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Autore: Eire    06/05/2012    1 recensioni
Per Aspera sic itur ad Astra. [ Cit. Seneca]
E' considerato un ragazzo straordinario, il migliore in qualsiasi cosa lui faccia: a scuola ha voti altissimi, un asso del calcio, senza disdegnare il Basket o l'Atletica. Fastidiosamente perfetto, sempre sorridente e di buon’umore. Stranamente, invece di essere nello spietato mirino dell'odio di tutti, non c'è anima viva che parli male di lui.(2민) 2Min
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Minho, Quasi tutti, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2MIN PARTE VII EFP

RINGs ... Ding Dong
Parte VII





- Entra. - ordina aprendo la porta dell'ufficio del consiglio studentesco.
- Fai parte del consiglio? - chiedo curioso come sempre, non che mi importi di cosa faccia parte, ma ne approfitto anche per scalfire quell'iceberg che è diventato. Sono io quello che dovrebbe essere arrabbiato, non so esattamente per cosa, ma dovrei essere tanto arrabbiato, infuriato.
- No. - chiude la porta a chiave, - Perché dovrei impegnarmi in altro lavoro extra? - domanda ironico.

Sbuffo alla sua solita cortesia. - Il presidente del consiglio è un mio amico. Mi ha fatto avere una chiave di riserva. - spiega, lanciandolo in aria per riprenderlo subito dopo, la tensione è alle stelle, penso, si potrebbe tagliare a fette e spalmarlo normalmente sul pane.
Ora ricordo. - Hai ottenuto la maggioranza dei voti ma sono stati considerati tutti non validi. - ripeto più a me stesso che a lui.
- Ovvio, non stavo nemmeno partecipando. -
Perché è così freddo?
- Siediti. - ordina per l'ennesima volta, mi sembra di essere un bambino che ha commesso qualche marachella che non doveva. Evito, come mi sono ripromesso di fare più volte durante questo fine settimana, il suo sguardo. Sarebbe troppo per tutti, è troppo per me vedermi rivolgere quello sguardo carico di indifferenza dopo aver visto quegli stessi occhi irradiare di amore una persona che, ahimè, non ero io.

Mentre mi siedo lo noto, l'emblema del nostro impossibile legame, e quello fin troppo possibile con quella ragazza, l' anello brilla nel suo medio, splendente come sempre.
Mi fa male guardarlo. Da quando l'ho visto insieme a quella donna ho fatto piani su piani pur di evitarlo, allora perché adesso sono qui con lui? Perché sto saltando le lezioni per stare con lui, da solo?

Distolgo lo sguardo dalle sue mani, - Allora, cosa volevi? - chiedo dubbioso, prima finiamo prima potrò andarmene.

- Non osare mentirmi, Lee Taemin, sai di cosa si tratta! - grida, fino a farmi paura. Non l'avevo mai visto così arrabbiato e prego con tutti il cuore che la smetta, ma non accade,  - Allora dimmi, quando esattamente ... io avrei iniziato ad uscire con Kim Sujong? -
Rimango paralizzato. L'ha scoperto. Non riesco a formulare una risposta decente che il mio corpo, rispondendo anticipatamente per me, cerca di scappare.
Non riesco a raggiungere la porta che mi ritrovo sbattuto al muro e inizio a tremare per lo spavento.
Non voglio più parlargli, mi fa male vederlo, mi fa male sentirlo e di parlargli non ne ho alcuna intenzione.

