, con due occhi grigi e un magnifico cervo.

Rimase incantata davanti a quei due animali che la osservavano. Stava per avvicinarsi, ma nello stesso instante un lungo ululato le mise paura. Il cane andò verso l'interno della foresta mentre lei si voltava per andare verso il castello.

A un certo punto si sentì avvolgere in un lieve mantello, e quando si voltò, vide James Potter farle segno di tacere e scortarla dentro.

«Che diamine ci facevi fuori?» disse lei arrabbiata e ancora un po' scossa per lo spavento.

«Evans torna alla torre» rispose lui voltandosi per controllare.

«E tu dove credi di andare?» rispose lei adirata.

Era anche caposcuola, poteva chiudere un occhio sugli scherzi, ma violare in quel modo le regole della scuola era davvero troppo.

«Ti prego torna alla torre, ti prometto che ti spiegherò tutto, ma ora vai è pericoloso» disse lui sussurrando e conducendola al sicuro.

«Potter...» replicò spazientita e per niente incline a cedere.

«Lily ti prego fidati, per una volta» disse lui improvvisamente serio.

Quello sguardo, che non aveva mai visto e quel tono stranamente la convinsero a fare ciò che lui chiedeva. Da qualche tempo aveva smesso di cercare di capire cosa passasse nella sua testa. Ma quella sera, forse, poteva avere qualche risposta.

Potter era davvero strano, sembrava spaventato, ma non per una possibile punizione, ma per lei. Era qualcosa che non riusciva a capire.

Passava meno tempo a organizzare scherzi, ad eccezione di quello di Halloween, ma più tempo in sala comune a confabulare con gli amici, ed assolveva i suoi doveri di capo scuola con scrupolo.

Oltrepassò il ritratto, e decisa a restare sveglia ad attendere il suo ritorno, prese un libro e si accomodò vicino al fuoco. Era certa che non stessero organizzando nessuno scherzo, nemmeno Potter era così sciocco, i professori avevano ancora gli occhi puntati sul suo gruppetto.

Violare il coprifuoco però era più grave, e se non era per uno scherzo, allora per cosa era? E da quando le importavano le promesse di Potter? Perché dargli retta, tornare alla torre, non insistere per una spiegazione?

E poi improvvisamente le venne in mente il sorriso che in genere le riservava. A quel pensiero arrossì sentendosi una sciocca. Doveva smettere di pensare a Potter come il principe che salva la donzella in difficoltà, anche perché lei non aveva bisogno di essere salvata da James Potter.

Peccato che non fece i conti con la stanchezza, in breve si addormentò.

Quando James, Sirius e Peter rientrarono al castello, era quasi all'alba e la trovarono addormentata. Il vecchio libro posato sul grembo, i capelli sparsi sul bracciolo del divano e le gambe raggomitolate sul fianco.

«Ci vediamo a colazione Ramoso» disse Sirius sottovoce, augurandogli buona fortuna. Peter gli fece un sorriso d'incoraggiamento e sparì nelle scale insieme a Sirius.

Prima di svegliarla si fermò a guardare quella bellissima Grifondoro di cui era pazzamente innamorato. Era bella davvero, fiera, orgogliosa e coraggiosa. A parte i rifiuti, non avrebbe cambiato una virgola di lei.

Si avvicinò al divano, le prese di mano il libro e carezzandole i capelli la chiamò.

«Lily...»

«Ancora un po', ho sonno» mugugnò sottovoce con un delizioso broncio.

«Pensavo volessi parlare» replicò lui continuando a carezzarle i capelli.

James era inginocchiato vicino alla sua testa, lei aprì prima un occhio, poi l'altro. Non capiva come ci fosse finita in sala comune, voltò lo sguardo e vide James accanto a lei con un sorriso, e la mano che carezzava i capelli.

James continuava a sorriderle e non sembrava minimamente preoccupato.

«Potter» disse con un sussurro minaccioso, sembrava pronta a mordere.

«Shh sveglierai tutta la torre» disse ridacchiando per la reazione della ragazza.

«Sei appena tornato?» chiese con fare dubbioso, mentre si sistemava i capelli e la divisa.

«Certo, non ti avrei lasciato qua tutta la notte» replicò lui tra l'indignato e il divertito.

«Beh che aspetti. Non ho tutta la giornata a tua disposizione» disse come sempre dritta al punto.

«Vieni in un posto con me. La sala comune non è il posto adatto» disse trascinandola verso la torre di astronomia avvolti sotto il mantello di James.

