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Autore: Inheritance    06/05/2012    2 recensioni
Kurt viene picchiato per la sua omosessualità, non ha mai pensato di farla finita, ha sempre creduto esistesse qualcosa per cui valesse la pena vivere, ma adesso comincia ad avere dubbi su quanto la vita possa essere giusta.
Blaine vive in una famiglia dilaniata, il padre urla, la madre piange e il fratello fugge. Ha pensato tante volte a come sarebbe stato morire. Sicuramente, meno doloroso che continuare a vivere.
Con Kurt, Blaine imparerà che non si ringrazia mai abbastanza per gli errori che non abbiamo commesso e le occasioni che non abbiamo perso.
Kurt, con Blaine, capirà che anche quando il mondo sembra invincibile, non ci si deve arrendere, non c'è bisogno di dargliela vinta.
Sapranno andare avanti, insieme, e affrontare mostri più reali di quelli nascosti un tempo nei loro armadi, ma non per questo più difficili da sconfiggere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Riuscite ad immaginarmi mentre mi prostro in ginocchio e imploro il vostro perdono per l’immane ritardo? Bene, tenete a mente questa immagine mentre provate a non odiarmi ç_ç
E’ pronto da un po’, ma non ho mai trovato il tempo per postarlo.  
Spero vi piaccia :)

 






-Ti sei svegliato.
Era una constatazione, anche piuttosto inutile, avrebbe detto, ma quel ragazzo aveva un’espressione di felicità mista a sollievo in volto tale da non permettergli una delle sue battute sarcastiche.
Considerando il suo pulsante mal di testa, il dolore attenuato dai medicinali, ma ancora presente in molte parti del suo corpo e lo sguardo ambrato che lo fissava insistentemente con una nota di imbarazzo e inadeguatezza, non riuscì a fare altro che sorridere.
Sorridere come se fosse appena spuntato il sole dopo settimane di solo buio a circondarlo.
 
Non sapeva neanche perché, ma quel ragazzo -i riccioli scomposti sotto uno strato di gel ormai pressappoco inesistente, il sorriso genuino sul volto e la pelle attorno all’occhio destro leggermente violacea e in rilievo- lo rassicurò.
 
Aveva ricordi vaghi di quello che era successo dopo essere stato lasciato nel vicolo, in preda ad un dolore bruciante nelle ossa e in tutto il corpo e ad uno sconforto di quelli che precedono l’avvento di un’inevtabile tragedia.
 
Ricordava, però, il viso di quel ragazzo avvolto da una luce fioca e sconvolto e forse anche spaventato.
Ricordava la sua presa ferrea sul suo corpo e il suo calore come se fosse stato impresso sulla sua pelle attraverso gli strati di vestiti sudici e strappati.
Ricordava di avergli detto di andarsene, ne era certo, e ricordava la sua espressione lievemente imbronciata, ma per lo più determinata, quando gli aveva detto che no, non lo avrebbe lasciato lì a morire dissanguato.
Ricordava la sua voce profonda forse più di tutto il resto.  La ricordava mentre gli sussurrava all’orecchio che sarebbe stato meglio e la ricordava mentre gli gridava che non doveva chiudere gli occhi, che non doveva addormentarsi o sarebbe morto.
Ricordava di aver pensato che sarebbe stato meglio così e di aver provato anche a dirlo, ma non aveva abbastanza forze per parlare o tentare di convincerlo a lasciarlo stare in quel vicolo, ad abbandonarlo a quello che era il suo destino e che non sarebbe potuto cambiare.
 
Ricordava tutto chiaramente, ma gli sembrava di vivere, in quelle memorie, cose non accadute a lui. Era come trovarsi nella vita di un altro, nella testa di un altro e sentire le sue paure, ma non concepirle veramente. Era come se tutto gli fosse stato raccontato attraverso voci che parlavano con altre voci, ma con cui lui non aveva nulla a che fare.
Era come se fino a quel momento avesse vissuto solo un tremendo incubo e adesso quella voce calda e dolce, quelle tre semplici parole lo avessero riportato alla vita reale. La vita in cui lui era stato picchiato a morte in un vicolo, la vita in cui non era mai stato felice, neppure una volta.
La vita che, dopotutto, era pur sempre vita.
 
-Immagino di doverti ringraziare.
 
Sussurrò con voce flebile, senza neppure rendersi conto dello sforzo che ciò gli provocò.
 
Quello sorrise ancora di più e potè chiaramente sentirlo allentare la presa sulle coperte.
 
-Non ce n’è bisogno- disse –Sono contento che tu stia bene.
 