- Per colpa tua ho appena trascorso il peggior compleanno della mia vita, grazie. - sputa acidamente, bloccandomi con maggior pressione contro il muro.
- L-Lasciami. - sfiato senza troppa convinzione. Dio, se esisti, fammi svenire ora, ti prego.
Niente.
Prendo un respiro e ignoro la posa scomoda in cui sono costretto, - Cosa è successo? -
- Non ti riguarda. - evita il mio sguardo, - Ma me lo ha rivelato una ragazza. Ho chiesto a Lee Taemin se il pettegolezzo fosse vero e lui non ha negato. Così ha detto. -
Sgrano gli occhi quando mi alza il viso prendendomi per il mento, - Perché non hai detto la verità quando te l'hanno chiesto? -
Cerco di oppormi all'inquisizione alla quale mi sta sottoponendo, non riuscendoci scappo con gli occhi.
- Tu ... vuoi davvero forzare me e la tua amica a stare insieme fino a questo punto? -
- Ma tu sei andato da lei e ... hai chiesto scusa! - pronuncio con tono accusatorio, per non parlare della Noona con la quale l'ho visto io stesso.
- E con questo?! - sorride ironico.
Non so cosa dire, mi sento in imbarazzo per essermi esposto così tanto. - Cosa è successo al tuo compleanno? Se è per il pettegolezzo sull'anel .. -
Mi interrompe arruffandomi i capelli, come si farebbe con un cucciolo di cane, - Minie, il tuo cervello deve essere davvero piccolo! La questione non ha nulla a che fare con te, almeno non direttamente. - muove ancora la mano sulla testa mandandomi su tutte le furie.
Non sono un animale con cui giocare.

Sembrava così felice con quella donna ... 

- La sfortuna mi perseguita da quando ti ho incontrato! - urlo scostandolo leggermente da me, non lo voglio così vicino, non ce la faccio.
- Mi hai trascinato qui solo per dirmi del tuo compleanno? Cosa sei, un ragazzino? Smettila di opprimermi. - cerco di spingerlo ancora più lontano, fallendo miseramente.
- Smettila di sviare il discorso e dimmi perché hai diffuso quel pettegolezzo che non sta in cielo né in terra! -
- Perché le persone si erano fatte un'idea sbagliata. - confesso infine, all'estremo della sopportazione.
- Cosa farnetichi? - sembra aver capito, eppure vuole che glielo dica chiaramente. Prendo un respiro e gli do ciò che vuole, - Mi riferivo a quelle storie sul fatto che noi due abbiamo lo stesso anello e sul fatto che ti ho dato un regalo ... ero stanco delle persone che equivocavano! -
Non risponde, né si allontana, - Ma, ho pensato, che se si fosse saputo che avevi una ragazza allora a nessuno sarebbero interessate quelle voci su di me ... - non riesco a continuare, sorpreso da uno strano brivido.

Chiudo gli occhi e cerco di frenare il cuore impazzito che vuole uscirmi dalla gola.
- Ora non ha più importanza. - singhiozzo leggermente, consapevole di aver dato via con quell'anello anche un pezzo del mio cuore, se non tutto.
- Che cosa vuoi dire? -
- Mi sono sbarazzato dell'anello ... - con tutti i miei sentimenti, - L'ho gettato via, - rinunciando a te.
- G-Gettato? - il tremolio della sua voce mi costringe ad alzare il viso per capire il perché di tanto shock.
- Già. - annuisco, - Così ora non dovrò più preoccuparmi di altri pettegolezzi ... e non avrò più nemmeno bisogno di basarmi su altre dicerie per uscirne. -

Avrei tanta voglia scoppiare e farmi consolare ma non sono con la persona adatta, come posso sperare che la causa del mio dolore mi consoli?
Lo guardo sprezzante, infondendo negli occhi tutto il disprezzo che mi è rimasto nel corpo mescolandolo con le immense dispense di amarezza e delusione.
Non riesce più a parlare, lo noto solo dopo un lungo attimo di silenzio, è diventato bianco come un lenzuolo.
- Non ti creerà più problemi. - stringo i pugni, ormai gli argini si sono rotti, perché non allagare tutto!?
- Sei felice, ora? - mi sembra quasi di parlare con un manichino, reagisci Minho, dimmi qualcosa, sbattimi al muro e costringimi ad andare a ricercare il mio tesoro, - Il tuo l'hai avuto dalla tua fidanzata, giusto? Sono sicuro che ti seccava molto il fatto che il mio avesse lo stesso Design del tuo, no? -
- Taemin ... - mormora piano. E' la prima volta che mi chiama in modo così dolce ma non riesco ad esserne felice e, bloccato al muro, sento le prime lacrime sgorgare dagli occhi.
- Va bene, - mi convinco, alzando gli occhi e ripetendo a me stesso di guardare in alto in modo che le lacrime cessino di scorrere, - voglio dire, il mio è solo qualcosa che ho comprato a casaccio, ma ... - porto una mano,finalmente libera, ad asciugare una scia dalla guancia, - il tuo è diverso. -

Cosa sto cercando di dire? Non mi capisco ...    

