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Autore: Sherry07x    07/05/2012    4 recensioni
Quando l’ennesima macchina passò a tutta velocità accanto a me mi resi conto di quanto fossi insulsa ed insignificante, di non avere nessuno a prendersi cura di me, tantomeno a fingere di farlo.
[Joseph Morgan] [Altri personaggi]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sconosciuto parcheggiò la sua auto accanto alla mia e mi aiutò a prendere due delle borse con i miei vestiti e con le cose che mi sarebbero potute servire. Quando mi sedetti in macchina mi sentii imbarazzata ad essere li con lui, con una persona che non conoscevo, a chiedergli aiuto, ma in fondo ero abbastanza disperata per poter avere un’alternativa a quella.
‘E quindi immagino che non sei di qui, vero?’ disse e nonostante fosse buio riuscii a scorgere il suo sorriso.
‘Già, in realtà sono Italiana. Tu, sbaglio o sei brittanico?’ esordii notando il suo accendo assolutamente inglese.
Annuì sorridendo, come se fosse orgoglioso delle sue origini, come se amasse non essere omologato a quel gruppo di persone che vivevano li. Se dopo quaranta minuti che ero stata ferma per strada a chiedere aiuto si era fermato l’unico che non era di quella città beh, non mi dava grandi speranze su come mi sarei trovata a vivere con i Newyorchesi.
Il mio sguardo finì sul piccolo display del navigatore che indicava le 12:03.
‘Tanti auguri a me’ mormorai istintivamente. Non riuscii a controllare quella frase, che attirò la sua attenzione.
‘Cosa hai detto?’ si voltò verso di me. Mormorai che non c’era nulla ma alla fine dovetti cedere alla sua insistenza e alla sua curiosità che divenne per un secondo insostenibile.
‘Praticamente riflettevo sul fatto che è ufficialmente il mio compleanno’ sbuffai. Sentii investirmi di nuovo da quell’ondata di malinconia, dall’istinto di sbattere i pugni contro qualunque cosa, di lasciare alle mie corde vocali emanare un urlo poco delicato ma durò poco e fu probabilmente grazie alla sue voce che mi bombardava di parole senza fermarsi un attimo.
‘Hei allora auguri! Non ti chiedo quanti ne fai perché mi hanno insegnato che è cattiva educazione chiederlo ad una donna’ disse ‘ Sai, non vorrei sembrarti maleducato. Però nel caso tu volessi dirlo di tua spontanea volontà allora sarebbe diverso ’ aggiunse.
La mia rumorosa risata coprì la voce del navigatore che indicava di svoltare a destra. Mi faceva ridere tutta la sua curiosità, il suo interesse per cose che non gli interessavano minimamente e quel voler ad ogni costo sapere e capire ogni minimo dettaglio anche di me, che in fondo ero solo il suo momentaneo passeggero.
‘Ventisei’ dissi, con un sorriso. ‘Ah e ovviamente tu non me l’hai mica chiesto’ sottolineai.
Poggiò la mano destra sul pomello grigio e inserì la terza, riposando un secondo dopo la mano sul volante.
‘Non mi hai ancora detto il tuo nome, comunque’ mi fece notare. Vero, non sapevo neanche come si chiamava. Mi incantai per un attimo a guardare quelle labbra, sembravano essere una calamita per i miei occhi. La sua voce passava tra esse come un filo sottile, in maniera delicata e fottutamente sexy. Scossi leggermente la testa per svegliarmi dal mio minuto di venerazione di quella bocca e risposi alla sua domanda.
‘Ti chiami Sharon e sei italiana? ma così non vale!’ scherzo lui.
Stavo per fargli la stessa ma non ne fui in grado perché sentii il suo Blackberry suonare.
Si scusò con me prima di rispondere.