Lo vedeva incerto mentre parlava, mentre soppesava con cautela ogni singola parola e tentava di apparire fermo e sicuro, anche quando le sue dita tremavano e gli occhi si muovevano disperatamente da un lato all’altro del cuscino pur di non incontrare i suoi occhi.
Kurt sorrise appena.
 
-Chi sei?
 
Gli uscirono quelle parole dalle labbra prima che potesse anche solo pensare di fermarle. Il ragazz strabuzzò gli occhi, poi li puntò sulle sue mani ed iniziò a balbettare.
 
-I-Io ti…ti ho trovato. Sono quello che… ti ha s-salvato.
 
Kurt lo guardò attentamente mentre stropicciava le coperte con le mani e socchiudeva le labbra ancora una volta indeciso sulle parole da utilizzare. Si stava sicuramente chiedendo perché lo avesse ringraziato se non si ricordava di lui e magari era anche un po’ deluso dal mancato riconoscimento del suo atto di eroismo.  Non avrebbe mai detto fosse un tipo vanaglorioso, ma sapeva che c’era parecchio di sbagliato nel giudicare le persone dalle apparenze.
 
Nel guardare nuovamente il suo sguardo perso e l’espressione triste sul volto, Kurt scoppiò a ridere di gusto perché sì, quel tipo era davvero buffo. Tuttavia, la risata gli provocò una fitta lancinante allo stomaco e dovette fermarsi qualche attimo a riprendere fiato e lucidità.
 
Quando si riprese notò il ragazzo accanto a lui in pieno conflitto con se stesso e lo immaginò dibattere sul chiamare qualcuno, soccorrerlo da solo o semplicemente farsi i fatti propri. Era una specie di libro aperto il suo viso. O forse erano i suoi occhi ad essere così espressivi. O forse le sue labbra.
 
Si trattenne nuovamente dallo scoppiare a ridere per la sua espressione e chiarì ciò che aveva inteso con la precedente domanda.
 
-Sì, lo so questo. Volevo sapere…. Chi sei tu?
 
Calcò le parole sperando che afferrasse cosa gli stesse effettivamente chiedendo, ma provò l’irrefrenabile impulso di rimangiare ciò che aveva appena detto quando vide il volto dell’altro irrigidirsi, mentre serrava la mascella in un’espressione del tutto indecifrabile. Si affrettò a correggersi.
 
-Io…Io…Scusa, non serve che tu me lo dica, se non vuoi.
 
Quello lo guardò negli occhi e per un attimo a Kurt di vedere qualcosa sciogliersi dentro quelle iridi così paurosamente brillanti.
Gli rispose con la voce appena tremolante.
 
-No, davvero…E’ solo che….
 
IN quel momento  entrò nella stanza un medico. Era un omone abbastanza massiccio coi capelli scuri e arruffati e gli occhi quasi spiritati.
Doveva aver dormito poco, giudicarono entrambi i ragazzi.
 
-Buongiorno.
 
Disse abbastanza scontroso e forse un po’ sorpreso, sicuramente interdetto dalla presenza del moro nella stanza.
Blaine sorrise educatamente, un sorriso composto e freddo, niente a che vedere con quello che aveva rivolto a Kurt pochi minuti prima.
 
-Buongiorno.
 
Rispose e poi abbassò gli occhi, socchiudendo le palpebre e godendosi il suono dolce e acuto della voce del ragazzo sul letto.
Quello, infatto, si era lentamente alzato dalla sua posizione distesa, sedendosi con la schiena appoggiata al muro dietro di lui ed aveva iniziato a parlare con il dottore, rivolgendogli brevi domande e ascoltando pazientemente le risposte.
 
Blaine si ritrovò a sorridere per il tono quasi professionale assunto dal castano, ma si chiese quante volte fosse stato in ospedale  per parlare in quel modo sicuro e consapevole.
Certo, si prendeva dei momenti di pausa fra le parole, cercando di superare una qualche fitta dolorante o trovando particolari difficoltà nell’articolare frasi lunghe, come se non avesse mai abbastanza fiato.
 
Il medico, nel frattempo, spiegava a Kurt cosa gli avevano somministrato, gli effetti delle medicine e il periodo di recupero che sarebbe stato necessario alla sua guarigione e che lo avrebbe tenuto inchiodato in ospedale.
A Blaine parve di capire due settimane, ma aveva timore a chiedere delucidazioni per qualcosa che non riguardava neppure lui, senza considerare che il motivo principale della sua distrazione era stato la pelle diafana del collo del ragazzo, ora ben esposta alla sua vista e fin troppo bella per non essere notata.
 
Stava ancora percorrendo il perimetro di un taglio leggero proprio sotto l’orecchio sinistro di Kurt quando il dottore reclamò la sua attenzione.
 