Il sole stava per sorgere e lo spettacolo era davvero imperdibile. Doveva sfruttare ogni mezzo, ora o mai più.

«Posso sapere cosa è questo?» prendendo finalmente la parola.

James Potter era appena riuscito ad annullare le sue barriere, di nuovo.

«È il mio mantello dell'invisibilità. Prima era di mio padre, ora è mio» spiegò mentre appellava due immensi cuscini.

«Questo spiega molte cose. Scommetto che non è la prima volta che uscite di notte» aggiunse continuando a farsi scivolare tra le mani quello strano tessuto.

«Beh negare sarebbe sciocco. In ogni caso non facciamo nulla di criminale» ammise mentre si passava una mano tra i capelli sorridendo mesto, quasi nostalgico.

«Mi vorresti dire che avventurarsi con la luna piena nella foresta è una cosa normale? Con i mannari...» disse accennando all’ululato che l’aveva fatta fuggire verso il castello.

«Già i mannari. Se te ne parlo, è perché so che non sei cieca come gli altri. Lo sai, vero?» chiese ben sapendo che aveva davanti a sé una delle migliori persone del mondo.

«Sì» ammise lei senza tanti giri di parole. «Ma non capisco cosa facciate voi. Niente che abbia l'approvazione del preside» rispose quasi infastidita, certo si trattava di Remus, ecco perché non era con loro, ma questo non rispondeva alle sue domande.

«No lui non lo sa, ma forse capirebbe» ammise improvvisamente serio.

«Siete pazzi, è pericoloso» disse lei con un tono vicino al preoccupato.

«È vero, ma solo in parte» tentò di rassicurarla.

«Che faccia tosta» disse indignata davanti a tanta ostentazione di sicurezza.

«È pericoloso solo per gli uomini» specificò come se fosse ovvio.

«Già voi siete animali» disse sbuffando.

«Sei la migliore in tutto. Quindi hai capito che eravamo noi...» replicò lui posandosi al muro con le braccia incrociate sul petto, con il solito ghigno stampato in faccia.

«Che vorresti dire...» disse sgranando gli occhi verdi.

«Notato niente di strano?» domandò con un sorrisino audace.

«Non mi vorrai dire che...» disse abbassando la voce, e poi capì cosa intendeva dire. «Siete dei pazzi incoscienti, perché?» domandò cercando di capire come avessero potuto pensare una cosa simile.

Niente avrebbe potuto prepararla alla risposta.

«Per non lasciarlo solo, soffre meno quando ci siamo noi» disse con voce triste e persa nella contemplazione dell'alba. Dopo un attimo di pausa riprese a parlare. «Dopo ogni luna piena l'alba è ancora più bella. Non credi?»

Lei rispose solo con un cenno della testa e rimase in silenzio a sentire la storia che James aveva iniziato a raccontare. Le disse come avevano compreso cosa fosse accaduto al loro amico, le loro paure e la decisione di fare qualcosa per aiutarlo.

La reazione di Remus, i mesi passati a cercare di capire come trasformarsi. Gli insuccessi, gli sbagli e i danni che avevano combinato.

«Quello che sai deve restare fra noi. Se ti va, parlane con Remus; sono convinto che gli farà piacere parlarne con te» disse ridacchiando, di sicuro Lily avrebbe affrontato la situazione con maggior tatto. «Sai, noi non gli abbiamo lasciato molta scelta. È dal terzo anno che ci impegnano per non lasciarlo solo. Ma è solo dal quinto che abbiamo raggiunto risultati concreti» disse arrivato alla conclusione di quegli anni passati a trovare una soluzione.

«Incredibile» sussurrò, quasi incredula che un essere così egocentrico come lui fosse in grado di accorgersi degli altri e occupare il tempo per star vicino a un amico.

«Grazie, un vero complimento» rispose lui, quasi felice.

«Non montarti la testa, Potter» replicò lei cercando di mascherare i suoi sentimenti.

«Promettimi che non ci seguirai mai più nella foresta. Non voglio pensare cosa sarebbe successo se non ci fossimo accorti di te...» disse con un sussurro mentre la osservava quasi sbiancare.

Lily ebbe solo la forza di annuire e di sfuggire a quegli occhi che la scrutavano l'anima. Il sole era sorto del tutto.

«Posso considerarlo come un appuntamento?» chiese con un sorrisino.

«Avresti il coraggio di farmi aspettare? Potter dovresti impegnarti di più» replicò con sarcasmo, in fin dei conti pensava che lui la raggiungesse subito e non all’alba.