Borbottò risposte vaghe annoiato e poggiò il cellulare dov’era, restando pensieroso in silenzio per qualche minuto. Io intanto continuavo a fissare la strada dinnanzi a me, imbarazzata da quel silenzio che si era creato. L’avevo sempre odiato, avevo sempre cercato di evitare quella situazione, quella tensione che si creava non appena succedeva qualcosa che faceva tacere l’uno o l’altro e che per paura di essere inadeguato nessuno riusciva a spezzare. Lo odiavo perché per una come me era difficile rimanere in silenzio, io ero quella che parlava per ore; era strano perché non credevo che due persone non avessero nulla di cui parlare. Il tempo, ad esempio. Quello era l’argomento per eccellenza, alla fine da li partivano discorsi sulla fame nel mondo, sulla musica, sul cinema, insomma si parlava. Il punto è che in quelle situazioni era difficile, non che non trovassi un argomento, ma era stato lui a tenermi testa tutto quel tempo che vederlo in silenzio mi creò per un attimo un blocco.
‘Ti spiace?’ disse tirando una sigaretta dal pacchetto.
Sorrisi scuotendo la testa e decisi di approfittarne, per non far creare di nuovo quella aria tesa, molto più delle corde della mia chitarra.
‘E comunque è la tua macchina, perché chiedi a me il permesso?’ sorrisi, pur sapendo che lui non l’avrebbe visto.
‘Non voglio essere scortese, te l’ho detto’.
‘Mi sa che lo sei stato comunque.’ Scherzai.
‘Pechè?’ chiese e sembrò un po’ per volta che l’entusiasmo che aveva stesse riemergendo, annegato da chissà quale pensiero che quella telefonata gli aveva provocato.
‘Sai, potevi almeno offrirne una a una povera ragazza che ha tanto bisogno di nicotina ma ha lasciato la sua dose nell’altra valigia in macchina.’
Ero riuscita a trattenere l’istinto di fumare ma sentire quell’odore sotto il mio naso, beh non aiutava.
Lo sentii sogghignare poi, prima di passarmi il pacchetto si giustificò.
‘Lo facevo per il tuo bene. Sai il tuo polmone mi ha chiesto di farlo’ .
‘Beh in realtà avrei dovuto smettere sul serio. La mia voce sta andando via un po’ per volta, ma tanto è andata a farsi fottere già da un pezzo con i miei sogni forse è per questo che non trovo un motivo valido per lasciar perdere le sigarette’ dissi sospirando. Non sapevo perché stavo raccontando ad uno sconosciuto così tanto su di me, forse perché era mio solito cominciare a parlare senza fermarmi, la cosa che mi sorprese, però, fu che, dopo averlo fatto, non me ne pentii nemmeno un po’, non ebbi paura di essere presa in giro o cosa, sentii in quel ragazzo dalla voce sexy qualcosa, che non seppi spiegare.
‘Qual era il tuo sogno?’ chiese, mentre il cilindro di tabacco che avevo tra le dita cominciò a bruciare.
‘Volevo che le persone avessero amato la mia musica, che si fossero rispecchiate nei miei testi, che avessero sognato sulla mia voce o che ne so che qualcuno un giorno mi avesse detto che avrebbe cominciato a suonare la chitarra oche aveva intenzione di metter su un gruppo perché gli avevo trasmesso qualcosa. Purtroppo in Italia non è così facile, oramai soltanto i talent riescono a farti diventare qualcuno ed io non la minima intenzione di parteciparvi.’ Sbottai. Era raro che parlassi di quelle cose, mi infastidiva pensare a quello che sarei voluta diventare e sapevo che non ero più una ragazzina, che era passato il momento i cui dovevo sognare. Avevo un lavoro, non mi dispiaceva, mi faceva guadagnare abbastanza ed i miei articoli piacevano, tanto. Il mio lavoro mi aveva portato nella ‘Grande Mela’, dovevo essere felice, dovevo smetterla con quei rimpianti che non servivano a nulla.