- Il tuo è speciale. -

Tutto quello che so è ... che amo Minho.

 Porto il braccio a coprirmi il volto pervaso, sempre più, dalle lacrime.
- Non sei contento? Ora che il mio anello non c'è più ... quello è unicamente tuo, vostro. - finisco, mentre una vivida replica di ciò che ho visto sabato mi si ripresenta insistente nella mente.

E' patetico che mi si sia dovuto spezzare il cuore perché lo ammettessi.

- Fammi vedere la tua mano. - urla, irrequieto, - Fammi vedere la mano destra! - ordina, pressandomi ancor di più contro il muro.
Non riesco ad oppormi. - Mostramela. - tuona alla mia ennesima protesta.
- Non ci credo ... -
Sembra scioccato. - Idiota. Sei un'idiota! Perché lo hai gettato? Quando ho mai detto che mi seccava avere un anello uguale al tuo? - mi aggredisce, frustrato.
- No ... Era a me .. che non piaceva. - rispondo, davvero spaventato dalla piega che la discussione ha appena intrapreso.
- Ma non dovevi sbarazzartene! - ringhia sbattendo la braccia contro il muro dietro di me.
- Non è questo ... - sussurro.

Perché quanto più sinceri sono i sentimenti, tanto più è difficile esprimerli?
Il Minho che amo è proprio di fronte a me, ma nessuna parola potrebbe mai farmi conquistare il suo cuore.

- Il tuo anello ed il mio non sono la stessa cosa, sono completamente diversi. L'ho capito allora. Ma quando l'ho scoperto ... mi faceva male portare il mio anello, così ... - cerco di spiegare sia a lui che a me stesso, senza, purtroppo, riuscirci.
- Scoperto? Scoperto cosa? - chiede, calmandosi un po'.
Singhiozzo forte. - I tuoi veri sentimenti ... che tu, - un'altro mi fa mancare il respiro, - che tu non guarderai mai ... me. -
Non riesco a proseguire, è così veloce nell'avvicinarsi e piombarmi addosso che nemmeno me ne accorgo. Mi avvolge in una morsa d'acciaio e angoscia.
Io non guardo te? - chiede quasi come se avessi appena detto un'eresia, e corre alle mie labbra. Pressato contro il muro e il suo petto, mi chiedo da quanto tempo desiderassi questo contatto.  

E' irruento nel toccarle, impaziente nel dischiuderle, prepotente nell'assaggiarle.
E io, docile, le lascio violentare.

Percepisco la sua mano insinuarsi sotto la camicia, mentre mi accarezza, graffia, alla ricerca di sempre più pelle da toccare.
Mi gira la testa.
Il suo tocco, la piacevole sensazione delle sue dita calde ... mi sento inebriato finché la mia schiena non viene a contatto con qualcosa di ben diverso dalle sue morbide mani, è invece qualcosa di freddo e duro a farmi ritornare alla realtà.

L'anello.

Lo spingo lontano da me, con tutta la forza che ho in corpo, - B-Bastardo! - gli ansimo contro, - questo è uno scherzo di cattivo gusto! E io non sto ridendo - termino quasi urlando.
- Allora? Volevi forse un bacio che ti facesse ridere? - mi chiede urlando a sua volta, con il fiatone.
Non voglio sentire. L'anello, quell'anello che tiene sempre vicino, è per lei ... lui sta cercando qualcuno da usare per dimenticare quella donna tanto grande, ne sono sicuro.
- Guarda il cielo, Taemin, guarda il cielo. - mi sussurro come un mantra per evitare che altre lacrime siano sprecate.
Ma il dubbio rimane, e martella forte il cuore.