«Permetti di dimostrartelo. Il prossimo fine settimana ci vieni con me a Hogsmeade?» domandò guardando nuovamente verso l’orizzonte.

«Non ti aspetterai che dica di sì?» disse lei, forse per la prima volta, divertita da quella situazione, che era diventata quasi come una tradizione.

«Non lo so, forse ci speravo» disse con un sorriso smesso.

«Meglio tornare in sala comune» disse andando via.

«Aspetta, torna qua sotto almeno non ci vedranno» disse cercando di stare ancora un po’ vicino a lei senza dare troppo nell’occhio.

Lei si avvicinò in silenzio e si fece avvolgere in quel mantello argenteo.

Era strano percorrere i corridoi silenziosi con lui al fianco. Nessun commento, nessuno scherzo. La sua presenza che le infondeva calma e sicurezza, proprio come poche ore prima quando l'aveva trovato al limitare della foresta.

Ora che ci pensava non gli aveva chiesto se era lui il cervo. Sicuramente il cane era Sirius, quegli occhi grigi visibili anche al buio, e Peter? Non lo aveva visto.

Erano quasi arrivati davanti alla signora grassa quando James ruppe il silenzio.

«Tutto bene?» chiese cercando di scrutare dentro quei bellissimi occhi verde chiaro che illuminavano i suoi sogni.

«Sì, una cosa sola... Tu sei il cervo?» domandò sotto voce davanti al passaggio.

«Se mi dirai sì, potrei anche farti vedere...» rispose gonfiando un po’ il petto con un sorriso sornione, ma quando vide che lei lo guardava attentamente come a prendere in considerazione la cosa, non riuscì più a dire nulla.

Era incredibile come un suo sguardo avesse il potere di paralizzarlo. In genere nulla lo metteva in soggezione, ma quando i suoi occhi si posavano su di lui, non capiva più nulla.

«Ho promesso ad Alicia di farle compagnia...» rispose sottovoce, quasi dispiaciuta.

«Magari ci vediamo in giro... sarà per una prossima volta» disse lui andando verso i dormitori maschili.

«Ok. Ci vediamo» disse avvicinandosi alle scale lasciandolo esterrefatto da quella risposta.

Non era pronta ad affrontarlo, ancora. Non era pronta per capire cosa si agitava dentro di lei, non capiva cosa stava cambiando e aveva un bisogno disperato di comprendere.

Nei giorni successivi lo osservò attentamente, impossibile non notarne la differenza.

Il sorriso con cui la accoglieva in sala comune era sempre più dolce e rassicurante. Spesso si era ritrovata a cercarlo quando non lo vedeva.

Sirius e gli altri suoi amici si divertivano a prenderlo in giro, scuotevano il capo e scandagliavano le situazioni alla ricerca di nuovi segnali.

Lei continuava a chiamarlo Potter, lo ignorava come al solito. Ma, tutti, sapevano che qualcosa era cambiato.

Arrivò anche il giorno dedicato all'uscita a Hogsmeade. Lily aveva appuntamento con Alicia. Erano da Madama McClan, Alicia doveva andare a un matrimonio durante le feste di Natale e aveva bisogno di un vestito. Lily si era offerta di aiutarla, e ora stavano osservando vestiti di ogni tipo, compreso accessori e scarpe.

Dopo aver speso la mattinata dentro la sartoria, andarono a "I Tre Manici di Scopa" per bere qualcosa di caldo. Stavano sorseggiando il loro tè quando un boccino si posò sul tavolo davanti a lei.

Solo una persona poteva averglielo mandato, e quasi certamente era nascosto da qualche parte sotto il suo mantello. Non riuscì a trattenere un sorriso. Quando sfiorò con la mano quella piccola pallina alata, si aprì.

All'interno c'era una pergamena.

Evans,

Se ti va, possiamo vederci tra mezz'ora davanti alla riva del lago nero del parco di Hogsmeade.

Ramoso.

P.S.: questa volta non ti farò aspettare, promesso.

«Di chi è?» chiese Alicia.

«Di Potter» sussurrò cercando di non sorridere troppo.

«E da quando sorridi così quando si tratta di lui» chiese curiosa.

Ah Lily Evans poteva fare la scena davanti a tutti, ma non poteva ingannare lei.

«Ma che dici...» rispose lievemente imbarazzata.

«Allora che dice, dai non tenermi sulle spine» chiese sempre più curiosa.

«Oh niente il solito, vuole un appuntamento...» ripose lei cercando di far la vaga.