Spense la macchina e non capii il perché e, prima di dirmi che quella era casa mia, mi disse che era una cazzata che dire che era troppo tardi, che dovevo crederci ancora.
Feci per aprire la portiera ma mi bloccò, dicendomi di aspettare. Così me lo ritrovai davanti con un ombrello dicendo che non avrebbe accettato un rifiuto ad un suo aiuto con le due valigie che avevo preso dalla macchina. Mi disse di mantenere l’ombrello, mentre vidi il suo braccio irrigidirsi lasciando uscire una sottile linea blu. Mi venne voglia di accarezzare quel braccio, inebriata forse da quell’odore che avevo già gustato durante il viaggio, ma che, così vicini, riuscivo ad aspirare ancor di più.
Infilai le chiavi nella serratura e, nel momento in cui aprii la porta, l’odore di nuovo di quella casa appena arredata riuscì per un po’ a mandar via quell’istinto di cercare un contatto con quell’uomo. Poggiò le valigie nell’ingresso, accanto ad un mobiletto di legno con tre cassettini ed uno specchio. E fu in quello specchio che riuscii a guardare il suo volto per bene, come non avevo potuto fare durante tutto il viaggio perché non c’era luce a sufficienza. Ebbi l’impressione di averlo già visto, eppure non seppi collocarlo, probabilmente mi stavo soltanto suggestionando, forse somigliava a qualcuno e in quel momento non riuscivo a ricordare.
‘Se vuoi preparo qualcosa di caldo, non ho idea di quello che ci sia nei mobili ma l’agenzia mi ha assicurato che ci avrebbe messo qualcosa almeno per sopravvivere questi primi giorni’ dissi aprendo un’anta sopra il lavello. Mi piaceva quella casa, dovevo esser sincera, anche se avevo visto soltanto quell’enorme cucina che ti accoglieva non appena aprivi la porta.
‘No, grazie. Preferisco andare, si è fatto tardi e domani ho una giornata abbastanza piena’
‘Grazie mille, sei stato gentilissimo. Dimmi se posso fare qualcosa per te, come posso sdebitarmi’ chiesi.
‘E’ stato veramente un piacere chiacchierare con te, dico sul serio. Io non abito lontanissimo da qui, magari ci rincontreremo. Allora io vado’ si avvicinò alla porta e lo seguii, facendo lieve pressione sulla maniglia per aprirgliela.
‘Ah dimenticavo.’ Disse bloccandosi, scavando poi con una mano in tasca. ‘E’ il tuo compleanno e anche se non è un vero e proprio regalo voglio che lo prendi, così ricorderai il tuo primo giorno a New York e magari ti porterà fortuna.’ Allungò la mano verso di me, mentre mi porgeva un piccolo ciondolo a forma di coccinella. ‘L’avevo preso per un’amica ma non ha importanza, voglio che tu la tenga con te.’
Lo fece cadere sul palmo della mia mano, sorrise e poi sparì, lasciandomi senza parole davanti la porta di casa.


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Ci sono.
Allora questi capitoli non mi piacciono per niente, non riesco a scriverli come vorrei, non vengono in maniera decente e mi auguro che sia così perchè i primi non mi vengono mai nel modo in cui vorrei forse perchè devo introdurre un po' la storia per spiegare i personaggi e le situazioni e quindi diventano troppo descrittivi, forse perchè non sono ancora entrata io stessa nella storia. Spero che proseguirete comunque nella lettura, anche se lascia un po' desiderare questo inizio :)
Niente cosa devo dire? 
Vabbè a parte il solito ringraziamento a voi che avete recensito questa storia o aggiunto alle preferite/seguite/ricordate ma soprattutto devo dire grazie come al solito alla mia socia geniale(che tra l'altro ieri ha rischiato con me il collasso per il derby <3) 
DouglasSpunk .




 

A Lunedì, grazie a tutti :)

 

   
 
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