-E tu, ragazzino? Come mai se qui? Mi avevano detto che eravate due, ma tecnicamente dovresti essere in un’altra stanza.
 
Sollevò un sopracciglio nel dire quelle parole e Blaine non potè fare a meno di notare quanto fosse folto. Poi si resse conto di quello che gli era stato chiesto e arrossì.
 
-Oh…ecco, io…
 
Come spiegare che non aveva la minima idea del perché era lì? Come dire a quell’uomo che lui non c’entrava neppure nulla con quel ragazzo e che lo aveva salvato per puro e semplice istinto e che non aveva fatto parte di nessuna rissa e che non avrebbe dovuto neanche essere lì in quel momento, ma aveva sentito il bisogno di vedere quel ragazzo e sapere che stava bene e che non era morto e che lui aveva fatto in tempo? Come impedire a entrambe le persone davanti a lui di prenderlo per un completo idiota che si diverte a fare l’eroe in giro e poi non vuole neppure dire il suo nome per prendersi la gloria?
 
D’un tratto il castano accanto a lui si intromise nella conversazione e rispose al suo posto.
 
-Oh, mi dispiace, dottore. Vede, lui era solo preoccupato per me e voleva davvero sapere come stavo. So che non potrebbe essere qui, ma non se la prenda con lui.
 
Blaine rimase paralizzato, un po’ perché un ragazzo che doveva avere più o meno la sua età e che fino a meno di un giorno prima era praticamente morto, non poteva avere dei riflessi così lucidi e un simile autocontrollo, un po’ perché, senza neppure saperlo, quello stesso ragazzo aveva dett la verità.
 
L’uomo sospirò pesantemente.
 
-Va bene, va bene, lo capisco. IL problema è che possono entrare solo gli affetti. Mi dispiace, ma sono le regole e…
 
A quel puntò Kurt drizzò la schiena  e allungò una mano a prendere quella di un Blaine sconcertato e confuso più che mai.
 
-E’ il mio ragazzo.
 
Disse poi con tono di precisazione e sottolineando l’ultima parola.
 
Blaine sentì il proprio cervello farsi in tanti minuscoli pezzetti e spalancò la bocca tanto da poterci far entrare uno sciame di moscerini.
Poi però notò l’espressione confusa -e forse un po’…. disgustata?- del dottore e strinse la presa sulle dita del ragazzo.
 
-Sì, esatto. Io…ero molto preoccupato.
 
Disse infine risoluto e sentì l’altro cercare di tranquillizzarlo sfiorandogli con il pollice il dorso della mano in piccoli cerchi.
 
Il medico li guardava a bocca socchiusa e fronte corrugata, poi d’improvviso si riprese e con voce leggermente più fredda disse:
 
-Come volete, sicuro. Solo….dovresti darmi i tuoi dati, ragazzo. Abbiamo già avvertito i signori Hummel, ma dobbiamo avvertire anche i tuoi genitori e farti venire a prendere.
 
Kurt sentì la presa sulla sua mano farsi più stretta e percepì di nuovo il ragazzo irrigidirsi, solo stavolta con un pizzico di paura negli occhi oltre all’insicurezza.
 
-Io…Io sono B…B-Brad. Sì, mi chiamo Brad.
 
L’uomo lo osservò con un’espressione incredula e seccata.
 
-Ah-ah, e il tuo cognome, Brad?
 
Blaine deglutì rumorosamente.
 
-A…A….
 
DI nuovo Kurt si intromise di getto nel discorso e rispose per suo conto.
 
-Dottore, davvero, non si preoccupi. Ecco, il mio ragazzo, Brad, stanotte sarebbe venuto a dormire da me.
 
Chiameremo più tardi i suoi genitori e ci assicureremo che torni a casa sano e salvo.
Si aprì in un sorriso tanto smagliante quanto finto e iniziò a giocherellare con le dita di Blaine.
 
Il medico annuì quantomeno imbarazzato e uscì dalla porta, borbottando qualcosa a denti stretti.
 
Una volta uscito dalla porta, Kurt si rilassò sulla parete e liberò la mano di Blaine, sospirando.
 
-Perdonami, ma…sai com’è, spaventarli è il modo migliore, se non l’unico per tenerli a bada. Odio come anche i medici qui riescano ad essere così bigotti e retrogradi, ma a volte torna utile.
 
Disse alla fine, prima di voltarsi verso Blaine spalancando gli occhi.
 
-Oh, ehm…A meno che non abbia dato fastidio a-anche a te.
 
Iniziò a tormentare il lenzuolo con le dita in evidente imbarazzo.
 
Blaine scoppiò in una risata genuina.
 
-No, non preoccuparti, è stato…divertente, suppongo.
 