«E... andiamo Lily cosa è successo, sono certa che c'è qualcosa di cui non vuoi parlarmi, ma non puoi continuare a ignorare anche te stessa»

«Perché improvvisamente non vedo l'ora di andarci?» chiese felice di potersi liberare di un peso.

«Lily, ti piace. Ma non perché è James Potter, hai scoperto il vero James... giusto?» disse Alicia facendo centro.

«Non so cosa fare. Lui è sempre il solito, ma ho anche scoperto qualcosa che non avrei mai creduto» confessò infine Lily arrossendo imbarazzata.

«Tra quanto vi dovete vedere» indagò curiosa.

«Tra mezzora, al lago» rispose senza bisogno di guardar la pergamena.

«Che aspetti? Corri, no? Non ti preoccupare per me, ho visto Nelly e Susy al banco, tornerò con loro al castello»

«Dici?» chiese lei quasi stupita di sé stessa.

«Evans muoviti o ti ci spedisco con uno schiantesimo» disse con un tono minaccioso

«Vado...» disse dando un bacio all'amica e correndo verso il parco.

Correva verso James Potter. Se qualcuno le avesse detto che un giorno avrebbe corso per raggiungere James Potter, beh come minimo gli avrebbe riso in faccia.

Quando arrivò verso la riva del lago, trovò una pergamena che le indicava la strada da seguire per raggiungerlo. Ad ogni passo indicava che direzione prendere. Ah era incredibile quel ragazzo, chi sa quanto tempo aveva impiegato a preparare tutte quelle cose.

Alla fine dopo essersi inoltrata nel folto del bosco, lo vide appoggiato a un tronco che si sistemava il mantello e cercava di sistemarsi i capelli. Quando la vide, le fece un gran sorriso e si fece avanti.

«Ehi mi hai trovato in fretta»

«Beh non era difficile, le istruzioni erano precise. Bel posto» disse guardandosi intorno.

«Sì è una specie di oasi, ci si può arrivare solo se conosci bene il posto»

«Avete girato tutta la campagna qua attorno, immagino» chiese sedendosi ai piedi di un albero, sopra una vecchia radice.

«Sì, ci sono posti magnifici qua intorno» rispose raggiungendola, ma senza avvicinarsi troppo.

«Vi passa mai per la testa che potrebbe essere pericoloso. Un cervo, un lupo mannaro, un cane... e Peter?»

«Lui si trasforma in un piccolo e utile topo grigio. Tutto apposto?» chiese quando la vide rabbrividire.

«Sì, sta scendendo in fretta la sera» disse cercando di osservare il cielo che s’intravedeva appena.

«Vuoi tornare al castello?» chiese avvicinandosi per avvolgerla con il suo mantello.

«No» disse guardandolo negli occhi e arrossendo.

«Se non sbaglio ti avevo proposto di vedermi trasformare in cervo...»

«Se ti va» disse lei sorridendo.

«Allora sei qui solo per questo» commentò un po' deluso. «Ed io che speravo che fossi venuta per vedermi»

«Forza, fammi vedere» disse dandogli una gomitata.

«Va bene» disse levandosi il mantello per lasciarlo tutto alla ragazza, che ne approfittò per avvolgersi meglio.

Il tempo di sollevare il viso dagli alamari del mantello e James Potter si era trasfigurato in un magnifico cervo.

Era grande, il manto morbido e caldo. Lo sguardo era lo stesso di James, e ora che lo vedeva per davvero, che aveva conosciuto il vero Potter, vedeva la dolcezza e la generosità. No, non era l'arrogante James Potter che si divertiva alle spalle di qualche malcapitato, era l'amico leale e sincero.

Con il muso le aveva sfiorato il braccio, come a richiedere altre carezze. E senza tante storie riprese a carezzare quel bellissimo cervo.

«Potter mi senti?» chiese curiosa di sapere quanto avesse coscienza di sé. Il cervo scosse il capo. «Non siete registrati, giusto?»

«No» disse riprendendo forma umana. «Abbiamo intenzione di farlo appena finita la scuola. Alla McGranitt verrà un colpo» disse poi ridacchiando.

«Sì, forse. Il mantello» disse levandoselo.

Lui posò una mano sulle sue e la fermò. Erano così vicini. Non riusciva a crederci lei era là con lui, e con una mano ora le stava carezzando il viso.

«Non mi serve, tienilo tu» disse sottovoce.

«Grazie» rispose con voce ancora più bassa, con gli occhi bassi.