Se ora stendessi il braccio verso di lui, forse, ance se fosse una possibilità su un milione, lui prenderebbe la mia mano? No, non è possibile.

- Apri la porta. - gli ordino, fingendo tranquillità.
Dissente. - Spiegami cosa è successo. Perché hai gettato l'anello? Cosa c'entra il tuo anello con la mia vita? -
Questo fa male, tanto quanto una pugnalata al petto

Sbuffa, esasperato. - Forse dovrei veramente uscire con quella Sujong. - ghigna con il sorriso più triste che abbia mai visto, il punto è che non so spiegarmi il perché, sono talmente accecato dalla rabbia che lo spingo via, afferrando irruentemente la chiave della porta posata su uno dei banchi presenti nella stanza.
Cerca di dire qualcos'altro, ma lo interrompo, altre lacrime premono per uscire, di nuovo, come accade un po' troppo spesso negli ultimi tempi, la rabbia è tale che me ne sento sopraffatto.
- Minie ... - inizia ancora. Si blocca subito dopo, portandosi una mano sulla pelle lesa, quando lo vedo rivolgermi uno sguardo pieno di dolore mi rendo conto di averlo appena colpito, la mia mano ancora alzata a mezz'aria.  
- Mi baci, mi usi come sostituto e osi nominare persino la mia migliore amica, di cos'altro sei capace, Hyung? -
Non mi freno più, mentre cerco di sbloccare questa maledetta serratura, mi lascio sopraffare da tutta la trama di sentimenti che non riesco a gestire.
Quando finalmente sono sicuro di esserci riuscito gli parlo, -  Abbiamo chiuso, - inizio evitando di guardarlo direttamente mentre si tiene ancora la guancia colpita, - non voglio più vederti! Anche il mio anello non c'è più, così è tutto risolto! -
- No, aspetta ... -
Ma ormai è troppo tardi sfreccio lungo il corridoio, verso la classe più vicina dove so di trovare conforto per il mio cuore ferito ... vorrei tanto non pensarci ma l'espressione spaventata che aveva sul viso, non era proprio da lui.
- Che gli serva di lezione. - singhiozzo, ansante per i corridoi. Ne è valsa la pena solo per vederlo perdere la sua perfezione ... alla fine.

Volevi forse un bacio che ti facesse ridere?

- Un bacio che mi facesse ridere ... - e vorrei poter dire di star per ridere ma non ci riesco e mentirei.
Il suo senso dell'Humor fa davvero schifo, penso, cercando di sorridere inutilmente.
Altre lacrime iniziano a percorrermi il viso.
Non mi fermo, ho troppa paura che lui possa seguirmi, e nonostante la speranza che lo faccia davvero, non mi fermo.
Apro la porta dell'aula di musica, speranzoso di trovare lì il mio amico. E quando lo vedo, solo, seduto al piano forte mi getto su di lui, disperato.
- Taemin Ah - inizia provato dal mio aspetto, - cosa ti è successo? Perché sei ridotto così? -
Mi abbraccia gentile, stringendomi come mio padre non ha mai saputo fare, preoccupandosi come nessun membro della mia famiglia ha mai fatto.
- J-JongHyun Ah - singhiozzo, facendomi piccolo tra le sue braccia. Non servono altre parole, mi trascina con se vicino al davanzale della finestra e mi fa sedere lì, sorridendo dolcemente. - Guarda Taemin Ah, il cielo è triste con te. -
Non mi chiede altro, continua a stringermi a sé cercando di infondere un po' di calore nel mio cuore, ormai, gelato.
Non gli chiedo perché sospira guardando la figura di un ragazzo reso confuso dalla pioggia che anche io noto uscire stanco da scuola. Indossa solo la camicia leggera della nostra divisa indifferente alla pioggia che lo investe incessante, il passo lento di chi non ha aspettative, gli occhi sicuramente tristi che fissano il cielo.
Mi chiedo se anche lui guardi su per evitare che lacrime prepotenti gli escano dagli occhi.

- Puoi piangere ... - gli sussurro oltre la finestra, rendendomi conto di aver finito tutte le mie lacrime.
  
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