Non era pronto a dire a quel ragazzo che era, come lui evidentemente, gay, ma pensò che fosse quantomeno ipocrita da parte sua fingere di avere un problema con la sua omosessualità.
L’altro sorrise e Blaine lo fece di rimando.
 
-Quindi, Brad-so-che-non-è-il-tuo-nome-ma-non-importa-se-non-vuoi-dirmelo, posso farti una domanda?
 
IL moro rimase letteralmente spiazzato, tanto che rimase immobile per almeno un minuto a bocca semi-dischiusa.
 
Kurt fece spallucce e rispose con ovvietà.
 
-Sono un attore, so quando le persone mentono. E sono gay, quindi capisco quando mentire è l’unica cosa che si possa fare.
 
Blaine non riuscì a far altro che sorridere perché sì, quel ragazzo gli era simpatico.
 
-Sì.
 
Quello rimase un attimo interdetto.
 
-Sì, cosa?
 
Blaine rise.
 
-Sì, puoi farmi una domanda. Anche se a questo punto sarebbe tipo la terza.
 
Risero assieme, poi Kurt tornò di nuovo  a sdraiarsi, infastidito da qualche movimento che doveva aver fatto.
 
-Perché?
 
Blaine lo guardò corrugando le sopracciglia, non capendo a cosa si riferisse.
 
-Perché, cosa?
 
Il castano rise di nuovo, guardandolo dal basso con i suoi grandi occhi azzurri.
 
-Troppe domande e troppe poche risposte, non credi?- Poi tornò serio e puntò lo sguardo nel suo ambrato. –Perché mi hai salvato?
 
Blaine continuava a fissarlo come se non fosse in grado di proferire parola, o addirittura di capire cosa gli avesse chiesto quel ragazzo.
Rimasero fermi qualche minuto, Blaine alla ricerca di qualcosa da dire che riuscisse a spiegare il suo comportamento senza uscirsene con qualcosa come “Sai com’è, passavo di lì.”, Kurt semplicemente in paziente attesa.
 
Poi Blaine fece qualcosa di inaspettato, ma con la stessa ingenuità con cui muoveva il suo intero corpo e i suoi pensieri.
Prese di nuovo la sua mano.
La strinse delicatamente, come tmoroso di fargli del male e sembrò trovare in quella semplice stretta il coraggio per parlare.
 
-Credo…credo sia stato istintivo. Una di quelle voci in testa che ti dice “Ehi, non ignorarlo, vai a vedere che succede.” . E così ho fatto. Una volta averti trovato, nessuno ti avrebbe lasciato lì.
 
Kurt sorrise dolcemente, ma si affrettò a correggerlo.
 
-Be’, evidentemente qualcuno lo ha fatto. -Disse indicando il suo corpo martoriato sotto le bende.- Quindi grazie, davvero.
 
Disse infine stringendo la sua mano con delicatezza.
 
Non gli avrebbe detto la verità, non l’avrebbe detta a nessuno, ma pensò che quel ragazzo così bello meritasse almeno un riconoscimento.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

Nda.
 
Boh, implorerò pietà per il resto della mia vita, perdonatemi ç_ç
 
 
Anywayyyyyyyyyyy…….Parliamo del capitolo (come se non fosse già abbastanza lungo ._.)
Mmmmh…

Prima di tutto, non l'ho riletto XD Appena avrò più tempo lo farò e correggerò gli eventuali -quasisicuramentepresenti- e/orrori
Non ho messo qualche trauma grave di Kurt oppure, che so, una naturale paura del contatto umano, ma è solo perché non è su questo che voglio incentrare la storia. Ovviamente quello che è successo avrà grande influenza su Kurt, ma vorrei che tutte le sue paure, le sua ansie e inquietudini venissero fuori con Blaine. Insomma, Blaine lo aiuterà innanzitutto ad ammettere i problemi derivati dall’aggressione(?) e poi a superarli, ecco.
O qualcosa di simile, almeno. Poi potrebbe arrivare un alieno che ucciderà tutti, farò decidere alla storia XD
 
A volte, preferisco non usare i loro nomi propri perché cerco di dare in qualche modo un loro punto di vista e loro ancora non si sono presentati, quindi…
 
Poi boh, non so che aggiungere, se avete domande o critiche ditemi tutto, sono al vostro servizio :)
Se vi va di recensire, mi rendete contenta, se non lo fate, la prenderò come una vendetta per aver abbandonato la storia per due settimane XD
 
Vi amo taaanto :)
Her.
 
Ps.L’altra long non so quando sarà aggiornata perché purtroppo per quella il capitolo ancora non è stato scritto e la mia scuola mi uccide ç_ç
PPs. LA GRADUATION MI STA UCCIDENDOOOO ç______ç 
  
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