Lui le sollevò il viso per poter vedere quei magnifici occhi verdi che, forse, per una volta lo stavano guardando diversamente.

«Grazie a te, per essere venuta qua» disse dandole un bacio sulla fronte prima di staccarsi.

A quel gesto si spense il sorriso, e lo guardò allontanarsi da lei e capì che non voleva più lasciarlo andar via. Tese la mano, la poggiò sul suo braccio e poi la fece scorrere fino al suo fianco e poi con un passo colmò la distanza.

A quel gesto, tanto inatteso quanto gradito, James sorrise felice. Per tutta risposta la abbracciò stretta e prese a carezzarle i capelli. Con la bacchetta evocò delle piccole fiamme blu per scaldarsi e la aiutò a sedersi.

Aveva Lily Evans fra le braccia, con la testa posata sul suo petto.

«Pentita di avermi seguito fino a qua?» chiese in tono scherzoso.

«No Potter, vedi di non farmi cambiare idea»

«Certamente Evans»

«Lily. Mi piace quando mi chiami Lily»

«Ma se non l'ho mai fatto»

«Sì che lo hai fatto, la notte di luna piena» disse lei arrossendo.

«Oh sì! Per un attimo mi era passato di testa, ero preoccupato. Come hai fatto a trovarci?»

«Vi ho seguiti, siete apparsi dal nulla e poi siete spariti nel parco della scuola fino a che non vi ho ritrovato al limitare della foresta»

«Promettimi che non lo farai più, Lily»

«Cosa, seguirvi per scoprire cosa combinate di nascosto, o uscire durante le notti di luna piena, Potter?» chiese lei ridacchiando.

«James... potresti chiamarmi anche tu con il mio nome, no? Comunque se potessi evitare tutte e due le cose...» disse con un ghigno.

«No, non credo che riuscirò a chiamarti con il tuo nome ancora per molto, Potter» replicò lei sghignazzando.

«Così mi ferisci» disse mettendo il broncio.

«Anche se ti ho concesso di chiamarmi per nome, non vuol dire che vi coprirò»

«E allora cosa vorresti fare mettermi in punizione?»

«Uhm, forse potrei... ora che ci penso potrei chiederti il risarcimento per le notti extra di ronde...»

«Se nel pacchetto ci sono baci e coccole...» chiese con un ghigno malandrino.

«Niente scherzi fino alla fine dell’anno» disse lei voltandosi verso di lui.

«Dovrò trovare qualcosa da fare...» disse avvicinandola ancora di più a lui a un palmo dal suo viso.

«Potreste studiare...» propose lei.

«Uscire con te? Qualche passeggiata nel parco della scuola, passare qualche ora assieme, che te ne pare?»

«Se ne può parlare...» replicò lei osservandolo attentamente.

«Bene, è già qualcosa.» rispose lui sorridendo felice. «Quindi anch’io ho fatto qualcosa di buono?»

«Di che parli?»

«Del Karma, come mi hai detto qualche settimana fa»

«Non lo avrei mai sospettato» replicò lei sorridendo.

«Io ora ne ho la certezza» disse lui.

«Sempre il solito pallone gonfiato» rispose mettendo il broncio.

«Mi piace quando metti su il broncio» disse mentre le sfiorava le labbra con la mano.

Lei sorrise e arrossì. Lui si avvicinò ancora di più, inclinò lievemente la testa e posò le sue labbra prima sulla guancia sinistra. Lei sorrise e lui si avvicinò alle sue labbra. Il contatto prima lieve, si fece più audace un istante dopo.

Sì stava baciando Lily Evans e lei, anziché allontanarlo, si era stretta ancora di più a lui. Meglio che volare, ora stava toccando il cielo con un dito.

Quando riaprirono gli occhi, vide finalmente quello sguardo che aveva sempre sognato. Quel verde chiaro era colmo di sentimento per lui. Aveva appena trovato il suo tesoro più bello. Meglio che afferrare il boccino con una mossa spettacolare.

Ah se Sirius avesse sentito i suoi pensieri in quel momento, lo avrebbe preso in giro a vita. Ma forse ne sarebbe valsa la pena. Un modo come un altro per ricordarsi che quegli occhi verde chiaro avevano brillato per lui.

Tornarono infine al castello dai loro amici.


Info & Co.

Piccola e breve one shot su Lily e James rimasta in una cartella dimenticata del mio pc e che dopo tanto tempo viene pubblicata.
Spero possa piacervi, e se avete qualche minuto da dedicarmi lasciate un messaggio!
Little_Bee


   
 
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